In attesa dell'aldilà
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morirono: santi, profeti, la stessa madre di Cristo si addormentò. Questo è per noi un esempio incoraggiante perché la morte è la porta del cielo.» (Dall’Introduzione di Luciano Paglialunga)
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Anteprima del libro
In attesa dell'aldilà - Erasmo da Rotterdam
Erasmo da Rotterdam
In attesa dell'Aldilà
Tutti i volumi pubblicati nelle collane dell’editrice Studium Cultura
ed Universale
sono sottoposti a doppio referaggio cieco. La documentazione resta agli atti. Per consulenze specifiche, ci si avvale anche di professori esterni al Comitato scientifico, consultabile all’indirizzo web http://www.edizionistudium.it/content/comitato-scientifico-0.
Titolo originale: Preparation for Death
Traduzione di Luciano Paglialunga
Copyright © 2018 by Edizioni Studium - Roma
www.edizionistudium.it
ISBN: 9788838247224
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write
http://write.streetlib.com
Indice dei contenuti
Introduzione
Desiderio Erasmo da Rotterdam
Erasmo e Tommaso Moro
Erasmo e Martin Lutero
La morte dei giusti
Il committente dell'opera 'In Attesa dell'Aldilà' Sir Thomas Boleyn (1477 - 1539)
Tematiche e valore dell'opera
Lettera prefatoria - Desiderio Erasmo da Rotterdam saluta il nobilissimo Lord Thomas, Conte di Wiltshire e Ormond
In attesa dell'Aldilà
Paura della morte
I beni terreni
La brevità del tempo
Filosofia e promessa
Il corpo carcere dell'anima
La speranza che non delude
Cristo nostro salvatore
La fiducia in Cristo
Cristo ci sostiene nelle sventure
Con Cristo vinciamo il mondo
Cristo assunse il peccato dell'umanità
Satana, il principe delle tenebre
La morte è comune a tutti
Quello che lasciamo
Gli averi procurano affanni
Cristo ci libera dall'inferno
Una parentesi sull'inferno
Cristo trasforma i nostri mali in beni
Riflessione sulle diverse morti
Finché c'è vita c'è speranza
Le lusinghe del mondo
La morte disattesa
Ricordarsi del creatore
Sistemare le faccende in buona salute
La morte improvvisa
Il crollo della torre di Siloe
Affidarsi a Dio non agli indovini
Solo Dio giudica
Non rimandare alla fine della vita
Cristo capo del corpo mistico
La vita è una milizia
Il santo timore
La fede suscita il timore di Dio
La fiducia in Dio elimina i dubbi*
La misericordia di Dio cancella i peccati
Cristo è giustizia e verità
La paura della morte è superabile
Pensare all'anima
Dio sacramento di salvezza
Il perdono ottiene la misericordia
Sacerdoti e medici
Pratiche evasive
Il sodalizio universale
Gli occhi della fede
La parola di Dio
L' àncora della salvezza
Sostegno spirituale all'infermo
Gli assalti del mentitore
Lo scontro finale
L'umiltà conduce alla salvezza
La Bibbia predispone alla speranza
Il purgatorio breve
L'esempio di Cristo
Nota bibliografica (raccolte complessive)
CULTURA
Studium
132.
Biblioteca moreana / 6.
Erasmo da Rotterdam
IN ATTESA DELL'ALDIL À
A cura di Luciano Paglialunga
Introduzione
Desiderio Erasmo da Rotterdam
Nacque nel 1466 o 1469 in Olanda, allora territorio del ducato di Borgogna. I suoi genitori furono il canonico umanista, tale Roger Gerard, e Margherita, figlia d’un medico. I suoi genitori accudirono alla sua formazione culturale facendolo studiare nella severa scuola dei Fratelli della vita comune a Deventer e Hertogenbosch, dove apprese soprattutto la lingua latina e la retorica.
Divenuto orfano in seguito alla morte precoce dei genitori, causata dalla peste del 1483, i suoi tutori che malversarono l’eredità di Erasmo e del fratello Pietro, mandarono i due giovani a studiare. Pietro si fece frate nel convento di Sion. Erasmo entrò nel monastero degli Agostiniani di Emmaus a Steyn. Vi rimase cinque anni nello studio febbrile dei classici latini, di sant’Agostino, di Gerolamo, degli umanisti italiani, tra cui Lorenzo Valla, le cui Elegantiae erano per lui un modello di bonae litterae, atte a realizzare l’ideale umanistico della formazione d’uno spirito eletto e libero. Fu ordinato sacerdote nel 1492.
Mal sopportando la vita del chiostro, gli si offrì la possibilità di essere assunto al servizio del vescovo di Cambrai, Enrico di Bergen, come segretario per la corrispondenza latina (1494). Significativa in questo periodo l’opera letteraria Antibarbari: un manifesto in difesa della cultura classica, un indispensabile strumento per la comprensione della rivelazione biblica.
Stanco della vita curiale, Erasmo ebbe il consenso del suo vescovo di recarsi a Parigi per lo studio della teologia (1495). Qui rimase quattro anni conseguendo solo il baccellierato. Non sopportava le stultae questiones
degli scolastici, che ragionavano con "arzigogoli e sottigliezze sofistiche, attraverso sillogismi e metafore». Con questo metodo la parola della Bibbia non trovava un’interpretazione soddisfacente dal punto di vista filologico, reale, applicativo. Vedremo come Erasmo risolverà questo problema.
In questo periodo, per la sua indipendenza economica, vero assillo della sua vita giovanile, impartiva lezioni di latino ad alunni di nobile famiglia. Fu così che accolse l’invito d’un suo allievo inglese, Lord Mountjoy, William Blount, a visitare l’Inghilterra (1499). Qui Erasmo conobbe molti umanisti del tempo: John Colet, fondatore della Scuola di san Paolo per i bambini poveri, e più tardi decano della cattedrale di san Paolo. Il Colet sollecitò Erasmo allo studio del greco per una più profonda conoscenza della Sacra Scrittura e gli fece dimenticare lo studio della scolastica: la teologia, diceva, deve mirare alla conversione di vita e crescita della devozione interiore, sostanziata dalla vita onesta e dalla carità. Erasmo conobbe altri umanisti: William Grocyn, giurista e grecista, Cuthbert Tunstall, che diventerà arcivescovo di Londra, John Fisher, che più tardi sarà vescovo di Rochester, ma soprattutto Thomas More, allora studente di diritto.
Erasmo e Tommaso Moro
Quando Erasmo giunse in Inghilterra fu ospite di Tommaso Moro. Inizia da quell’incontro la loro fervida amicizia letteraria. Traducono in amichevole gara le opere tragiche dello scrittore greco Luciano di Samosata, da cui attingeranno la pungente satira ed ironia sulle vicende umane del loro tempo. Nel 1528 il vescovo di Londra Culthbert Tunstall incarica Moro di confutare le tesi dei seguaci di Lutero. Gratuitamente si fa difensore della dottrina cattolica con molteplici opere apologetiche in perfetta adesione ai dogmi e alla tradizione cristiana.
Attaccò Lutero con l’ Opera in cui respinge le calunnie di Lutero; La Supplica delle anime contro Simon Fish, che voleva la confisca dei beni ecclesiastici e negava i suffragi per le anime del purgatorio; difese l’istituzione dell’eucarestia contro il giovane luterano John Frith; scrisse La confutazione della risposta di Tyndale e il Dialogo riguardante le eresie contro Lutero e Tyndale e molte altre opere apologetiche e di meditazione.
L’opera maggiore di Moro sul campo politico è l’ Utopia (1516). Le tematiche: il diritto penale, meglio prevenire le colpe che continuare a condannare; la monarchia parlamentare contro l’idea dell’assolutismo regio di quel tempo. Gli Utopiani praticano la guerra solo per la difesa. Moro scrive: «Gli Utopiani hanno in sommo orrore la guerra, cosa del tutto belluina, ma che nessuna specie di belve pratica con tanta frequenza quanto l’uomo, e contro il costume di quasi tutti i popoli nulla ritengono più inglorioso della gloria che si va cercando in guerra». Altri punti: la colonizzazione, i beni in comune, la solidarietà con le altre nazioni; l’educazione dei bambini affidata allo Stato; lavoro per tutti sia per gli uomini che per le donne; si lavora solo sei ore al giorno, il resto del tempo è dedicato alla cultura; le cariche sono a rotazione; vige la sicurezza senile, la cura dei malati, molto praticata l’ecologia con le città-giardino. Nel primo libro di Utopia Moro condanna la pena di morte; per i colpevoli di crimini viene comminato il lavoro a vantaggio dello Stato. Gli Utopiani praticano una ferrea disciplina e adorano il dio Mitra, hanno sacerdoti sposati e bei templi per il culto; c’è libertà religiosa e di parola; i sediziosi vengono puniti, gli atei sono esclusi dai diritti civili.
Un libretto aureo
, che ha influenzato la politica del mondo. Così il chiaroveggente Moro con appassionata e divertente ironia ha voluto dimostrare ai regni e governi d’Europa (in realtà pieni di iniquità e arbitrii) quanto i rispettivi reggenti, che pure avrebbero avuto da Dio tutti i presupposti per creare una società perfetta, siano lontani anche da quella perfezione relativa cui si potrebbe giungere con l’aiuto della sola ragione, come praticata dagli Utopiani.
Cinque anni prima Erasmo s’era imposto all’attenzione dell’Europa grazie alla pubblicazione dell’ Elogio della pazzia (1511), scritto in casa Moro e a lui dedicato con il titolo latino Encomium Moriae. La Pazzia ad un suo cenno «tutte le cose, sacre e profane, si confondono insieme; a suo arbitrio si fanno guerre, pace, imperi, consigli, tribunali, matrimoni, trattati, alleanze, leggi, arti, cose serie e cose buffe».
Tutte le persone, nelle loro specifiche categorie, sono messe alla berlina; non c’è chi possa salvarsi dalla Pazzia, vera dominatrice di ogni essere umano che a lei si aggrappa, ricavandone sommo piacere, allettato dallo spirito di fama, gloria, ricchezza. Parti di quest’opera furono messe all’indice dalla Chiesa. Erasmo si giustifica: «Non volli offendere, ma ammonire, non nuocere, ma giovare, non recar danno, ma sostegno ai costumi degli u