Scacchi matti: Analisi di tre folli deliri nel gioco dei re
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Anteprima del libro
Scacchi matti - Angelo Germino
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PREFAZIONE
La simbologia del gioco degli scacchi si associa in modo lampante alle strategie di guerra: ciò che avviene sulla scacchiera è un vero e proprio combattimento; le 64 caselle rappresentano il mondo, dove si scontrano due forze contrarie: i Bianchi e i Neri. Il gioco mette in scena un conflitto, la lotta per la vita contro un nemico che possiede potenzialmente uguali probabilità di vittoria. Prima dell’inizio della partita, osservando la scacchiera, ci si trova davanti uno spazio organizzato, equilibrato ed immobile: si vedono schierati due eserciti identici, due società gerarchicamente organizzate, e i due giocatori hanno l’obiettivo di scompaginare tale stato di quiete, aggredendo l’avversario con tattiche e strategie: sovraccarichi, scalzamenti, forchette, inchiodature e adescamenti sono solo alcune delle mosse a disposizione per cercare di guadagnare terreno e mettere con le spalle al muro l’avversario. All’inizio di partita c’è la perfezione, ma già la prima mossa pone entrambi i giocatori in uno stato di vulnerabilità e l’ombra della sconfitta appare sin dall’apertura come una possibilità del destino.
Il gioco degli scacchi è razionale, si basa sull’intelligenza, sul rigore, sulle regole e ardite strategie d’azione; si può iniziare a ragionare proprio dal concetto di gioco in sé, il quale è la messa in scena di una realtà-Altra: un’alternativa, uno spazio dove rifugiarsi, un universo nel quale esistono regole ben precise, e tutte le decisioni che si arrivano a prendere devono rispettare tali regole, altrimenti si è automaticamente squalificati. Invece nella vita, nella società, nei rapporti umani regna l’anarchia, il sotterfugio e la finzione: l’imprevedibile e l’imponderabile sono l’essenza stessa del vivere; le leggi, quando ci sono, posso essere aggirate; nel rapportarsi con l’altro non basta seguire schemi e affidarsi totalmente al proprio raziocino: essere nel mondo, vivere e barcamenarsi nei rapporti umani è un gioco molto più complesso e soprattutto imprevedibile, proprio per l’insufficienza di certezze e sicurezze che accompagna l’agire umano.
Nei romanzi trattati in quest’elaborato – La difesa di Lužin di Vladimir Nabokov, il Murphy di Samuel Beckett e La novella degli scacchi di Stefan Zweig – gli autori mettono in scena tre cortocircuiti tra la vita e il gioco: gli scacchi inizialmente appaiono come il simbolo e l’incarnazione di una via di salvezza, una difesa dal reale, ma successivamente e rovinosamente, questo mondo d’ordine e regole diventa una ragnatela che non permette più nessuna mossa , perché i tre protagonisti – Lužin, Murphy e il dott. B. – rimangono attanagliati e inchiodati nella realtà del gioco, incapaci di distaccarsene cadono vittime della follia, prede di un delirio che li conduce senza possibilità di scampo verso la perdita della ragione.
Come Angelo Germino evidenzia, tutti e tre gli scrittori sono appassionati di scacchi e la componente autobiografica, per quanto non sia la trama portante di nessuno dei tre romanzi, ha comunque un valore di riflessione: gli autori decidono di mettere in scena il lato oscuro di tale gioco, la capacità d’affascinare e stregare la mente umana, di assorbire così tanto il pensiero da inibire tutte le altre facoltà mentali. Anni dopo la pubblicazione di questi romanzi , negli anni settanta, lo psicologo statunitense Reuben Fine sembra confermare le idee dei tre autori: nel testo La psicologia del giocatore di scacchi viene messo in risalto come il Gioco dei re
non sia una semplice distrazione o uno svago, esso coinvolge non solo la mente umana, ma anche l’io e di conseguenza l’intera personalità degli individui che vi si cimentano.
Germino analizza i tre romanzi riflettendo sullo stretto legame che si viene a creare nel Novecento tra follia e scacchi: ponendo sotto la lente d’ingrandimento le personalità dei personaggi, egli riesce, sinteticamente, a mostrare come i tre autori hanno avuto la capacità di anticipare molte teorie psicologiche, mettendo in scena delle vite, nelle quali il Gioco dei re
, arriva a fagocitare l’intera esistenza e si trasforma in un’ossessione monomaniacale che trasforma la realtà stessa in una scacchiera, sulla quale essi tentano di lottare contro un giocatore invincibile: il destino.
Giorgia Di Nardo Fasoli
INTRODUZIONE
Il presente lavoro ha come oggetto il nesso tra gli scacchi e la follia in tre opere letterarie del primo Novecento, in particolare nella La difesa di Lužin di Vladimir Nabokov, nel Murphy di Samuel Beckett e nella Novella degli scacchi di Stefan Zweig. Se durante il medioevo letteratura e scacchi erano associati al corteggiamento o all’amore, nel Novecento essi si associano alla follia .
L’obiettivo è quello di capire come l’ossessione per un gioco, seppur il più nobile tra essi, possa condurre