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John
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Ebook330 pages5 hours

John

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About this ebook

"Ci sono due tipi di uomini: coloro che subiscono il proprio destino in silenzio, sballottati dai colpi della vita, inconsapevoli del reale significato dell'esistenza che portano dentro. E poi ci sono quelli come John, che costruiscono il destino con le proprie mani, che non si arrendono, che farebbero di tutto pur di superare l'inferno da cui sono circondati, e che incessantemente cercano.

Di questo, prima di tutto, parla John: dell'estenuante ricerca dell'Amore.

Un romanzo che va oltre le stupide definizioni di genere, che riesce a essere spirituale quanto carnale, quotidiano quanto sublime.

Saranno i personaggi di questa storia a guidarci per mano, a renderci partecipi delle loro prove, a farci assaporare le loro sconfitte, a mostrarci con coraggio le loro ferite, condividendo i dolori più profondi. Perché è solo così che si cresce: confrontandosi, e avendo il coraggio di tuffarsi oltre i propri limiti."
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateJul 16, 2018
ISBN9788827839140
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    Book preview

    John - Alex Water

    Table of Contents

    PREFAZIONE

    John

    LA TAVOLA DEI DESTINI

    LA DONNA DI SANGUE REALE

    L’EPINOIA

    IL MAESTRO

    IL CAVALIERE REDENTO

    IL LIBRO DEI DESTINI

    LA SPADA E LA CROCE

    LA DOMANDA

    MICHAEL – Il Primo Costruttore

    OURIEL – Il Secondo Costruttore

    IL SEGRETO DI OURIEL

    ASMENEDAS - Il Terzo Costruttore

    IL DEMONE ACCOLTO

    SAPHASATOEL - Il quarto costruttore

    LA SCOPERTA DEI GUARDIANI

    ISABEL

    PREFAZIONE

    Sono molti i pensieri che mi si accavallano nella mente in questo momento. Da quando ho deciso d’iniziare a raccontare questa storia, scrivendola ho avuto non pochi turbamenti, non pochi pensieri e riflessioni in merito.

    Mi sono approcciato alla scrittura con la viva intenzione di aiutare gli altri, di trasmettere sotto forma di storie le esperienze delle persone che incontro nel mio cammino. Questo, fino al giorno in cui la storia di John fu abbastanza chiara da permettermi di avere le giuste informazioni per creare anche questo romanzo. Ed ecco che nel momento in cui ho realizzato ciò, una sorta di spaccatura mi si è parata davanti e mi ha reso le giornate successive abbastanza complicate. Per la prima volta da quando ho realizzato chi fossi veramente, e quale fosse il mio desiderio inconscio, ero turbato.

    Il mio cammino è stato intenso, ricco di emozioni e avventure, costellato d’incontri e persone che mi guidavano attraverso la realizzazione del mio sogno. Ma con John la cosa fu diversa.

    Lo conoscevo da molti anni, anche se avevamo sempre avuto realtà ed esistenze profondamente diverse.

    Da tempo avevo coronato il sogno del mio risveglio e, compiutolo, mi sono trovato proiettato in una realtà fatta da diversi incontri con persone che capitavano da noi per una chiacchierata, magari una riflessione, o meglio una meditazione, e poi sparivano, continuando nel loro privato e individuale incedere verso la consapevolezza.       

    Con John però la cosa prese una piega diversa. Subito sentii che sarei rimasto inevitabilmente legato a quella persona per molti anni. Le sporadiche frequentazioni dell’inizio si trasformarono in un rapporto d’amicizia più profondo, più intenso. Lui stava cercando la luce nella fitta nebbia della sua esistenza e io, come sempre inconsapevole comparsa, ero strumento dell’universo per aiutarlo.

    L’inizio del suo cammino, un po’ come del resto avevo già visto fare in molte persone, era stato un’esplosione emozionale, una rivelazione che l’aveva colpito nel profondo. Era talmente stanco della sua vita sentimentale e lavorativa che ormai qualsiasi cosa l’avrebbe stimolato di più. E come spesso accade, è proprio nei momenti di disperazione che avvengono i grandi cambiamenti che segnano l’esistenza di un individuo. Dalla disperazione, ovvero un estremo, si può generare solo l’esatto opposto, cioè l’estasi.

    Fu così anche per lui. Spesso l’entusiasmo che però scorgevo negli individui che arrivavano a noi era duraturo quanto un’esplosione, ovvero ancora meno del tempo che potreste immaginare. Il lampo che attraversava la loro mente e che, per la prima volta, scendeva fino a scuotere le loro coscienze, era talmente intenso che per qualche giorno lasciava posto a uno sfrenato entusiasmo, per poi cedere subito il passo alla routine. Quasi tutti, davanti ai primi cambiamenti da attuare per proseguire nella fitta scia di segnali che l’universo ci manda per guidarci fino al risveglio, lasciavano il passo alla certezza. Quindi con le più banali scuse, degne di una soap opera di quart’ordine, si scusavano con se stessi liquidandosi come si farebbe con un creditore, per poi tornare a soffocarsi nella quotidianità fatta di malgoverno, mancanza, apatia, e consuetudine lavorativa che ogni giorno posava un altro strato di grigio sulle loro esistenze.

    Per John invece, come per pochissimi altri, fu diverso. E lo notai dopo qualche tempo, quando fece un passo che molti avrebbero giudicato folle. E uso intenzionalmente la parola giudicato proprio a sottolineare quanto, ormai pervaso da forte credo per se stesso e per ciò che stava scoprendo, non si preoccupò più del giudizio di amici o famigliari e si trasferì a centinaia di chilometri dalla sua verdeggiante Toscana. In quel periodo i segnali lo stavano guidando prepotentemente verso la direzione della solitudine e del contatto interiore. La vita dissoluta a cui era abituato, e che aveva lasciato forti segni sulla sua materia, era giunta al termine e se n’era reso conto. Aveva intrapreso un cammino d’amore, e questo voleva donare a stesso per primo. Il modo che aveva di condurre la sua vecchia esistenza era antitetico al senso dell’amore di sé. Così, spaventato e con grande turbamento interiore, prendendo la decisione forse più difficile della sua vita, lasciò che i segnali lo guidassero verso ciò che era giusto. E così facendo si trasferì tra le verdeggianti colline a cavallo di due laghi poco sotto le Alpi. Abbandonò il lusso, l’agiatezza e la sicurezza economica, per donarsi alla strada che l’avrebbe condotto verso quello che desiderava nel profondo, e che un giorno mi confessò con molta semplicità. Guardandomi negli occhi, dopo un momento di meditazione fatta insieme, mi disse: «Voglio essere tre esse, che non è una marca di dischetti famosa… – sottolineò con l’ironia che era solito accompagnarlo nella vita – bensì sereno, saggio e sorridente».

    Desideri nobili, belli a tal punto che, quando li espresse, provai una forte scossa energetica. Poche erano le persone che esprimevano desideri del genere, e nessuno mi aveva mai confessato di voler essere saggio. Una persona così meritava tutta la mia attenzione e il mio tempo. Fu in quel momento che raggiunsi la consapevolezza che molto ci avrebbe legato anche dopo il suo risveglio.

    Così, passo dopo passo, indizio dopo indizio, la nostra conoscenza si fece più profonda e intensa, al punto in cui, un giorno, mi accorsi di conoscere tutta la sua storia, tutti i suoi passati e le sue forme, e sentii così il desiderio di raccontarla.

    Il suo era stato un cammino meraviglioso e ricco di fascino, con grandi passati da riscoprire, perché in essi risiedevano le sue limitazioni attuali. E appena trovò in questi le informazioni di cui necessitava, si lanciò sicuro sull’ultima porzione di sentiero che lo divideva dal raggiungimento dell’estasi: il perdono di sé.

    Ma contrariamente a quanto accadutomi con altri amici che hanno condiviso il loro risveglio con me, la storia di John mi affascinava non tanto per i suoi passati e per gli innumerevoli racconti che avrebbe generato, bensì per quello che sarebbe stato il suo futuro impegno, il suo ruolo nella forma d’essere che avrebbe preso una volta abbandonata la frequenza terrena.       

    È stato attraverso lui e il suo futuro impegno che sono riuscito a scendere ancora più in profondità nella materia che ci circonda, comprendendo anche i cicli vitali a cui è sottoposta. Come un immenso sistema vivente il nostro sistema solare, così come del resto tutta la sconfinata materia che lo circonda, muta quotidianamente, generando cambiamenti. Proprio come antitesi a un Dio statico e rigido, frutto di menti manipolatrici atte all’uniformazione delle masse, Colui che ci ospitava nella nostra totalità e di cui noi siamo la parte, è invece in costante mutamento. Se si potesse rappresentare il suo moto sarebbe simile a una scia lattiginosa proiettata con forza verso l’infinito. A ogni movimento la sua forma muta, proprio come una scia si espande e si contrae, genera porzioni e ne fa morire altre: vive insomma.

    Quindi, e qui vengo al perché dei miei personali turbamenti, mi trovo assorto e coinvolto in quello che suona più come una spaventosa profezia piuttosto che come un sereno e affascinante risveglio spirituale di cui scrivo abitualmente.

    Ma è proprio nel cambiamento che risiede la storia dell’anima di John. Nella morte che genera vita, nel fuoco che prima brucia per poi rinnovare, nella distruzione che cede il passo alla creazione. E anche questa creazione sarà mutata a sua volta nelle caratteristiche, per cui non sarà più dissoluta, audace e irrispettosa, bensì consapevole. Una nuova creazione d’amore.

    Stavo scoprendo un’altra parte del grande disegno che animava la mia esistenza. Quello che credevo essere il traguardo, la condizione da raggiungere per continuare a vivere in eterno, era in realtà solo l’inizio di qualcosa di ancora più grande. Stavo per varcare la soglia che conduceva alla Creazione, al Gioco che genera i Mondi e la vita stessa.

    A un tratto però, assorto nei pensieri che mi si affacciavano alla mente, dall’Occhio scaturì un’immagine. Entrai in quella visione e così, poco dopo, mi arrivò la risposta.

    Vidi un fiume, splendente, cristallino, che scorreva dolcemente verso valle. L’acqua era limpida, quasi trasparente per quanto pulita. Potevo scorgere sul fondo i ciottoli che nei secoli si erano depositati facendone un letto naturale. L’aria era fresca e tutt’intorno prati erbosi adornavano il paesaggio.

    La mia attenzione rimase catalizzata sul fiume e lo osservai meglio. Esso scorreva, proprio come faceva la mia esistenza e nel modo che più mi era congeniale, ovvero con calma e incessante moto. Ai lati era contenuto dai suoi due argini. Poco dopo compresi che questi ultimi erano il naturale limite all’esistenza del fiume. Essi lo creano proprio perché esistono; diversamente l’acqua non avrebbe più una via in cui scorrere e si disperderebbe. Dunque permettono al fiume di esistere e prendere la sua forma. Fatta questa riflessione mi venne naturale rapportarla a noi e alla nostra esistenza che, come per tutte le forme viventi presenti sul nostro pianeta, è composta proprio nello stesso modo. Siamo fatti di due poli, spirito e materia, che quando sono allineati convivono in armonia tra loro. E la nostra esistenza avviene proprio grazie a queste due energie. Per cui, esattamente come il fiume, esistiamo perché disegnati da queste due forze che ci contengono.

    Spesso, nei testi sacri indiani, ho trovato scritto che l’esistenza di un essere risvegliato si può paragonare a quella sottile linea che divide due sfere nel punto di tangenza. E per certi versi è vero, tanto che avevo fatto mio quel concetto senza nemmeno accorgermene. Ma in sé, e qui vengo al tranello che ha generato l’emozione in merito alla storia di John, questo concetto reca un grande limite. E con la visione la mia anima ha voluto mostrarmi l’errore d’interpretazione che mi aveva condizionato. Una linea che tange due sfere perfette per forza di cose è molto sottile. Una persona che giunge all’illuminazione prova proprio quell’esperienza, e si sente in perfetto equilibrio su quella linea. Ma la tangenza e la rivelazione di quella sottile linea esistenziale dura finché non guardi le due energie in modo separato. Certo, esistiamo perché esistono l’una e l’altra, ma se la rivelazione la trovi all’interno della linea di tangenza che esse creano, è anche vero che dopo la tua esistenza si pervade di entrambe.

    Quindi, e qui vengo all’errore che stavo facendo e che ho visto fare a molti personaggi nella storia, una volta risvegliati non siamo più limitati dalla dualità, bensì elevati all’unificazione. Per cui lo stato seguente al risveglio sarà più simile a un fiume che scorre contenuto dalle due forze generatrici, piuttosto che a un equilibrista in difficilissimo e snervante cammino su un filo sottile.

    E quell’immagine ha ben rappresentato il limite che mi stava condizionando.

    Per cui ho aperto la visione che la mia mente ha generato e mi sono spostato su una frequenza meno rigida, meno statica. E quella sensazione di difficoltà che mi accompagnava quando tentavo di approcciarmi alla storia che segue è scomparsa quasi immediatamente. Ho capito che non serviva restare in equilibrio su un filo, bensì potevo spostarmi in tutta l’ampiezza che scorgevo tra un argine e l’altro.

    Così ho fatto, ed entrambe mi hanno rivelato il loro segreto.

    Grazie John.

    John

    Io esistevo da prima.

    Ho camminato giù per ogni strada possibile. Io sono la ricchezza della luce. Io sono il ricordo di pienezza.

    Ho camminato nel luogo di massimo buio e giù sono entrato nella parte centrale della prigione. Le fondamenta del caos tremarono.

    Mi sono nascosto a causa del loro  male. Non mi hanno riconosciuto.

    Continuando scesi giù una seconda volta. Sono emerso tra quelli della luce, sono il ricordo della Provvidenza. Sono entrato al centro delle tenebre,

    la parte interna degli inferi, al fine di proseguire la mia missione.

    Le fondamenta del caos tremarono…

    Sono salito di nuovo verso l’alto alle mie origini di luce…

    Scesi una terza volta…

    Codex Nag Hammadi II.1 – cap. 17

    LA NASCITA

    Il Padre guardò dentro Barbelo, nella pura luce che circonda l’Invisibile Spirito. Barbelo concepì e partorì una scintilla di luce che aveva una beatitudine simile, ma non uguale alla sua… L’Invisibile Spirito celebrò la luce che aveva prodotto venendo fuori dal primo potere, la Provvidenza.

    Codex Nag Hammadi II.1 – cap. 4

    E

    rano passati millenni da quando i Guardiani erano stati l’ultima volta sul pianeta; esseri superiori, ricchi di conoscenza e antichissimi. Avevano un compito ben preciso nell’universo che sostiene la nostra esistenza, ovvero portare equilibrio e sviluppo in quelle parti del sistema vivente che necessitavano d’energia.

    Non si ha nessuna traccia di loro, se non labili forme di comunicazione con pittogrammi risalenti a milioni di anni passati in cui, forse per controllare come si stesse sviluppando il loro operato, tornarono in forma di coscienza sul pianeta a osservarci per qualche tempo.

    Nessuno ne conosce le origini e nessuno sa che grazie a loro l’esistenza ha preso forma e si è potuta sviluppare sul nostro pianeta. Possessori del più remoto segreto del Dio che li ospita, sono generatori di vita, di energia vibrante che permette al sistema di reggersi ed esistere. Sono coloro che portano con sé la forma primordiale del nostro essere, che evolutasi nei tempi ci ha portato fino alla nostra attuale forma.

    Durante l’ultimo salto evolutivo, quando due brame di spazio-tempo arrivarono a sfiorarsi imprimendo la forza dell’una all’altra, ci fu un grande scoppio d’energia e una generazione di masse che schizzarono in ogni parte dello spazio. Molte di loro, intente nel nuovo moto impresso dallo scoppio, iniziarono a prendere traiettorie del tutto casuali, arrivando a scontrarsi più volte.

    Tutto fu immediatamente rischiarato dall’enorme bagliore prodotto da una così grande massa e, in un lampo, intorno si crearono migliaia di sistemi vorticanti. Molta energia si canalizzò sulle masse più grosse, imprimendo le proprie caratteristiche elettriche e attrattive, generando così campi gravitazionali che attraevano masse morte o poco vibranti verso quelle più incandescenti e ricche di energie.

    In un angolo di quell’immenso spazio che aveva appena preso vita, stagliate a margine come fossero intente a non disturbare gli eventi, due strane creature stavano osservando la scena.

    Sospese nel vuoto, riflettevano con i loro corpi una luce dorata che li illuminava appena; il corpo era simile a quello che conosciamo attualmente, se non per la forma molto allungata e i perimetri che sembravano sfumare nello spazio.

    Gli arti però erano più lunghi ed esili rispetto a quelli di un corpo umano; sembravano proiettare un’immagine simile a quella di una creatura che aveva poca necessità di usare il proprio corpo e le proprie capacità fisiche per sussistere. Tutta la superficie non presentava peli, e la testa svettava sull’esile collo in modo del tutto innaturale a causa delle dimensioni. Con un cranio grande il doppio rispetto a quello umano, sembrava paradossale vedere quella sottile striscia di tessuto che rappresentava il collo sorreggere quello che pareva essere un grande peso.

    Solo due piccole increspature attraversavano l’intera superficie del cranio, partendo dalla fronte per arrivare fin dietro la nuca. Oltre il bagliore si potevano scorgere alcune macchie colorate che pulsavano ritmicamente sulla superficie. Appena ci fu lo scoppio, i due si osservarono in un modo che lasciava trasparire una certa complicità.

    Pochi istanti dopo l’esplosione tutto si calmò e prese una forma diversa, in cui migliaia di sistemi solari si assestarono nel loro moto andando a creare una nuova porzione di spazio.

    Dai loro occhi, profondamente diversi dai nostri e molto più profondi, seppur estranei a qualsiasi fattezza accostabile al genere umano, scaturì una scintilla. Lentamente si avvicinarono a quell’immensa proiezione, osservando in profondità la creazione in cerca di qualcosa.

    A un tratto uno dei due, intento a scorrere con i propri occhi migliaia di conformazioni sparse in ogni dove, fissò un piccolo sistema che risiedeva a margine di quell’infinita creazione. Si voltò verso il compagno, ed emettendo onde vibrazionali comunicò la sua scoperta. Ci fu un istante in cui i due restarono a osservarsi molto profondamente, con gli occhi del primo fissi sul compagno, intenti in un profondo scambio emotivo. Onde di materia si potevano scorgere danzare nello spazio che stava tra i due, saltellando tra una frequenza di densità e l’altra.

    Terminato quel profondo momento di comunicazione si avviarono a margine di quell’immenso spazio che occupavano, diretti verso una densa striscia di stelle.

    I due procedevano intenti nel loro moto, con una velocità e caratteristiche del tutto inusuali per le forze attrattive che governavano quello spazio. Sembrava che non fossero assoggettati alle leggi gravitazionali, che attraevano tutto il resto tranne i due corpi filiformi. Lo stesso valeva per il tempo, che per loro assumeva un concetto differente da ogni altra creazione. Ciò che per loro rappresentava pochi istanti, immersi in un concetto spazio-tempo pari allo scorrere eterno, per un uomo rappresentava millenni.

    Quando raggiunsero il centro di quella galassia, sostarono per un istante. Uno dei due voltò leggermente lo sguardo verso un lato e subito riprese il proprio moto, puntando un piccolo sistema composto da una sola stella e da nove pianeti, formatosi da poco ma ormai stabile. Quando raggiunsero la stella notarono che a poca distanza giaceva una massa che aveva le caratteristiche ideali per il loro compito, lo scopo che in vita li aveva guidati tra le brame spazio temporali, alla ricerca di sistema atti a ospitare il rinnovo, l’evoluzione e la proliferazione delle specie nei mondi. Nel loro lungo viaggio avevano già creato e dato vita a numerosi sistemi che componevano lo spazio che chiamavano Il Creatore, e questo Dio aveva dato loro gli strumenti per portare la vita e l’evoluzione di quell’enorme massa vibrante verso forme sempre più affascinanti e complesse.

    Quel pianeta, che con la sua equilibrata perfezione li aveva chiamati da così lontano, aveva tutte le caratteristiche per far sì che l’energia che stavano per depositarvi crescesse, migliorasse ed evolvesse, perpetrando così la vita e lo scopo del Dio che li aveva generati.

    Quando si avvicinarono al pianeta, tanto da distinguerne bene le fattezze, i due restarono a osservarlo a qualche chilometro di distanza, affascinati.

    Lingue di terra emergevano timidamente dalle acque che si erano formate durante la stabilizzazione nell’orbita della stella principale, lasciando così un ambiente adatto alla proliferazione e alla vita.

    Scesero di quota e si avvicinarono alla superficie, fluttuando nell’aria con eleganza e solennità. Poggiarono i loro arti inferiori su una superficie rocciosa a qualche centinaio di metri d’altezza, sospesa sopra una grande massa d’acqua che si apriva a perdita d’occhio. Da lassù una rumorosa cascata piombava fragorosa nello specchio sottostante, coprendo con il proprio boato ogni altro suono che i venti ancora forti creavano.

    Parte di quella che sarebbe stata di lì a poco una rigogliosa vegetazione stava già adornando i luoghi circostanti, rendendo molto armonico il paesaggio. L’acqua schiumava contro le rocce che incontrava nel suo incedere prima di giungere alla cascata, e nel cielo ampi cumulonembi scorrevano a gran velocità, dipingendo il cielo di forme e colori che mutavano in rapida successione.

    A un tratto uno dei due portò la propria mano all’altezza del petto. Poi con un gesto deciso lasciò che l’arto entrasse all’interno del suo copro, attraversando la pelle in modo del tutto naturale. Poco dopo estrasse la mano e la osservò. Tra le dita teneva qualcosa che sembrava simile a un piccolo fusibile cilindrico e trasparente, lungo non più di un paio di centimetri. Il compagno gli si avvicinò e prese l’oggetto. Appena lo toccò una luce forte iniziò a brillare dall’interno e proiettò sullo spazio circostante un bagliore verdastro.

    A quel punto, l’essere che aveva estratto l’oggetto lo riprese tra le dita e, spezzandolo come fosse una fialetta, lo lasciò cadere nel fiume. In un batter di ciglia svanirono l’oggetto e tutto il suo contenuto.

    I due si osservarono e rimasero per un istante a riflettere sul gesto. Come già era capitato loro centinaia di volte, non sapevano quale sarebbe stata la sorte della semina, né tantomeno cosa questa avrebbe provocato o generato nel tempo.

    C’erano leggi più potenti che governavano la Creazione e che andavano oltre le loro possibilità. Sapevano solo, perchè questo era il compito che il Creatore aveva dato loro, che erano generatori di vita, dunque non potevano che fare questo.

    Scomparvero da quella massa vibrante in poco tempo, lasciandosi alle spalle la galassia che li ospitava e scomparendo tra le brame dello spazio e del tempo, alla ricerca di nuovi mondi che costantemente si espandevano nel loro incessante moto evolutivo.

    Durante lo scorrere del tempo quella piccola striscia di memoria si espanse lentamente, fino a prendere forme sempre più complesse. Le forme si susseguirono così come le vite, le esistenze che ogni singolo organismo stava maturando nel suo desiderio di miglioramento rimasero impresse nella forma, creando esseri sempre più intelligenti ed evoluti.

    Durante le varie epoche ci furono periodi anche molto duri, assestamenti di crosta e massa che crearono immani terremoti, distaccamenti di terre grandi come continenti che s’innalzarono nel cielo o sprofondarono nelle acque misero a dura prova il sogno dei suoi due generatori. Eppure, sempre pronto a mutare adattandosi, ciò che ormai era un mondo ricco e prolifico di specie animali continuava a incedere nella sua sperimentazione dell’esistenza.

    E questo fino ad arrivare all’uomo, la nostra specie, milioni di anni dopo quell’intervento divino.

    Ogni specie aveva trovato la propria chiave per accedere al gradino successivo nella scala evolutiva. Ogni esperienza era servita per arrivare a creare stabilmente materia in quella forma, donando al presente la ricchezza della conoscenza ancestrale passata. Tutto ciò che siamo al momento è frutto di quello che siamo stati nel passato, e dalle sue esperienze siamo pervasi. Lo stesso vale per ogni forma di vibrazione vitale, sia essa una singola cellula quanto un organismo più complesso, come quello animale o umano.

    Giunti alla nostra attuale forma, il successivo salto evolutivo sarebbe stato quello di trasformare la nostra dualità in un’unificazione, la nostra eterna lotta tra cuore e mente in pace. Questo avrebbe aperto le porte alla successiva forma: gli Eoni, o Angeli.

    Ciò è quanto si auspicavano i Guardiani quando, per intercessione dell’energia divina, ci donarono la possibilità di esistere. Essi stessi erano esseri evoluti che avevano attraversato un processo simile al nostro, all’epoca in cui il Dio che ci ospita era davvero poca cosa rispetto all’Universo espanso che è ora. Ma il loro moto li aveva portati ben al di là della limitante seppur affascinante forma che oggi abbiamo, donando loro caratteristiche di adattamento alla materia e alle energie che non possiamo nemmeno immaginare.

    Ad alcuni di noi umani, nel tempo, è riuscito di compiere il balzo di unificazione tra le due energie, lasciando traccia degli avvenimenti che ci hanno guidati attraverso l’esperienza nei vari secoli. Altri sono riusciti addirittura a comunicare per mezzo di uomini dotati d’una particolare caratteristica telepatica, raccontando in parte com’era l’esperienza che erano andati a occupare e vivere. Ma quella che viene definita da noi la dimensione angelica è ben poca cosa rispetto alle caratteristiche evolutive dei Guardiani.

    Non stiamo infatti parlando di cammino consapevole che attraversa due forme di esistenza su due diversi piani vibrazionali, bensì di qualcosa che è composto da caratteristiche del tutto prive di ogni possibilità d’essere immaginate. La sola mente duale non sarebbe in grado di processare e riconoscere una tale intensità di esperienze. Solo il Creatore nella sua sconfinata conoscenza ed esperienza, passando lui stesso per quella forma prima di loro, può conoscere appieno le loro caratteristiche.

    Una cosa però i due solitari viaggiatori degli spazi sapevano con certezza, ovvero che, al di là del tempo necessario e delle casualità possibili e incalcolabili, una piccolissima parte di quella fialetta conteneva una striscia pressoché invisibile d’informazioni genetiche che nel tempo, una volta compiuti i necessari cicli evolutivi, avrebbe permesso la generazione di un gruppo di esseri superiori, con caratteristiche del tutto ignote e sconosciute ai più. Questo gruppo avrebbe portato con sé quell’invisibile patrimonio genetico e, una volta compiuto il passo del risveglio con il conseguente rilascio dell’intera energia interiore, sarebbe migrato verso una forma di cui mai si era parlato prima: i Guardiani.

    I due portatori di materia sapevano che, al momento giusto, le persone che recavano con sé quell’unica e inscindibile striscia d’informazioni avrebbero visto e permesso all’anima di lasciar risvegliare in loro quel sogno, quel desiderio inconscio e primordiale che li avrebbe guidati, non senza difficoltà, attraverso il compimento del proprio scopo iniziale.

    E così quell’unica cellula passò di forma in forma, sviluppandosi, accrescendosi e scindendosi, attraversando epoche disparate in cui accadde di tutto prima di giungere alla prima forma umana. La progressione e la scissione continuarono generando, di epoca in epoca, una stirpe molto particolare di anime di cui nessuno conosce il profondo segreto.

    Ed ecco che proprio una di queste creature stava per iniziare un percorso lungo, intenso e affascinante, portando a compimento un disegno tanto grande quanto inimmaginabile: il cammino di chi chiamerò per comodità John, anche se sarebbe più definibile con: Colui che è stato, è e sarà.

    LA TAVOLA DEI DESTINI

    Era un fresco mattino della quarta stagione quando qualcosa d’importante tornò a chiamarmi dentro con forza.

    Accadde mentre mi stavo dirigendo al Tempio, abitudine che avevo ormai da diverso tempo, almeno fin dal giorno in cui tornai su questa dimensione, portando a compimento la leggenda che il nostro popolo tramanda da sempre.

    Intento nel mio incedere fui distratto da una sferzata di vento freddo che mi attraversò il viso. Alzai lo sguardo e notai con stupore che le porte della stagione fredda si erano ormai aperte, lasciando che il gelo avvolgesse ogni cosa.

    Il cielo era terso e, come spesso accadeva in quel periodo, era anche il più bello da ammirare. Si poteva respirare un’aria pulita, incontaminata, e il debole calore dei nostri due soli riscaldava il mio corpo donandogli un piacevole stato d’intorpidimento.

    Ero ormai diventato un punto di riferimento importante per la spiritualità delle anime che con me, qua sulla Grande Madre, camminavano in questa forma, e lo scorrere delle mie giornate si era fatto cadenzato e abbastanza regolare; cosa che peraltro

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