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Vedove scaltre e vecchi segugi: Gli ATOMI: micro-romanzi per chi va di fretta volume 4
Vedove scaltre e vecchi segugi: Gli ATOMI: micro-romanzi per chi va di fretta volume 4
Vedove scaltre e vecchi segugi: Gli ATOMI: micro-romanzi per chi va di fretta volume 4
Ebook60 pages44 minutes

Vedove scaltre e vecchi segugi: Gli ATOMI: micro-romanzi per chi va di fretta volume 4

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About this ebook

In autunno, ai confini della Lomellina, ci si preoccupa di mietere il riso e di far correre i cani in vista della stagione venatoria: non certo di trovare un cadavere che si vorrebbe far credere essere vittima di un incidente di caccia e, poi, un altro dovuto a un incidente stradale segnalato da automobilisti di passaggio. Due vecchi segugi, un maresciallo dei carabinieri e un agente di polizia locale (con un passato nei servizi segreti militari), scopriranno la dinamica reale dei fatti ma la dovranno tenere per loro stessi; le due vedove,  divenute tali non per volontà propria, si rifaranno una vita ma senza alcun uomo tra i piedi, compreso il politico che ha ordinato la sabbia per far dimenticare l'intera vicenda e che ha concesso ai due "segugi" una sgambata in campagna, salvo rimettrli nei rispettivi box ad attendere una nuova stagione venatoria.
LanguageItaliano
Release dateJul 17, 2018
ISBN9788828359319
Vedove scaltre e vecchi segugi: Gli ATOMI: micro-romanzi per chi va di fretta volume 4

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    Vedove scaltre e vecchi segugi - Claudio Montini

    selfpublishing

    PRIMO: Il battesimo dell'autunno

    La pioggia, agognata quant'altre cose mai nei torridi giorni di luglio e agosto, si presentò inopportuna alla fine di settembre, giusto per battezzare l'autunno e chiudere i conti con l'estate.

    Al riso e al mais procurava ormai solo fastidi, raccoglieva velenose contumelie dai contadini che erano ansiosi di mietere, lasciava indifferenti solo i cacciatori che liberavano i cani, permettendo loro di farsi una sacrosanta corsa all'aria aperta.

    La memoria corta della gente, svezzata e addestrata da decenni di televisione sempre più becera, si ingozzava avidamente delle banalità pronunciate, con toni apocalittici e corroborate da animazioni tridimensionali, dalla moltitudine di esperti al soldo di ogni testata giornalistica in video, in voce, in linea: nemmeno si accorgeva che le immagini e le parole adoperate erano addirittura quelle dell'anno precedente.

    Così come prima pareva che fosse l'estate più calda del millennio, ora il genere umano doveva fare i conti col prologo del secondo diluvio universale: chi non aveva comprato per tempo un cabinato turbo elica, era uno dei tanti poveracci spacciati che avrebbero ingrossato le statistiche dell'imminente cataclisma riguardo alle vittime.

    Qualcuno aveva detto che, del resto, bisognava pur riempire lo spazio tra una réclame e l'altra: essendo poi, la nostra, una perfetta democrazia occidentale, si doveva assolutamente assicurare uguale visibilità a ogni spot, perchè la repubblica promuove la parità di trattamento tra gli inserzionisti e la libertà di ammaliare e turlupinare, in nome del sommo bene comune, il popolo bue, suddito e consumatore.

    Al cadavere abbracciato alla riva del fosso, come un disperso nel deserto che, giunto al pozzo dell'oasi, placa la sete immergendovi la testa fino alle orecchie, del bailamme e delle farse della seconda repubblica e del terzo millennio non importava più nulla. Aspettava, senza scomporsi per la curiosità di nutrie e topi e corvi, che qualche anima pia lo trovasse prima che questi decidessero di darsi a un pranzo esotico o che la chimica organica restituisse alla terra la creta, un tempo animata dall'alito divino.

    Ma gli animali, che non si fidano degli uomini già da vivi, non si mossero dalle loro tane finché non smise di piovere e, poi, si limitarono a vegliare l'epilogo infausto d'una storia meschina di tradimenti, egoismo, disprezzo per il prossimo e per la vita come solo gli esseri umani sanno fare.

    «Povra Italia sensa re!!»

    Avrebbe detto mio nonno, che quei paesi e tutte le cascine intorno li conosceva bene perché faceva vendere tutto quello che dava la campagna al prezzo giusto e rendeva al venditore i soldi giusti fino al centesimo: era il mediatore per antonomasia e, qualche volta, aveva pure combinato matrimoni tutti andati a buon fine, come soleva sottolineare, dimenticando che era stata la nonna a sceglierlo sedendosi al volo sul suo calesse, una domenica che lui scendeva a messa, lasciando con un palmo di naso la vicina di casa, che un giorno gli faceva gli occhi dolci e quello appresso lo ignorava sdegnosa. Così, lui aveva trovato, la sua regina e non s'era mai pentito d'aver relegato quel re, cui aveva regalato la fine dell'adolescenza e un'occhio sul monte Grappa, a mero protagonista d'una esclamazione di disappunto.

    «In pubblico si chiamano amici e dietro le quinte si danno coltelli nella schiena...»

    Avrebbe ribattuto, invece, mio padre che aveva vissuto l'evoluzione dei costumi sociali sulla sua pelle: era della generazione che aveva la guerra nei ricordi d'infanzia e la giovinezza sbocciata col boom economico; quaranta e più anni di democrazia cristiana avevano svezzato e ammodernato l'Italia ma lui, in quel corsivo di Montanelli, aveva avuto conferma di tutte le note stonate ascoltate in giro e delle clamorose giravolte andate in onda dappertutto, nei piccoli cortili come sui grandi palcoscenici. Pensavo a loro quando scesi dall'auto di servizio e vidi

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