Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

I Petali della Follia
I Petali della Follia
I Petali della Follia
Ebook151 pages2 hours

I Petali della Follia

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Un libro che racchiude tre racconti di Marco Rocca che ci portano in un viaggio surreale attraverso la follia della società odierna.
LanguageItaliano
PublisherMarco Rocca
Release dateJul 1, 2017
ISBN9788826098494
I Petali della Follia

Read more from Marco Rocca

Related to I Petali della Follia

Related ebooks

Performing Arts For You

View More

Related articles

Reviews for I Petali della Follia

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    I Petali della Follia - Marco Rocca

    MARCO ROCCA

    I PETALI DELLA FOLLIA

    UUID: 22c48006-e1a4-11e7-b1e4-17532927e555

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    SOMMARIO

    Prefazione

    Nota dell'autore

    Il pittore di mendicanti

    La porta di lato

    L'ultima stanza

    Prefazione

    Il lettore che si avvicina ad una prima lettura dei racconti può trovarsi disorientato per i soventi salti spazio-temporali che appaiono nel testo. Tali salti sono una caratteristica della scrittura di Rocca non solo per apportare una maggiore e più moderna dinamica al racconto stesso, ma proprio con l'intento di spezzare la logica mentale legata a spazio e tempo.

    Nota dell'autore

    I tre racconti inclusi nell'opera originalmente erano stati scritti come romanzi brevi da pubblicarsi come testi indipendenti l'uno dall'altro. Due sono i fattori che hanno contribuito la pubblicazione dei racconti in un unico volume.

    Il primo fattore è che giunto al termine dell'ultimo dei racconti mi son reso conto che di fatto il tratto filosofico era comune a tutti gli scritti e il fine era che, una volta giunto alla fine del volume, il lettore assaporasse tre pietanze come parte di un unico piatto. Ciò ha comportato alcuni leggeri tagli agli scritti originali.

    L'altro fattore è legato all'andamento dell'editoria italiana che propone sul mercato solo ed esclusivamente prodotti commerciali facilmente promozionabili e quindi vendibili.

    I petali della follia è un testo prodotto e finanziato esclusivamente con l'ausilio di mio fratello e di mio padre. E' grazie alle loro competenze professionali ed alla loro buona volontà se oggi il lettore può mettersi comodo a leggere le pagine che seguono.

    Buona lettura

    Marco Rocca

    Il pittore di mendicanti

    IL PITTORE DI MENDICANTI

    Agosto

    Erano sempre state un mistero per André, oscure, le ragioni per cui un miserabile mendicante di Tunisi o ancora di Tripoli o comunque di una qualunque città di quella parte di mondo a cui usiamo applicare l’appellativo terzo. Oscure le ragioni per cui un tale miserabile mendicante, forse anche costretto ad una ridotta mobilità a causa di una qualche malattia oppure da un incidente, oscure le ragioni per cui costui non decidesse di togliersi la vita e con essa tutti le miserabili sofferenze che si porta dietro. Oscure almeno fino alla notte in cui in cima al ponte vecchio lui conobbe Sara.

    André era nato e cresciuto in quella Firenze popolare che risiede ai margini degli aristocratici palazzi che troneggiano nelle aree più verdi e fresche del centro cittadino. Lui la miseria di quei mendicanti l’aveva voluta conoscere e comprendere.

    Viaggiare, apprendere. Per quale altra ragione dovremmo essere apparsi in questo mondo. In lui si era ficcata la convinzione che qualunque fosse stata un giorno la sua professione nella sua vita non sarebbe riuscito ad avere mai alcun successo se prima non si fosse messo sulle spalle un consistente bagaglio di conoscenza del mondo. Oriente, Africa, Centro e Sudamerica. Si era anche convinto ad accettare qualche aiuto economico dalla famiglia pur di riuscire a metter piede in quasi tutti i continenti del globo.

    Riuscire ad osservare la crosta terrestre dai finestrini degli aerei di mille compagnie diverse non è affatto un cattivo risultato per un giovane con poca parte e con arte ancora da scoprire. Eppure il risultato a cui giunse al termine del suo peregrinare fu che dovunque avesse messo piede alla fine gli ingredienti principali della vita non differivano poi tanto da un posto all’altro. Gli uomini d’affari viaggiavano in classe business con le loro ventiquattrore eleganti, i viandanti comuni, farciti di valige d’ogni modello e dimensione si affannavano a caricare i bagagli nelle scomode cappelliere della classe economica. A farcire tutto ciò pendolavano sacerdoti di ogni religione anch’essi suddivisi tra ecclesiasti novizi, solitamente magri e spesso spettinati che sedevano accanto ai viandanti comuni e i prelati d’alto rango, normalmente panciuti e ben vestiti che non mancavano occasione per accomodarsi sulle comode poltrone accanto ai profumati padroni degli affari. Una volta giunti a destinazione, qualunque essa fosse, ognuno di loro prendeva la propria strada, gli uomini d’affari verso gli hotel a cinque stelle prenotati dalle loro segretarie, i prelati verso le sedi riservate loro dalla curia locale ed i comuni viandanti verso le loro comuni abitazioni. André si era sempre potuto permettere solo viaggi in classe economica. Una volta sceso dall’aereo la sua direzione era sempre la medesima di quella dei viandanti comuni. Spesso ad attenderlo era un semplice alberghetto a due stelle che raggiungeva in autobus. Solo se prima del viaggio gli fosse capitata la fortuna di qualche lavoretto extra allora si concedeva il lusso di prendere un taxi. Un lusso ad ogni modo relativo perché comunque le sue destinazioni erano sempre state luoghi di quel terzo mondo dove per un europeo qualsiasi cosa ha un prezzo solitamente basso rispetto alle medie del primo mondo. Aveva preso del freddo, del caldo e nelle ossa si era iniettato molta umidità e soprattutto molta stanchezza. Aveva trascorso ben cinque anni della sua giovinezza uscendo da un aeroporto per entrare in un altro e non poteva desiderare di meglio. Non avrebbe mai saputo come impiegare meglio gli anni in cui la sua vita gli donava la maggiore energia ed il più grande entusiasmo.

    Il tempo in cui se ne rimaneva a casa nella sua Firenze aveva pensato bene di sfruttarlo frequentando il liceo artistico della città. In fin dei conti l’ammirare l’opera di un grande artista non è forse l’unica vera alternativa all’ammirazione di un bel sedere che ti passa accanto nei corridoi del tuo liceo? Se davvero voleva concentrarsi sullo studio non poteva che essere la disciplina dell’arte. Alla fine le sue passioni si erano combinate perfettamente ed il viaggio era divenuto per André la fonte di ispirazione per quel che divenne il suo lavoro di pittore. Quantomeno questo era ciò che lui andava dicendo per quanto gli amici fossero certi che dopo i primi anni di sincero amore per la conoscenza i suoi frequenti viaggi successivamente fossero divenuti una fuga dalla noia ed un rifiuto della staticità. Della staticità e della stabilità affermavano loro, i suoi amici. Mai un lavoro fisso, mai una donna fissa e mai una residenza fissa. Andrè aveva cambiato indirizzo ben tre volte solamente nell’ultimo anno.

    Anche il suo nome non era stabile. Quello suo di battesimo, quello scritto sulla sua carta di identità, era tutt’altro. Il nome di André se lo era scelto nel corso della sua attività di pittore dopo aver scoperto quella che poi divenne la sua inarrestabile passione per il surrealismo. < Avrei desiderato farmi chiamare Salvador> - diceva - < Ma mi rendo conto che per un giovane pittore sarebbe stato un salto di superbia. Da ora in poi chiamatemi Andrè, renderò così onore al padre fondatore del surrealismo>. Affermava che quel nome se non altro avrebbe aiutato a non scordarsi che la realtà che percepiamo non è che una distorsione della verità causata dalla contaminazione del nostro cervello.

    Quello fu un periodo randagio che durò fin quando scovando nel suo animo un recondito desiderio di tranquillità, inaspettatamente, pareva aver trovato dimora fissa in un appartamento nei pressi del lungarno fiorentino. Il canone non era caro e si può dire che quell’alloggio fosse sufficientemente grande da permettergli di ricavare il suo studio in una delle tre camere, fatto che gli consentiva, cosa di non poco conto, di non pagare un ulteriore affitto per uno studio esterno. Ultimamente aveva approfondito i suoi studi su figure umane, in particolare mendicanti. Era sua abitudine sedersi su un muretto o su una panchina, se aveva la fortuna di incontrarne una non occupata strategicamente ubicata ai margini di un qualche mercato cittadino. Era in quei luoghi che solitamente era più facile trovare qualche mendicante del posto. Ne aveva ritratti diversi ed in differenti forme. -< Io non sono sul libro paga della chiesa!> - rispondeva sempre focosamente a chi gli chiedeva le ragioni della scelta dei suoi soggetti - < la storia dell’arte è stracolma di madonne, cristi e santi!> Il suo primo quadro ritraeva un vecchio mendicante, avrà avuto non meno di settant’anni. Lo aveva notato in mezzo alle gambe della gente mentre strisciava tentando di allontanarsi da una pericolosa ressa nel mezzo di una medina nel Nord dell’Africa. Quella scena lo disturbò al punto che rimase fermo ad osservare per ore con l’intento di comprendere quanti altri mendicanti si trovavano in quelle condizioni e quanti ne avrebbe visti strisciare fuori spolverando le scarpe dell’ammasso di gente. A Cali, in Colombia, fece uno schizzo che poi rappresentò su una magnifica tela al suo rientro a Firenze. Quello realmente fu l’unico quadro che era riuscito ad esporre in una mostra cittadina. Raffigurava un mendicante questa volta piuttosto giovane. Avrà avuto non più di quarant’anni. Una delle gambe gli era stata amputata proprio sotto il ginocchio e si muoveva saltellando aiutato da una coppia di stampelle. Ne aveva dipinti a decine di quei soggetti, uno di ogni città dove si era recato. Qualcuno andava dicendo che il suo stile era una gran confusione più che surrealista. Mescolava una tecnica di olio su tela ad oggetti che incollava sulla tela stessa per dare uno stordente senso di tridimensionalità.

    < Sono comunque un artista fallito> - andava raccontando in giro - < vendo un quadro ogni morte di papa> - Era consuetudine di André, mentre lavorava sulle sue opere, prendersi delle pause, a volte di ore, a volte di interi giorni, per riflettere su ciò che stava costruendo. La sua, soprattutto da quando aveva deciso di uscire dalla casa materna per costruirsi una propria esistenza, non era certo stata una vita facile. Quella dell’artista non è una professione per tutti, sempre in perenni ristrettezze economiche, spesso dissociato dalla comune quotidianità. Nell’ultimo periodo André aveva sensibilmente ridotto il numero dei suoi viaggi all’estero ed aveva cercato di formarsi un nuovo equilibrio. Il suo tentativo a dire il vero era stato un vero disastro. Come il rinculo di un fucile aveva ottenuto una reazione contraria. Si era rinchiuso in se stesso, di rado usciva dal suo appartamento e solitamente giusto per fare un po’ di spesa nei negozietti e nelle botteghe del centro. Ricordava che a pochi passi dal ponte vecchio, nello stesso edificio dove ora aveva aperto i battenti un piccolo market gestito da cinesi, un tempo aveva la sua sede uno dei più noti cinema a luci rosse della città. Quello in cui, superando tutte le paure e le vergogne della sua età, era riuscito ad infilarsi la sera in cui aveva compiuto i suoi primi diciotto anni d’età. Tutto è cambiato in questi ultimi anni, ma non l’ago della bilancia, i mendicanti continuano ad occupare l’estremo limite del braccio ampiamente più lungo della stadera e forse cominciano anche a pesare. - < Non ho più bisogno di muovermi per scovare soggetti> - raccontava al suo nucleo di amici - < mi è sufficiente fare una passeggiata per certi quartieri di Firenze con un blocchetto per gli schizzi a portata di mano per ricavare spunti per un intero semestre di lavoro>. Mendicanti soli, mendicanti con i figli, mendicanti con un cane, c’erano soggetti di ogni tipo e da ogni paese. Africa, Asia, America Latina, ma anche molta Italia. Dipingeva e meditava. Eppure gli erano rimaste oscure ancora oggi, le ragioni per cui tali persone non decidessero di farla finita con la loro esistenza. Sopravvivere è ben diverso dal vivere. A volte lui ed Amid si ritrovavano a chiacchierare sull’argomento. Amid, di origine tunisina era profondamente legato all’Islam ed aveva delle teorie tutte sue in proposito - < E’ più facile togliersi la vita quando il tuo gesto poggia su un ideale my friend. Per un musulmano perdere la vita non è una cosa grave, ciò che è grave sarebbe non rinascere poi alla presenza di Allah con il cuore completamente dedito a lui. Per un occidentale invece la vita ha senso solo nella ricerca del benessere fisico e materiale. E’ probabile che voi occidentali attendiate la goccia che fa traboccare il vaso della vostra misera esistenza prima di decidere di spararvi un colpo in testa>. -Amid era un ragazzo molto intelligente e ad André piaceva trascorrere del tempo a chiacchierare con lui - < Probabilmente, André, la chiave è proprio quella, anche l’uomo più disperato, a meno che non stia perdendo completamente la ragione, ebbene anche quell’uomo continua a credere in un futuro, continua a credere di poter tornare un giorno ad essere felice. E’ l’implacabile illusione umana. Ciò è tipico di voi occidentali>. Fu una notte verso la fine del mese di Agosto che André decise di uscire a fare quattro passi verso il Ponte Vecchio. Era stata una serata molto calda ed un giretto all’aria aperta gli avrebbe fatto bene. Quel pomeriggio gli aveva fatto visita Patrick. Patrick era uno studente irlandese che dopo essersi laureato in filosofia a Dublino si era deciso per un breve periodo di vacanza in Toscana. Lui ed Andrè si erano conosciuti alcune settimane prima in occasione di un concerto di Filippo Graziani. I due ragazzi, uno pittore squinternato e l’altro filosofo in erba, avevano provato subito simpatia l’uno per l’altro. -< Sai, André, questa settimana alla chiesa di Santo Stefano c’è Van Gogh Alive, ti va di farci un salto?> - < Non amo quel tipo di pittura Patrick, lo sai bene> - < Che c’entra questo, è

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1