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Quattro Sfumature e mezzo di Fantasy
Quattro Sfumature e mezzo di Fantasy
Quattro Sfumature e mezzo di Fantasy
Ebook634 pages9 hours

Quattro Sfumature e mezzo di Fantasy

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About this ebook

Quattro storie (e mezzo) piene di romanticismo e fantasy in un libro unico!

Dall'autrice bestseller W.J. May, ogni racconto è una diversa sfumatura di fantasy, paranormale e romanzo rosa, proveniente da diverse serie. Potete trovare Lupi Mannari, Angeli, Vampiri e molto altro. Sono storie ricche di suspance e di amore, odio, lotta e rinascita. 

LanguageItaliano
PublisherBadPress
Release dateAug 16, 2018
ISBN9781547545025
Quattro Sfumature e mezzo di Fantasy

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    Book preview

    Quattro Sfumature e mezzo di Fantasy - W.J. May

    Libro Primo

    RAE OF HOPE

    Le cronache dei Kerrigan

    Quanto a fondo devi andare alle origini della tua famiglia per scoprire la verità sul passato?

    Rae Kerrigan ha quindici anni e non ha mai conosciuto la storia della sua famiglia. I suoi genitori sono morti quando era piccola ed è solo quando accetta una borsa di studio alla prestigiosa Guilder Boarding School in Inghilterra che il suo misterioso albero genealogico ritorna a galla.

    I peccati della figlia saranno gli stessi di quelli del padre?

    Mentre Rae si ritrova con nuovi amici, una nuova scuola e un amore proibito, dovrà anche affrontare l’ultima sfida: ricevere a sedici anni il tatuaggio che potrebbe conferirle immensi poteri e incatenarla nell’oscurità. Sta a Rae estirpare il male dalla sua famiglia e trovare un raggio di speranza per il suo futuro.

    ––––––––

    Libro Secondo

    SEVENTH MARK (prima parte)

    La saga dei misteri nascosti

    Come molti adolescenti, Rouge sta cercando di capire chi è veramente e cosa vuole diventare. Conoscendo un po’ il passato, ha molte domande ma non ha mai cercato di trovare delle risposte. Tutto cambia quando decide di aiutare una strana famiglia. I gemelli Grace e Michael sembrano nascondere dei segreti che in qualche modo sembrano avere a che fare con Rouge. I suoi sospetti vengono confermati quando avviene un terribile incidente ad una festa. Rouge potrebbe essere l’unica a poter trovare le risposte.

    Un diario antico, una collana di Siorghra e un marchio speciale che porterà la ragazzina a prendere decisioni che potrebbero alterare la sua vita sono i mezzi che le verranno dati per combattere per la sua vita e per quella di altri.

    Tutti i segreti hanno un costo e la determinazione di Rouge nello scovare la verità può solo portare a problemi... o a qualcosa di ancora più inquietante.

    Libro Terzo

    SHADOW OF DOUBT

    Cosa succede quando ti innamori proprio della persona con la quale non puoi avere una relazione?

    Rebus è un’anima solitaria. È un ragazzo, quindi dovrebbe essere fuori a fare festa. Ma a differenza di tutti i suoi coetanei lui è altero e chiuso. Almeno fino a quando non incontra Aurora, una studentessa di legge della Cornell University: tutto il suo mondo è messo sottosopra. Emozioni e bisogni che lui non aveva mai provato di impossessano di lui. Queste strane voglie lo porteranno a domandare chi lui sia veramente.

    Quando una gelosa ex ritorna nella sua vita, deve decidere se rischiare tutto per stare con Aurora. Il suo desiderio per lei potrebbe distruggerla ... o peggio ancora, ucciderla.

    ––––––––

    Libro Quarto

    RADIUM HALOS

    Tutti hanno bisogno di essere l’eroe, almeno una volta nella loro vita.

    La piccola cittadella di Elliot Lake non sarà più la stessa.

    Intrappolata da una tempesta di fulmini, Zoe, una studentessa dell’ultimo anno ad Elliot Lake, e cinque dei suoi amici trovano riparo in una miniera di uranio abbandonata. Nei giorni successivi l’udito di Zoe aumenterà oltre ogni umana capacità. Dicendolo agli amici, scoprirà che anche i loro sensi si sono evoluti. Solo Kieran, il nuovo ragazzo dalla Scozia, non sembra essere cambiato.

    Credendosi supereroi, il gruppo cercherà di fermare la serie di strani avvenimenti che stanno colpendo la loro cittadina. Rapine, irruzioni, scomparse e omicidi iniziano a colpire la loro casa. Forse qualcuno sa qualcosa riguardo al loro segreto, qualcuno che li vuole morti.

    Un incredulo gruppo di eroi. Un traditore nel mezzo.

    Alcuni sogni sono scritti con il sangue.

    ––––––––

    Libro Quarto ½

    COURAGE RUNS RED

    E se il coraggio fosse la tua unica opzione?

    Quando Kallie si ritrova ad un colloquio con il poliziotto più sexy della città, lei non ha idea che la sua vita sta per cambiare. Il detective è giovane, bello e sembra possedere l’innaturale abilità di fermare la sempre più crescente criminalità della città. Il detective Liam prova un interesse particolare per Kallie, che li porterà a cadere l’una tra le braccia dell’altro.

    Quando una faida scoppia tra i vampiri della sua città, Kallie si ritroverà nel mezzo di essa. Combattuta tra l’amore e la fedeltà alla famiglia, dovrà trovare il coraggio di combattere ciò che più teme e dovrà rischiare tutto, anche se questo significherà morire per coloro che ama.

    Sommario

    Rae of Hope

    Capitolo Primo

    Capitolo Secondo

    Capitolo terzo

    Capitolo 4

    Capitolo Quinto

    Capitolo Sesto

    Capitolo Settimo

    Capitolo Ottavo

    Capitolo Nono

    Capitolo Decimo

    Capitolo Undicesimo

    Capitolo Dodicesimo

    Capitolo Tredicesimo

    Capitolo Quattordicesimo

    Capitolo Quindicesimo

    Capitolo Sedicesimo

    Capitolo Diciassettesimo

    Capitolo Diciottesimo

    Capitolo Diciannovesimo

    Capitolo Ventesimo

    Capitolo Ventunesimo

    Capitolo Ventiduesimo

    Capitolo Ventitreesimo

    Capitolo Ventiquattresimo

    Capitolo Venticinquesimo

    Capitolo Ventiseiesimo

    Seventh Mark

    Capitolo Primo

    Capitolo Secondo

    Capitolo Terzo

    Capitolo Quarto

    Capitolo Quinto

    Capitolo Sesto

    Capitolo Settimo

    Capitolo Ottavo

    Capitolo Nono

    Shadow of Doubt

    Prologo

    Capitolo primo

    Capitolo Secondo

    Capitolo Terzo

    Capitolo Quarto

    Capitolo Quinto

    Capitolo Sesto

    Capitolo Settimo

    Capitolo Ottavo

    Capitolo Nono

    Radium Halos

    Capitolo Primo

    Capitolo Secondo

    Capitolo Terzo

    Capitolo Quarto

    Capitolo Quinto

    Capitolo Sesto

    Capitolo Settimo

    Capitolo Ottavo

    Courage Runs Red

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    LIBRO PRIMO

    Rae of Hope

    The Kerrigan Chronicles

    Di W.J. May

    Trama

    Quanto a fondo devi andare alle origini della tua famiglia per scoprire la verità sul passato?

    Rae Kerrigan ha quindici anni e non ha mai conosciuto la storia della sua famiglia. I suoi genitori sono morti quando era piccola e solo quando accetta una borsa di studio alla prestigiosa Guilder Boarding School in Inghilterra che il suo misterioso albero genealogico ritorna a galla.

    I peccati della figlia saranno gli stessi di quelli del padre?

    Mentre Rae si ritrova con nuovi amici, una nuova scuola e un amore proibito, dovrà anche affrontare l’ultima sfida: ricevere a sedici anni il tatuaggio che potrebbe conferirle immensi poteri e incatenarla nell’oscurità. Sta a Rae estirpare il male dalla sua famiglia e trovare un raggio di speranza per il suo futuro.

    Dediche

    Ogni libro che un autore scrive è un viaggio dietro la storia. La mia vita ha preso una strada diversa quando mio padre è morto di cancro nel 2008. Questo libro è dedicato a lui, perché anche nella morte mi ha insegnato che la fede può portarti lontano e quanto possiamo essere un esempio per gli altri (anche quando nessuno ci sta guardando). Questo libro, come tutti i miei scritti, è il risultato del suo coraggio di andare oltre ‘l’impossibile’ e seguire i tuoi sogni. Grazie papà, mi manchi ogni giorno, sempre.

    Ho tante persone da ringraziare per avermi incoraggiata e per avermi indirizzata nella strada giusta per dimostrare il potenziale di Rae: mio marito, per incoraggiarmi e per farmi sentire come la persona più importante del mondo (ti amo), e io miei tre adorabili figli (che anche se sono stanchi di vedere la mamma sempre dietro il computer le vogliono bene). La mia intera famiglia per il loro entusiasmo – mia mamma, i miei fratelli e sorelle naturali e acquisiti ☺, e il mio secondo in comando, mia nipote, che ha letto e scritto un libro su Rae ancor prima che questo libro fosse pubblicato.

    Capitolo Primo

    Guilder Boarding School

    Non puoi sciogliere il passato. I peccati del padre sono i peccati del figlio. O in questo caso, della figlia.

    Le parole minacciose che lo zio Argyle le aveva detto quando l’aveva lasciava all’aeroporto risuonavano ancora nella testa di Rae. ‘Un proverbio della verità’ l’aveva chiamato. Ma chi è che parlava così di quei tempi? Che adii.

    Stretta la coda ai capelli e cercato invano di domare dietro le orecchie le sue ciocche scure, guardò l’orologio e poi fuori dal bus, osservando la strada costellata di alberi. Sembrava strano vedere il sole. Tutto quello che si ricordava dell’Inghilterra era la pioggia... o almeno così era quando viveva lì nove anni prima.

    Cercando di trovare una posizione più comoda, Rae piantò il piede sul sedile di fronte a lei, in modo tale da poter appoggiare la fronte al ginocchio, mentre osservava il paesaggio che scorreva di fianco a lei. Un’insegna fuori dal finestrino indicava le miglia ancora da percorrere per arrivare a Guilder. Ci avrebbero messo ancora venticinque minuti. Si mise le cuffiette, spostò i capelli dalla fronte e continuò a fissare i campi che si estendevano fuori dal finestrino, permettendo alla musica dell’iPod di distrarla da quello che stava per accadere.

    Ma non funzionò. Proprio mentre sentiva che la tensione se ne stava andando, qualcosa catturò il suo sguardo. Un fumo nero si alzava proprio dalla cima di una collinetta verde. Rae si immobilizzò e il suo cuore iniziò a battere più velocemente a causa di un ricordo. Sapeva cosa voleva dire quel fumo, lo aveva già visto anni fa.

    La casa di qualcuno stava bruciando.

    Cavolo, cavolo, cavolo, non voglio andare lì. Il suo cuore iniziò a palpitare mentre il suo stomaco si torceva, facendole salire la nausea.

    Facendo cadere il ginocchio, afferrò il sedile di fronte a lei e nascose il volto nei palmi delle sue mani, prendendo respiri profondi, proprio come i suoi terapisti le avevano insegnato. Aveva fatto terapia per molti anni per combattere quelli che loro aveva chiamato ‘attacchi di panico’. Non importava come gli altri li chiamassero. Per lei erano semplicemente l’inferno, come se fosse ad un tratto rispedita nel passato senza il suo volere, un posto dove lei non sarebbe mai voluta ritornare. Così iniziò a respirare nel modo in cui le avevano insegnato: inspirare lentamente e espirare, ogni volta ripentendosi nella testa che quello non era vero.

    Aiutò a calmare il suo cuore e le fece riacquistare il controllo, ma non eliminò il ricordo. Niente sulla Terra avrebbe potuto farlo. Essere di nuovo in Inghilterra dopo tutto quel tempo e vedere quel fumo strano le fece riprovare le stesse sensazioni che aveva provato quando era una bambina di sei anni.

    Era nel salotto e stava colorando con i suoi nuovi pennarelli prima di andare a letto, quando sua mamma le aveva detto di andare a giocare nella casa sull’albero che suo padre le aveva costruito e aspettare lì che la richiamasse dentro. Quella chiamata non arrivò mai. Le fiamme lanciavano delle ombre orribili all’interno della casetta sull’albero e il fumo nero arrivò fino a lì, facendole provare ancora più paura dei mostri sotto il letto.

    Rae rabbrividì e barcollò, cercando di ritornare al presente. La scuola dista ancora tanto dentro questa boscaglia?

    Guardando il bus ormai vuoto, si domandò se l’autista avesse voluto intenzionalmente lasciarla per ultima.

    Aveva osservato le ultime persone scendere per andare a scuola circa quindici minuti prima, Roe qualcosa. Sembravano tutti gli stessi, le solite ragazze carine con i capelli biondi, nessuna di loro magra, pallida e alta come lei. Non erano state molto amichevoli, ma questa non era una novità per Rae. Così aveva deciso di gestirle nello stesso modo che usava sempre quando qualcuno, per una ragione o per l’altra, non la trovavano simpatica: aveva evitato di fissarle apertamente, cercato di apparire immersa nell’opuscolo informativo della Guilder Boarding School. Non è che non volesse farsi degli amici, ma molti ragazzi della sua età non la trovavano simpatica o non la notavano nemmeno.

    L’aveva infastidita la fretta che aveva avuto lo zio Argyle nel farle accettare l’invito alla Guilder. Era stato lui a portarla via dalla Scozia fino a New York quando era andata a vivere con loro, portandola lontana dalla terribile tragedia che era stata la morte dei suoi genitori. E ora la spingeva a tornare indietro? Non aveva alcun senso. L’aveva seccata un po’ lasciare il suo liceo. Non aveva amici stretti, ma nemmeno nemici, il che le andava bene.  Le ragazze lì sembravano tanto presuntuose come quelle che erano scese prima dal bus, ma loro l’avevano semplicemente ignorata. Rae disse a se stessa che non importava. I cliques erano così inutili nel suo caso.

    Un’altra cosa strana a cui lei non era riuscita a trovare una risposta era perché la Guilder avesse scelto lei. Come facevano a conoscerla? Suo zio si era vantato come se la sua selezione fosse stata un colpo grosso, ma non si era mai messo a spiegarle come fossero giunti a conoscenza di lei. Aveva voti alti, il cervello ce l’aveva, ma non aveva alcuna attività extracurricolare, niente che la facesse brillare. Quindi, come aveva fatto quella meravigliosa scuola, di cui lei non aveva mai sentito parlare, a decidere di prenderla? Non aveva alcun senso. Prima di partire aveva cercato di prendere in contropiede lo zio e spingerlo a spiegare tutto, ma lui era sempre sembrato troppo occupato.

    Anche se quello non era un comportamento anomalo da parte dello zio, qualcosa l’aveva lasciata con quel senso di attesa fin da quando aveva ricevuto quella lettera. Lei non riusciva a capire perché, ma aveva il presentimento che qualcosa di grande stesse per accadere, buona o cattiva che fosse.

    Un movimento all’angolo del suo occhio attirò la sua attenzione, costringendo la sua mente ad uscire dalla spirale di pensieri in cui era rimasta intrappolata. Si girò per guardare fuori dal finestrino e fu sorpresa di vedere il più grande uccello che avesse mai visto nella sua vita. Forse è un angelo? Quel animale stava volando in parallelo con il bus, proprio di fianco a lei. Premendo il suo volto sul vetro freddo, il suo sguardo si concentrò su quella curiosa visione. Si spinse indietro quando l’uccello distese le ali e volò via. Lei guardò il suo volo aggraziato accelerare, fino a che non si appoggiò su un albero non troppo distante. Continuò ad osservarlo fino a quando non riuscì più e si risistemò sul sedile mentre il bus accelerava lungo una strada lunga.

    Guilder Boarding School. Iniziò a mordersi le cuticole dei pollici così forte che fece una smorfia quando si accorse di essersi tagliata la pelle: lo faceva sempre quando era nervosa. Sarebbe stata l’unica ragazza americana. Beh, non proprio americana. Aveva un passaporto britannico ma si era trasferita a New York dopo che era rimasta orfana.

    Quindi... non completamente americana, non completamente inglese. Un po’ di entrambi e completamente di nessuno.

    Il bus giunse ad un’insegna in pietra invecchiata. Guilder Boarding School. Fondata nel 1520. Uno dei più rinomati Istituti Scolastici della Gran Bretagna. Rae lesse quella scritta e si domandò perché, quando era andata a cercare informazioni, non aveva trovato alcuna storia o recensione online.

    Il bus passò sotto un arco molto vecchio, supportato da un muro costellato da finestre connesse tra di loro da due torri fatte in mattoni. Il flusso di gente che usciva ed entrava da quel posto le fece pensare che fosse un ufficio. Allungò il collo fino all’impossibile per vedere meglio. Gli edifici erano antichi ma ben mantenuti e conservavano ancora il fascino dell’epoca Tudor. Poteva vedere nella sua mente uomini vestiti a modo camminare impettiti lungo la via, conducendo il loro cavallo con donne strette nei corsetti appoggiate a loro. I suoi occhi vennero catturati dall’alto camino in mattoni che si estendeva sopra i tetti degli edifici. Questo posto sembra gigantesco... spero di non perdermi.

    L’autista si fermò di fronte ad un edificio con una placca in rilievo con su scritto ‘Aumbry House’. L’edificio antico era circondato da edera e sembrava quasi essere più vecchio di Enrico VIII, tant’è che Rae ebbe terribili visioni di stanze con la sua testa fluttuante. Spero che abbia almeno un sistema idraulico decente...

    La porta del bus si aprì con un sibilo. Rae prese le sue due valigette e il suo zaino, scese le scale e finalmente si ritrovò fuori da lì.

    Benvenuta a Guilder, signorina Kerrigan. Rae cercò di guardarsi intorno in modo da individuare la fonte di quella voce, trovando una donna alta e magra che si trovava a pochi passi dall’edificio. Il suo sguardo si appoggiò su Rae solo per pochi secondi.

    Rae rimase ferma, domandandosi da dove fosse venuta quella donna. Non era qui prima. Rae osservò la lunga gonna di lana della donna. Va bene che siamo in Inghilterra, ma oggi si sta sudando. Come fa a non sciogliersi con questo caldo?

    Sono la signora Elpis, la governante della casa. La signora volteggiò giù dagli scalini, fermandosi sull’ultimo e, con un movimento fluido, si infilò la cartella sotto il braccio e allungò la mano.

    Osservandola bene, Rae si rese conto di quanto assomigliasse ad un uccello – i suoi capelli neri, gli occhi scuri, e soprattutto il suo naso sporgente. Rae annuì e appoggiando la valigia le strinse la mano, le sue dita stritolate dalla morsa della donna. Wow... sei mostruosamente forte...ok.

    Forza. Non abbiamo tempo da perdere. Si voltò e risalì gli scalini, senza controllare se Rae la stesse seguendo o se avesse bisogno di aiuto con le valigie.

    Trattenendo un sospiro di stizza, Rae afferrò le sue cose e salì la scala, mentre l’autista dietro di lei ripartì ridacchiando. Passerò i prossimi due anni qui? Che gioia!

    Suoni di martello e trapano dall’alto accolsero Rae appena entrò. Il rumore risuonava per tutto l’edificio.

    I quindicenni e i sedicenni sono al secondo piano, urlò la signora Elpis sopra il rumore. La tua stanza è l’ultima sulla sinistra. Lei controllò la cartellina che aveva portato sotto il braccio fino ad allora. Molly Skye è la sua compagna di stanza. Presumo riesca a trovare la sua stanza senza il mio aiuto. L’ultima parte era più un’affermazione che una domanda.

    Grazie, rispose Rae, senza sapere cos’altro aggiungere.

    Madame Elpis indicò una porta sulla sinistra. La sala studio è oltre questa porta. Le porte di vetro la condurranno alla sala dei giochi. La porta alla sua destra è l’accesso ai miei appartamenti, dove non le è permesso entrare. La condusse verso una sontuosa scala fatta di marmo nero e bianco. I junior stanno al secondo piano, i senior al terzo e quarto. Afferrò l’orologio da taschino che pendeva dal suo collo e, se possibile, strinse la catena ancora di più. La cena è alle cinque in punto. Si voltò, la sua gonna vorticava mentre oltrepassava l’ingresso ai suoi appartamenti e con un calcio dello stivale chiuse la porta.

    Rae si accorse di essere in grado di respirare di nuovo. Il suono di martelli e il lamentoso strillare di seghe elettriche riverberavano per tutto il corridoio. Era così nervosa che i colpi di martello avrebbero potuto essere i battiti del suo cuore e lei non se ne sarebbe nemmeno resa conto.

    Rae salì la scala di marmo lentamente e, una volta sopra, si diresse verso la parte sinistra del corridoio. Mordendosi la guancia, bussò leggermente alla porta socchiusa e sbirciò all’interno. È vuota. Rae entrò con discrezione e iniziò ad osservare attentamente la sua nuova stanza.

    Un tappeto marrone molto grosso copriva il pavimento. Due letti, con i rispettivi piumoni e dei cuscini di camoscio, erano allineati lungo le pareti, uno dei quali era già pieno di cose, con una valigia mezza vuota sopra il materasso. Armadi moderni con un ampio spazio si adattavano perfettamente alle scrivanie antiche, ognuna delle quali posta sotto una finestra. Rae respirò profondamente, inalando un profumo misto di piante e antichità.

    Finalmente! Era stato un lunghissimo giorno e un lungo viaggio. La maggior parte della tensione abbandonò le sue spalle e sorrise per la prima volta dopo ore.

    Rae appoggiò le sue valigie nella parte della stanza non ancora occupata. La sua compagna di stanza, Molly, si doveva essere fermata nel bel mezzo del disfacimento delle valigie. Il suo armadio era completamente aperto, con grucce piene di vestiti e più scarpe di quante Rae avrebbe mai potuto possedere nella sua vita. Non era una ragazza che seguiva la moda, ma conosceva delle marche famose e ne trovò molte nell’armadio della sua coinquilina. Sperò che non si rivelasse una ragazza superficiale.

    Rae rimase lì ad immaginare come sarebbe sopravvissuta alla convivenza con Guilder’s Next Super Model. Immagini della sua compagna di stanza che sbatteva i tacchi per terra cercando di esercitarsi a fare ‘la camminata’ la distrassero, tant’è che non sentì i passi lungo il corridoio.

    Cosa stai facendo nella mia stanza? Rae saltò e afferrò la sua borsa. Una ragazza vestita di tutto punto era ferma sulla soglia della stanza. Aveva i capelli di un rosso mogano scuro, una donna che molte avrebbero speso milioni per imitare. Oh, fantastico... entriamo in scena.

    Molly? Sono la tua nuova compagna di stanza.

    Molly squadrò Rae da capo a piedi. Tu sei Rae Kerrigan? Mi ero immaginata qualcuno di completamente diverso. Non fai affatto paura! Iniziò a ridere tra sé e sé. Spaventosa? Io? Ma di che sta parlando?

    Il mio nome è Molly Skye. Vengo da Cardiff, Galles. Appoggiò per terra una delle valigie che aveva sul letto e vi si sedette, trovando un piccolo spazio libero.

    Rae la guardò confusa. Perché aveva pensato che fosse spaventosa? Perché aveva vissuto a New York? Sapeva che sarebbe stata la più strana della scuola, ma adesso lo era diventata ancora prima che iniziasse.

    Non hai sedici anni, vero? Nessun tatuaggio? Molly puntò il suo sguardo verso il polso di Rae, come se si aspettasse che lei le mostrasse qualcosa.

    Tatuaggio? Rae aguzzò l’udito, cercando di capire cosa stesse dicendo Molly. Nel modo in cui parlava, alcune delle parole che pronunciava erano difficile da capire. Perché mai mi dovrebbe domandare se ho un tatuaggio o meno?

    Il mio compleanno è fra tre giorni. Sarà meraviglioso! Molly si distese, appoggiandosi sui suoi gomiti.  Quand’è il tuo?

    Il mio compleanno? Ehm... a novembre. Dritta a raccogliere informazioni personali. Ok, ho capito come sarà la mia compagna di stanza.

    Novembre? Avrai una lunga attesa, allora. Molly fece una smorfia e scosse la testa. Poverina. Sarai l’ultima ad essere marchiata. Disse saltando giù dal letto. Rae aveva fatto caso allo strano commento, ma la parlantina di Molly non si era esaurita, e aveva come l’impressione che sarebbe durata ancora per un bel po’.

    Cosa ne pensi della nostra stanza? Abbastanza bella, eh? Tralasciando i vari lavori che stanno facendo sopra di noi. disse lanciando un’occhiata al soffitto. Ho appena parlato con un operaio. Hanno iniziato anche sta mattina a lavorare, alle otto! Ma ti sembra normale? E chi è che si sveglia a quell’ora, comunque?

    Wow, Molly riesce parlare senza riprendere fiato. Rae annuì e cercò di starle dietro. Molly continuava a passare lo sguardo dalle sue scarpe ai suoi tacchi, come se fosse nervosa di conoscere nuove persone. Tutti hanno i loro problemi, ma è comunque sorprendente che stia ancora parlando.

    Ci credi che siamo state invitate a venire a Guilder? Siamo due ragazze sedicenni in un territorio pieno di ragazzi ricchi, belli e teoricamente irraggiungibili. Quando Rae non le rispose, Molly si voltò verso di lei. Tu lo sai perché sei qui, vero?

    Rae scrollò le spalle. Sembrava che il jet-lag le stesse mangiando lentamente tutti i neuroni. Se devo essere sincera, non so di cosa tu stia parlando. Non sono stata qui in Inghilterra fin da quando avevo sei anni e non ne so niente di Guilder. Sebbene le mei numerose ricerche su Google e la mia accurata analisi dell’opuscolo.

    Non sei lenta a capire o cosa, vero? Rae scosse la testa lentamente, cercando di capire se la sua compagna di stanza molto loquace l’avesse appena insultata. Tu proprio non sai niente, vero? Alzò lo sguardo e si guardò a sinistra, cercando di richiamare qualcosa di importante. Si raddrizzò, come se dovesse iniziare a citare alcune parti dell’opuscolo. Guilder è un istituto altamente ricercato, ma è prima di tutto una scuola per i dotati. Le persone che hanno possibilità di venire a Guilder lo sanno. Il resto del mondo non ne ha idea!

    Rae intrecciò le dita così forte che le sue unghie iniziarono a farle male. Si sentiva stupida e questo la irritava. Dopo tutto il viaggio che aveva fatto, questo non era di sicuro un argomento che avrebbe voluto affrontare. Cos’è che ci rende... dotati?

    Molly sgranò gli occhi e iniziò a camminare per la stanza. Oh Dio... mio padre non mi crederà quando glielo dirò. Davvero non sai NIENTE?!

    Rae sentì il suo sangue scorrere più forte. Sapeva di essere stanca, confusa e nervosa. Niente di tutto questo stava calmando il suo nervosismo, ma era profondamente determinata a non perdere la testa per qualcosa detto da una completa estranea. Rae serrò le labbra in modo tale da non permettere a qualsiasi sua risposta poco gentile di uscirle dalle labbra. Ma chi cavolo risponde ad una domanda con un’altra?

    Molly si aggirò di fronte a Rae, raddrizzando le sue spalle e assumendo un’espressione seria. Quando compiamo sedici anni, noi riceviamo il nostro marchio.

    Cosa?

    Un tatuaggio. Si chinò in avanti e sussurrò, Ci conferisce poteri speciali.

    Un attimo... cos’ha detto? P-poteri? Rae cercò di un ridere. Suo zio l’aveva spedita in un istituto per malati di mente? Mi stai prendendo in giro, vero? Lo zio le aveva detto che l’esperienza le avrebbe cambiato la vita, ma non aveva detto come. Rae aveva pensato ad una sorta di crescita, come il diventare una donna, insomma. E, certo, c’era anche quello strano proverbio. Forse per sbaglio l’aveva mandata in una gigante camera contenitiva.

    Molly agitò una mano. Sono seria. Il dono si tramanda di generazione in generazione. Espirò un profondo respiro. Tutti i ragazzi di sedici anni qui hanno un tatuaggio all’interno del loro braccio. Lei afferrò Rae e la portò vicino alla finestra, indicandole qualcosa nell’edificio di fronte a loro. Quello è il dormitorio dei ragazzi. Andiamo fuori a dare un’occhiata. Te ne porterò uno per farti vedere che non racconto balle.

    I suoi occhi passarono sui vestiti di Rae, le sue labbra si arricciarono. Prima di andare ti dispiacerebbe darti una sistemata?

    Rae rise, sebbene l’espressione seria della coinquilina. Molly era definitivamente matta, ma aveva ragione. Si era vestita comoda per il viaggio e anche se non era un asso dello stile, anche lei si rendeva conto che incontrare nuove persone con quei vestiti addosso non era il meglio. Le sarebbe tornato utile un cambio. Sì, dammi un momento.

    Sarò al piano inferiore a cercare di trovare qualche ragazzo carino. Vienimi a trovare quando sarai pronta. Molly uscì, continuando a parlare sebbene non ci fosse nessuno nel corridoio.

    Rae aprì la valigia più vicina e afferrò il primo paio di jeans e una maglietta che trovò. Esitò e continuò a fissare con esitazione la sua valigia. I jeans andavano bene, erano nuovi, ma la maglietta bianca sembrava troppo normale. Trovò una canottiera della Converse con su scritto ONE STAR con i brillantini. Si tirò su i capelli, sperando che i suoi indomabili ricchi scuri fossero lisci come i capelli perfetti di Molly. Non si era mai preoccupata del trucco, dato che aveva delle ciglia incredibilmente lunghe che non sopportavano il mascara. Non esagerare, ecco cosa le diceva sempre sua zia. Allora decise di optare per del lucidalabbra e per del deodorante, poi si infilò un paio di sandali prima di lanciare la sua borsa sul cuscino. Ora, andiamo a trovare dove è andata Molly a chiacchierare, magari con qualche ragazzo carino. Sarebbe potuta sembrare invisibile la maggior parte del tempo, ma bella ragazza era una bella ragazza anche nell’altra costa dell’Atlantico.

    Una volta fuori, si parò gli occhi contro la luce del sole con una mano e cercò di trovare la sua compagna di stanza.

    Molly era non molto distante dal marciapiede e stava parlando con un ragazzo molto bello con i capelli color nocciola, gli occhi scuri e una fossetta sulla guancia destra. Scomparve quando smise di sorridere e iniziò a parlare ancora, rendendo Rae un po’ triste. Voleva vedere quella fossetta ancora.

    Rae iniziò a camminare e poi rallentò, cercando di non apparire troppo emozionata. Trasalì e si coprì la testa quando sentì un forte rumore provenire da sopra di lei e vide un gran pezzo di rottame cadere dal quarto piano e atterrare in un bidone blu di fianco a lei. Con il volto completamente rosso, cercò di pretendere che non le fosse capitato niente e continuò a camminare. Molly e il ragazzo di girarono a guardarla.

    Rae udì qualcuno gridare dall’alto, ma non riuscì a capire cosa diceva. Imbarazzata dalla sua reazione, ignorò la voce e continuò a camminare. Molly sgranò gli occhi, le sue mani sulle guance e la bocca spalancata.

    E gridò.

    Rae la fissò mentre Molly indicava qualcosa sopra la sua testa. Girandosi, rimase pietrificata quando vide un gigantesco pezzo di legno che oscillava dal balcone di una finestra molti piani più in alto.

    Il pezzo di legno iniziò a dondolare sul davanzale, quasi stesse decidendo quale fosse il modo migliore per cadere. Oh, cavolo! Una raffica di vento caldo e umido fece saltare ogni possibilità di un finale decente. Iniziò a precipitare e tutto sembrò essere perso.

    Combatti o scappa. Rae abbassò lo sguardo, i suoi occhi si muovevano con velocità. Il ragazzo di fianco a Molly si mosse verso di lei in quel frangente congelato. Tutto si muoveva a rallentatore eccetto per il ragazzo, che correva come un treno da carico. Lui era un fulmine e si muoveva veloce come niente Rae aveva mai visto. Non sembrava possibile che una persona potesse muoversi così velocemente. E perché mi sto concentrando su di lui proprio mentre sto per essere schiacciata come una mosca?

    Capitolo Secondo

    Il proverbio della verità

    Proprio mentre cercava di proteggersi quel poco che poteva con le sue braccia, Rae sentì il collo spostato lateralmente e si sentì volare attraverso l’aria, atterrando su dell’immondizia con un tonfo. Prima che potesse anche solo capire cosa stesse succedendo, delle braccia la avvolsero e spinsero la sua testa contro un petto molto robusto. Rotolarono insieme per un po’ e quando si fermarono Rae sentì immediatamente l’impatto del tronco esattamente dove poco prima si trovava lei. Appoggiando la sua testa al terreno cercò di ricordare come respirare dopo aver sentito tutta l’aria abbandonare i suoi polmoni, aprendo gli occhi e aspettando che la vista ritornasse normale. Il ragazzo carino era proprio sopra di lei. Rotolò di fianco a lei, ma non prima che lei fosse invasa dal suo odore: muschio e dopobarba. Wow...

    Rimase sull’erba, incapace di dire se si sentisse così per l’incidente o per il ragazzo. Rae spostò un po’ di immondizia e cerco di fare mente locale. Niente era rotto o non si era nemmeno ferita gravemente. Ancora stordita, cercò di metabolizzare tutto quello che era appena successo. Degli uomini con degli elmetti in testa apparirono dalle finestre di uno dei piani.

    State tutti bene lì?, domandò l’uomo che indossava un elmetto bianco.

    Il ragazzo guardò prima Rae, assicurandosi che stesse bene, per poi rispondere. Sì, stiamo bene. Ma voi siete dei coglioni!

    Già, scusateci. Abbiamo finito per oggi, comunque. L’uomo rise e scomparve oltre la finestra. Rae pensò a come si erano comportati male, ma aveva altri pensieri più importanti su cui concentrarsi in quel momento.

    Il ragazzo si spazzò via un po’ di polvere e terra dalle ginocchia e tese la sua mano verso di lei per aiutarla ad alzarsi. Io sono Devon Wardell.

    Rae si pulì la fronte, sentendo un misto di polvere e sporcizia sulla pelle. Che belle prime impressioni, Rae. Cercò di concentrarsi sul ragazzo e annuì, il suo sguardo si spostò dal suo volto bellissimo al petto, fino ad arrivare alle braccia. Lì, proprio sotto il gomito del braccio destro si trovava un tatuaggio: una piccola volpe con le orecchie grandi. Lei batté gli occhi, sedendosi diritta e indicandolo. Spaventata che tutto quello che Molly aveva detto fosse vero, Rae non aveva nemmeno il coraggio di aprire bocca.

    È una volpe del deserto. È originaria del Sahara. Il volto di Devon rimaneva impassibile.

    Tu no hai le orecchie grandi. Molly assentì mentre giungeva vicino a Rae e di fianco al ragazzo. Rae non ci poteva credere che non le avesse nemmeno domandato come stava. Beh, grazie coinquilina.

    Devon rise. No. Molti di noi non hanno le stesse caratteristiche dei nostri marchi. Spingendo le mani dentro le tasche, strizzò l’occhio a Rae. Deglutì e aprì la bocca per parlare, ma Molly lo batté sul tempo.

    È così figo! Quindi, qual è il tuo dono? Voglio dire, oltre alla velocità che abbiamo appena visto. Lo hai capito subito? Molly si mosse davanti a Rae, coprendola.

    Devon sospirò e si sedette sull’erba, subito seguito da Molly e si sedette di fianco a Rae, quasi distendendosi su di lei, facendo domandare a Rae tra sé e sé cosa avesse mai fatto per avere questa invasione dello spazio personale. Comunque, non era la cosa più importante in quel momento, dato che Devon aveva ricominciato a parlare, illuminandola con la sua fossetta. No, affatto. La mattina che ho compiuto sedici anni, non avevo alcuna idea di quale fosse il potere del marchio. Mio padre ha quasi lo stesso, ma non ne parliamo mai. Alzò gli occhi al cielo e sbuffò, sorridendo poi alle ragazze.

    Ma la notte capii tutto. Fece una risatina. Ho molti doni utili nella notte.

    Straordinaria visione notturna?, domandò Molly.

    Già, e un udito acutissimo. Per di più, la volpe del deserto può anche saltare ed è molto veloce.

    Che eufemismo, pensò Rae. È veloce come un proiettile...

    Fantastico! Molly si gettò per terra vicino a Devon. Non riesco ad aspettare! Tra solo tre giorni sarà il mio turno. Mio padre ha qualche linea a zigzag come marchio e lo lui usa nella sua gioielleria e in altri posti che possiede. È come se avesse dei cavi elettrici al posto delle mani! Molto probabilmente io avrò un potere più femminile.

    Rae finalmente ritrovò la sua voce. Aspetta, tuo padre ha un tatuaggio?

    Molly la guardò divertita. Certo. Entrambi i tuoi genito...

    Sei sicura di stare bene?, domandò Devon interrompendo Molly.

    Rae lo notò, immaginandosi perché lo avesse fatto. Ma cercò contro il suo volere di ritornare alla conversazione. Sto bene, penso. Si stiracchiò la schiena. Sono solo un po’ scossa, tutto qui. Per metterla sul leggero. Ho solo sfiorato la morte e adesso sono circondata da persone ossessionate da tatuaggi e che hanno dei superpoteri. Fantastico... Certo... Starò alla grande...

    Rae! Molly si girò verso di lei, come se si fosse ricordata proprio in quel momento del suo incidente. Wow! Sei quasi stata uccisa! Sono contenta che Devon ti abbia salvata, o sarei rimasta intrappolata con chissà quale ochetta come compagna di stanza. Lanciò i suoi capelli oltre la spalla. "E tu? Hai idea di quale sarà il tuo tatuaggio? Magari da parte di tuo padre? O tua madre?"

    Devon diede una gomitata sulle costole a Molly, ma mantenne fissi gli occhi su Rae.

    Ehm... io.... i miei genitori... Rae non sapeva cosa dire o pensare. Cosa avevano a che fare i suoi genitori con tutto questo? Come poteva essere tutto quello che stava sentendo vero? Poteva sembrare strano, ma lei sapeva che era la verità. Era come se riempisse un vuoto dentro di lei, anche se non riusciva a capire il perché. O... forse sto diventando matta... Il suo stomaco si serrò. Si sentì un po’ stordita. Ehm, penso di dover camminare un po’ per respirare dell’aria fresca. Detto questo iniziò ad alzarsi.

    Aspetta. Ti accompagno. Nel caso ti succedesse qualcosa. Devon le afferrò le mani e l’aiutò ad alzarsi. Una volta in piedi, lui non le abbandonò le mani e Rae non era di certo contraria. Molly, puoi portare un po’ di acqua a Rae? Domandò sorridendo, così da far apparire di nuovo la fossetta.

    Certo. Ci rivediamo di fronte a Aumbry House.

    Rae si stava godendo il calore delle mani di Devon. Lo seguì lungo il percorso, cercando di respirare lentamente. La confusione iniziò ad andare via, ma non il dolore sordo del mal di testa dietro il suo capo.

    Oltrepassarono un edifico chiamato Joist Hall. Mi dispiace che Molly si sia comportata così con te. Tanto per essere chiari, non siamo dei matti e neanche degli esaltati. Il direttore Lanford mi aveva detto che molto probabilmente tuo zio non ti aveva informata riguardo la nostra ‘tradizione dei marchi’. Disse con un tono molto serio. La scuola non era sicura di quanto tuo zio o tuo padre ti avessero detto. Lui la guardò con l’angolo dell’occhio. Sapevi che tutti e due avevano frequentato la Guilder?

    Cosa? Di sicuro quando avrebbe rivisto lo zio lo avrebbe ucciso. Le doveva una lunga spiegazione, e questo ancor prima di metterla su quel volo. E tutto quello che ho avuto è stato quello stupido proverbio. Lei scosse la testa. Perché sai così tante cose su a me?

    Devon rise e batté la sua spalla. Sei la principale fonte di pettegolezzi qui a Guilder al momento. La ragazza mezza inglese e mezza americana che ha convinto il direttore, e il preside, ad aprire la scuola alle ragazze. Tossì, cercando di nascondere le sue parole. Ehm, sai... aprire una scuola solo per le ragazze sarebbe stato... tecnicamente parlando, intendo...

    Aspetta un attimo... Rae si fermò di colpo. Io non ho convinto proprio nessuno. Non ho nemmeno parlato né con il direttore né con il preside. Un giorno ho ricevuto una lettera che di diceva che ero stata accettata. Avevo semplicemente creduto che mio zio mi avesse iscritto senza nemmeno domandarmelo. È dalla Scozia, quindi ho pensato che conoscesse questo posto.

    Devon fece qualche passo prima di parlare. Strano. La sua espressione perplessa era molto sexy. Beh, la facoltà è molto contenta che tu sia venuta. Forse tu non conosci loro, ma fidati di me, loro sanno tutto su di te.

    Ma di che stai parlando? Incrociò le braccia e iniziò a sentirsi irritata.

    Tu sei speciale.

    Rae sentì il suo volto bruciare. Stordita dal suo commento, non riusciva a smettere di ridere. No, non lo sono. Sono solo una ragazza intelligente e tranquilla. E che, in questo momento, si sente un po’ stupida. Si batté la punta di un sandalo sul tacco dell’altro. Perché qualcuno, che sia il direttore o il preside, dovrebbe pensare che io sia speciale?

    "Per quello che tu sei".

    Quello non aveva alcun senso. Perché sono Rae Kerrigan?

    Certo, stupidina. E anche per i tuoi genitori.

    Cosa hanno a che fare i miei genitori con tutto questo? Rae non si ricordava quasi niente di loro. Era piccola quando i suoi morirono in un terribile incidente almeno dieci anni prima.

    Non penso che sia il mio compito dovertelo spiegare. Devon spostò nervosamente il peso del suo corpo da un piede all’altro. Forse è meglio che tu parli con il direttore Lanford.

    E lo farò. Rae si mangiò l’unghia, immaginandosi un uomo spaventoso e pazzo vestito con una lunga toga che parlava in proverbi come suo zio. Com’è?

    È buono. Molto alto, capelli pessimi. Ti piacerà e risponderà a tutte le tue domande. Devon accarezzò sovrappensiero i bordi del suo tatuaggio. Non rifare le valigie e non prendere il primo biglietto per tornare a New York. Dai a Guilder un’opportunità. È molto meglio di quanto gli opuscoli dicano. Sorrise, riportando a galla la fossetta. Tutto si sistemerà. E credimi, quando riceverai il tuo marchio sarai contenta di trovarti qui.

    Al mio sedicesimo compleanno riceverò il mio marchio, proprio come ha detto Molly? Riceverò il mio tatuaggio sul braccio?

    No, il tuo è sul fondo alla schiena. Le guance di Devon si tinsero un po’ ti rosa. È molto più fico su voi donne che su noi uomini.

    Quello che intendeva dire era sexy, Rae lo aveva letto sul suo volto. Lei aveva già visto dei tatuaggi sulla schiena di alcune ragazze, ma non aveva pensato che fossero più di semplici tatuaggi. Forse era il momento che iniziasse a prendere un po’ di appunti se voleva davvero dare una chance alla scuola. Dovrò solo aspettare tre giorni e vedrò quello che succederà a Molly. Aveva così tante domande nella sua testa. Voleva domandargli se era possibile scegliere il proprio tatuaggio o se erano preselezionati per te. Forse avevano addirittura una lista. E se ce l’avevano, dove poteva prenderla? Premette le sue labbra l’una contro l’altra, cercando di non apparire così ottusa come le sembrava di essere.

    Certo, oppure alcune ragazze più vecchie ti potranno far vedere il loro. Indicò la Aumbry House. Molly sta parlando con Haley e Maria. Hanno entrambe sedici anni. Vuoi andare ad incontrarle?.

    Rae si sentiva molto agitata. E se tutti qui sapessero di lei come faceva Devon? Cosa significava? Espirò profondamente. Certo. Non c’era assolutamente bisogno di apparire timida di fronte al ragazzo belloccio più grande. Per qualche ragione, lei voleva far colpo e sembrare una reclusa non sarebbe di certo giovato al suo intento.

    Mentre camminavano verso la Aumbry House, Molly corse verso di lui e li salutò. Le altre due ragazze la seguirono poco dopo.

    Rae, ti presento Haley e Maria! Come sembrava a Rae, l’entusiasmo era il tratto distintivo di Molly.

    Ciao, disse la ragazza con i capelli biondi e gli occhi scuri. io sono Haley.

    Una ragazza bassa dai capelli scuri apparì sopra la spalla di Haley. Ciao.

    Rae sbattè gli occhi. Le sembrò che Maria l’avesse salutata, ma le sue labbra non si erano mosse. Guardò tutti gli altri per vedere se anche loro l’avevano notato, ma non riuscì a capirlo. Forse è il jet lag che sta facendo strani scherzi al mio cervello.

    Devon controllò il suo orologio. Ragazze, mi piacerebbe restare a parlare con voi, ma ho una partita da calcio in cui giocare. Se non mi faccio vedere i miei compagni di squadra si faranno fregare. Sono già in ritardo. Colpì dolcemente la spalla di Rae.

    Mentre se ne andava aveva lo sguardo di tutte le ragazze addosso. Nessuna sorpresa. È dentro il pacchetto del supereroe.

    È così bello, mormorò Molly.

    E sexy. Assolutamente degno di un’occhiata, disse Haley. e di una botta.

    Non uscire insieme, ricordi? Molly la rimproverò.

    Guilder non vuole alcun rapporto tra di noi. È vietato – non che presti molte attenzioni alle regole. Molly andò dietro la schiena di Haley e afferrò la maglietta di Haley, la quale si scansò.

    Molly non si accorse nemmeno nel gesto. Mise solamente in parole il suo gesto. Possiamo vedere il tuo marchio? Hai capito come usarlo? Molly non è di sicuro un tipetto timido.

    Haley rise. Io di sicuro non ho imparato ancora come usarlo, ma almeno ho capito cosa posso fare. Venire qui mi rende solamente più forte e migliore. Alzò la sua maglietta e si girò per farci vedere la schiena. Sopra i jeans aveva un meraviglioso tatuaggio di una tromba d’aria o di un tornado.

    Quindi, cosa puoi fare? domandò Molly con impazienza sbattendo il piede per terra.

    Posso produrre aria.

    Molly sbuffò.

    Haley le lanciò un’occhiata irritata. "Non quel tipo di aria. Riesco a creare vento. Un vento veramente forte e qualche volta anche delle raffiche. Haley fece una risata molto squillante che Rae trovò irritante. Alla mia vecchia scuola era abituata a mandare piccole raffiche per mettere in disordine i fogli del prof, o altre cose. Ma qui, se provo a fare qualcosa di più complicato, mi ritrovo a volare all’indietro".

    Molly spostò la sua attenzione, apparendo molto annoiata dai poteri di Haley. E tu, Maria? Qual è il tuo marchio?.

    A Rae dispiaceva per quella piccola ragazza. Sembrava che volesse scomparire. Rae decise di salvarla e di mettere fine al terzo grado di Molly. Ehi, perché non andiamo a vedere Devon giocare?.

    E incontrare altri ragazzi?. Molly fece un saltello da bambina. Andiamo.

    Le ragazze si diressero insieme verso il campo da sport.

    "Grazie", disse una voce molto bassa nella testa di Rae, facendola quasi inciampare. Guardò Maria con la coda dell’occhio e annuì. Quando Maria le sorrise di rimando, Rae sogghignò. Porca miseria! È davvero successo! Ha parlato nella mia testa! Quest’anno sarà incredibile.

    Molly suggerì di andare negli spalti centrali, in modo da vedere entrambe le squadre e si sedettero sui sedili ad osservare. Rae non ci mise tanto a capire che Devon era quello più veloce e il più talentuoso della sua squadra. I ragazzi sembravano ignorare le ragazze sugli spalti, ma questo a Rae non dispiaceva. Così avrebbe avuto tempo per fermare le sue farfalle nello stomaco.

    Un ragazzo nella squadra avversaria calciò la palla vicino al suo portiere. In un colpo d’occhio, lui passò nel centrocampo e si lanciò verso la difesa degli avversari. Lanciò la palla in rete, facendo goal immediatamente.  Rae sbattè gli occhi velocemente, cercando di capire se avesse veramente visto quello che era accaduto.

    Non vale! Non vale! Devon agitò le sue braccia per aria. Riley, conosci le regole: non si usano i propri doni!

    Ma fammi un piacere! Non posso farci niente se cammino più veloce di quanto voi corriate, gridò Riley. I suoi compagni di squadra risero e batterono le mani sulla sua spalla.

    Non sei veloce come la luce se non usi il tuo dono, però! Non c’è alcun modo di andar contro alle regole della Fisica. Devon si colpì la testa e i ragazzi risero. Stai forse cercando di impressionare le ragazze? I ragazzi iniziarono a camminare verso gli spalti.

    Pensala come vuoi, disse Riley con uno sguardo minaccioso.

    Devon si inchinò teatralmente di fronte alle ragazze.

    Ciao, sono Riley, disse posizionandosi davanti a Devon.

    Rae notò il tatuaggio di un ghepardo un suo polso. Questo spiegava la velocità.

    Ragazze, questa è la mia squadra. Il nostro portiere si chiama Nicholas, i due difensori sono... Gli occhi e la bocca di Riley smisero di muoversi quando si posarono su Rae. Sembrava quasi congelato, come se vederla non gli sembrasse vero. Sono i miei capelli? Ho qualcosa in faccia? Subito desiderò di potersi nascondere dietro a Haley. Ma per quanto potesse desiderarlo, lo vedeva dal suo volto che ciò che lo aveva pietrificato era lei. Tu sei Rae Kerrigan, non è vero?

    Tutte le risate e gli spintoni dei ragazzi cessarono all’istante. Rae avrebbe potuto giurare che tutte le loro bocche si aprirono all’unisono. Il suo stato d’animo oggi era stato messo sotto prova, dall’imbarazzo e lo stress della giornata fino a non sapere perché tutti si comportavano in modo così strano. Le parole uscirono dalla sua bocca ancora prima che avesse la possibilità di chiuderla. Sì, sono Rae. Non so cosa vi sia stato detto riguardo a me, ma vi assicuro che sono io quella più a disagio tra di noi. Voi strani dotati non avete alcuna idea di come io sia terrorizzata.

    Devon arrivò a salvarla. Non ascoltare Riley. Potrà essere veloce come un ghepardo, ma ha il tatto di un ratto. Riley lanciò un’occhiataccia a Devon per il suo commento, ma questo sciolse la situazione e i ragazzi iniziano a ridere e a rilassarsi. Si fidano tutti di lui, a quanto pare... carino, delicato, supereroe e ora affidabile... buon pacchetto.

    Molly squittì, Non sono ancora stata marchiata. Il mio compleanno è in tre giorni. Rae non sarà pronta fino al quindici di novembre.

    Rae guardò scioccata la sua compagna di stanza. Come faceva a saperlo? Lei non glielo aveva detto. Comunque, aveva sbagliato data. A causa di un errore d’ufficio quando era nata, il suo certificato di nascita non riportava la data corretta, ma in quel momento Rae non aveva voglia di correggere Molly, dato che lei per prima non avrebbe dovuto saperlo. Le sembrò subito una buona idea non dire a tutti la vera data del suo compleanno.

    Quindi rimarrai normale fino a novembre?, domandò uno dei ragazzi.

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