Consapevolezza, adattamento creativo e crescita: Per una sociologia clinica dell’innovazione, del cambiamento migliorativo e del well-being
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Il testo che si propone cercherà di illustrare in che modo l’intervento sociologico-clinico possa essere inteso come approccio abilitante per valorizzare le risorse e le capacità progettuali delle persone, dei gruppi e delle organizzazioni al fine di conseguire un nuovo benessere, il “well being” ossia una congeniale qualità di vita.
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Anteprima del libro
Consapevolezza, adattamento creativo e crescita - Gianluca Piscitelli
2018
Indice
Lo sfondo, contesto e l’emergente figura-problema
La sociologia e l’approccio clinico
Le fonti del nostro approcciosociologico clinico
Alcuni aspetti metodologici del nostro approccio clinico
Conclusioni
Riferimenti bibliografici
Lo sfondo, contesto
e l’emergente figura-problema
Oggi abbiamo un problema che assume i contorni di una vera e propria sofferenza generalizzata: le persone, nelle società occidentali, sono sempre più sole, più fragili. Sempre più incapaci di un’affermazione in termini di azione che si esprima in uno sforzo collettivo utile a conseguire un benessere e un buon vivere diffuso, possibile a tutti e in contesto che sia davvero espressione di giustizia sociale. Quali sono le ragioni di questa condizione? È stato già osservato che il livello di modernizzazione di una società dipende dallo svolgersi di due processi: quello di secolarizzazione culturale e quello di individualizzazione¹. Nel particolare, in qualunque società, in qualunque economia, in qualunque ordinamento giuridico, in qualunque sistema politico, maggiore è il peso che l’individuo detiene in questo contesto rispetto al tutto, maggiore è il livello di modernizzazione culturale e strutturale di quella comunità²
. Possiamo parlare, pertanto, di società aperta (in opposizione alla società chiusa), quando è aperta al nuovo e al mutamento - in quanto riconosce nell’individuo una fonte di ricchezza, un valore da preservare e da proteggere - e dispone di istituzioni che non solo non si oppongono a tale processo, ma che lo incoraggiano e lo facilitano³
. Ma chi sono gli individui che animano la società occidentale? La nostra è davvero una società aperta
, almeno nel senso che abbiamo appena accennato?
C’è consenso, ormai, nel ritenere che l’uomo contemporaneo è individualista nel senso che non è calato più in norme uniformi, in sistemi di organizzazione di senso che neutralizzano le espressioni e le peculiarità del singolo, ma gode dell’affermazione di nuovi valori intesi a permettere il libero dispiegamento della personalità intima, a legittimare il godimento, a riconoscere le (sue) richieste (…), ad adattare le istituzioni sulle
- sue - "aspirazioni⁴". Sappiamo che diversi sono stati i fattori in gioco che hanno determinato questa evoluzione sociale che, per certi aspetti, coincide con un vero e proprio progresso umano nella società occidentale: nel particolare, l’avvento della società industriale che ha portato alla società di massa e una sorta di progetto di mutamento sociale che prende avvio con la Rivoluzione francese prima e che arricchisce poi dei frutti della sperimentazione - avviata negli Stati Uniti d’America - di un senso di appartenenza e di parità tra cittadini a prescindere dalle posizioni sociali. Certamente, i percorsi compiuti dalle singole società nazionali
da una parte e dall’altra dell’Oceano atlantico sono stati diversi, soprattutto se si pensa alla dolorosa esperienza dei regimi dittatoriali che si sono imposti in Europa nel corso del XX secolo; ma per tutte è stata comune l’influenza che ha avuto la convergenza di fattori quali lo sviluppo dei mezzi di comunicazione e delle tecnologie produttive, la crescita demografica esponenziale oltre all’incessante ascesa della cosiddetta classe media.
Le società occidentali, pertanto, distinguibili per il senso di appartenenza nazionale che le caratterizzava - ossia come diverse rappresentazioni di gestione del fenomeno che le accomunava, la società di massa - hanno successivamente vissuto la fase che ha trovato il suo culmine nella contro-cultura
che ha contraddistinto gli anni ’60 del secolo scorso. Una fase caratterizzata dalla ribellione contro tutte le norme, i valori e il senso della gerarchia tipici della borghesia che si manifestava nell’esaltazione dell’io, dell’autenticità e del piacere, dell’impulso creativo immediato, in nome di una vita vissuta con la massima intensità, con la voglia di ampliare le proprie esperienze e seguire i propri impulsi⁵. Da qui la spinta che ognuno sente a liberarsi da qualsivoglia ostacolo alla scoperta di ciò si ritiene alla