Così celeste
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Anteprima del libro
Così celeste - Irene Soregaroli
sperduto.
I.
«Domani mattina passa a prendermi mia sorella, abbiamo deciso di andare…». La voce stanca di lei lo raggiunge come un suono distante, sconosciuto ai suoi orecchi.
Lui è steso indolente sul divano.
Lei in bagno, da dove getta le parole dal riflesso alieno dello specchio.
«Come, già domani? Sei sicura non vuoi che ti accompagni anch’io?». Si alza allarmato.
Elemosinare momenti tra di loro negli ultimi giorni è diventata una sua specialità, come un talento nascosto portato alla luce per caso.
«No, preferisco andare solo con Samanta. È una cosa che dobbiamo finire insieme. Tu non ne fai parte, non ti riguarda.». E ancora una volta sarebbero inciampati, andando a sbattere contro le loro insicurezze senza fare nulla, senza cercare di difendersi.
«Vorrei non fosse così… Dovrebbe riguardarmi tutto di te, e lo sai…». Lui reagisce in questo modo, già perdente, guerriero sconfitto dall’inedia, dal trascorrere del tempo indefinito.
«Decido io cosa ti riguarda e cosa no. Come tu hai deciso di escludermi a suo tempo. Non ricominciamo con le solite storie, vuoi?». Esce dal bagno lo guarda senza vederlo davvero.
La voce di lei esausta e snervata chiede una tregua, prega di poter eludere una ennesima discussione, un ulteriore rincorrersi di parole inutili.
«Non voglio litigare, ti ho solo offerto il mio aiuto!». Ora è lui a sviare il contrasto.
La raggiunge, non vuole che si lascino così, anche se solo per un giorno. Lei non lo riconosce, i suoi occhi seguono il profilo di quell’appartamento che li ha accolti e ora li vede allontanarsi. Si avvicina alla finestra, guarda un panorama desolato di fine novembre.
«Veronica? Vero…». Una mano di lui scivola sul braccio di lei. La pelle, il contatto della loro pelle ha forse la forza di avvicinarli, è in grado di riunirli, anche se solo per poco.
Ma non può quel gesto realizzare il prodigio, non regge contro l’astio raggrumato in fondo alla gola di lei.
«Lascia stare, dai. Io domani parto con mia sorella, sto via giusto una giornata, quando torno parliamo di ogni cosa, vedremo il da farsi.». Suona falso anche a lei, non avrebbero aggiustato nulla se lei se ne fosse andata così. Ma è più forte il rifiuto che ora sente, così forte da farla allontanare da ogni suo più inutile contatto.
Guarda distratta il cielo in lontananza, forse lui nemmeno ci sarebbe stato al suo ritorno, forse avrebbe raccolto le sue cose e senza dire nulla avrebbe cercato un’altra casa, un’altra vita.
«Ma come fai a ridurre tutto quello che abbiamo a un semplice da farsi? Ma per una volta, una sola volta Veronica, hai intenzione di incazzarti con me?». La prende per le spalle, la ruota verso di lui.
Sta già urlando, quando nella sua mente si era ripetuto che almeno stavolta non lo avrebbe fatto, almeno stavolta ci avrebbe provato.
«Ora non riesco ad affrontarti, non ce la faccio, cerca di capirmi…». Fugge da lui, dai suoi occhi, ma vuole scappare da tutto, da ogni cosa le ricordi la sua vita, le sue scelte.
«Eh no, non farai così anche stavolta! Sono uno stronzo, ok, ma chi se ne frega. Io voglio te, non è abbastanza?». Si aggrappa con tutta la forza che ha a ogni piccolo appiglio che lei gli lancia.
«Probabilmente non mi hai voluto quando anch’io ti volevo, quando tutto andava bene, non credi?». Lei riesce a stare calma, a vedere tutto sotto una luce chiara, quasi accecante.
«Sei sicura andasse tutto così bene? Non ti sei mai chiesta come sono arrivato a fare ciò che ho fatto? Ti sei mai domandata come sono finito a letto con un’altra?». Dirlo ad alta voce ha un effetto rinfrancante. Sembra quasi annullare parte della dolorosa verità che le parole si portano dietro.
«No, non me lo sono domandata… Ma se ci penso ora credo si sia trattato di mancanza d’amore, per me ovviamente. Non vedo nient’altro io…». La sconfitta parla dalle sue labbra, scorre dai suoi occhi asciutti.
«Non ridurre sempre tutto a questo! Le persone non fanno tutto quello che fanno nei tuoi confronti perché ti vogliono bene o perché non te ne vogliono. Io ti amo, anche più di prima se vuoi saperlo!». È sincero, non c’è tremore sulla sua bocca.
«Sì? Beh, io non posso dire lo stesso. Sai com’è, le corna che ho in testa pesano un po’ ora che so di averle!». Sa essere pungente quando vuole. Riesce a brandire le parole e scagliarle come sassi appuntiti.
«Ma allora hai voglia di andare avanti? Che senso ha restare qui, insieme… Vero, mi dici cosa ci faccio qui?». Ecco svelato in un secondo il limite che lei non riesce a superare.
Restare con lui è impossibile, non riesce a guardarlo negli occhi senza pensare alle sue mani su un altro corpo, alla sua bocca su un’altra pelle diversa dalla sua.
Eppure restare senza di lui non le permette di respirare. Il pensiero di non averlo accanto le impedisce di muoversi, di continuare la sua stessa esistenza.
Come può spiegargli che lui è stato la sua salvezza ed ora è diventato il suo aguzzino?
Come può conciliare l’amore che prova ancora con l’odio profondo che si è stabilito nel suo petto?
Ogni sguardo che lui le offre è una ferita che si apre nel suo animo. Non trova soluzione a tutto ciò, ma non riesce nemmeno a spiegarglielo, non può ammettere questa sua difficoltà alla persona che ne è la causa.
«Non lo so, cosa devo dirti? Non ho le risposte, non so nulla in realtà… Qualsiasi altra donna ti avrebbe buttato fuori di casa…». Solo ora si sente davvero codarda.
«Qualsiasi altro uomo non ti avrebbe detto nulla, anzi, avrebbe continuato a fare i suoi comodi! Una sola volta, Vero, una sola volta è successo. E mi sono subito sentito sporco, mi sono subito sentito male…». Gli occhi di lui la cercano per trovare un segno, uno spiraglio tra le sue ciglia che gli permetta di insinuarsi piano tra le pieghe del cuore di lei.
«Subito? Cosa vuol dire subito