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Sherlock Holmes History
Sherlock Holmes History
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Sherlock Holmes History

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Parlare di Sherlock Holmes è come parlare di qualcosa che è sempre esistito e di cui sembra non ci sia più nulla da dire. Ma non è così! Gli argomenti trattati nell’eBook sono: Il personaggio nelle opere di Arthur Conan Doyle, Rapporti interpersonali, Dipendenze, La finta morte di Holmes e il suo ritorno, Ritiro, Il metodo scientifico, Canone, "Elementare, Watson!" e l'immagine popolare, Onorificenze, Il racconto ritrovato, Il giovane Sherlock Holmes, Filmografia, Serie di film con Basil Rathbone, Altri film, Serie televisive, Libri con Sherlock Holmes di altri autori, Videogiochi, Librogame, Animazione, Fumetti, Influenza culturale, Gli eredi di Sherlock Holmes, Le Avventure di John Sherlock Holmes, il Figlio di Sherlock Holmes, Sheila Holmes, la pronipote di Sherlock Holmes, Personaggi ispirati a Holmes, Narrativa, Cinema e televisione, Fumetti, manga e anime, Altri media, Le Avventure del Diabolico Professor Mefisto di Curt Matul, Gli uomini senza volto, Le Indagini Segrete di Gabriele D’Annunzio di Adelaide Byrne. I testi provendono in parte da Wikipedia.
Il libro è illustrato ed è interattivo.
LanguageItaliano
Release dateJul 11, 2018
ISBN9788828354765
Sherlock Holmes History

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    Sherlock Holmes History - Autori Vari

    Sherlock Holmes History

    di

    Autori Vari

    Edizione 2016

    Copyright

    Il testo è disponibile secondo la licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo; possono applicarsi condizioni ulteriori. Vedi le Condizioni d'uso per i dettagli.

    Prima Edizione in eBook anno 2016 - Self-Publishing

    I testi provenienti da Wikipedia non sono stati modificati

    Fonti principali dei Testi:

    Wikipedia

    Warning on the Copyright (Precisazioni sul Copyright)

    Book projected and prepared in Italy

    Tutti i contenuti di questo eBook rispettano la Legge sul Diritto di Autore vigente in Italia (Legge 22 aprile 1941 n. 633 - Protezione del diritto d'autore e di altri diritti connessi al suo esercizio - (G.U. n.166 del 16 luglio 1941) - Testo consolidato al 9 febbraio 2008.

    All illustrations in this book are copyrighted by their respective copyright holders (according to the original copyright or production date) and are reproduced for historical purposes, in according to the Italian Copyright Law (Law no.633 of 22nd April 1941) and Fair use (US trademark law). Any omission or incorrect information should be transmitted to the author or publisher, so it can be rectified in future editions of this book: laura.cremonini@libero.it

    In particolare (particularly)

    Art. 70

    comma 1: Il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi se effettuati per uso di critica o di discussione, nei limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all'utilizzazione economica dell'opera;

    The abridgment, quotation or reproduction of fragments or parts of a work and their communication to the public for the purpose of criticism or discussion, shall be permitted within the limits justified for such purposes, provided such acts do not conflict with the commercial exploitation of the work

    comma 3: Il riassunto, la citazione o la riproduzione debbono essere sempre accompagnati dalla menzione del titolo dell'opera, dei nomi dell'autore, dell'editore e, se si tratti di traduzione, del traduttore, qualora tali indicazioni figurino sull'opera riprodotta.

    The abridgment, quotation or reproduction must always be accompanied by a mention of the title of the work, and of the names of the author, the publisher and, in the case of a translation, of the translator, whenever such mentions appear on the work that has been reproduced.

    Art. 87

    Sono considerate fotografie ai fini dell'applicazione delle disposizioni di questo capo le immagini di persone o di aspetti, elementi o fatti della vita naturale e sociale, ottenute col processo fotografico o con processo analogo, comprese le riproduzioni di opere dell'arte figurativa e i fotogrammi delle pellicole cinematografiche.

    The images of persons, or of aspects, elements or events of natural or social life, obtained by photographic or analogous processes, including reproductions of works of figurative art and stills of cinematographic film, shall be considered photographs for the purposes of this Chapter.

    Art. 90

    Gli esemplari della fotografia devono portare le seguenti indicazioni:

    1) il nome del fotografo, o, nel caso previsto nel primo capoverso dell'art. 88, della ditta da cui il fotografo dipende o del committente;

    2) la data dell'anno di produzione della fotografia;

    3) il nome dell'autore dell'opera d'arte fotografata.

    Qualora gli esemplari non portino le suddette indicazioni, la loro riproduzione non è considerata abusiva e non sono dovuti i compensi indicati agli articoli 91 e 98, a meno che il fotografo non provi la malafede del riproduttore.

    The copies of the photograph must bear the following particulars: 1. the name of the photographer or, in cases referred to in the first paragraph of Article 88, the name of the firm to which he belongs, or of the person who commissioned the photograph; 2. the year of production of the photograph; 3. the name of the author of the work of art which has been photographed. If the copies do not bear these particulars, their reproduction shall not be deemed abusive and the remuneration laid down in Articles 91 and 98 shall not become due unless the photographer proves bad faith on the part of the reproducer.

    Art. 92

    Il diritto esclusivo sulle fotografie dura vent'anni dalla produzione della fotografia.

    The exclusive right in respect of photographs shall subsist for 20 years from the making of the photograph.

    Altre precisazioni

    Nessuna opera pittorica contenuta in questo libro proviene da Foto effettuate in Musei Italiani o Stranieri o Collezioni Private. Sono immagini scannerizzate contenute nella monumentale pubblicazione, quanto poco conosciuta, Obrazy według artysty di Milan Schlick (deceduto nell'anno 1943), edita in 100 copie nell'anno 1946 e dedicata a falsi d'autore famosi. Gli artisti dei falsi d’autore sono anch’essi deceduti da più di 70 anni.

    Remake

    Il remake, come indica la sua traduzione letterale dalla inglese, è il rifacimento di un'opera, in genere fiction di tipo audiovisivo, già esistente. Il termine si applica in particolare ai film ma può essere utilizzato anche in letteratura. Il remake può essere più o meno fedele all'originale: si può ad esempio cambiare l'ambientazione, qualche personaggio o attualizzare la trama. Tutto ciò, ovviamente, a seconda delle esigenze che possono essere diverse da quelle dell’opera originale. Solitamente maggiore è la distanza temporale tra le due opere, maggiori sono le differenze. Tutti i remake operati dal Self-Publish si rifanno ad opere cadute nel Pubblico Dominio. Si distaccano sempre dall’opera originale per una nuova ambientazione, per personaggi diversi da quelli primigeni, per l’aggiunta di capitoli nuovi. A volte la trama viene cambiata, a volte no.

    It is the remaking of a work, generally fiction type audiovisual, already existing. The term is applied particularly to the films but it can also be used in literature. The remake can be more faithful to the original one: he can for instance change the setting, some character or to update the plot. All of this, obviously, according to the demands that can be different from those of the original work. Usually greater it is the temporal distance among the two works, greater they are the differences. All the remake operated by the Self-Publish are referred to fallen works in the Public Dominion. They always detaches from the original work for a new setting, for different characters from those primitive, for the addition of new chapters. At times the plot is changed, at times no.

    Testi e Immagini provenienti dagli Stati Uniti – Fair Use

    Per quanto attiene testi e immagini provenienti dagli Stati Uniti cella presente pubblicazione ci si è attenuti alle disposizioni contenute nel titolo 17, § 107, del Copyright Act sotto forma di clausola (la legge sul copyright statunitense). Il principio del fair use rende le opere protette da copyright disponibili al pubblico come materiale grezzo senza la necessità di autorizzazione, a condizione che tale libero utilizzo soddisfi le finalità della legge sul copyright, che la costituzione degli Stati Uniti d'America definisce come promozione del progresso della scienza e delle arti utili (I.1.8), o meglio dell'applicazione legale dei reclami di infrazione. La dottrina tenta con ciò di equilibrare gli interessi dei titolari di diritti esclusivi con i benefici sociali o culturali che derivano dalla creazione e dalla distribuzione delle opere derivate. Nella misura in cui questa dottrina protegge forme di espressione che potrebbero diversamente venire a configurarsi come infrazioni del copyright, è stata posta in relazione con la protezione della libertà di parola sancita dal primo emendamento della costituzione statunitense.

    Fair use is a legal doctrine only in the United States. It permits limited use of copyrighted material without acquiring permission from the rights holders. While according to the Supreme Court fair use is an affirmative defense, in Lenz v. Universal Music Corp., (the dancing baby case), the United States Court of Appeals for the Ninth Circuit concluded that fair use was not merely a defense to an infringement claim, but was an expressly authorized right, and an exception to the exclusive rights granted to the author of a creative work by copyright law. Fair use is therefore distinct from affirmative defenses where a use infringes a copyright, but there is no liability due to a valid excuse, e.g., misuse of a copyright. Examples of fair use in United States copyright law include commentary, search engines, criticism, parody, news reporting, research, and scholarship. Although related, the limitations and exceptions to copyright for teaching and library archiving in the U.S. are located in a different section of the statute. Fair use provides for the legal, unlicensed citation or incorporation of copyrighted material in another author's work under a four-factor balancing test.

    The term fair use originated in the United States. A similar-sounding principle, fair dealing, exists in some other common law jurisdictions but in fact it is more similar in principle to the enumerated exceptions found under civil law systems. Civil law jurisdictions have other limitations and exceptions to copyright.

    Fair use is one of the traditional safety valves intended to balance the interests of copyright holders with the public interest in the wider distribution and use of creative works by allowing certain limited uses that might otherwise be considered infringement (more).

    Le Avventure di John Sherlock Holmes, il Figlio di Sherlock Holmes

    Paranoia di Arthur Dayle e Curt Matul (Versione Cartacea) (Cartacea Pocket)

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    L’Antro degli Orrori di Arthur Dayle e Curt Matul (Versione Cartacea)

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    Il Segreto di Lady Chatterley di Arthur Dayle e Curt Matul (Versione Cartacea)

    (Versione Kindle - Versione Kobo – Versione Google Play – Versione iBook per iPad)

    La Morte di Lady Hamilton di Arthur Dayle e Curt Matul (Versione Cartacea)

    (Versione Kindle - Versione Kobo – Versione Google Play – Versione iBook per iPad)

    Segreto Mortale di Arthur Dayle e Curt Matul (Versione Cartacea)

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    I Folli di Lennox House di Arthur Dayle e Curt Matul (Versione Cartacea)

    (Versione Kindle - Versione Kobo – Versione Google Play – Versione iBook per iPad)

    Orrendo Delitto di Arthur Dayle e Curt Matul (Versione Cartacea)

    (Versione Kindle - Versione Kobo – Versione Google Play – Versione iBook per iPad)

    Il Signor X di Arthur Dayle e Curt Matul (Versione Cartacea)

    (Versione Kindle - Versione Kobo – Versione Google Play – Versione iBook per iPad)

    La Setta dei Thug di Arthur Dayle e Curt Matul (Versione Cartacea)

    (Versione Kindle - Versione Kobo – Versione Google Play – Versione iBook per iPad)

    Un pegno d’amore di Arthur Dayle e Curt Matul (Versione Cartacea)

    (Versione Kindle - Versione Kobo – Versione Google Play – Versione iBook per iPad)

    Il Film della Morte di Arthur Dayle e Curt Matul (Versione Cartacea)

    (Versione Kindle - Versione Kobo – Versione Google Play – Versione iBook per iPad)

    Rintocchi di Morte di Arthur Dayle e Curt Matul (Versione Cartacea)

    (Versione Kindle - Versione Kobo – Versione Google Play – Versione iBook per iPad)

    Il Castello del Terrore di Arthur Dayle e Curt Matul (Versione Cartacea)

    (Versione Kindle - Versione Kobo – Versione Google Play – Versione iBook per iPad)

    Odio e Amore di Arthur Dayle e Curt Matul (Versione Cartacea)

    (Versione Kindle - Versione Kobo – Versione Google Play – Versione iBook per iPad)

    Il Carnevale della Morte di Arthur Dayle e Curt Matul (Versione Cartacea)

    (Versione Kindle - Versione Kobo – Versione Google Play – Versione iBook per iPad)

    Die Liebe Club di Arthur Dayle e Curt Matul (Versione Cartacea)

    (Versione Kindle - Versione Kobo – Versione Google Play – Versione iBook per iPad)

    Dark Lady di Arthur Dayle e Curt Matul (Versione Cartacea)

    (Versione Kindle - Versione Kobo – Versione Google Play – Versione iBook per iPad)

    L’uomo che uccise se stesso di Arthur Dayle e Curt Matul (Versione Cartacea)

    (Versione Kindle - Versione Kobo – Versione Google Play – Versione iBook per iPad)

    Indice

    Copyright

    Warning on the Copyright (Precisazioni sul Copyright)

    Le Avventure di John Sherlock Holmes, il Figlio di Sherlock Holmes

    Indice

    Introduzione

    Sherlock Holmes History

    Il personaggio nelle opere di Arthur Conan Doyle

    Rapporti interpersonali

    Dipendenze

    La finta morte di Holmes e il suo ritorno

    Ritiro

    Il metodo scientifico

    Canone

    Elementare, Watson! e l'immagine popolare

    Onorificenze

    Il racconto ritrovato

    Il giovane Sherlock Holmes

    Filmografia

    Serie di film con Basil Rathbone

    Altri

    Serie televisive

    Libri con Sherlock Holmes di altri autori

    Videogiochi

    Librogame

    Animazione

    Fumetti

    Influenza culturale

    Gli eredi di Sherlock Holmes

    Le Avventure di John Sherlock Holmes

    Sheila Holmes, la pronipote di Sherlock Holmes

    Personaggi ispirati a Holmes

    Narrativa

    Cinema e televisione

    Fumetti, manga e anime

    Altri media

    Le Avventure del Diabolico Professor Mefisto di Curt Matul

    Serie del Circuito Self-Publish

    Letteratura Western

    Capolavori della Letteratura Poliziesca

    Gli uomini senza volto

    Le Indagini Segrete di Gabriele D’Annunzio di Adelaide Byrne

    Sheila Holmes, la pronipote di Sherlock Holmes di Adelaide Byrne

    Altri romanzi di Adelaide Byrne

    Introduzione

    Parlare di Sherlock Holmes è come parlare di qualcosa che è sempre esistito e di cui sembra non ci sia più nulla da dire. Ma non è così! Gli argomenti trattati nell’eBook sono: Il personaggio nelle opere di Arthur Conan Doyle, Rapporti interpersonali, Dipendenze, La finta morte di Holmes e il suo ritorno, Ritiro, Il metodo scientifico, Canone, Elementare, Watson! e l'immagine popolare, Onorificenze, Il racconto ritrovato, Il giovane Sherlock Holmes, Filmografia, Serie di film con Basil Rathbone, Altri film, Serie televisive, Libri con Sherlock Holmes di altri autori, Videogiochi, Librogame, Animazione, Fumetti, Influenza culturale, Gli eredi di Sherlock Holmes, Le Avventure di John Sherlock Holmes, il Figlio di Sherlock Holmes, Sheila Holmes, la pronipote di Sherlock Holmes, Personaggi ispirati a Holmes, Narrativa, Cinema e televisione, Fumetti, manga e anime, Altri media, Le Avventure del Diabolico Professor Mefisto di Curt Matul, Gli uomini senza volto, Le Indagini Segrete di Gabriele D’Annunzio di Adelaide Byrne.

    Il libro è illustrato ed è interattivo.

    Sherlock Holmes History

    Sherlock Holmes è un personaggio letterario ideato da sir Arthur Conan Doyle alla fine del XIX secolo e protagonista di romanzi e racconti appartenenti al genere letterario del giallo deduttivo, il cui iniziatore fu nel 1841 Edgar Allan Poe con il suo Auguste Dupin (I delitti della Rue Morgue).

    Holmes, apparso per la prima volta nel romanzo Uno studio in rosso nel 1887, è stato ripreso in numerose opere teatrali, cinematografiche e televisive e in altri media, divenendo persino, secondo alcuni critici, la figura più celebre di investigatore della storia del giallo.

    Il personaggio nelle opere di Arthur Conan Doyle

    Comparso in quattro romanzi e cinquantasei racconti, il personaggio è assurto al ruolo di icona della letteratura gialla, superando di gran lunga la fama del suo stesso creatore. Conan Doyle riversa nelle sue storie anche la sua passione per la letteratura del terrore e del mistero, come si deduce dalla lettura del romanzo Il mastino dei Baskerville o il racconto Il vampiro del Sussex.

    Le origini di Holmes non vengono rivelate da Doyle, che fa soltanto brevi accenni al passato dell'investigatore. Nel racconto L'ultimo saluto. Un epilogo, ambientato nel 1914 (racconto compreso nella raccolta L'ultimo saluto di Sherlock Holmes), si dice che Holmes ha circa 60 anni, quindi si deduce che sia nato nel 1854. Leslie Klinger, studioso di Sherlock Holmes, ha addirittura immaginato che il detective potesse essere nato il 6 gennaio.

    Le avventure di Holmes sono raccontate, nella loro quasi totalità, dal suo amico e biografo, il dottor John Watson, che Holmes conosce nel 1881 quando cerca un coinquilino con cui dividere l'appartamento al 221B Baker Street. Watson è una sorta di alter ego dello stesso Conan Doyle (anch'egli laureato in medicina), che così descrive il detective:

    «[...] il suo sguardo era acuto e penetrante; e il naso sottile aquilino conferiva alla sua espressione un'aria vigile e decisa. Il mento era prominente e squadrato, tipico dell'uomo d'azione. Le mani, invariabilmente macchiate d'inchiostro e di scoloriture provocate dagli acidi, possedevano un tocco straordinariamente delicato, come ebbi spesso occasione di notare quando lo osservavo maneggiare i fragili strumenti della sua filosofia

    (da La scienza della deduzione, secondo capitolo di Uno studio in rosso)

    Holmes risulta quindi essere una persona molto attiva già dalla prima descrizione in cui le sue caratteristiche fisiche ne tracciano un quadro preciso, che verrà poi ben delineato nel corso di questo primo romanzo, Uno studio in rosso, nel quale Holmes dà sfoggio delle sue abilità deduttive, descrivendo minuziosamente la sua attività di consulente investigativo, ovvero di ultima speranza per coloro che sono bloccati in casi apparentemente irrisolvibili.

    Le caratteristiche salienti di Holmes sono però ben riassunte, ancora una volta, dal suo puntuale coinquilino e amico:

    «Sherlock Holmes - I suoi limiti

    Conoscenza della letteratura - Zero.

    Conoscenza della filosofia - Zero.

    Conoscenza dell'astronomia - Zero.

    Conoscenza della politica - Scarsa.

    Conoscenza della botanica - Variabile. Sa molte cose sulla belladonna, l'oppio, e i veleni in genere. Non sa niente di giardinaggio.

    Conoscenza della geologia - Pratica, ma limitata. Distingue a colpo d'occhio un tipo di terreno da un altro. Rientrando da qualche passeggiata mi ha mostrato delle macchie di fango sui pantaloni e, in base al colore e alla consistenza, mi ha detto in quale parte di Londra se l'era fatte.

    Conoscenza della chimica - Profonda.

    Conoscenza dell'anatomia - Accurata, ma non sistematica.

    Conoscenza della letteratura scandalistica - Immensa. Sembra conoscere ogni particolare di tutti i misfatti più orrendi perpetrati in questo secolo.

    Buon violinista.

    Esperto schermidore col bastone, pugile, spadaccino.

    Ha una buona conoscenza pratica del Diritto britannico.»

    (Dal secondo capitolo di Uno studio in rosso)

    In realtà questa lista, compilata da Watson pochi giorni dopo aver conosciuto Holmes, si rivela parzialmente fuorviante, fatto comprensibile, dato che è stato rappresentato nel primo romanzo con protagonista il famoso investigatore nel quale, quindi, Conan Doyle non aveva ancora una completa conoscenza del suo personaggio, ancora in fase di sviluppo. In numerosi racconti Holmes rivela di possedere un vasto interesse letterario e filosofico, citando numerose volte la Bibbia, il Corano, Shakespeare e Goethe. In seguito Conan Doyle preciserà che Holmes ha frequentato l'università, abbandonando gli studi prima di laurearsi. Le conoscenze di Holmes in campo pratico sono tali da avergli fatto anche scrivere dei trattati sugli argomenti più vari, come un trattato navale e una monografia sul tabacco (come lui stesso afferma nel racconto Il mistero di Valle Boscombe). Inoltre, come rivelano gli appunti di Watson, Holmes è un eccellente schermidore, specialmente col bastone e pratica il pugilato a mani nude, come riportato anche nella lista. Nel racconto L'avventura della casa vuota, Holmes afferma inoltre di conoscere il bartitsu, un sistema di lotta derivato dal jujitsu giapponese, il che lo rende uno dei primi occidentali ad aver praticato le arti marziali orientali.

    Una tipica frase (o per meglio dire motto) di Holmes è poi:

    «Una volta eliminato l'impossibile, ciò che resta, per quanto improbabile, deve essere la verità

    (Holmes parlando con Watson in Sherlock Holmes dà una dimostrazione, sesto capitolo di Il segno dei quattro)

    In pratica anche se ciò che rimane in un'indagine svolta per esclusione può sembrare assurdo, se è l'unica spiegazione logica deve per forza di cose essere quella corretta e solo accurati controlli potranno verificare quanto dedotto. È infatti con Holmes che le tecniche di abduzione, sempre chiamate nel Canone tecniche di deduzione, assurgono al livello di scienza, anche perché l'investigatore, che vive con l'amico in Baker Street, al numero 221B, è ricalcato sulla figura di Joseph Bell, un brillante medico che Doyle conobbe veramente e per il quale, come si può intuire leggendo i resoconti di Watson, provava grande ammirazione a causa delle sue eccezionali capacità deduttive.

    Doyle conobbe il dottor Bell durante gli studi universitari e ne fu anche assistente per circa un anno, prima di laurearsi. Bell aiutò effettivamente la polizia in alcuni casi (tra i quali quello di Jack lo squartatore) e diede il suo contributo alla nascita della medicina legale.

    La più famosa illustrazione di Sidney Paget pubblicata sulla rivista britannica Strand Magazine.

    Altre caratteristiche salienti di Holmes sono la grande conoscenza del tessuto criminale londinese, al cui interno aveva numerosi informatori (in genere ragazzini), e le sue grandi doti di trasformista, che l'aiutano nella raccolta di prove per la risoluzione dei suoi complicati casi. Holmes possiede un cane segugio, che in certi racconti è utile alla soluzione del caso. Sherlock Holmes è estremamente scettico sul paranormale e l'irrazionale (nonostante il suo autore Conan Doyle fosse un appassionato di spiritismo), come si vede ad esempio ne Il mastino dei Baskerville, ma non si sa quali siano le sue credenze religiose, sempre che ne abbia.

    Rapporti interpersonali

    Holmes ha un buon rapporto solo con Watson, mentre appare emotivamente molto distaccato e disinteressato agli altri. Tende, poi, a mantenersi lontano affettivamente dalle donne, e questo per mantenere la mente sempre lucida e sgombra da pensieri inutili e svianti (l'amore è un'emozione, e tutto ciò che è emozione contrasta con la fredda logica che io pongo al di sopra di tutto. da Il segno dei Quattro).

    Solo nel racconto Uno scandalo in Boemia Holmes mostra di provare una grande ammirazione per Irene Adler, l'unica donna che sia mai riuscita a ingannarlo, ma tale sentimento non può essere definito amore. Inoltre, questo incontro (o scontro) con una donna intelligente da parte di Holmes non fa altro che alleviare leggermente la sua sfiducia nel sesso femminile. Holmes si mostra un po' misogino in molti casi, anche se non sappiamo molto della sua vita personale in senso stretto (taluni lo hanno definito asessuale). Nutre, poi, una certa diffidenza sulle tecniche investigative di Scotland Yard, divertendosi alle spalle dell'ispettore Lestrade, pur aiutandolo, soprattutto per soddisfazione personale.

    Dipendenze

    Holmes ha poi un difetto che però, man mano che la sua vicenda si sviluppa, viene via via cancellato da Doyle: ogni volta che cade in uno stato d'inattività, per combatterne la depressione e mantenere la sua mente in movimento, fa uso di cocaina o di morfina, secondo la crisi in cui si trova coinvolto:

    «Sherlock Holmes tolse dalla mensola del caminetto una bottiglia e una siringa ipodermica da un lucido astuccio di marocchino. Con dita lunghe, bianche e nervose, fissò all'estremità della siringa l'ago sottile e si rimboccò la manica sinistra della camicia. I suoi occhi si posarono per qualche attimo pensierosi sull'avambraccio e sul polso solcati di tendini e tutti punteggiati e segnati da innumerevoli punture. Infine si conficcò nella carne la punta acuminata, premette sul minuscolo stantuffo, poi, con un profondo sospiro di soddisfazione, ricadde a sedere nella poltrona di velluto.»

    (da Saggio di scienza deduttiva, primo capitolo di Il segno dei quattro)

    Successivamente tale dipendenza sarà sostituita dalla pipa (anche in questo con un certo disappunto da parte di Watson, perché arriva, soprattutto per le indagini più complesse, ad affumicare completamente il soggiorno del loro appartamento).

    La finta morte di Holmes e il suo ritorno

    Il personaggio e il suo successo segnarono profondamente la carriera di scrittore di Doyle, il quale giunse a volersi liberare della propria creazione in modo drastico: nel racconto L'ultima avventura, venne descritta la morte di Holmes, nel corso di un duello con l'arcinemico Moriarty presso le cascate di Reichenbach.

    In séguito alla grande insistenza dei lettori, Conan Doyle fu costretto prima a scrivere un nuovo romanzo, Il mastino dei Baskerville, ambientato prima della sua morte, avvenuta nel 1891, quindi, dal momento che il corpo del geniale investigatore non risultava mai ritrovato, lo fece ritornare vivo e vegeto in attività ne L'avventura della casa vuota, ambientata nel 1894: tre anni di buio in cui Holmes si tiene nascosto, aiutando in gran segreto il governo britannico.

    Ritiro

    Dopo una carriera lunga ben 23 anni, 17 dei quali in collaborazione con Watson, Holmes si ritira prima nel Sussex a studiare l'apicoltura, quindi in una fattoria a cinque miglia da Eastbourne, dedicandosi alla filosofia e all'agricoltura, non prima di aver aiutato l'Inghilterra nel corso della prima guerra mondiale, come agente del governo.

    Il metodo scientifico

    «Non c'è alcun ramo delle scienze investigative così poco praticato, eppure tanto importante, qual è l'arte d'interpretare le orme

    (Sherlock Holmes. Da Uno studio in rosso)

    Il detective di Baker Street è il primo, se non ad applicare effettivamente, a rendere popolare la criminologia, cioè l'applicazione del metodo scientifico alle investigazioni criminali.

    Holmes pone alla base una certa differenza tra l'osservazione dei particolari e la deduzione. Egli considera questi due aspetti come distinti, poiché l'osservazione porta ad alcune preliminari conclusioni, ma solo con la conoscenza di alcuni aspetti della vicenda si possono trarre delle conclusioni definitive. Tale metodo deriva direttamente da quello del dott. Joseph Bell, insegnante di Conan Doyle, che nella diagnosi medica propugnava prima l'attenta osservazione dei dettagli, poi la conclusione basata sulla raccolta di prove inoppugnabili.

    Il metodo di Holmes è spesso basato sulla raccolta sul campo di prove e indizi, cosa che lo differenzia nettamente dal fratello Mycroft, comparso per la prima volta in L'interprete greco, in grado di risolvere, lui sì, un'indagine senza mai muoversi dalla propria residenza. Sherlock afferma che le capacità deduttive del fratello sono addirittura superiori alle proprie, ma che Mycroft non le impiega per pigrizia (dato che non si sposta mai più di poche centinaia di metri da casa).

    Holmes pone infine una certa, importante differenza tra il vedere e l'osservare, dove solo l'abilità di cogliere i particolari può essere affinata con l'abitudine e l'esercizio.

    Canone

    Il canone holmesiano si compone di una serie di 4 romanzi, 59 racconti e 3 commedie teatrali, per un totale di 66 storie scritte da Arthur Conan Doyle, quasi tutti pubblicati sullo Strand Magazine. Tale ciclo di storie è suddiviso come segue:

    Uno studio in rosso (A Study in Scarlet, 1887), romanzo

    Il segno dei quattro (The Sign of Four, 1890), romanzo

    Le avventure di Sherlock Holmes (The Adventures of Sherlock Holmes, 1892), raccolta di 12 racconti

    Le memorie di Sherlock Holmes (The Memoirs of Sherlock Holmes, 1894), raccolta di 11 racconti

    Il mastino dei Baskerville (The Hound of the Baskervilles, 1902), romanzo

    Il ritorno di Sherlock Holmes (The Return of Sherlock Holmes, 1905), raccolta di 13 racconti

    La valle della paura (The Valley of Fear, 1915), romanzo

    L'ultimo saluto (His Last Bow, 1917), raccolta di 8 racconti

    Il taccuino di Sherlock Holmes (The Case-Book of Sherlock Holmes, 1927), raccolta di 12 racconti

    I raccontini meno noti di Sherlock Holmes sono La fiera per il campo (The field bazaar, 1896), Come Watson imparò il metodo (How Watson learned the trick) e l'incompiuto L'avventura dell'uomo alto (The adventure of the tall man). Le tre commedie teatrali sono Sherlock Holmes (1899), scritta con William Gillette, Il diamante della corona (The crown diamond, 1910) e La banda maculata (The speckled band, 1910).

    Le date di pubblicazione non coincidono con l'ordine cronologico interno delle opere.

    Come detto, la maggior parte delle storie sono narrate in prima persona da Watson che vi prende anche parte. Fanno eccezione Il caso del Gloria Scott e Il rituale dei Musgrave nei quali Watson descrive due casi giovanili di Holmes come questi li racconta in prima persona; L'avventura del soldato sbiancato e La criniera di leone nei quali Watson non appare e che Holmes racconta personalmente; L'avventura della pietra di Mazarino che viene narrata in terza persona sebbene Watson vi compaia. Un caso a parte sono le lunghe storie, quasi romanzi nel romanzo, che fanno parte di Uno studio in rosso e La valle della paura e che ne spiegano gli antefatti; anch'essi raccontati in terza persona ma, è implicito, ad opera di Watson.

    Elementare, Watson! e l'immagine popolare

    Il modo di dire più tipico attribuito ad Holmes è la frase «Elementare, Watson!» (Elementary, my dear Watson!), quando egli spiega, con una certa sufficienza, all'amico medico la soluzione di un caso.

    La frase tuttavia non viene mai pronunciata in questa forma nelle versioni originali. Holmes usa l'espressione «Elementare!» solo nel racconto L'uomo deforme; nel primo capitolo de Il mastino dei Baskerville, afferma invece «Interessante, anche se elementare»; in Un caso di identità, racconto della raccolta Le avventure di Sherlock Holmes, dice «Tutto ciò è divertente, anche se piuttosto elementare»; in L'avventura del soldato sbiancato, contenuta nella raccolta Il taccuino di Sherlock Holmes, il detective afferma che «[il problema] per quanto fosse elementare, presentava alcuni punti di interesse e novità».

    Nelle traduzioni italiane, in una pagina della raccolta Le memorie di Sherlock Holmes, nel racconto L'uomo deforme, e anche in una pagina del romanzo Uno studio in rosso, Holmes, rispondendo a una domanda di Watson, fa semplicemente uso del modo di dire «Elementare!», riferito a un suo ragionamento; parimenti nel racconto L'avventura degli omini danzanti, dalla raccolta Il ritorno di Sherlock Holmes, rivolgendosi a Watson afferma: «Ogni volta che glielo si spiega, qualsiasi problema diventa per lei elementare»; ne Il segno dei quattro afferma: «La cosa è di una semplicità elementare».

    La frase «Elementare, mio caro Watson!» è stata resa popolare dal cinema e appare per la prima volta in un film del 1907, The Return of Sherlock Holmes; la frase «Oh, this is elementary, my dear Watson» fu in realtà inventata dall'attore e drammaturgo statunitense William Gillette, per il dramma teatrale Sherlock Holmes del 1899, scritto in collaborazione con lo stesso Conan-Doyle.

    La classica immagine in cui il detective indossa il deerstalker (il cappellino da cacciatore) e fuma la pipa calabash (la caratteristica pipa ricurva a forma di proboscide) è a sua volta apocrifa: soltanto in un racconto Watson fa riferimento a un "berretto di stoffa aderente", ma non al deerstalker. In nessuna avventura si trova invece traccia della pipa calabash, mentre Holmes fuma indifferentemente pipa, sigari e sigarette.

    Sia la pipa e il cappello, divenuti per il grande pubblico gli elementi distintivi di Sherlock Holmes, dunque sono in realtà apocrifi, invenzioni posteriori, in genere di origine teatrale, riprese poi dal cinema.

    Fu William Gillette (1853-1937), uno dei primi e più celebri interpreti del detective, a mettere il deerstalker in testa all'eroe e la pipa ricurva in mano, anche se effettivamente era stato l'illustratore Sidney Paget (morto nel 1908) il primo a disegnarlo con il caratteristico cappello da cacciatore.

    Gillette portò Holmes sul palco per oltre 1300 volte, interpretandolo inoltre in un film muto del 1916 e nel primo dramma radiofonico dedicato al detective di Baker Street.

    Onorificenze

    Sebbene sia un personaggio fittizio della letteratura, Sherlock Holmes, in alcuni racconti (come ne L'avventura degli occhialini d'oro contenuto nella raccolta Il ritorno di Sherlock Holmes), viene indicato come insignito della Legion d'onore.

    Nel racconto L'avventura dei tre Garrideb, incluso nella raccolta Il taccuino di Sherlock Holmes, Watson afferma che Holmes, nel giugno 1902, rifiutò un cavalierato offertogli per servizi da lui resi al governo.

    Il racconto ritrovato

    Venerdì 20 febbraio 2015 alcuni giornali inglesi hanno annunciato il ritrovamento in Scozia di un racconto su Sherlock Holmes intitolato "Sherlock Holmes: Discovering the Border Burghs and, By Deduction, the Brig Bazaar". L'autore del ritrovamento, Walter Eliot, sostiene che sia stato scritto da Arthur Conan Doyle. La pubblicazione ritrovata verrà presto esposta in un museo scozzese.

    Il racconto era stato scritto per un libro, il "Book of the brig", una raccolta di racconti pubblicata nell'ambito di una fiera tenuta allo scopo di raccogliere fondi per il restauro di un ponte nella cittadina scozzese di Selkirk.

    Diversi esperti hanno messo in dubbio che l'autore del racconto sia effettivamente Conan Doyle. Le differenze stilistiche e l'assenza dell'indicazione esplicita del nome dello scrittore fanno ipotizzare che si tratti di un pastiche, inserito per rendere omaggio a Doyle, che aveva partecipato alla raccolta dei fondi e tenuto un discorso in un teatro di Selkirk in quei giorni.

    Il giovane Sherlock Holmes

    Recentemente mi è giunta la notizia che stanno per affacciarsi nel mondo del Self-Publish Le Avventure del giovane Sherlock Holmes. Ed è un Holmes che ci sorprenderà non poco. Verremo così a scoprire che da giovane ad Holmes piacevano molto le donne. Che non era un misogino, che non era infallibile e tante altre curisoità. L’autrice, di cui per ora non rivelo il nome, ci informa che:

    Sherlock Holmes è nato il 6 gennaio 1854. È alto 1,80. Scuro di capelli. Occhi azzurri. Le sue avventure giovanili si svolgono tutte tra il 1872 e il 1884 (tra i 18 e i 30 anni). Dai diciotto ai 21 anni ha frequentato l’University College London. Qui ha conosciuto Marion Adams-Acton (scrittrice sua amica), Algernon Freeman-Mitford, I barone Redesdale (più anziano di lui di 17 anni), che diventa suo intimo e carissimo amico, Oscar Wilde, Arthur Wing Pinero, drammaturgo britannico, Howard Vincent, giovane investigatore di Scotland Yard e Juliette Récamier Fox, baronessa di Holland, ex compagna di scuola di Sherlock (giovanissima è stata una sua amante insieme ad Arthur Wing Pinero).

    Gli è compagna Yana, una rivoluzionaria russa.

    "Sherlock guardò la ragazza, meravigliandosi ancora una volta della sua straordinaria bellezza. Aveva un viso vivace e intrigante. I capelli erano di un nero corvino, la pelle morbida e liscia, eternamente abbronzata. Lineamenti classici, perfetti, le ciglia lunghe, belle labbra carnose ed intelligenti, occhi grigio-verdi. Aveva un bel corpo, con seni sodi, molto armoniosi, i fianchi che si incurvavano dolcemente e gambe ben fatte. Esisteva, nella sua immagine, un che di distaccato, una altezzosità che non le apparteneva ma che involontariamente emanava donandole un aspetto sensuale e seducente. Era uno degli aspetti di lei che lo avevano affascinato sin dall'inizio. Dal giorno in cui l’aveva conosciuta era rimasto colpito dalla sua passione, dalle sue risate, dalla sua intelligenza e dai suoi silenzi misteriosi e intriganti. Era entusiasta e socievole, a volte ingenua ma in modo dolce e inusuale per una donna che aveva già vissuto esperienze che avrebbero annientato chiunque. Ma, forse, quell’ingenuità doveva far parte, supponeva Sherlock, della corazza protettiva che aveva acquisito sin da quando aveva subito la prima delusione della sua vita."

    Sono romanzi che uniranno all’indagine poliziesca, portata avanti nel più classico stile del Canone, una forte dose di erotismo a volte spinto, ma mai volgare, attenti all’epoca in cui si svolgeranno le storie.

    So che a maggio 2017 usciranno i suoi tre primi romanzi che in ordine cronologico sono: Sherlock Holmes e L’Antro di Lilith, La Crociera della Morte e Il Delitto di Lady Chatterley.

    Avendo avuto la fortuna di leggere in anteprima la stesura di detti romanzi ve ne riporto alcuni brani.

    Sherlock Holmes e L’Antro di Lilith

    "Ben presto Sherlock Holmes si era rassegnato a credere che Juliette lo avesse dimenticato e quantunque lui non l’avesse dimenticata, pensava a lei senza eccessiva emozione.

    Aveva saputo del suo matrimonio con Henry Edward Fox e aveva provato, se non un acuto rimpianto, un senso di risentimento. Non sapeva perdonarle di aver sposato quel noto miliardario americano, vecchio ed eccentrico. Ed ora, quando meno se lo aspettava, aveva ricevuto un invito in casa di Juliette. Nel biglietto ella esprimeva in termini molto cortesi il desiderio di rinnovare la loro antica conoscenza e lo pregava di andare a casa sua il venerdì per passarvi il fine settimana.

    Rinnovare la loro antica conoscenza?

    Così aveva scritto Juliette, ma Holmes era più che certo che quella fosse una banale scusa. Dietro la richiesta della sua passata amante, della folle giovane degli anni scolastici, ci fosse ben altro. Avrebbe capito se quel fine settimana si fosse celebrata una ricorrenza, un compleanno, un qualcosa di preciso e di concreto, ma non era così. Quel fine settimana era banale come l’invito ricevuto, ma Sherlock era molto curioso di rivedere Juliette, ora che era la signora Fox e accettò l'invito con la piacevole sensazione di ritrovare una vecchia amica.

    Mentre il suo treno serpeggiava rapido attraverso il Somerset, verso il paese di Porlock, dove Henry Edward Fox aveva la residenza estiva, Sherlock ebbe modo di leggere su un quotidiano della contea che negli ultimi sei mesi erano stati ritrovati i corpi senza vita di sei giovani ragazze orrendamente mutilate e che prima di morire erano state torturate nei modi più efferati.

    Sherlock si meravigliò che quelle notizie non fossero state pubblicate dal News of the World, dal Morning Post ma soprattutto dal The Times. Cosa si nascondeva dietro quella voluta censura a livello nazionale? Se si fosse trattato di censura imposta dalle autorità anche quel giornale locale, il Bath Daily Evening non avrebbe pubblicato la notizia. Holmes era sconcertato: perché i grandi quotidiani di Londra trascuravano delitti così efferati che avrebbero fatto salire in modo esponenziale la loro tiratura?

    Holmes cercò di ricordare cosa sapeva di Porlock e dei suoi dintorni. Porlock si trovava tra Culbone e Selworthy e a circa 10 km ad ovest di Minehead. A circa 3 km a nord-ovest del centro di Porlock si trovava invece il villaggio portuale di Porlock Weir. Porlock era un villaggio di circa duemila anime con status di parrocchia civile della contea inglese del Somerset, Inghilterra sud-occidentale, appartenente al distretto del West Somerset e situato nel tratto nord-orientale del parco nazionale dell'Exmoor, di fronte alla costa che si affaccia sulla Baia di Porlock (Canale di Bristol). La località un tempo era stata la sede dei re del Wessex. Nel 912, il villaggio era stato saccheggiato dai pirati Danesi. Oltre queste scarne notizie Holmes aveva appreso anche che Porlock era meta estiva degli escursionisti che percorrevano la Coleridge Way e la West Coast Path. Inoltre, Porlock era menzionata nel poema di Samuel Taylor Coleridge, Kubla Khan, scritto durante un soggiorno forzato dello scrittore nella cittadina. Il poema aveva fatto nascere nella lingua inglese l'espressione a person from Porlock (una persona di Porlock) come sinonimo di persona inattesa o di persona indesiderata.

    Per il marito di Juliette lui sarebbe stato una persona inattesa o una persona indesiderata?

    Tornando alla sua avventura francese di tre anni prima, tentò d'immaginarsi la piccola graziosa Juliette Récamier che aveva conosciuta, nella veste di castellana in una grande tenuta, con un marito anziano e due figliastri adulti. Il quadro gli parve così incongruo che rinunciò a sforzare la sua fantasia.

    Quantunque sapesse che Henry Edward Fox era molto ricco, rimase incantato arrivando alla sua casa. Era una grande villa centenaria, la più bella che avesse mai vista, circondata da una fitta vegetazione formata da olmi, pini e antiche querce che, oltre a proteggerla da indesiderati visitatori, le donavano un aspetto da romanzo gotico, come se avesse qualche mistero da occultare, ma anche come se, in qualche modo, volesse comunicare un messaggio oscuro.

    Quando la carrozza che era venuto a prenderlo alla stazione aveva imboccato il viale d'ingresso, Sherlock era rimasto stupito per la bellezza del parco, degno della più sontuosa dimora inglese.

    Sapeva che la villa dei Fox risaliva al XII secolo e nel XIII secolo era stata devastata da un incendio, tanto che l'allora proprietario, privo di mezzi per ricostruirla, l’aveva dovuta vendere. Agli inizi del XVI secolo era stata comprata da Enrico VIII che ne aveva fatto una residenza per le sue amanti. Henry Edward Fox l’aveva acquistata al suo arrivo in Inghilterra e aveva fatto della villa la sua abitazione e il centro dei suoi affari, iniziando quei lavori di complessivo restauro che avevano avuto culmine in una ristrutturazione dallo stile neogotico.

    La ristrutturazione era stata affidata al famoso architetto scozzese Richard Norman Shaw che, rispettando l'aspetto quattrocentesco della proprietà, aveva avviato una ristrutturazione globale con interventi anche radicali, come il rialzo di un piano e l'aggiunta del torrione centrale, in stile goticheggiante con loggia. Anche la facciata verso sud era stata arricchita, costruendo un ampio portico con colonne doriche che creava un'ampia terrazza panoramica raggiungibile tramite una scalinata in pietra serena. Il cortile centrale era stato trasformato in un'ampia sala da ballo neorinascimentale, arredato con pezzi originari della villa o appositamente commissionati ad artigiani locali.

    Nella parte finale una terrazza pavimentata in pietra con balaustra rappresentava il miglior punto panoramico del giardino. Dal prato, in asse con l'ingresso principale della villa, due leoni-marzocchi con stemmi araldici familiari introducono al passaggio verso la terrazza inferiore, voltato a botte.

    La terrazza inferiore conservava un grande giardino all'inglese, con siepi geometriche circondate dal bosso e ospitanti varie essenze fiorite. Il lato nord, al di sotto della terrazza del livello superiore, era chiuso da un edificio di servizio che fungeva anche da limonaia.

    Il lato ovest, verso il vicino paese, aveva una più contenuta terrazza che guardava sulla parte agricola della proprietà. Vi si trovava un prato con due alberi ad alto fusto, bordato da siepi in bosso che disegnano motivi geometrici.

    Il giardino davanti alla villa era composto da un grande prato, movimentato da alcuni elementi come un pozzo, un gazebo e una piscina rettangolare decorata da una loggetta neogotica in raffinata bicromia di mattoni e pietra e un piccolo lago, di forma irregolare sfruttava una cavità naturale.

    La parte a nord della villa invece ospitava un parco all'inglese. Vi si trovano boschi di conifere e latifoglie, corsi d'acqua e querce, punteggiati qua e là da statue, fontane e altre decorazioni.

    Il complesso era stato denominato l’Antro di Lilith in quanto all’ingresso della villa troneggiava una statua rappresentante Lilith nuda avvolta nelle spire di un serpente.

    Quell’antico complesso non era privo di lati oscuri, di leggende sanguinarie.

     La prima risaliva addirittura al primo proprietario della villa. Quando era stata costruita un frate del luogo nella cappella di famiglia aveva posto un calice di oro puro che, secondo la leggenda, non doveva assolutamente essere spostato dal luogo in cui era conservato, pena spaventose sventure che si sarebbero abbattute senza pietà sulla stirpe di colui che avrebbe osato disobbedire. Naturalmente non solo era stato spostato ma era stato anche venduto, causando così la rovina di generazioni e generazioni di nobili possessori della villa, per i quali ebbe inizio una lunga e penosa serie di morti violente.

    La seconda leggenda narrava del conte Patrick che nel XVI secolo aveva acquistato quell’edificio. Egli era un individuo violento e dissoluto dedito ad ogni sorta di perversione. Si raccontava che faceva prostituire la moglie e che una sera la fece violentare da un cane-lupo. Poco dopo nacque un figlio deforme, senza collo e con braccia e gambe rattrappite, dotato però di una forza straordinaria. Somigliava più ad un lupo che ad un uomo. Era talmente aggressivo che fu necessario rinchiuderlo in una camera segreta, con una serratura massiccia, dove trascorse tutta la sua vita. Invano nell’edificio era stata cercata quella stanza. Non era mai stata trovata.

    Verità o leggenda? Holmes aveva sempre ritenuto che le leggende sui castelli maledetti fossero create ad arte per attirare turisti e viaggiatori che andavano ad incrementare l’economia di quei luoghi. Ma, a giurare sull’esistenza di quell’uomo lupo, era intervenuto addirittura William Underwood, uno dei più famosi scienziati del soprannaturale del Regno Unito, autore tra l’altro di un’opera fondamentale per tutti gli appassionati di spettri. Underwood era convinto infatti che la stanza segreta fosse stata costruita attorno al 1684 e che qui il mostro di Porlock fosse stato rinchiuso fino alla data della sua morte, avvenuta, si diceva, 150 anni dalla sua nascita. Come poteva un essere umano vivere 150 anni? In quella stessa stanza poi il conte Patrick, sempre secondo le leggende locali, aveva giocato con la morte battendola a scacchi e conquistandosi così la vita eterna.

    Gli stessi sotterranei della villa non godevano di una buona fama. Sembra che il conte Patrick usasse farvi rinchiudere i suoi nemici, lasciandoli morire di fame. I disgraziati, spinti dalla disperazione, non solo iniziavano a mangiarsi l’uno con l’altro, ma arrivavano al punto di strapparsi a morsi dei pezzi di carne dalle proprie braccia.

    Il successore del conte Patrick, al fine di trovare la stanza segreta durante una festa lasciò liberi i suoi ospiti di girare per tutte le stanze, chiedendo loro di appendere a ciascuna finestra un lenzuolo bianco.  Dopo che ebbero finito si ritrovarono tutti nel giardino e, con loro grande stupore, si accorsero che ben sette finestre erano senza lenzuolo. Si cercò a quel punto di individuare le stanze corrispondenti, ma ogni ricerca fu totalmente vana. Forse quella villa conteneva al suo interno più di una stanza segreta?

     L’esistenza di una stanza segreta era stato motivo di interesse anche per lo scrittore Walter Scott, che durante una sua visita a Porlock si recò alla villa, allo scopo di trovare la stanza in cui il conte Patrick e la morte avevano giocato a scacchi, nella cripta della torre.

     Scott raccontava di essersi spinto nei corridoi del castello accompagnato da un servo e di aver visto brillare una luce, seguita dall’apparizione di due nobili, uno dei quali doveva essere proprio il conte Patrick. Gli spettri, seduti attorno a un tavolo, giocavano a scacchi, imprecavano, bevevano e maledicevano Dio. A coronare la sinistra visione, vi era stata anche la comparsa del demonio, sotto forma di una viva fiamma che lo raffigurava.

    Tutto questo pensava Holmes quando la carrozza fece il giro della villa prima di fermarsi davanti all'ingresso e Holmes era così ammirato per la sontuosità della dimora e così preso dalle leggende che la circondavano che si sentiva disposto a perdonare a Juliette il suo tanto criticato matrimonio.

    Alla stazione era stato ricevuto soltanto dal cocchiere e da un domestico. Un altro domestico in livrea gli aprì la porta e lo condusse subito nella camera a lui destinata. Questa era situata al primo piano con una finestra sulla facciata e un'altra sul lato Est. Era un capolavoro di buon gusto e di comodità, ma Holmes lo notò appena, attratto come era dal panorama.

    La primavera precoce aveva disteso sulle colline del Somerset un manto verde pallido, che contrastava singolarmente col verde più intenso dei boschi sulle montagne in lontananza. Era quasi il tramonto e una luce rossastra rendeva particolarmente suggestivo il panorama meraviglioso.

    Holmes si affacciò alla finestra a Est e tornò ad osservare l'ala aggiunta della villa concludendo che doveva essere stata costruita in un secondo tempo. Sembrava quasi una cappella con le sue finestre lunghissime a vetri colorati. Domandò se fosse davvero una cappella al domestico che stava aprendo i suoi bagagli.

    — Nossignore — gli rispose il domestico. — È lo studio del signor Fox.

    Soggiunse che si stava servendo il tè e che lui avrebbe potuto scendere non appena fosse stato pronto.

    Poco dopo seguiva la sua guida attraverso i corridoi e le sale dell'immensa casa. Sale e salotti erano ammobiliati con sobria eleganza e i pesanti tendaggi in broccato e gli arazzi erano tutti a tinte tenui.

    Arrivarono all'uscio che formava la sola comunicazione tra il corpo centrale del fabbricato e l'ala Est. Qui, dopo aver annunciato il suo nome, il domestico lo lasciò e Holmes si trovò nello studio di Henry Edward Fox.

    Holmes pensò di non aver mai visto una stanza più imponente di quello studio. Il soffitto a volta tutto a vetri piombati era alto forse dieci metri, e la sala amplissima, risultava di proporzioni perfette.

    Le pareti erano rivestite in legno e sul lato Ovest si affacciava una piccola balconata che sembrava fatta per un'orchestra, cui si arrivava per mezzo di una scala a chiocciola. Dalla stessa parte, sotto la balconata un'ampia porta-finestra a doppio battente si apriva sulla terrazza.

    Erano presenti dieci o dodici persone e quantunque, naturalmente, riconoscesse la sua ospite, le andò incontro per salutarla con un'espressione in viso che senza dubbio tradiva una certa incredulità.

    Juliette scoppiò a ridere.

    — Ma sì, sono proprio io! — disse. — Mi sembrate molto perplesso.

    Ed era perplesso. Per vari ordini di motivi. Il primo era che se la ricordava bella ma ora poteva affermare, con profonda convinzione, che era una donna di straordinaria bellezza. Il suo viso era delicato, di incarnato chiaro. Aveva grandi occhi scuri, tenebrosi, e labbra ravvivate da un rossetto brillante. Indossava un sontuoso abito da sera, certamente d’alta sartoria, che sottolineava le sue forme slanciate: color acqua marina, senza maniche, e con una profonda scollatura quadrata. Era di linea semplice ma di un effetto sorprendente.

    Il secondo motivo di perplessità era l’audacia dell’abito. La scollatura era profonda e i seni, nudi sino al limite della decenza (ma era di moda esibirli), erano esaltati da un girocollo di diamanti, il cui valore era sicuramente superiore a quanto Holmes potesse aver guadagnato sino ad allora.

    Juliette fu improvvisamente come paralizzata dalla sua vicinanza e dall’idea che i suoi occhi non la lasciassero un solo momento. Non osava abbassare lo sguardo sul suo seno né alzarlo verso di lui. Aveva paura di vedere dove erano diretti i suoi occhi. Con una rapida occhiata nervosa verso il basso, controllò la profonda scollatura e trasalì vedendo che un’aureola rosata aveva in parte superato il bordo dell’abito. Imbarazzatissima si tirò il vestito sul petto e non poté far a meno di dire:

    — Io … io — ma non aggiunse altro.

    Holmes che capì il suo turbamento non disse nulla. Non aveva nulla da dire. Era come ipnotizzato. Juliette Fox non poteva definirsi una bellezza classica, secondo i canoni dettati dai benpensanti, ma lui trovava che la sua bellezza, così intensa e tenebrosa, era molto superiore a molte delle dame, ritenute le più belle di Porlock, che in quel momento affollavano villa Fox.

    Holmes si chiedeva se poco prima, nell’attimo in cui aveva posato la sua mano in quella di lei, quella mano che aveva trattenuto la sua per un istante, la sensazione, o no, meglio la percezione che aveva provato fosse frutto o meno della sua fantasia?

    Nell’esatto momento in cui la mano di Juliette Fox si era appoggiata sulla sua, la palpebra destra della donna si era mossa rapidamente in qualcosa di molto simile ad una occhiata di complicità. Le dita nervose della donna avevano come accarezzato il contorno del suo polso, del palmo della sua mano, ritirandosi lentamente, come in un triste abbandono.

    L'eccitazione provocata da quel gesto era stata talmente forte che lui era arrossito, felice ed imbarazzato da quella carezza che aveva trovato deliziosa. Quel caldo contatto aveva infiammato la sua fantasia e i suoi nervi, tanto che il suo viso doveva aver assunto una espressione di emozione complessa, ma non era soltanto quello, perché Juliette Fox era stata sul punto di chiedergli perché avesse quell’aria strana, rendendosi conto solo in quell’istante, da donna di mondo, che lui si era eccitato.

    Ma, quell’improvviso lei, fece capire ad Holmes che la confidenza di un tempo non era più permessa. Prima ancora che avesse il tempo di dire qualcosa, Juliette Fox lo lasciò per salutare un altro invitato che entrava in quel momento e Holmes rimase solo aspettando che lei ritornasse.

    La scena era pittoresca. Il contrasto di tutte quelle persone in abbigliamento moderno e del loro allegro cicaleccio con la maestosità e la grandiosità del salone pieno di mobili antichi costituiva un quadro interessante. Era maggio avanzato, la porta della terrazza era spalancata, ma un bel fuoco ardeva nel camino scoppiettando allegramente.

    La padrona di casa non si occupava personalmente di servire il tè. Aveva lasciato questo compito alla figliastra Albayde, mentre lei dispensava sorrisi e parole di benvenuto agli ospiti che arrivavano. Finalmente in un momento di sosta lo invitò a sedersi accanto a lei per rievocare un poco i tempi andati.

    — Data la nostra antica amicizia, posso chiamarvi Juliette? — domandò Holmes.

    — Forse non ve lo dovrei permettere, ma mi fa tanto piacere ritrovare un vecchio amico — ella rispose sorridendo.

    — Sapete che non so capacitarmi come la compagna di scuola che ho conosciuto tre anni fa sia ora una vera castellana?

    — È una bella casa, è vero? — fece Juliette deviando leggermente il discorso.

    Ad Holmes parve di afferrare una sfumatura di malinconia nella sua voce e si volse per vedere se gli occhi non tradissero lo stesso stato d'animo, ma lei aveva abbassato le palpebre e sorrideva.

    All'improvviso gli venne fatto di domandarsi se era felice. Da quel poco che sapeva di suo marito aveva l'impressione che fosse di temperamento tirannico. Holmes avvertiva istintivamente che la serenità e l'allegria che Juliette ostentava non erano sincere. Forse dietro quell'atteggiamento celava l'amarezza della delusione. Mentre così rifletteva lei aveva ripreso a parlare.

    — Vedete, io mi circondo di una compagnia molto varia. Persone coniugate e non coniugate, persone serie e frivole, qualche genio e qualche imbecille.

    — In che categoria mi avete messo? — domandò Holmes, sorridendo.

    — È passato tanto tempo dall'ultima volta che ci siamo incontrati che vi dovrò esaminare un po' prima di classificarvi. Ad ogni modo cercate di essere più frivolo che potete, poiché siete destinato a controbilanciare una ospite molto seria.

    — Ho capito — disse Holmes seguendo la direzione dello sguardo di Juliette — alludete a quella ragazza alta, col vestito verde pallido. Bisognerà che faccia addirittura il buffone se devo fare da contrappeso a quella sirena meditabonda!

    — È Ortensia de Beauharnais, la più cara ragazza del mondo, ma ha la debolezza di assumere atteggiamenti tragici. Si occupa di scienze occulte e altre cose ridicole. Tuttavia, quando dimentica le sue piccole manie, è molto simpatica.

    — Ma le capita di dimenticarle?

    — Sì, quando si mette a parlare di moda, per esempio.

    — Deve intendersene — osservò Holmes ammirando la linea squisitamente elegante del vestito verde della signorina de Beauharnais.

    Juliette riprese:

    — Quella biondina vicino a lei è la baronessa Beckford, una giovane vedova. È innamorata cotta del mio figliastro Robin. A dire il vero la invito spesso nella speranza che quel ragazzo si accorga che lei non merita le sue attenzioni. La ragazza vicino al tavolo da tè, è la mia figliastra Albayde. Ha il carattere di suo padre, e, quando lo sposai, decise che non sarei mai entrata nel libro della sua esistenza. Io invece ci voglio entrare e sono convinta che vincerò. Tuttavia per ora non ho avuto molto successo.

    — Con questo sono liquidate le donne — disse Holmes. — Ora parlatemi degli uomini.

    — Ecco, mio marito lo conoscete. È un uomo molto distinto, vero? Ha quasi sessanta anni, ma non li dimostra. Robin gli assomiglia, ma solo fisicamente. È un buon ragazzo, ma debole, e qualunque donna lo può menar per il naso. Per il momento crede che la baronessa Beckford sia il suo ideale, ma io voglio che Ortensia de Beauharnais la detronizzi. Quel giovanotto alto che parla ora con Ortensia è Leigh Hunt. Mio marito non lo può soffrire, ma che volete, poche persone gli vanno a genio. È un uomo duro e autoritario.

    Vi era nella voce della sua antica amante una nota che Holmes non seppe come interpretare.

    — E a voi piace il signor Hunt? — le domandò Holmes fissandola negli occhi.

    Lei alzò le sopracciglia, stupita, poi rispose in tono freddo:

    — Sì, mi piace... ma non quanto io piaccio a lui.

    — Sentite, Juliette — ribattè l’investigatore con un tono severo — non ditemi che siete ancora la civetta di un tempo!

    — Civetta? — ripeté lei con una risatina — Sono sempre stata una civetta. Non vi ricordate come civettavo con voi e Arthur quando eravamo in Francia? Oh, Holmes se sapeste come sono cambiata ne rimarreste ……..

    Non contemplò la frase. Un leggero rossore le si era soffuso sulle gote.

    — È vero. Me ne ricordo. A bella posta aizzavate me e Arthur l'uno contro l'altro facendoci ingelosire!

    — Naturalmente! Avevate tutti e due il cuore così tenero! Se lanciavo uno sguardo ad uno, l'altro metteva subito una spanna di broncio.

    Juliette rise di nuovo al ricordo e mentre Holmes la osservava, pensando che era diventata molto più bella di prima, si domandò ancora una volta perché avesse sposato Fox.

    — E vi ricordate l'ultima volta che ci siamo visti? — soggiunse un po' titubante.

    — Molto bene — rispose lei senza imbarazzo. — Non ho mai dimenticato l'eleganza con cui ci lasciammo.

    — Già — disse ridendo Holmes — bisogna essere cavalieri nati per cavarsela nella situazione in cui avevate messo me e Arthur. Alla prima occasione mi cimenterò di nuovo e voi giudicherete se ho perduto la mia abilità.

    — Che dite mai! — ribatté Juliette con un sorriso amaro. — Non potrei permettere una cosa simile. Io come moglie sono una perfetta Griselda, e mio marito comanda su di me con un pugno di ferro.

    — Proprio così — convenne lo stesso Fox.

    Si era avvicinato a loro e in realtà l'ultima parte del discorso di Juliette era stata diretta più a lui che a Holmes.

    — Dunque avete conosciuto mia moglie quando era una scapestrata? — domandò quando Juliette ebbe fatto le presentazioni.

    — Non proprio una scapestrata — corresse Holmes. — Si impuntava di essere una femminista.

    — E ditemi, era anche allora, com'è adesso, un essere prepotente, ostinato, deciso a far sempre a modo suo in tutte le cose?

    Holmes si sentì ribollire il sangue per il suo tono, più che per le parole. Tuttavia si rese conto che era meglio prendere la cosa in scherzo e rispose:

    — Ma certo... come tutte le altre donne. Del resto, noialtri uomini siamo quasi sempre contenti di darla vinta al gentil sesso.

    Juliette gli lanciò un'occhiata d'approvazione. Certo si era domandata come aveva accolto le parole prive di tatto pronunciate da suo marito.

    Henry Edward Fox guardò Holmes quasi bieco. Come Juliette aveva detto, aveva un aspetto distinto, ma le labbra sottili curvate perennemente in un'espressione di sprezzo e la fronte spesso corrugata tradivano un carattere assai duro. Aveva capelli folti e arruffati quasi bianchi e gli occhi nerissimi scintillavano sotto una tettoia di sopracciglia brizzolate. Era alto, ben proporzionato e aveva un'aria energica che lo faceva sembrare più giovane della sua età.

    I suoi modi verso Holmes erano corretti, eppure l’investigatore aveva provato sin dal primo istante un sentimento di ostilità quale nessuno gli aveva mai ispirato prima di allora.

    Dopo pochi minuti di conversazione Henry Edward Fox disse bruscamente:

    — Vi piace la scollatura di mia moglie? Ha un seno stupendo ed io non ho

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