Della natura delle cose
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In questo poema il filosofo e poeta latino si fa portavoce delle teorie epicuree riguardo alla realtà della natura e al ruolo dell’uomo in un universo atomistico, materialistico e meccanicistico: si tratta di un richiamo alla responsabilità personale, e di un incitamento al genere umano affinché prenda coscienza della realtà, nella quale gli uomini sin dalla nascita sono vittime di passioni che non riescono a comprendere.
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Anteprima del libro
Della natura delle cose - Titus Lucretius Carus
Informazioni
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QUESTO E-BOOK:
TITOLO: Della natura delle cose
AUTORE: Lucretius Carus, Titus
TRADUTTORE: Marchetti, Alessandro
CURATORE: Camerini, Eugenio
NOTE: Prefazione di Eugenio Camerini, aggiuntivi gli argomenti del Blanchet, La scienza di Lucrezio per Constant Martha e le notizie intorno all'autore e al traduttore.
Si ringrazia Ezio Galiano e la sua fondazione (http://www.galiano.it/) per aver concesso l'uso del testo.
CODICE ISBN E-BOOK: 9788828100690
DIRITTI D'AUTORE: no
LICENZA: questo testo è distribuito con la licenza specificata al seguente indirizzo Internet: http://www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze/
COPERTINA: [elaborazione da] Nascita di Venere
di Sandro Botticelli (1445–1510). - Galleria degli Uffizi, Firenze. - https://commons.wikimedia.org/wiki/File:La_nascita_di_Venere_(Botticelli).jpg. - Pubblico Dominio.
TRATTO DA: Della natura delle cose : libri sei / Tito Lucrezio Caro ; tradotti da Alessandro Marchetti ; aggiuntivi gli argomenti del Blanchet, la scienza di Lucrezio per Constant Martha e le notizie intorno all'autore ed al traduttore. - Milano : Sonzogno, 1909, - 317 p. 18 cm. (Biblioteca classica economica ; 11)
CODICE ISBN FONTE: n.d.
1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 16 maggio 2006
2a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 27 giugno 2017
INDICE DI AFFIDABILITÀ: 1
0: affidabilità bassa
1: affidabilità standard
2: affidabilità buona
3: affidabilità ottima
SOGGETTO:
POE000000 POESIA / Generale
DIGITALIZZAZIONE:
Fondazione Ezio Galiano, http://www.galiano.it/
REVISIONE:
Paolo Alberti, paoloalberti@iol.it
Ugo Santamaria
IMPAGINAZIONE:
Rosario Di Mauro (ODT)
Carlo Francesco Traverso (ePub)
Rosario Di Mauro (revisione ePub)
PUBBLICAZIONE:
Catia Righi, catia_righi@tin.it
Claudio Paganelli, paganelli@mclink.it
Ugo Santamaria
Liber Liber
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Indice generale
Copertina
Informazioni
Liber Liber
DELLA NATURA DELLE COSE
Introduzione
Lucrezio e Memmio.
Alessandro Marchetti.
Sua versione di Lucrezio.
Critiche e raffronti.
Suoi lavori geometrici e guerra con Vincenzo Viviani.
Di questa Edizione
Libro Primo
Libro Secondo
Libro Terzo
Libro Quarto
Libro Quinto
Libro Sesto
Varie lezioni
La scienza di Lucrezio
Note
DELLA NATURA DELLE COSE
LIBRI SEI
di
TITO LUCREZIO CARO
TRADOTTI DA ALESSANDRO MARCHETTI
AGGIUNTIVI
GLI ARGOMENTI DEL BLANCHET
LA SCIENZA DI LUCREZIO PER CONSTANT MARTHA
E LE NOTIZIE
INTORNO ALL'AUTORE E AL TRADUTTORE
INTRODUZIONE
Lucrezio e Memmio.
Alfredo Tennyson, lo squisito poeta, ideò e scrisse un monologo di Lucrezio innanzi al suicidio. Egli accettò la tradizione che desse in accessi di demenza per un filtro portogli da una donna che si credeva meno amata, non badando egli alle carezze di lei.
. . . . . For-his mind
Haif buried in some weightier argument,
Or fancy-borne perhaps upon the rise
And long roll of the Hexameter-he past
To turn and ponder those three hundred scrolls
Left by the Teacher whom he held divine.
Questa tradizione non si fonda che sopra l'autorità di San Gerolamo, il quale scrisse più di tre secoli dopo Lucrezio. Questi era della gran famiglia Lucrezia e cavalier romano. Nacque l'anno 95 avanti Cristo. È probabile che visitasse la Grecia e udisse Zenone, che in quel torno era capo della setta epicurea. Egli e Cesare sono i due soli grandi scrittori che Roma abbia prodotti. La sua vita corse tra i principj di Silla e la morte di Clodio. Secondo la tradizione, egli si sarebbe ucciso di 44 anni, morendo lo stesso giorno in cui Virgilio prese la toga virile.
C. Memmio Gemello, al quale è intitolato il poema, era d'illustre famiglia, figlio e nipote di chiari oratori. Ebbe presto onori ed uficj. Nominato al governo della Bitinia, condusse seco Curzio Nicia e il poeta Catullo. Tornato che fu, toccò un'accusa da Cesare, dalla quale si difese con violenza. Nel difendersi trascorse a raffacciargli i suoi diffamati costumi. Dicitore facondo; se non che, a detta di Cicerone, fuggiva la fatica non solo di parlare, ma ancora di pensare. Accusò parecchi; tra gli altri, L. Lucullo, vincitore di Mitridate, volendo impedirgli il trionfo. Di che, avendo egli tirato alle sue voglie la moglie del fratello di lui, M. Lucullo, Cicerone disse argutamente che si era levato contro Agamennone non che contro Menelao. Tentò sedurre, ma invano, anche la figlia di Cesare moglie di Pompeo. Dopo la questura e pretura aspirò al consolato, gareggiando veementemente con altri tre pretendenti. Fu insieme ad essi accusato di broglio e condannato all'esilio. Tornò in Atene, dove da giovane avea studiato, e v'ebbe lite con la setta di Epicuro per essersi fatto cedere dall'Areopago una parte dei Giardini, ove quella aveva sua stanza. La famiglia Memmia aveva un culto particolare per Venere, e il Martha crede che anche questo riflesso abbia indotto Lucrezio alla sua splendida Invocazione.
Dai trecento volumi lasciati dal maestro, ch'egli reputava divino, secondo dice il Tennyson, Lucrezio trasse la dottrina esposta nel suo poema. Il Martha la ha considerata assai bene rispetto alla religione, alla morale ed alla scienza. Egli ha dimostrato che Epicuro e il suo poeta combattevano piuttosto il paganesimo che lo spiritualismo, intendendo a liberare l'uomo dai terrori delle false religioni, e a svolgerlo dai riti feroci onde pretendevano deprecar l'ira od impetrare il favore delle loro deità. Furono in questo i precursori dei controversisti cristiani; se non che, non avendo altro lume, esautorando gli Dei, abolirono la Provvidenza. Ma per tutto il poema spira il sentimento del divino, che, nella pienezza dei tempi, dovea poi avverarsi nelle più pure credenze; restando quasi armi imbelli gli argomenti dell'ateismo, che di secolo in secolo alcune sette di filosofanti riprendono e riforbiscono, ma inutilmente, contro la coscienza del genere umano. Rispetto alla morale, il Martha fa vedere che la dottrina della voluttà si riduce ad un quietismo, favorito ai tempi di Epicuro dallo scadimento e dal servaggio indeclinabile della Grecia, e ai tempi di Lucrezio fatto desiderabile dagli orrori delle guerre civili. Della scienza parla il Martha egregiamente in un capitolo che diamo tradotto in fondo a questo volume, facendo vedere come a puerili fallacie si mescolino intuiti di veri sublimi accettati ai dì nostrinota_1.
Del merito poetico di Lucrezio, toccato in una frase dubbia di Cicerone, passato in silenzio da Virgilio ed Orazio, che taciti lo imitavano, celebrato altamente da Ovidio e da Stazio, parla il suo libro, e son piene le storie letterarie e i trattati di estetica. Egli ha bellezze sì sfolgoranti e sì universalmente ammirate che non occorre additarle. Il suo ateismo non faceva paura nemmeno al buon Cesari, il quale per quel suo squisito sentimento del bello e della naturale sublimità, amava i versi di lui forse non meno che quelli dell'Alighieri.
Alessandro Marchetti.
Alessandro Marchetti nacque nella sua villa di Pontormo il dì 17 marzo 1632 di Angelo e di Luisa Bonaventuri, figlia a Filippo celebre professore di ragion civile nell'Università di Pisa e assai benemerito, per le sue fatiche, della lingua toscana. Aveva appena di sette giorni oltrepassato i nove mesi di vita, che perdè il padre e rimase con quattro fratelli sotto la tutela della madre, la quale, rimpatriando, provvide in Firenze alla loro educazione.
Destinato alla mercatura, già vi si era introdotto; senonchè, un giorno di minore applicazione, cantando egli sottovoce il lamento di Armida e dicendogli rampognando il direttore del negozio: «Voglion esser calcoli, non versi,» egli rispose che nella tregua delle faccende non sapeva spender meglio il tempo che a ruminare gli aurei versi del Tasso divino e lasciando il negozio fu posto a studiare l'Instituta sotto un valente dottore. Nè della legge si appagò gran fatto, come quella che non gli dava campo di pensar a suo modo e di specolare liberamente. Ne allent