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Gioca Con Me
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Gioca Con Me

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About this ebook

Dio mio! Io odio il calcio!

Ho passato metà dell’ estate aspettando che il mio migliore amico tornasse dal ritiro di calcio. Siamo fatti per stare insieme, è scritto nelle stelle. Ma quando Tony torna finalmente in città, scopro che la sua mente è completamente assorbita da una nuova ragazza che fa parte della sua squadra mista.

Non ho nessuna intenzione di rinunciare così rapidamente all’amore della mia vita, e quindi l’unica cosa che posso fare ora è: entrare anch’io nella squadra! Durante le prove di qualificazione devo aver fatto pena al capitano perché, alla fine, le ho superate, e dubito sia stato per un sentimento di ammirazione. Cavoli! E ora?

Beh, ora mi tocca l’allenamento personale con il capitano della squadra. Tuttavia, che Ryan leccasse le gocce di lime dalle mie labbra, dopo aver bevuto uno shot di tequila, non era parte dell’accordo...

LanguageItaliano
PublisherAnna Katmore
Release dateOct 2, 2018
ISBN9780463203477
Gioca Con Me
Author

Anna Katmore

“I’m writing stories because I can’t breathe without.”At six years old, Anna Katmore told everyone she wanted to be an author after she discovered her mother's typewriter on a rainy afternoon. She could just see herself typing away on that magical thing for the rest of her life.In 2012, she finished her first young adult romance “Play With Me” and decided to take the leap into self-publishing. When the book hit #1 on Amazon’s bestseller lists within the first week after publication, Anna knew it was the best decision she could have made.Today, she lives in an enchanted world of her own, where she combines storytelling with teaching, and she never tires of bringing a little bit of magic into the lives of her beloved readers, too.Anna’s favorite quote and something she lives by:If your dreams don't scare you, they aren't big enough.

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    Book preview

    Gioca Con Me - Anna Katmore

    Non aveva mai provato a baciarmi, nemmeno dopo che avevamo praticamente dormito insieme per metà estate. E poi se n’era andato. Per cinque struggenti settimane. Pensavo che sarei morta dopo il secondo giorno.

    Ma oggi la tortura sarebbe finita. Oggi, Anthony Mitchell sarebbe tornato. Il mio migliore amico e futuro marito.

    Non che lui ne fosse informato, ma non era necessario. Lo sapevano tutti, e io non vedevo l’ora di scambiare il mio cognome, Matthews, con il suo. Ci frequentavamo dalla scuola materna, eravamo inseparabili, a parte qualche ora al giorno, quando lui aveva gli allenamenti di calcio e io avevo… beh, del tempo per scrivere sul mio diario, per la milionesima volta, quanto lo amassi.

    Lisa e Tony, suonava bene come Bonnie & Clyde. Come Lois & Clark. Eravamo gli m&m’s, davvero.

    Il campanello suonò.

    Il cuore mi balzò in gola, scansai il diario e con fatica mi liberai del lenzuolo aggrovigliato attorno alle gambe. Alla fine caddi a terra insieme al lenzuolo.

    «Arrivo!» Mentre scendevo la scala a chiocciola, mi passai le dita tra i lunghi capelli castani per dargli un po’ di volume prima di precipitarmi ad aprire la porta. Lì per lì fui investita da un raggio di sole, poi il viso di Tony, che mi era mancato come l’aria, entrò nel mio campo visivo. I capelli biondi gli ricadevano sulla fronte in ciuffi scompigliati, quasi a sfiorare i suoi bellissimi occhi blu. Indossava una camicia bianca sbottonata e, come sempre, dovetti lottare con tutte le mie forze per non sbavare davanti alla sua pelle nuda.

    Le mani in tasca, se ne stava lì a guardarmi. Poi la bocca si incurvò nel suo tipico sorrisetto furbo. «Che c’è, Liz? So che muori dalla voglia di abbracciarmi.»

    Feci un ampio sorriso sfoggiando i denti perfettamente dritti dopo due anni di apparecchio e mi lanciai su di lui per l’abbraccio che si aspettava. Mi trascinò fuori e mi fece roteare sotto il sole caldo. Con il viso affondato nell’incavo del suo collo potevo sentire il suo odore così buono, baciato dal sole, il profumo tipico di Tony. Non ne avevo mai abbastanza.

    «Com’è andata al campo?» chiesi quando mi mise giù.

    Arricciò il naso in segno di scherno. «Noioso da morire senza di te, cosa credi?»

    «Sì, certo. Come se fosse possibile.»

    Per capirlo fino in fondo uno doveva sapere che, a parte i cracker al formaggio con la maionese, il calcio era la passione più grande di Tony. Ma apprezzai la bugia e gli feci la linguaccia.

    Tony fece una smorfia. «Le buone maniere, ragazza. Se vuoi baciarmi, basta dirlo.» Era così vicino che i nostri nasi si sfiorarono. Cacciai l’impulso di piegare la testa e baciarlo. Sapevo che mi stava prendendo di nuovo in giro. Fino ad allora non mi aveva mai baciata. A intervalli regolari dormivo in camera sua, dove giocavamo ai video game, e lui dormiva da me quando i suoi erano fuori per lavoro.

    Lasciava che appoggiassi la testa sulla sua spalla e giocava addirittura con i miei capelli. Ma un bacio? Nah.

    Avrei compiuto diciassette anni alla fine dell’estate e da qualche tempo mi sentivo strana perché ancora non ero stata baciata. Ma nessun altro avrebbe toccato le mie labbra e se Tony avesse avuto bisogno di qualche altro mese per capire che anche lui mi voleva, avrei aspettato.

    «Ehi, ti va di andare in spiaggia? Ho comprato questo costume nuovo e non l’ho ancora provato.» Per l’occasione quel mattino mi ero messa il costume verde fluo, che ora sporgeva dal top rosa, stuzzicante. Il verde era il suo colore preferito.

    Ringhiò come un giaguaro, con un angolo della bocca sollevato. «Mi piacerebbe davvero vederti mezza nuda, Matthews.» Un’altra provocazione, ma non importava. Fui percorsa dai brividi. «Purtroppo devo rinunciare. Devo incontrarmi da Charlie con alcuni amici della squadra.»

    Abbassai le spalle. «Davvero? Sei appena tornato. Tipo da dieci minuti. Non li hai visti abbastanza al campo?»

    «Hunter vuole discutere delle selezioni di domani.»

    Misi il broncio. Da quando Ryan Hunter era diventato il capitano della squadra di calcio del liceo di Grover Beach, gli allenamenti di Tony erano raddoppiati. E più allenamenti significavano meno tempo per stare insieme. Odiavo Hunter.

    «Forza, ragazza. Perché non vieni con me? Conosci quasi tutti i miei compagni, e ti presenterò agli altri. Sono sicuro che per Hunter non sarà un problema.» Non mi diede possibilità di ribattere né di cambiare i sandali con delle scarpe decenti. Con la mano stretta attorno alla mia, mi trascinò lungo il vialetto del nostro cortile.

    «Aspetta! Non ho soldi.»

    «Non ti servono. La bibita che berrai nelle prossime due ore non mi manderà in rovina.»

    Mi tirai indietro i capelli, li legai con un elastico che avevo in tasca e insieme percorremmo Saratoga Avenue fino al Charlie’s Café and Diner.

    Un gruppo di ragazzi stava seduto attorno a tre tavolini protetti dall’ombra di una tettoia in legno che ricopriva metà dello spazio all’aperto. Ne riconobbi alcuni che facevano parte della squadra di Tony. Sasha Torres, Stephan Jones, Alex Winter. Nick Andrews aveva il braccio ingessato. Il training camp non era trascorso senza lasciare ferite di guerra.

    Rimasi sorpresa di vedere moltissimi volti femminili. «Cosa significa?» sussurrai a Tony mentre eravamo ancora abbastanza lontani. «Fate allenamenti misti, ora?»

    «Bello, vero? Abbiamo giocato insieme a Santa Monica e Hunter ha pensato che potesse essere divertente mettere insieme una squadra mista anche qui.»

    Alcune delle ragazze avevano un volto familiare e frequentavo il corso di spagnolo con Susan Miller. Ma molte di loro non le avevo mai viste. Come la tipa che non appena fummo abbastanza vicini si alzò per baciare Tony sulla guancia. Con le sue terribili labbra colorate di rosso.

    «Sei in ritardo, Anthony. Pensavo che non saresti venuto.»

    Anthony? L’unica persona che lo avesse mai chiamato così era mia nonna.

    «Ciao, Chloe» rispose lui con una voce strana, profonda, che non gli avevo mai sentito prima. Le toccò il fianco con una mano e piegando la testa le permise di baciargli l’altra guancia.

    Lei gli fece l’occhiolino poi mi ispezionò rapidamente con uno sguardo stranissimo, carico di rancore, che in fatto di aspetto e moda mi fece sentire un disastro.

    Spostai lo sguardo sul viso di Tony. Che storia era? E, davvero, non era necessario che sbavasse davanti alle lunghissime gambe che lei mise in mostra quando tornò a sedersi, accavallandole. Il vestitino bianco doveva essersi ristretto durante il lavaggio, perché si vedeva qualcosa di rosso, sotto.

    Tony urlò il nostro ordine a Charlie, dietro al bancone. Una coca e una Red Bull. La Red Bull di sicuro non era per me. Da quando Tony aveva cominciato a bere quella roba? Miss rossetto rosso e vestito bianco aveva una lattina di Red Bull davanti a sé. All’improvviso, cominciai a sentirmi a disagio.

    «Squadra mista, eh?» borbottai a Tony mentre ci sedevamo… lui davanti a Chloe, e io in mezzo a lui e Nick.

    «Le selezioni sono domani, Matthews. Posso metterti in lista, se sei interessata.» Ryan Hunter si rivolse a me, con un luccichio beffardo nei profondi occhi marroni.

    Il fatto che conoscesse il mio nome mi colse alla sprovvista.

    «Liz e il calcio?» rise Tony accanto a me. Mi fece male in modo strano. «Sarebbe più facile convincere un elefante a ballare il tango. Vero, Liz?»

    Guardai irritata quello che consideravo il mio migliore amico. Non se ne rese neanche conto, quando l’intero gruppo si unì alla risata.

    «La parte sull’elefante è azzeccata» disse Barbie alla rossa accanto a lei, prima di lanciarmi un sorriso crudele.

    Scusa, cosa? Ero una perfetta taglia xs. Forse il mio metro e sessanta era un po’ poco in confronto al suo metro e ottanta degno di un’amazzone, ma non ero affatto grassa. Mi ricomposi e decisi che più tardi avrei punito Tony per aver fatto finta di non sentire. Per tutto il tempo in cui eravamo stati amici, non aveva mai permesso a nessuno di insultarmi, non senza rompergli la mascella. Okay, farlo con Chloe sarebbe stato un po’ drastico, ma avrebbe almeno potuto dire qualcosa in mia difesa.

    Dal momento che sembrava essersi dimenticato come fare, restituii al clone di Barbie un sorriso pieno di zucchero. «Al liceo ho cercato di imparare a vomitare dopo aver mangiato, ma sembra una cosa più adatta a te che a me.»

    La risata morì, e Tony per poco non si strozzò con la Red Bull, mentre gli altri facevano finta di parlottare a bassa voce. L’unico rumore, una risatina, proveniva da Ryan Hunter.

    Chloe mi guardò accigliata, come se avessi parlato in un’altra lingua. «Mi hai appena insultata?»

    La cosa divertente era che diceva sul serio. Alzai gli occhi al cielo e presi un sorso di coca.

    Grazie a Dio, Tony ricevette un messaggio da sua madre poco dopo. La signora Mitchell sperava di rivederlo

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