Scuole "sparse" sul territorio?: Che cosa nasconde la “riforma” dell’Istruzione Professionale di Stato? La verità sul decreto delegato della 107 (Buona Scuola)
Di Alberto Pian
Scuole "sparse" sul territorio?: Che cosa nasconde la “riforma” dell’Istruzione Professionale di Stato? La verità sul decreto delegato della 107 (Buona Scuola)
Di Alberto Pian
Descrizione
Qual é l’obiettivo di questa riforma?
La prima cosa da comprendere é che questa riforma applica tutte le linee guida dell’Unione Europea per la scuola e la formazione professionale. Il suo scopo é abbassare il “costo del lavoro”, andare verso la soppressione o il totale svuotamento dei contratti collettivi di lavoro, preparare i giovani a lavori precari, sottopagati, con minori diritti e privi di titolo professionali e culturali che attestino un reale livello di istruzione e una professione e la possibilità di una progressione di carriera, diminuire le loro possibilità di emancipazione sociale, diminuire la loro preparazione culturale.
Questo viene realizzato attraverso una serie di disposizioni e mistificazioni che sono analizzate in questo libro, ma anche attraverso un capovolgimento dei più elementari principi pedagogici e didattici. Questo libro svela la verità della "riforma" e ne mette in luce i meccanismi. È una lettura utile per qualsiasi insegnante, studente, famiglia, abbia a cuore la formazione e l'avvenire dei giovani!
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Scuole "sparse" sul territorio? - Alberto Pian
Indice
Indice
Origini e aspetti di questa riforma
Che cos’é la IeFP?
Smantellare i titoli di studio… estendendoli e svuotandoli di contenuto
L’Istruzione Professionale di Stato
Istruzione Professionale e contratti collettivi nazionali di lavoro
Il principale movente di questa operazione
Riordinare
creando disordine per liquidare indirizzi e professioni
L’Istruzione Professionale di Stato si deve adeguare
al mercato del lavoro?
Le indicazioni della UE: investire sul capitale umano
?
Istituti Professionali e Tecnici: ostacoli alla distruzione del lavoro
Le mistificazioni pedagogiche
del Decreto
Una didattica dell’ esperienza
basata sulle vocazioni
del territorio?
Sciogliere l’ istruzione
nel territorio
Superare la dicotomia
fra teoria e pratica?
Passaggi fra percorsi
Trappole e mistificazioni del quadro orario
Il giochetto a perdere degli assi culturali
264 ore di personalizzazione
+ 40% di declinazione
= lavoro a bottega
(sic!)
Da cinque anni di insegnamenti disciplinari a due e mezzo di chiacchiere
Identità e definizione dell’Istruzione Professionale
Scuole aperte dell’innovazione
?
Quando l’offerta formativa dipende dalla deregolamentazione del mercato
Il P.E.Cu.P. Profilo Educativo, Culturale e Professionale: un’operazione di dumping sociale
Il Progetto Formativo Individuale
Ridurre le prospettive dei giovani alle loro potenzialità
?
La terminologia didattica
della controriforma
Soggetto parcellizzato Vs Classe di apprendimento
I Tutor del Progetto Educativo e Culturale Personale
Un progetto di vita e di lavoro
per l’ apprendimento permanente
= ignoranza continua
L’Istruzione Professionale di Stato falsa
la libera concorrenza di Mastricht
Il modello didattico
Cultura?
Metodo induttivo: un modello didattico contro la libertà di insegnamento
Confronto fra metodologie
Metodologie induttive
per inglobare lo studente nel territorio
Abrogare questo Decreto e la 107!
Le scuole e i collegi docenti
ALLEGATO: SCHEDA RIEPILOGATIVA
Origini e aspetti di questa riforma
Quali sono le origini di questo decreto?
Questo decreto (D.L. n. 61 del 13 aprile 2017), prosegue la linea della riforma
Moratti (2003), esprime la continuità con la precedente riforma
del 2010 (DPR 87/2010), che sostituisce, e viene direttamente dalla famosa Legge 107 (Buona Scuola di Renzi), che lo ha chiaramente invocato fin dall’articolo 1, comma 180 e 181, lett. d).
Siamo alla terza tappa del processo di smantellamento dell’Istruzione professionale (2003, 2010 e 2015-2017).
La legge della Buona Scuola
¹ delegava il governo affinché procedesse a una revisione dei percorsi dell’istruzione professionale
e stabilisse un raccordo
tra l’Istruzione Professionale Statale e la IeFP. Le linee didattiche
(sic!) della riforma, ovvero i suoi obiettivi politici, derivano dalla linea dell’Unione Europa, codifica in una serie di documenti che vengono esplicitamente richiamati dalla normativa².
Che cos’é la IeFP?
La IeFP é l’ Istruzione e Formazione Professionale
, cioè la Formazione Professionale regionale erogata da privati che sono riconosciuti (accreditati
), dalla Regione perché conformi a determinati standard e specifiche. La Formazione Regionale è quindi sempre privata. Si dice corsi della Regione
, ma le Regioni non creano corsi, sono le organizzazioni indipendenti a vendere i propri corsi: la Regione redige un’offerta formativa regionale, cioè un’offerta dei corsi accreditati.
Per ricordare questo a volte troverete fra parentesi il termine privata, dopo Formazione Regionale: Formazione Regionale (privata).
La Formazione regionale - IeFP - comprende un certo numero di indirizzi (21) che offrono allo studente due certificazioni: una qualifica triennale e un diploma che si consegue al quarto anno (3 + 1). Ci chiediamo, questi titoli di studio della IeFP sono riconosciuti a livello nazionale?
Prima della legge Moratti (2003) no. Erano titoli validi solo sul territorio regionale. I programmi, i metodi, i collegamenti con le imprese erano assolutamente locali
. L’obiettivo di equiparare la IeFP con l’Istruzione Professionale di Stato ha perciò comportato due operazioni: stabilire una validità nazionale dei titoli della IeFP e dequalificare l’’Istruzione Professionale di Stato. La legge Moratti del 2003 le metteva in campo entrambe. Attraverso le Conferenze Stato - Regioni e con la collaborazione di Comuni e Province, vengono stabiliti che sia le qualifiche, che i diplomi professionali sono un titolo valido - come quelli di Stato - per assolvere al diritto dovere
di istruzione e formazione. Per questo motivo vengono riconosciuti a livello nazionale (in qualsiasi Regione siano stati conseguiti), perché si basano su livelli comuni fondati sulla chiacchiera delle competenze - abilità - conoscenze, invece che su programmi e curricoli. Inoltre, questi titoli di studio sono stati equiparati anche ai livelli EQF di certificazione stabiliti dall’Unione Europea (il terzo livello per le qualifiche e il quarto per i diplomi) e quindi sono validi in tutto il territorio europeo.
Il gioco é fatto. Sono forse cambiati i programmi e i metodi di insegnamento? Sono cambiati i rapporti con le imprese locali? Niente affatto, tutto é rimasto localizzato come prima e ancor più di prima (come vedremo). Ma i nomi dei titoli e il loro valore é stato modificato. Gattopardesco ma vero.
Smantellare i titoli di studio… estendendoli e svuotandoli di contenuto
Questa estensione delle certificazioni non ci inganna più di tanto perché la liquidazione della certificazione nazionale, riconosciuta nei contratti collettivi di lavoro, non viene perseguita sopprimendo semplicemente le qualifiche regionali, ma estendendo il valore dei titoli di studio locali a livello nazionale ed europeo e, al contempo, svuotandoli di contenuto, legandoli ancor più alle imprese del territorio locale, variando i programmi liberamente, articolando diversi passaggi
fra scuola pubblica, privata, apprendistato, lavoro a bottega
, alternanza. L’obiettivo è frammentare tutto il sistema dell’Istruzione Professionale di Stato (e anche quello della Formazione regionale), in una miriade di tipologie localizzate.
Detto in altri termini: mentre i titoli, intesi come nomi, nomenclatura, definizione, dei diversi certificati, vengono estesi su scala continentale, i contenuti sono localizzati e svuotati. Bisogna riconoscerlo: é una operazione astuta, che permette di presentare una forma
accattivante (abbiamo dei titoli nazionali ed europei
), a fronte di una liquidazione dell’Istruzione Professionale di Stato (e anche, in parte, della stessa Formazione regionale).
Vedremo questi aspetti più avanti. Intanto, uno dei risultati immediati della legge Moratti é che ha creato un sistema professionale unico di formazione che comprende la