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Giallo Ragusa
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Giallo Ragusa

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About this ebook

Per la prima volta riuniti in un'unica edizione ebook tutti i gialli di Giancarlo Busacca, ambientati nella splendida e amata Ragusa. 

Giancarlo Busacca nasce ad Acate il 31 luglio del 1961. Autore di romanzi polizieschi è anche sceneggiatore e regista teatrale.
LanguageItaliano
PublisherPasserino
Release dateApr 16, 2018
ISBN9788893458627
Giallo Ragusa

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    Giallo Ragusa - Giancarlo Busacca

    giustizia

    Scammers

    Sono le quattro del mattino, non ho sonno, cammino per il mio appartamento in cerca di qualcosa da fare, in tv non c’è nulla, le solite repliche e del resto a quest’ora che pretendo, seguo per un pò un programma inglese di motori, i presentatori sono simpatici, ma è vecchio di tre anni, spengo. Un libro? No, non mi va di leggere a quest’ora, tolgo un pò di casino dal soggiorno, riviste in giro, una giacca sul divano, un pacco di patatine ancora mezzo pieno, da sotto uno dei cuscini un pezzo di stoffa nero, guardo meglio, è un reggiseno, ma di chi è? Flora o Laura o Cinzia, lo metto in un cassetto, la proprietaria prima o poi me lo cercherà.

    Questo è uno di quei rari momenti in cui rimpiango di non essermi mai sposato, almeno avrei litigato con qualcuno, una noia mortale, ma mi faccio coraggio, via questi brutti pensieri di mogli e matrimoni, se sono arrivato a quarant’anni ce la posso fare e poi in fondo fra poco ci sarà la luce, il bar del viale Europa è aperto già alle cinque e posso prendere un caffè, vado a fare una doccia.

    Scusate non mi sono presentato, mi chiamo Gianni Bosa, ho 40, sono originario di Padova, anzi del mitico quartiere Arcella, ma vivo e lavoro a Ragusa da oltre dieci anni, sono commissario di polizia.

    Mi annoio, sono in ferie da due giorni e sono già stato tre volte in questura dove ci sono le uniche persone che conosco, o meglio la metà delle persone che conosco l’altra metà l’ho sbattuta in galera. Speravo di essere avvicinato a Padova, per un certo periodo ci contavo, ma dopo la morte dei miei genitori ho lasciato cadere la cosa, resto a Ragusa tanto un posto vale l’altro.

    Quasi quasi accendo il computer vediamo su facebook cosa c’è di nuovo, lì ho quasi 2000 amici, di ogni parte del mondo e grazie ai fusi orari qualcuno con cui chattare lo becchi, amici ovviamente tutti virtuali e tali devono rimanere. Accendo e c’è la richiesta di amicizia di una ragazza che non conosco, sembra francese, è molto bella, accetto la sua amicizia e guardo le poche foto che ci sono di lei, è proprio bona, sembra iscritta da poco tempo, ma anche questo mi annoia, spengo mi faccio la barba ed esco così nel frattempo si fanno le cinque e posso andare a prendere un caffè.

    Quello che mi piace di qua, sono le mattine come questa, non c’è freddo, il cielo si tinge a poco a poco di azzurro, ricordo quando ero studente universitario, ho abitato con i miei per un certo periodo a Bassano del Grappa e alle sette del mattino aspettavo l’autobus per andare a Padova, il freddo con quell’arietta pungente, che scendeva dalle montagne, il cielo grigio, aspettavo quel mezzo pubblico come una sorta di benedizione, devo ammetterlo qui è tutta un’altra cosa.

    Questa volta non devo aspettare nessun autobus, in giro ci sono le prime macchine dei pendolari, cammino con passo spedito verso viale Europa assaporando il caffè che berrò. Voi mi potreste dire che potevo prenderlo a casa, ho persino la macchinetta elettronica, ma il caffè del bar è un’altra cosa, è come un rito del mattino a cui non si deve rinunciare, è una bella abitudine che ti entra talmente dentro, che diventa meccanico farlo.

    Mentre cammino un bip dal mio cellulare, mi è arrivato un massaggio da facebook, guardo e vedo che la ragazza che mi ha chiesto l’amicizia mi manda un saluto in francese e che ca… io il francese lo capisco, ma a scriverlo è un’altra cosa e avrei bisogno di google traduttore, faccio finta di niente risponderò dal computer di casa, ma poi questa che fa non dorme.

    Entro nel bar e ordino il mio caffè, un altro messaggio sempre la ragazza, vediamo che vuole, guardo il messaggio questa volta è scritto in Italiano anche se non perfettamente corretto, sicuramente è una traduzione al computer, Ciao, scusa tu non mi conosci, ma ho bisogno di aiuto. Cacchio penso io la solita straniera, che cerca di spillare soldi a qualcuno, magari tra qualche giorno finirà con lo scrivere che è pazzamente innamorata di me e vuole venire a conoscermi e siccome non ha i soldi, chiederà il mio contributo economico e poi non vedo né soldi, né lei. Gli rispondo che al momento sono impegnato e l’avrei sentita questa sera, ma poi con quello che guadagniamo, vedo i colleghi che per mandare avanti la famiglia spaccano il capello in quattro.

    Bene ho preso il caffè e ora che cazzo faccio, scendo fino all’edicola poco distante compero il giornale e vado a casa, poi magari faccio colazione, poi vado a fare la spesa, poi cucino, poi mangio, poi faccio il pisolino, poi faccio la merendina, minchia che palle, ma per forza dovevo andare in ferie, vado a mare? È maggio non ci sarà un cane in spiaggia e poi non so nuotare. Mi sto esaurendo, morirò di noia prima di tornare in servizio, ho voglia di urlare e chi ci resiste altri tredici giorni così. I poliziotti sono come i giornalisti, sono curiosi, per cui torno a casa e accendo il computer, vediamo se la ragazza è ancora in linea e c’è, ok vediamo che vuole questa e dove tira a parare.

    "Ciao sono tornato prima, cosa posso fare per te

    "Ciao mi chiamo Nicole, sono di Pau in Francia, ma vivo in costa d’Avorio

    "Bel posto mi sarebbe piaciuto andare in ferie

    "Bello per un turista, ma viverci e difficile

    "Perché mi dici questo

    "Perché non ho lavoro e il padrone di casa vuole l’affitto

    Eccolo come immaginavo una che cerca soldi, ma questa mi sembra troppo sfacciata e diretta, stiamo al gioco

    "E io cosa posso fare per te, non ti conosco

    "Lo so ma mi sei sembrato una brava persona e poi sei un poliziotto e se non lo chiedo a te

    "Si sono un commissario, non un ricco possidente

    "Scusa se ti ho disturbato, ma devo andare, ciao

    Che strano discorso, mi ha fatto questa, la cosa non mi convince, perché troncare di colpo la discussione, non penso che sia così stupida da pensare che basta fare una domanda che una persona ti mandi i soldi. Sono curioso voglio cercare di capire meglio chi è questa, guardo attentamente il profilo, ma ci sono solo due foto una di lei in un campo da golf e una in mezzo alla neve e nella seconda ha il giubbotto e i collant e né pantaloni, né gonna. Digito sul motore di ricerca il nome Nicole Sauguet e trovo solo il riferimento ad una vecchia attrice francese e basta, torno a guardare la foto del campo da golf il posto stranamente mi sembra familiare, anche se non si vede molto, un prato e degli alberi in fondo, potrebbe essere ovunque eppure c’è qualcosa di familiare. Ho giocato in passato qualche volta a golf, ma poi ho smesso perché tutto fa tranne che rilassarmi, m’incazzavo terribilmente se sbagliavo il colpo, sono riuscito a rompere due ferri del 9, il golf non è roba per me.

    Squilla il cellulare è il mio collega Colosimo, problemi in vista, infatti subito mi chiede di tornare in questura per dare una mano, per l’ennesima volta c’è stato uno sbarco di clandestini e tutti gli uomini sono impegnati sulla costa, la notizia mi riempie di felicità, ma faccio lo stronzo e prima mi faccio un poco pregare e poi dopo cinque minuti sono già in ufficio.

    Trovo Colosimo davanti alla porta ad aspettarmi, subito mi aggiorna sul caso:

    -è stata uccisa una ragazza ucraina di 27 anni con 4 coltellate, il presunto colpevole il suo convivente un italiano di 46 anni tale Giovanni Ferla, è in stato di fermo e lo stanno interrogando i colleghi.

    Sembra uno di quei casi in cui la parte più difficile sono le scartoffie da compilare, ma il tizio non parla, pur essendo stato sorpreso con l’arma in mano, un grosso coltello da cucina, continua a mantenere il più assoluto mutismo, non penso nemmeno ad interrogarlo, penso invece a guardare le notizie che ho sui due.

    I due convivevano in un piccolo appartamento in centro, sembrava una coppia normale, lui era di Palermo con qualche piccolo precedente per furto, in Italia c’è gente che ha fatto di peggio e li eleggiamo in parlamento, al confronto questo è un misero dilettante; lei era ucraina, giunta in Italia, almeno secondo le carte da sei mesi, entrambi erano disoccupati, è stato anche interrogato il vicino e padrone di casa, il quale sostiene che mai era successo un litigio fra i due, sembravano tranquilli, erano puntuali anche con l’affitto, nota da non sottovalutare, perché se erano disoccupati i soldi dove li prendevano?

    Siccome sappiamo però che i soldi non piovono dal cielo, c’è da pensare almeno che la ragazza facesse la prostituta, magari una di quelle prostitute tecnologiche, che usano internet e il cellulare per adescare i clienti, senza così dare nell’occhio. Condivido i miei pensieri con Colosimo, che aveva fatto anche lui le mie stesse supposizioni e anche in questo caso doveva avere un punto di appoggio dove esercitare il mestiere più antico del mondo. Perché se avesse esercitato in casa il proprietario avrebbe notato il via vai, anche se fatto in maniera discreta, come vedete abbiamo escluso entrambi altri tipi di ipotesi, tipo che la ragazza facesse la badante o altro, deformazione professionale e un pizzico di saggezza perché a pensar male non si fa errore, ma ci si azzecca sempre.

    Vado con Colosimo a dare un’occhiata all’appartamento, la scientifica ha appena finito, il corpo è già stato portato via e i colleghi dopo i rilevamenti, stanno sistemando le apparecchiature, chiedo al collega di vedere le foto che sono state scattate. Meraviglia del digitale, una volta dovevamo aspettare che venissero sviluppate le foto, guardo e mi accorgo che il corpo della ragazza ha dei lividi al collo e sulle braccia, in più Colosimo mi fa notare che c’è poco sangue in giro in rapporto alla gravità delle ferite, c’è un asciugamano pieno di sangue, il resto della casa è in ordine. Ovvio pensare vedendo i lividi che la ragazza sia stata picchiata e che sia stata accoltellata in un posto diverso e poi portata in casa da qualcuno, che ha anche cercato di tamponare le ferite con un asciugamano, impossibile che il tutto sia accaduto nella casa, visto che era tutto in ordine. Esco fuori e comincio a guardare per terra delle tracce di sangue mi portano fino ad una panda parcheggiata poco avanti, chiamo subito gli uomini della scientifica prima che vadano via e faccio esaminare la macchina, non senza aver fatto un mega cazziatone a tutti, visto che hanno agito con superficialità. Colosimo invece nel frattempo sta perquisendo la casa, altra cosa che non era stata fatta e altro cazziatone, minchia se dobbiamo cazzeggiare aspettando la fine del mese per lo stipendio qui qualcuno va a dirigere il traffico in Sardegna in mezzo alle pecore. Colosimo non trova molto, un portatile, che avremmo esaminato dopo, una macchina fotografica digitale, di quelle da 60 euro ai centri commerciali, un cellulare e delle bollette della luce corrispondenti, alcune di esse, ad un indirizzo diverso, ma sempre nel centro storico.

    Torniamo in questura, il presunto assassino Giovanni Ferla era stato già tradotto in carcere, ci dividiamo i compiti, io mi occupo del computer, Colosimo del cellulare, prima però vado ad informare il questore, il quale si adopera per avere un mandato di perquisizione per l’indirizzo indicato nelle bollette della luce. L’esame del computer porta a ben poco, foto della ragazza e della sua famiglia, immagini di una felicità ormai persa, alcuni indirizzi email dell’Ucraina, sicuramente dei parenti, e poco altro, nulla comunque di particolarmente rilevante. Meglio non va a Colosimo, poche chiamate fatte e ricevute e tutte risalenti al numero del presunto assassino, tranne un numero +67712684, breve ricerca su internet e subito troviamo un avviso in inglese che invita a stare attenti perché collegato ad un giro di truffe sentimentali, il genere di truffe di cui ho subito sospettato questa mattina. Non è neanche passata mezz’ora che arriva il questore con il mandato, andiamo con due sole auto, tanto siamo sicuri che non vi avremmo trovato nessuno e infatti appena arrivati, una casa in pieno centro storico in via Sant’Anna prima del ristorante cinese, tre piani da 50 metri ciascuno, non abbiamo neanche bisogno di sfondare la porta, è accostata dentro è tutto vuoto, ci sono solo i resti di un collegamento internet e una serie di prese, esattamente tre per ogni piano, suppongo corrispondessero a delle postazioni internet, ovviamente un gioco da ragazzi scoprire subito che contratto internet, contratto affitto e luce ci riportasse al presunto omicida. Tutto ci riportava a lui, il presunto omicida, continuo a ripetere presunto perché a questo punto delle indagini e in fondo sono solo passate poche ore, la cosa comincia a mostrare dei connotati ben diversi, da quelli dell’omicidio passionale.

    Torno a casa soddisfatto, passo prima dalla rosticceria a prendere qualcosa di pronto, mi secca fare la spesa, e dopo avere cenato mi siedo al computer per il solito collegamento su facebook. Pensate a come condizionino direttamente o indirettamente la nostra vita questi social network. La ragazza di questa mattina non è on line, controllo la posta, vedo le cazzate messe in bacheca e mi scollego da internet, meglio guardare la tv, ma ecco che sul cellulare mi arriva il messaggio della ragazza, mi ricollego.

    "Ciao come è stata la tua giornata

    "Ciao nulla di particolare (ovviamente non mi sbottono)

    "Hai cenato?

    "Si, ho appena finito

    "Ho visto le tue foto, lo sai che sei molto bello

    "Grazie, anche tu sei bella

    "Sei molto gentile, io non ho ancora finito di lavorare

    "Che lavoro fai

    "Lavoro in un supermercato, lavoro nell’ufficio, ho cinque minuti di pausa per ogni ora che passo a lavorare al computer, sono triste

    "Perché sei triste

    "È morta una mia amica

    "Un incidente?

    "Scusa ma devo tornare a lavoro, ciao

    Non faccio caso a quello che ha scritto la ragazza, notizie di questo genere le sento tutti i giorni e non ci ho mai fatto l’abitudine e mai ce la farò. Del resto che mi posso aspettare, nel mio lavoro non ho certo a che fare con persone che odorano di santità. Ormai che sono al computer mi metto a chattare con una ragazza che ho conosciuto l’anno scorso e con la quale ho un rapporto molto libero, nel senso che ogni tanto si esce, si va a cena, si tromba e poi ognuno a casa sua. Non mi accorgo nemmeno del tempo che è passato, che ecco di nuovo la ragazza francese, chiudo con la mia amica promettendoci che ci saremmo rivisti e parlo con la ragazza

    "Come stai?

    "Sono stanca, mi sento triste, vivo sola

    "Ma non hai famiglia?

    "Sono figlia unica e i miei genitori sono morti in un incidente

    "Anche i miei sono morti e anche io vivo da solo

    "Allora capisci come mi sento

    "Col mio lavoro non ho tempo per me, per questo non ho mai pensato di farmi una famiglia

    "Ma non ti piacerebbe avere una storia con una ragazza

    "Avevo una storia con una bellissima ragazza, avevamo deciso di andare a vivere insieme, ma poi è morta per una malattia

    "Mi dispiace, sono brutte esperienze

    "Lo so, ci sto facendo l’abitudine, si vede che la vita deve andare così

    "Mi fa piacere parlare con te, prima di andare a dormire posso mandarti delle foto, così spero che ti fanno piacere

    "Va bene ok

    "Ok ora te le mando, ciao

    Passano trenta secondi e nella mia casella email arrivano sei foto della ragazza, due di lei seduta su un divano e quattro di lei nuda sotto la doccia. Non sono un bigotto tutt’altro, ma sinceramente la cosa mi ha colto di sorpresa, gran bel fisico la ragazza, complimenti, ma a questo punto nella mia mente comincia a piantarsi un tarlo, c’è qualcosa di strano in tutto questo, qualcosa che non mi riesco a spiegare, è lì lo so, sotto il mio naso, ma non riesco a mettere a fuoco.

    Forse la certezza di andare a lavoro e non l’angoscia del non sapere che cacchio fare è riuscita a farmi dormire beatamente fino alle sette. Mi preparo per andare a lavoro, esco e come sempre prima caffè e giornale. Sulla prima pagina la notizia della ragazza uccisa, c’era da immaginarlo, Ragusa è una città tutto sommato tranquilla e una notizia del genere ad un giornalista porta lavoro per diversi giorni, se ci sa fare. Vado a prendere il caffè al bar vicino alla questura e dentro trovo Colosimo, che sta anche lui accingendosi a prendere il caffè, lo beviamo insieme, solita manfrina del pago io, no pago io e poi ci avviamo verso la questura, nel mentre gli parlo delle strane foto della ragazza, lui mi suggerisce un programma di google, che permette di fare una ricerca tramite una foto e non solo come sapevo io attraverso un nome o un sito, buona idea questa sera ci provo.

    Nella scrivania trovo il referto del medico legale, proprio come nei film americani, ma ovviamente la velocità è dovuta al fatto che c’è poco lavoro, al massimo si fanno mezza dozzina di autopsie l’anno. In ogni caso sul referto non c’è nulla di diverso da quello che avevamo supposto, tranne che l’arma del delitto è un coltello con una lama di dieci centimetri di lunghezza e tre di larghezza, mentre quella trovata in mano al presunto assassino è il classico coltello da cucina con la lama larga 4 centimetri. Quindi non corrispondendo la dimensione delle ferite con il coltello trovato, non è l’arma del delitto. Come potete immaginare è una cosa molto importante, ma allora perché il tizio teneva quella lama sporca di sangue in mano?

    C’era stato un altro tentativo di interrogare il tizio, ma nessuno era stato in grado di scucirgli una parola dalla bocca. Mi raggiunge il capo della scientifica Clemente Calamari

    -Gianni ti ho portato il referto

    -Ciao Clemè e che dice

    -Dice che la ragazza non è stata uccisa nella casa dove l’abbiamo trovata, che nella macchina ci sono macchie di sangue, che nel coltello ci sono le impronte del convivente ma…

    -Non è quella l’arma del delitto, me l’ha già riferito il medico legale

    -Esatto, la ragazza è stata accoltellata nell’altro locale, anche se era stato accuratamente pulito abbiamo trovato tracce del sangue della ragazza

    -Peccato che il tizio non parla, ma io voglio provare lo stesso

    Un paio di telefonate e il detenuto viene portato dal carcere in questura nella sala interrogatori, non prima di avere concordato come condurre l’interrogatorio con Colosimo. Noi adottiamo un’altra tecnica, non quella di poliziotto buono e poliziotto cattivo, ma poliziotto solerte e poliziotto strafottente. Entriamo nella stanza degli interrogatori Colosimo prende il fascicolo, mentre io passeggio e parlo allegramente al cellulare delle cose più strane, con un collega che si trova in un’altra stanza e che ovviamente è al corrente

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