Il violinista siccità
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Così a Pasompé, il Violinista Siccità, per sciogliere il mistero non resta che mettersi in cammino. Lungo la strada incontrerà scienziati e ladri, investigatori e antiquari, truffatori di bassa lega e bellissime fanciulle del Paradiso dei Violini e di Maometto.
Da uno dei più affermati scrittori per ragazzi catalani, un romanzo avventuroso e visionario…
Età: dai 9 ai 13 anni.
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Anteprima del libro
Il violinista siccità - Andreu Sotorra
Il violinista siccità
Andreu Sotorra
illustrazioni di
Antonio Dessì
traduzione dal catalano a cura di
Antoni Arca
ISBN 978-88-7356-942-8
Condaghes
Indice
1. Pasompé vive a Bughidedal
2. Il campo di grano di Mohamed Pov-Eurett
3. Piacere di conoscerla, signor rabdomante
4. La prima prova con l’archetto
5. Il campo dei bersagli colorati
6. Lo Stradivarius e il portabagagli
7. L’incubo di Pasompé
8. La via delle Uri
9. Il Paradiso dei violini
10. Il deposito dei banchi di Ghiaccio
11. Il vascello Artikouri
12. L’ammiraglio Pasompé
13. L’invenzione di Pasompé
14. Icebergs a propulsione
15. Tappeti volanti e tendaggi
16. La festa dei singhiozzi
17. Il giorno che Pasompé perse l’archetto
18. La visita al Mercato delle Pulci
19. Uno Stradivarius in vendita
20. Una telefonata molto mafiosa
21. Il quadro di Marc Chaghall
22. Un riscatto milionario
23. Il falso detective Muhadmal Sinonpiov
24. Pasompé impara dolci melodie
25. Un concerto nella piazza di Bughidedal
L'Autore e l'Illustratore
La collana Il Trenino verde
Colophon
1. Pasompé vive a Bughidedal
C’era una volta un vecchio violinista noto come Pasompé, che era nato e viveva a Bughidedal, un paesino lontano lontano, in cima a un picco dove gli uccelli non riuscivano ad arrivare, perché avrebbero dovuto volare fino a sfiorare le nuvole. Per questo i loro canti e i loro cinguettii non giungevano sino alle case dei bughidedalesi, i quali, di tanto in tanto, sentivano soltanto i muggiti dei motori dei Boeings attraversare il loro pezzo di cielo.
Il paese era situato tanto in alto che l’acqua della pioggia, quando veniva giù, non aveva tempo di fermarcisi, così che scorreva in fretta fino ai ghiacciai, ai fiumi, ai laghi, alle falde sotterranee e alle sorgenti, là dove gli uccellini ascoltavano la musica dei ruscelli tra le rocce, e imparavano i pio pio e i canti per quando sarebbe arrivato l’inverno e sarebbero andati per il mondo volando a stormi.
Pasompé, il vecchio violinista di Bughidedal, cercava di smuovere le corde del suo strumento con l’archetto, per trarne cinguettii come quelli che, a quanto si diceva, facevano gli uccelli che vivevano più in basso. Purtroppo però, per quanto lui si sforzasse e ci provasse tutti i pomeriggi con il movimento bilanciato dell’archetto, seduto nella piazza del paese ai piedi di una fontana sempre secca dedicata al dio Nettuno, non riusciva ad ottenere nemmeno una nota melodiosa che gli facesse capire che il violino era vivo.
Dopo tanti anni, a vederlo trascorrere tutti i pomeriggi con lo strumento tra capo e collo, i bughidedalesi cominciarono a pensare che il vecchio musicista volesse inventare una nuova tecnica per ammansire le bestie feroci, dato che non gli era mai riuscito di far sentire neppure un triste gnigo-gnago. E pensare che se fosse riuscito a tirar fuori dal suo strumento un po’ di musica sarebbe stato sicuramente festeggiato da tutti quanti, con allegria e applausi; i vicini non lo davano a vedere, ma durante la siesta lasciavano le persiane abbassate, per poter spiare meglio gli indiavolati esercizi del musicista, che tutti chiamavano Violinista Siccità.
Pasompé, il Violinista Siccità, stanco di non poter dimostrare quanto avrebbe potuto fare con il suo antico Stradivarius, un bel giorno alzò le vele e se ne andò verso valle, violino in spalla e archetto dritto come una sciabola.
Percorse sentieri e camminamenti. Superò crinali e rupi. Attraversò colli e gallerie. E rifletté sul vecchio Stradivarius che gli aveva lasciato per ricordo suo padre. Un’eredità che era già passata dal suo trisnonno al suo bisnonno, dal suo bisnonno a suo nonno, e infine da suo nonno a suo padre e a lui.
Pensa che ti ripensa, Pasompé ricordò che suo nonno una volta gli aveva detto che quello era uno dei migliori violini del mondo, anche se nessuno ne aveva mai potuto ascoltare il suono. Gli aveva anche detto che l’artigiano che l’aveva costruito nel suo laboratorio, un prestigioso fabbricante di strumenti a corda di Bughiona, una piccola località non lontana da Bughidedal, l’aveva costruito trecento anni prima per il principe-zar della marca dell’Alto Bughi, Nicolò II il Siccitoso. Il quale principe-zar, da bambino, pare suonasse benissimo, anche se nessuno ricordava d’averlo mai sentito suonare in alcuna festa reale, né in alcuna pubblica cerimonia.
Pasompé, che era appena arrivato in un campo di grano delle spighe mature imbrillantate dal sole, ricordò anche che, anni dopo, la zarina del principe-zar Nicolò, stanca di tanta incapacità musicale, regalò il violino al musicista ufficiale del Palazzo, che era un lontano parente del primo trisnonno del Violinista Siccità di Bughidedal. Il trisnonno del Violinista Siccità, quando morì di vecchiaia e di stanchezza, per gli inutili sforzi compiuti nel tentativo di far funzionare lo strumento, lo lasciò in perpetua eredità ai suoi discendenti.
Ci sono eredità che alla fine divengono un peso
si disse Pasompé. E si sedette su una pietra piana, davanti al campo di grano, per riposare un momento e per asciugarsi il sudore, dopo tanto camminare.
2. Il campo di grano di Mohamed Pov-Eurett
Così concentrato nei suoi ricordi, Pasompé, il Violinista Siccità, non si accorse che dai camminamenti del campo di grano veniva avanti un uomo piuttosto basso, rotondo e con i capelli ricci e biondi come le spighe dorate. Quando l’ebbe accanto, l’uomo, che doveva essere il proprietario dell’immenso campo pronto per la mietitura, lo apostrofò con un’espressione malevola: – Ehi! Che ci fai qui?
– Salve! – rispose interdetto Pasompé.
– Salve… – rispose l’uomo del campo, mentre fissava il violino e l’archetto di Pasompé. – Dove vai con quell’attrezzatura appesa al collo?
– Mi chiamo Pasompé, signore.
– Pasompé? Questo nome non significa ‘colui che alza le vele’?
Il Violinista Siccità non gli poté rispondere, perché di fatto sapeva soltanto che il suo nome, che era già stato il nome del suo trisnonno,