Pastran
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Lorenzo Vazzana è scrittore, formatore e imprenditore digitale.
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Book preview
Pastran - Lorenzo Vazzana
terzo
Atto primo
Scena prima
Entrano Patrizia e Gregorio.
Patrizia: Mio bel cavaliere, allora? Dov’è il mio compenso?
Gregorio: Patrizia, sei veramente venale.
Patrizia: E tu veramente un taccagno.
Gregorio: Quanto vuoi per questo servizio?
Patrizia: Quanto mi spetta.
Gregorio: No, è troppo.
Patrizia: Ti faccio uno sconto e chi si è visto si è visto.
Gregorio: Vada per lo sconto! Sei troppo costosa, se lo ricordi! Perderai molto mercato alzando i prezzi in questa maniera!
Patrizia: Da me non vengono per il risparmio, ma per le montagne, non scordarlo.
Gregorio: Eccoti i soldi. Me ne vado.
Patrizia: Che Dio ti bruci le mani, taccagno. (Gregorio esce) Perfetto, e per oggi ho pagato l’affitto, le bollette, e ho da mangiare per i miei tre figli. Posso ritenermi soddisfatta. Se Dio mi vorrà veramente bene, ben presto, con tutti i soldi che ho messo da parte, forse potrò comprarmi una casa tutta mia ed aprirmi un negozio d’abbigliamento dove potrò vestire le donne di sensualità e fascino, e sono sicura che farò un enorme successo. Se mi dovesse andar male, tornerò al mio lavoro che è pur sempre remunerativo, almeno finché non farò sessant’anni … lì mi toccherà baciare dentiere e sfiorare con le mie mani pelli penzolanti. Mi sta bene, tanto camperò fino a cinquantotto anni, ed i miei figli saranno già belli che sistemati. Ma se veramente voglio fare il colpaccio, attraente come sono, dovrei lanciarmi come una sirena su qualche bella barca colma di tesori, e lì, solo lì, troverò un bel comandante che farà vivere me ed i miei figli tra pesce prelibato e buon vino bianco. Arriverà la buona occasione e sarà lì che dovrò prenderla al volo e strizzarla forte come un limone. Piedi, seguite le gambe, andiamo!
Scena seconda
Entrano Gregorio e Monica.
Gregorio: Amore, cosa succede?
Monica: Dove sei stato stanotte?
Gregorio: Amore, ti ho detto che sono rimasto a lavoro fino a tardi.
Monica: E secondo te io posso mai bermi questa favola?
Gregorio: No, se vuoi non berla, ma ti assicuro che ho le prove di ciò che dico.
Monica: Cosa, il rossetto sul collo della tua camicia?
Gregorio: No, per quello non ho una prova, ma ho una prova per provare che non ho prove.
Monica: Cosa hai detto?
Gregorio: Mi sono incespicato sulle parole, scusami.
Monica: Ed io ti faccio incespicare sulle valigie perché ti caccio di casa.
Gregorio: Non puoi, la casa è mia.
Monica: Il giudice la penserà diversamente.
Gregorio: Non hai le prove per avvalorare questa tua tesi assurda.
Monica: Cosa dovevo trovare più del rossetto sulla tua camicia? Forse hai il rossetto anche sulle mutande? Dimmelo prima che lo scopra, così vediamo se sono pazza … o semplicemente sei tu che mi tradisci!
Gregorio: Non ti tradisco, ti penso.
Monica: Ma oggi non riesci a parlare in modo chiaro?
Gregorio: Si, riesco a parlare in modo chiaro, ma solo nel mio cervello, perché la bocca usa parole diverse da quelle che vorrei dire.
Monica: Perché la tua bocca, forse, vuole dire qualcosa che il cervello non vuole dire!
Gregorio: Smettila con questa storia, non ha né capo né coda.
Monica: No, il capo ce l’ha, speriamo non abbia la coda!
Gregorio: Lo vedi che anche tu non riesci a farti capire? La mente è strana.
Monica: Si, ma io l’ho fatto apposta, tu no.
Gregorio: Sei tragica, prendi la vita più serenamente.
Monica: E tu sei comico, così comico che mi viene da piangere. Vattene, voglio rimanere un po’ da sola.
Gregorio: Va bene, ma non mi preparare le valigie, non sono in partenza.
Monica: Te le tirerei dietro la nuca le valigie.
Gregorio: A presto amore.
Monica: A presto un corno.
Scena terza.
In scena Patrizia e la Chiromante, sedute vicino ad un tavolo, osservano delle carte.
Chiromante: oh Spiriti, sapienti conoscitori delle cose umane, indicatemi la via di questa figliola perduta nel cammino verso la luce. Pervadete il mio corpo e parlate a lei di quello che spetta ad ogni essere umano, dite a noi cosa desidera per lei il Caso e cosa il Caso voglia darle di augusto e magnanimo. Datemi le tenebre, oh spiriti, guidatemi per mano in questa caverna buia dell’ignorare per mostrarmi le ombre di quel che è reale, per scoprire chi gioca con le sagome dei nostri animi per celare all’uomo la realtà della sua carne. Se voi gradite il sangue, sangue vi sarà dato, se gradite l’acquisto di un’anima per rivelazione di un’altra, anche quello vi sarà dato … ma non rimanete silenti, poiché il silenzio per noi umani è come la morte.
Patrizia: Perché non appare nessuno?
Chiromante: Perché ai tuoi occhi ciechi loro non possono apparire, ma solo agli occhi di coloro che vedono oltre la materia.
Patrizia: Come faccio a comprendere se vedo oltre la materia? Se vedo oltre i muri vuol dire che ho il dono?
Chiromante: Piccola stolta! Non sono queste banalità a renderti conoscitrice del mondo superiore, ma solamente il potere di credere che i tuoi occhi non sono sufficienti al poter comprendere tutto quello che va al di là dei sensi.
Patrizia: Se lo dici tu … mi fido.
Chiromante: Oh Patrizia, vedo enorme sventura cingere la tua testa, ed il futuro buio, cupo, colmo di inaspettate e crudeli ostilità. Molti dicono, filosofi antichi, che siamo noi a scegliere il nostro destino, ma molti altri vi sono che dicono esattamente il contrario, cioè che è il destino a scegliere noi. Se così è, mia cara, funeste aspettative attendono al varco il folle che osa mettere il piede nelle porte proibite, e passi farai oltre queste radure dove l’azzurro ti abbraccerà come un candido lenzuolo, e vedrai qual è il vero mondo, del quale questo né è solo un mero specchio. Fonda il tuo spirito su queste mie parole, perché tale passaggio è vicino, ed il passo fatale e l’estasi violenta ti renderanno al pari di San Paolo una delle poche che vedrà quello che altri non hanno mai