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Il Vampiro che voleva salvare il mondo
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Il Vampiro che voleva salvare il mondo

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About this ebook

III parte della saga del Vampiro Nik!

Dopo il caos scatenato a New York, e il bagno di sangue consumatosi a San Francisco, perfino un tipo come Nikolai Rasputin ha bisogno di far calmare le acque. Peccato che il "progetto basso profilo" vada in fumo ancor prima di prendere forma: a quanto pare una pirotecnica apocalisse stile Vecchio Testamento sta per abbattersi sul pianeta, e l'unico in grado di scongiurarla sarebbe nientemeno che il vampiro Nik. O almeno così afferma una strega...
Dopo "Una Notte di Ordinaria Follia" e "Il Risveglio della cacciatrice", Alessio Filisdeo ritorna col terzo capitolo della sua grottesca saga Urban Fantasy: un tripudio di esplosioni, cultisti invasati, primordiali entità maligne e leggendarie creature poco raccomandabili. Il dannato più folle di sempre è nuovamente tra noi, e stavolta farà qualsiasi cosa pur di salvare il mondo, a costo di mettercelo prima in pericolo lui stesso!"

L'autore:

Nato ad Ischia nel 1989, Alessio Filisdeo vive a Barano d’Ischia.
Comincia a scrivere racconti fantasy, e a tema supereroistico, a sedici anni finchè, una bella notte, non si trova ad assistere per caso alla proiezione del film culto Intervista col Vampiro. Sboccia immediatamente l’amore per la figura del vampiro aristocratico, per il genere gotico e per i grandi classici ottocenteschi. Il passo da fan del genere a fanatico cultore è più breve del previsto.
Conclude il suo primo romanzo storico a tinte sovrannaturali all’età di diciannove anni. C’è un solo problema: ormai i “vampiri di una volta” di cui ha scritto sono passati di moda.
Ma Alessio Filisdeo non demorde: destreggiandosi tra la passione per la scrittura e alcuni lavoretti part-time (confermando quindi lo stereotipo dello scrittore perennemente squattrinato con tante belle speranze), e spaziando momentaneamente tra più generi e personaggi, aspetta pazientemente il ritorno alla ribalta della creatura dannata in tutto il suo maledetto splendore.

Oltre alla saga del Vampiro Nik (“Una Notte di Ordinaria Follia” 2015, “Il Risveglio della Cacciatrice” 2016 e "Il Vampiro che Voleva Salvare il Mondo" 2018), ha pubblicato con Nativi Digitali il racconto gratuito “Le follie del Vampiro Nik” nel 2015 e il romanzo gotico “Fairfax & Coldwin” nel 2017.
LanguageItaliano
Release dateSep 27, 2018
ISBN9788898754885
Il Vampiro che voleva salvare il mondo

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    Il Vampiro che voleva salvare il mondo - Alessio Filisdeo

    Club.

    PARTE PRIMA

    LA STREGA

    - Dove Brightmore esaudisce il più grande desiderio di Nikolaj Rasputin -

    1. IL SOGGETTO IDEALE

    Nikolaj Andrew Rasputin.

    Lo definiscono un pazzo, uno psicopatico, una mezza cartuccia con una montagna di soldi e così tanti fucili da armare una piccola nazione.

    Ridono di lui. Fanno scommesse su chi, o quando, qualcuno si deciderà ad ucciderlo. Eppure nessuno ci riesce.

    Non che non ci abbiano provato.

    William Parrish, il Principe oscuro di New York, sarebbe capace di immolarlo all’alba per inaugurare i fuochi del 4 luglio.

    Cranston e Crane, quei sadici svitati di New Orleans, gradirebbero scuoiarlo di persona, ho sentito.

    La Sorellanza aspetta soltanto l’occasione giusta per disintegrarlo a livello molecolare.

    L’Ordine Templare, o l’Agenzia, come si fa chiamare in questo secolo, è sul punto di inviargli contro una mezza dozzina di Cavalieri dell’Angelus, onore riservato unicamente all’Arcana Incantatrice nel 1792, se ben ricordo.

    Per non parlare della criminalità umana…

    Non ho tenuto il conto, ma sembra quasi che il 90% della popolazione mondiale, viva o morta, voglia un pezzo di Rasputin.

    Lo trovo intrigante. Solletica la mia curiosità. Rianima la mia fantasia.

    Spero non mi deluda.

    L’osservo dall’inizio dell’incontro. Ovviamente lui, e quelli come lui, riescono a malapena a percepirmi, certo, sempre che il loro sangue immortale sia adeguatamente potente. Quello dei presenti non lo è affatto: è giovane, debole, patetico, per usare gentili eufemismi.

    Adesso è il suo turno.

    «Ehm…» si schiarisce la voce alzandosi in piedi: «Ciao a tutti, mi chiamo Nik e sono un sociopatico pluriomicida.»

    «CIAO NIK.» rispondono in coro, con l’entusiasmo di un branco di malati terminali, i dannati seduti in cerchio.

    Mi divertono sempre le storie degli umani sui vampiri. A sentir loro la creatura della notte, il mostro gotico, sarebbe la massima espressione delle tenebre incarnate. Immagino che, se vedessero quello che sto vedendo io ora, ne rimarrebbero alquanto delusi.

    «Per il nostro amico Nik è la prima volta.» interviene l’unico mortale del gruppo, un famiglio, se l’iridescenza rossastra nei suoi occhi non m’inganna.

    Boris, stando al post-it adesivo sul pullover malconcio, ha il sorriso ebete di un predicatore invasato e la massa grassa di un moderno Frate Tuck.

    «È stato Nazarivich a pregarlo di unirsi a noi, vero, Nik?»

    «Chi? Ah sì, quel tizio là. Quello del… Già. Non credo ci raggiungerà, stasera.»

    «Non fa niente. Ci siamo comunque noi a poterti guidare e incoraggiare. Parla pure liberamente del problema che affligge la tua anima celeste.»

    Santo Dio…

    «Volete sapere qual è il mio problema?» comincia Rasputin tirandosi su le maniche fino ai gomiti: «Perché no? Proviamoci.» raccoglie le idee: «Ok, ve lo dirò: i novellini. Mi riferisco a quegli stronzetti trasformati negli ultimi anni da qualche checca isterica che se ne va in giro a professare pace, armonia e gio-gioia, proprio come questo fesso qua.» indica Boris continuando d’un fiato, senza dare al mortale il tempo per esternare la sua sorpresa: «Esempio: l’altra notte ero giù al Club che me la spassavo quando una bella fica…» manda un occhiolino per associazione all’unica donna del gruppo: «mi viene incontro e fa: Scusa se te lo chiedo, ma anche tu sei uno di noi?» imita al suo meglio una voce virginale, sbattendo freneticamente le ciglia: «E io: Sicuro bellezza! Di che hai bisogno! Vuoi un corso accelerato di stupendo sesso selvaggio vampiresco? Sapete, no? Per rompere il ghiaccio.»

    Qualcuno annuisce.

    «E lei: Sono stata trasformata la settimana scorsa, però… sai com’è: lui mi ha abbandonata quasi subito e non ho avuto il tempo di imparare granché sui…» si ferma, Nik, sogghignando all’indirizzo di… Pavel, mi sembra di leggere sulla sua targhetta; deve essere uno di quelli fissati col dark e i pantaloni di pelle: «Hai capito dove voglio andare a parare, eh furbacchione! Le verginelle sono sempre le migliori!» si sfrega le mani: «Comunque, ce l’avevo già duro e bello che pronto che questa se ne esce con: È vero che alla luce del sole la nostra pelle brilla come quella degli angeli? Non ho ancora avuto il coraggio di provare…» tutto il buonumore sparisce dalla faccia di Rasputin: «Puoi giurarci! le dico, Io me ne vado in giro spacciandomi per quel cazzo di Gabriele un giorno sì e l’altro pure. Troviamoci fuori dall’ingresso del Club per l’alba, e ti do una dimostrazione.»

    «E lei che ha fatto?» domanda… mmmh… Yelena.

    «Secondo te? Me la sono ritrovata alla chiusura del locale appoggiata alla mia fottuta limousine. Mi stava aspettando! Riuscite a crederci?! Mi aspettava per davvero!» alza le braccia in segno di resa: «Immaginatevi la scena: io che quasi crollo per il torpore; lei che per poco non russa all’impiedi, e quel cazzo di sole pronto per sorgere. Per cui le dico: Restatene lì buona buona. Io prendo un attimo una cosa in macchina e ti raggiungo. Così mi chiudo in macchina, dietro i miei vetri oscurati anti UV, e quella, porca troia, continua a guardarmi convinta!» sospira: «Insomma, mi sono goduto lo show da una poltrona in prima fila, e sapete cosa ho fatto mentre quella povera disgraziata urlava trasformandosi nella Torcia Umana?»

    Gli imbecilli sembrano tutti col fiato sospeso.

    «Mi sono spanciato dalle risate, ecco cosa! Giuro su Dio, non mi sono mai divertito tanto in vita mia! Forse solo quella volta in cui ho fatto saltare per aria gli uffici dell’Interpol al Borshkaya Plaza, ma neanche! Fu accidentale…» si distrae.

    «Vergine Santa, ma è terribile.» riesce, di stucco, a commentare Boris.

    «Terribile?! Vorrai dire fantastico!» lo corregge Nik: «Io non ne posso più di questi maledetti luoghi comuni! E adoro il progresso, eh! Voglio dire, non sono uno di quelli che rimugina sui bei tempi andati e puttanate così, ok? Ma quando mai negli anni Ottanta a un Fratello veniva il dubbio di poter sopravvivere al sole? Quando mai ti venivano gli scrupoli di coscienza nell’aprire una gola da un orecchio all’altro? Ora se non bevi sangue animale ti additano come mostro senz’anima, e non puoi scoparti qualche umana che subito se ne escono con la stronzata del vero amore e dell’insieme per sempre!»

    «M-m-ma questo fa parte del processo di integrazione tra razze…» tenta Boris, personificazione della ragionevolezza, rivolgendosi all’assemblea.

    «Integrazione?! Ma io non voglio integrarmi! Sono un fottuto vampiro del cazzo! Un dannatissimo essere superiore, e immortale!»

    «Beh ma secondo I Tre Passi per una convivenza serena nel mondo diurno di Nazarivich…»

    «Di chi?»

    «Nazarivich, il Fratello che ti ha invitato a unirti a noi e che ha evidentemente commesso un deplorevole err…»

    «Ah quello. L’ho ammazzato come lo stronzo che era.» rivela candidamente Rasputin: «Cioè, devi essere completamente suonato per accostare per strada un onesto mangiatore di umani come me e invitarlo a una seduta comune di psicoterapia per dannati. Com’è che aveva detto? Ah sì: per la correzione di ferali e primordiali disturbi atavici.» rabbrividisce: «Non so voi, ma quel tizio mi aveva anche un po’ inquietato. Mi ricordava l’Esorcista…»

    Yelena pare divertita, come gli altri, del resto. Per essere una comunità privata prematuramente del suo sommo profeta, la sta prendendo piuttosto bene. A parte Boris. Lui è sconvolto.

    «Tranquillo…» lo conforta Nik: «non dividerei mai un famiglio dal suo maestro. E poi avevo comunque intenzione di farti fuori. Il solo pensiero che un ciccione sudaticcio come te fosse stato scelto per diventare uno di noi mi manda in pappa il cervello.» allunga il braccio, lo afferra per la gola e gli spezza il collo.

    Il cadavere cade scompostamente con un tonfo sordo.

    «Dov’ero rimasto?» rimugina Rasputin portandosi le dita alle labbra: «Oh ecco!» si rivolge di volta in volta ai conquistati compagni di seduta: «Ho ascoltato i vostri problemi del cazzo per più di un’ora, e sapete che vi dico? Che dovete ritrovare il vostro orgoglio, la vostra dignità!

    Tu, dolcezza: il tuo umano ti ha lasciata perché ha paura della tua perversa natura oscura? Mandalo affanculo! Sei uno schianto. La gente pagherebbe per scoparti! Io pagherei per scoparti!

    Pavel, giusto? Sii te stesso! Conciarti di pelle come un cosplayer sadomaso non ti renderà più vampiro! Sei già un vampiro! Lo sei! Lascia perdere le extension ai capelli e l’eyeliner! Sembri uscito da quel cazzo di The Rocky Horror Picture Show!

    Levin, tu devi piantarla col sangue delle povere bestie! Evitare il sangue umano non ti rende migliore, o più empatico, ma solo più stronzo, e sessualmente frustrato!

    Quanto a voi due… beh, siete casi disperati. Magari ne riparliamo la prossima volta.»

    «La prossima volta?» fa eco Yelena.

    «Puoi giurarci, bambola! Ho deciso di inaugurare il Comitato Rasputiniano per il sostegno dei vampiri sfigati. Lo chiameremo… Corso di formazione per uccidere mortali e vivere felici. Che ve ne pare?»

    Le stupide creature parlottano concitatamente, perfino entusiaste.

    «È deciso, allora. Ci vediamo giovedì prossimo alla Rasputin Tower, in centro. Non potete sbagliarvi: è il grattacielo fallico più alto della città, con una R gigante in cima. E portate gli amici che ne hanno bisogno! Sospetto ce ne siano parecchi, in giro…»

    I successivi dieci minuti trascorrono tra strette di mano, abbracci, battutine e scambi di numeri di cellulare. Sto quasi per morire di noia quando una sorta di scultura di granito fa il suo ingresso trascinandosi dietro Rasputin: è un uomo tutto d’un pezzo, in giacca e cravatta.

    Dimitri: la guardia del corpo di Nik.

    C’è una certa affinità tra loro. Uno strano legame.

    È l’umano, e non il dannato, a fiutare qualcosa. È la creatura, e non il creatore, a fissare col suo volto amorfo un punto preciso della sala, quello in cui mi trovo.

    Per un istante ho il dubbio che possa realmente vedermi, che il mio arcano di occultamento si sia esaurito in qualche maniera. Poi gli occhi rossastri di Dimitri, celati da spesse lenti da sole, passano al setaccio il resto dell’ambiente.

    «Che c’è? Non andiamo più di fretta?» lo richiama l’impaziente maestro.

    Il famiglio esita per un paio di secondi ancora, infine agguanta il cadavere di Boris e abbandona l’edificio chiudendosi la porta alle spalle.

    Non mi sbagliavo.

    Il mio istinto non mentiva.

    Nikolai Rasputin potrebbe essere il soggetto ideale.

    Devo agire in fretta, prima che sia tardi.

    2. LA FESTA È RIMANDATA

    L’attico della Rasputin Tower.

    Detesto questo posto.

    Sembra un santuario consacrato al culto delle decadi trascorse, una bolla spazio-temporale fuori dalla realtà, e dal buongusto.

    Alle pareti sono appese locandine incorniciate di film dallo stile retrò: leggo di un Breakfast Club, di una donna seminuda dall’improbabile nome Barbarella, di un tizio con la benda sull’occhio che nel 1997 è fuggito da New York.

    È una galleria senza fine di action hero americani, ottusi ammassi di muscoli che si atteggiano in pose plastiche, alternati a orrende creature dal make-up scadente e a ragazzine formose dall’aria svampita.

    Mura su mura tappezzate di poster autografati, fotogrammi di pellicole cinematografiche e inutili oggetti su licenza da collezionismo, poco più che giocattoli costosi.

    Il posto d’onore è riservato a una vecchia polaroid: è in bianco e nero, in una piccola teca. Immortala una giovane donna sorridente su un set hollywoodiano anni Cinquanta. È uno scatto curioso, intriso di nostalgia, leggermente rovinato sui bordi e venato nella grana.

    Interessante, così come la serie di macabri trofei esposti, la maggior parte dei quali gettati alla rinfusa. Ad attirare la mia fascinazione è soprattutto un arto, un braccio impagliato mozzato ad altezza spalla, una robusta e abominevole propaggine dalle dita adunche e gli artigli ossuti, affilati come cesoie.

    Forse apparteneva a un licantropo adulto, magari addirittura a un nosferatu.

    Nosferatu… tsk! Li speravo estinti: la loro orrenda bruttezza è un vero crimine contro la decenza.

    Quanto al resto, l’ambiente è troppo vasto e troppo eccentrico per invogliarmi ad esplorarlo: vetro, acciaio, sculture astratte vagamente erotiche, elettrodomestici high-tech e ogni genere di ostentata comodità. In breve, il tipico appartamento da scapolo impenitente, uno dal portafoglio senza fondo.

    Il padrone di casa se ne sta nel suo studio privato al secondo piano dell'attico, confortevole, devo dire, foderato di legno, sobrio, con scaffalature colme di libri sorprendentemente rari. Primissime edizioni. Una collezione che spazia dal Rinascimento italiano al Romanticismo inglese, passando per squisite operette francesi e drammi russi della Belle Epoque.

    Il vampiro non dà segno di vedermi né di cogliere la mia presenza in alcuna maniera. Siede dietro una caotica scrivania, i piedi incrociati sul piano da lavoro. Alle sue spalle capeggia una serigrafia dallo sfondo rosso: il soggetto è lo stesso Nik, il volto atteggiato in una smorfia strafottente. La dedica in basso recita: All’ostinazione del modello, più che al modello.

    Autografato dallo svolazzante scarabocchio di Andy Warhol. Inconfondibile.

    Il telefono è impostato sul vivavoce, e la conversazione è alquanto singolare.

    «… no! Oh no no no no no! Non ci provare! Te l’ho detto che non è stata colpa mia! Sono stati quei due stronzi di New Orleans, e prima ancora quei rotti in culo templari. Sono stati loro a svaligiarmi il magazzino di Providence. Ti pare che mi mettevo a risvegliare uno come Tony solo per passare una settimana diversa dal solito?!»

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