Manuale pratico della nonviolenza: Una guida all’azione concreta
Descrizione
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Anteprima del libro
Manuale pratico della nonviolenza - Michael N. Nagler
Michael N. Nagler
Manuale pratico della Nonviolenza
Una guida all’azione concreta
Titolo originale: The Nonviolence Handbook: A Guide for Practical Action, di Michael N. Nagler
Berret-Koehler Publishers, San Francisco, 2014
© 2014 by Michael N. Nagler
Edizioni Gruppo Abele
© 2018 Associazione Gruppo Abele onlus - Edizioni Gruppo Abele
corso Trapani 95 - 10141 Torino
tel. 011 3859500 - fax 011 389881
www.edizionigruppoabele.it
e-mail: edizioni@gruppoabele.org
isbn 9788865791936
Traduzione in lingua italiana a cura di Cristiana Cavagna
In copertina: L’ Arca di Noè di Emanuele Luzzati
(per gentile concessione del Museo Luzzati di Genova - www.museoluzzati.it)
Il libro
A dieci anni dall’uscita di Per un futuro nonviolento la ricerca di Michael Nagler si arricchisce di un nuovo tassello: The Nonviolence Handbook, A Guide for practical Action. Il volume è un’agile e sintetica messa a punto dei princìpi ispiratori della pratica nonviolenta, dalle origini del pensiero di Gandhi, passando per figure che ne hanno fatto la storia – come, nel nostro Paese, quella di Danilo Dolci – sino alle rivoluzioni civili degli ultimi anni. Un manuale per attivisti e non solo, che raccoglie esperienze e indicazioni su come gestire i conflitti tanto nelle relazioni interpersonali, quanto nelle contestazioni collettive. L’edizione italiana è arricchita da un ampio saggio introduttivo di Nanni Salio, storico esponente nonviolento e animatore del Centro Studi Sereno Regis di Torino.
L’autore
Michael Nagler è uno dei più illustri seguaci e promotori della nonviolenza a livello mondiale.
È professore emerito di letteratura classica e comparata presso l’Università della California, a Berkeley, dove ha creato il Programma di studi su pace e conflitto, ad oggi uno dei corsi di maggior rilievo in Nord America. È fondatore e presidente del Metta Center per la nonviolenza e autore di Our Spiritual Crisis e The Search for a Nonviolent Future (ed. it.: Per un futuro nonviolento, Ponte alle Grazie, Firenze, 2005), che ha ricevuto nel 2002 il premio American Book Award, oltre a essere stato tradotto in diverse lingue. Suoi articoli sono apparsi sul The Wall Street Journal e altre pubblicazioni, e ha scritto e tenuto discorsi sulla nonviolenza, la meditazione e la pace nel mondo per oltre trent’anni. È direttore di Peace Workers e fu tra i primi fondatori di Nonviolent Peaceforce, un servizio globale di peacekeeping nonviolento che ha svolto e tuttora svolge attività a Mindanao, in Sri Lanka, Sud Sudan e molti altri luoghi pericolosi per «proteggere la vita umana e promuovere i diritti umani», come parte terza imparziale legata a metodologie nonviolente.
Oggi la principale attività di Michael Nagler si svolge in seno al Metta, il centro per la nonviolenza che egli ha co-fondato nel 1982. Il Metta produce libri, film, blog post e altri materiali, e inoltre sviluppa e gestisce il modello Roadmap per una strategia nonviolenta integrata, conduce seminari e va in onda con Peace Paradigm Radio, che trasmette bisettimanalmente da kwmr a Point Reyes in California.
Tra gli altri premi, ha ricevuto nel 2007 il Jamnalal Bajaj International Award for Promoting Gandhian Values Outside India.
È allievo di Sri Eknath Easwaran, fondatore del Blue Mountain Center of Meditation (easwaran.org). Ha vissuto nell’ashram del centro a Marin County dal 1970 e conduce frequentemente i loro programmi di meditazione.
Indice
Prefazione. Antica come le colline
di Nanni Salio
Prefazione all’edizione americana
di Ann Wright
Manuale della Nonviolenza
I. Un’introduzione alla nonviolenza
II. La giusta intenzione: sviluppare uno spirito nonviolento
III. I giusti mezzi: sapere a che punto siamo
IV. Mettere in campo l’energia nonviolenta
V. Guardare nel cuore del satyagraha
VI. Che cosa abbiamo imparato?
Citazioni: un riferimento pratico
Per approfondimenti
Prefazione. Antica come le colline
di Nanni Salio
La nonviolenza è antica come le colline, e anche il dibattito su violenza e nonviolenza è altrettanto antico. In ogni situazione conflittuale, dal micro al macro, dai movimenti No Tav, No Dal Molin, No Muos, No F35 al movimento Occupy negli usa, dal Kossovo alle primavere arabe, dalla guerra in Siria alla minaccia di guerra civile in Ucraina, a Gaza, gli attori in gioco si chiedono cosa è giusto fare, con quali mezzi agire, violenti o nonviolenti, e per quali obiettivi¹.
Breve storia delle lotte nonviolente
Gandhi era molto critico verso la storia ufficiale, intesa prevalentemente come storia di guerre. Ma al tempo stesso riteneva necessario conoscere la storia per evitare di ripetere gli errori del passato². Il Novecento è stato il secolo delle guerre mondiali e di una crescente intensità della violenza, sino a mettere a repentaglio la stessa vita sulla Terra, con le armi di distruzioni di massa. Ma è anche stato il secolo che ha visto le più importanti lotte nonviolente: da Gandhi a Martin Luther King a Mandela, sino alle lotte nei Paesi dell’Est europeo culminate nel 1989.
Negli ultimi tempi è cresciuto l’interesse per la storia della nonviolenza, sebbene sia ancora in larga misura poco diffusa e conosciuta³.
In Italia, Aldo Capitini è stato il principale interprete della nonviolenza, sia durante il periodo fascista sia negli anni seguenti. I suoi contributi di filosofia e pedagogia della nonviolenza sono tra i più importanti lavori pubblicati sinora. E dopo la marcia Perugia-Assisi del 1961, da lui promossa e organizzata, fondò il Movimento nonviolento. Insieme al mir (Movimento internazionale della riconciliazione), fondato nel 1914 a livello internazionale e nel 1952 la sezione italiana, essi sono i movimenti storici della nonviolenza nel nostro Paese, tuttora attivi sebbene molto minoritari.
Anche la figura di Danilo Dolci si staglia accanto a quella di Capitini per le sue lotte contro la mafia in Sicilia, sin dagli anni Cinquanta del Novecento, che anticiparono quelle condotte oggi dalla rete di associazioni che aderisce a Libera. L’azione educativa svolta da Dolci, centrata sul metodo maieutico, continua a essere fonte di ispirazione per coloro che operano nell’ambito dell’educazione alla pace.
La lotta contro il nucleare civile e militare è stata uno dei grandi temi dei movimenti per la pace e nonviolenti, culminata nei referendum contro le centrali nucleari, a ridosso degli incidenti di Cernobyl e Fukushima, nello smantellamento degli euromissili in Europa, con l’accordo del 1987 e la fine della guerra fredda, e infine nella parziale riconversione della base aerea di Comiso, teatro di gran parte delle lotte di quegli anni.
L’obiezione di coscienza, prima al servizio militare e poi alle spese militari, ha caratterizzato buona parte dell’attività dei movimenti nonviolenti, dagli anni Sessanta sino agli anni Novanta. Oltre al riconoscimento del diritto all’obiezione di coscienza e del servizio civile alternativo, sono anche stati introdotti alcuni principi legislativi che hanno permesso di avviare una prima, seppur piccolissima, sperimentazione di difesa civile non armata nonviolenta mediante un corpo civile di pace in Albania⁴.
Una mappa
Per cercare di definire che cosa intendiamo per nonviolenza, possiamo utilizzare un approccio molto semplice, costruendo una mappa con alcune variabili (Figura 1). Sull’asse verticale indichiamo la dimensione individuale (in alto) e quella collettiva (in basso), mentre sull’asse orizzontale indichiamo la dimensione religiosa (a sinistra) e quella politica (a destra). In ciascuno dei quattro quadranti possiamo rappresentare temi o esperienze sviluppati nel passato o presenti tuttora. Dallo schema non otterremo una definizione, ma una rappresentazione quasi fotografica. I due quadranti a sinistra rappresentano la nonviolenza spirituale, di principio, quelli a destra la nonviolenza politica, pragmatica. I grandi maestri della nonviolenza hanno saputo agire tenendo insieme tutte quante queste dimensioni.
Nel quadrante in alto a sinistra (individuale-religioso) la nonviolenza assume un carattere prevalentemente esistenziale, di natura filosofica, mentre in quello in basso a sinistra (collettivo-religioso) rientrano le grandi religioni che hanno tutte quante, in misura maggiore o minore, un contenuto di nonviolenza più o meno esplicitato