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L'Evoluzione del Simbolismo Universale: La Dottrina Segreta
L'Evoluzione del Simbolismo Universale: La Dottrina Segreta
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L'Evoluzione del Simbolismo Universale: La Dottrina Segreta

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La Dottrina Segreta secondo la Blavatsky sarebbe stata, fin dagli albori dell’umanità, la Religione-Sapienza universalmente diffusa, sintesi del sapere totale e del mistero della vita.
 
L’Autrice inizia lo sviluppo della sua ricerca partendo da un misterioso e antichissimo testo il Libro di Dzyan scritto su foglie di palma. Il manoscritto suddiviso in sette stanze espone i vari livelli dell’evoluzione cosmica dall’origine della coscienza  al processo di formazione dei mondi.
 
Nel “Simbolismo Universale” vengono analizzati le origini dei simboli e la loro diffusione nelle tradizioni dei popoli Egizi, Ebraici e Indostani. Con continui collegamenti alle filosofie e religioni Caldea, Cinese, Greca e Pitagorica.
 
Il punto di vista della conoscenza occulta permette di far luce e capire il potere di simboli e ideografie; sul linguaggio dei misteri sulla divinità nascosta con i suoi glifi e simboli.
LanguageItaliano
Release dateMar 27, 2018
ISBN9788869373107
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    L'Evoluzione del Simbolismo Universale - Helena P.Blavatsky

    Kwan-Yin

    ​ESTRATTI DA UN COMMENTARIO

    ESTRATTI DA UN COMMENTARIO ORIENTALE SEGRETO, NASCOSTI FINO AD OGGI

    XVII L’esistenza iniziale alla prima aurora del Mahamanvantara ( dopo il Mahapralaya che se­gue ogni età di Brahma) è una qualità spirituale cosciente. Essa, nella sua soggettività oggettiva, ap­pare nei mondi manifestati all’occhio del veggen­te allo stadio di estasi, simile ad una membrana estremamente sottile e trasparente, che è risultan­te di un soffio divino. Essa nasce dallo stato Laya e si espande per l’infinito, simile ad un fluido in­colore e spirituale. Essa è sul settimo piano e nel settimo stato, del nostro mondo planetario.

    XVIII Essa è sostanza, per la nostra vista spirituale. Non può essere così definita dagli uo­mini nel loro stato di veglia; perciò nella loro igno­ranza l’hanno denominata Dio-spirito.

    XIX Consiste e forma il primo Upadhy (fon­dazione) su cui è edificato il nostro mondo (siste­ma solare). Al di fuori di questo è possibile rin­tracciarla nella sua più primitiva purezza soltanto fra le stelle dell’universo, i mondi già costituiti o in via di costituzione; quelli in Laya riposano nel frattempo insieme ad essa. Dal momento che la sua sostanza è di un tipo differente da quella co­nosciuta dagli abitanti della terra, scorgendo at­traverso di essa, questi ultimi ritengono, nella loro ignoranza, che esista lo spazio vuoto. Nell'intero il­limitato universo non c’è neppure un'infinitesima parte di spazio vuoto...

    XX La materia o sostanza è settenaria nel nostro mondo e fuori di esso. Inoltre ognuno dei suoi stati è suddiviso in sette gradi di densità. Surya (il sole), nella sua visibile riflessione, mostra il pri­mo stato o il più basso dei sette, che è poi lo stato più elevato della presenza universale, puro dei puri, primo soffio manifestato dell’eternamente non manifestato Sat (essenza dell’essere). Ogni so­le centrale fisico od oggettivo è, nella sua sostanza, stato inferiore del primo principio del soffio. Ogni sole altro non è che la riflessione del suo princi­pio primario, nascosto alla vista di tutti eccetto che a quella dei Dhyari Chohan, la cui sostanza corpo­rea appartiene alla quinta divisione del settimo principio della sostanza madre e, perciò, è la più elevata dei quattro gradi della sostanza solare ri­flessa. Così come esistono sette Dhatù (sostanze principali del corpo degli uomini) allo stesso mo­do vi sono sette forze, nell’uomo e nella natura.

    XXI La sostanza reale del sole nascosto è il nucleo di sostanza-madre. Essa è anche cuore e ma­trice di ogni forza vivente che esista nel nostro uni­verso solare. E’ il nucleo da cui si espandono, du­rante i loro viaggi ciclici, tutti i poteri che mettono in azione gli atomi nell'esercizio delle loro partico­lari funzioni; ed è infine anche il fuoco in cui si incontrano nuovamente nella loro settima essenza ogni ciclo di undici anni. Se esiste qualcuno che dice di aver visto il sole, ridi di lui, come se ti aves­se detto che il sole si sposta veramente lungo la sua quotidiana orbita...

    XXIII A causa della sua settenaria natura, gli antichi ritenevano il sole trainanto da sette caval­li, identici alla misura dei versi dei Veda; ed an­cora, che per quanto esso sia identificato con i sette Gana nella sua Orbe, viene distinto da essi come in realtà è; e inoltre che possiede sette raggi, ed anche questo è vero...

    XXV I sette esseri del sole sono i sette santi, nati da se stessi, dal potere inerente nella matrice della sostanza-madre. Essi inviano le sette forze principali, definite raggi, che all’inizio di ogni Pra- laya si concentrano in sette nuovi Soli per il Manvantara successivo. Quello che molti chiamano Vishnu, soffio dell’assolutezza, è l'energia da cui sgorgano l’esistenza cosciente di ciascun sole. Noi chiamia­mo questa energia, Vita Una Manifestata, anch’essa riflessione dell’assoluto.

    XXVII Quest’ultimo non deve esser mai no­minato con parole tradizionali e del linguaggio co­mune, per timore che esso sottragga qualcosa dal­le nostre energie spirituali che aspirano verso il suo stato, gravitando sempre verso di lui, spiritualmen­te, come l’intero universo fisico gravita verso il suo centro manifestato, dal punto di vista cosmico.

    XXVIII La prima, l’Esistenza Iniziale, che mentre si trova in questo stato di esistenza può esser definita Vita Una, è, come già è stato detto, una sottile membrana, che ha scopi creativi o for­mativi. Essa si presenta in sette stati, che attraver­so le loro suddivisioni settenarie, costituiscono i 49 fuochi nominati nei libri sacri...

    XXIX La prima è... « Madre » (prima mate­ria). Essa, suddividendosi nei suoi sette stati mem­bri, discende ciclicamente; dopo essersi consolida­ta nel suo ultimo principio sotto forma di materia grossolana, si rivolge su se stessa ed anima, attra­verso la settima emanazione di quest’ultima, il pri­mo e più basso degli elementi (il serpente che si morde la coda). In una gerarchia o classe di esse­ri, la settima emanazione dell'ultimo principio è:

    a) nel minerale, la scintilla che vive laten­te in esso ed è chiamata alla sua esistenza evane­scente dal positivo che risveglia il negativo (e così via)...

    b) nella pianta è la forza vitale intelligente che anima il seme e gli permette di svilupparsi nel filo d’erba o nella radice e poi nell’arboscello. E' anche il germe che diviene l’Upadhy dei sette prin­cipi della cosa in cui risiede, permettendogli di ger­mogliare mentre quest’ultima cresce e si sviluppa.

    c) In ogni animale agisce nello stesso modo. E’ il suo principio di vita, il suo potere vitale; il suo istinto e qualità, sue caratteristiche essenziali e sue idiosincrasie specifiche...

    d) Dona all’uomo tutto ciò che dà anche ad ogni altra unità manifestata nella natura, tuttavia sviluppa in lui anche la riflessione dei suoi « 49 fuo­chi ». Ognuno dei sette principi è erede e partecipe dei sette principi della grande madre. Il soffio del suo principio primo è il suo spirito (Atma). Il se­condo principio è Buddhi (anima). Noi lo chiamia­mo, sebbene erroneamente, il settimo. Il terzo for­nisce a luì la materia cerebrale sul piano fisico e la intelligenza che lo muove, conformemente alle sue capacità organiche.

    e) E’ la sua forza dirigente degli elementi co­smici e terrestri. Risiede nel fuoco spinto dal suo stato laterite verso uno stato attivo, dal momento che il complesso delle sette suddivisioni del... princi­pio risiede nel fuoco terrestre. Essa rotea nella brezza, soffia insieme all’uragano e far muover l’aria, elemento che anch’esso partecipa ad uno dei suoi principi. Attraverso un procedimento ciclico, essa regola il movimento dell’acqua, attrae e respin­ge le onde secondo leggi particolari, di cui anima­tore è il suo settimo principio.

    f) I suoi 4 principi superiori contengono il germe che successivamente si sviluppa negli dei co­smici, i tre principi inferiori generano le vite degli elementi.

    g) Nel nostro mondo solare, l’Esistenza Una è il cielo e la terra, radice e fiore, azione e pensiero. E’ presente nel sole così come nella luce. Nessun atomo può sfuggirle. Ne consegue che gli antichi saggi l’hanno giustamente definita Dio manifestato nella natura...

    In rapporto a quello che sopra è stato detto può essere interessante ricordare ai lettori quello che notava T. Subbha Row, intorno alle forze mi­sticamente definite.

    « Kanya, sesto segno dello zodiaco, vergine, si­gnifica una vergine, e rappresenta Shakty o Mahamaya. Il segno in argomento è la sesta Rashi o di­visione, e indica che esistono più forze primarie nella natura...

    Le Shakti si presentano in questo modo:

    1) Parashakti — che significa letteralmente la grande e suprema forza e potere. Significa e in­clude i poteri della luce e del calore.

    2) Jnanashakti — cioè il potere dell’intellet­to, della saggezza reale o conoscenza. Questa ha due aspetti:

    a) ecco qualcuna delle sue manifestazio­ni quando è posta sotto l’influenza o il controllo di condizioni materiali. Potere della mente d'interpre­tare le nostre sensazioni. Potere di rievocare le idee passate e di far sorgere future speranze. Potere che si rivela in ciò che gli psicologi moderni definisco­no leggi dell’associazione e che rende possibile la formazione di persistenti legami fra gruppi vari di sensazioni e possibilità di sensazioni, permettendo così la nozione o l’idea di un oggetto esterno. Po­tere di collegare le idee attraverso il misterioso le­game della memoria, creando così la nozione di sé e dell’individualità.

    b) Quelle che seguono sono alcune delle sue manifestazioni quando è liberata dai legami della materia: chiaroveggenza, psicometria, ecc....

    3) Ichchhashakti — cioè potere della volontà. La sua più comune manifestazione è la creazione di alcune correnti nervose che pongono in azione i muscoli fondamentali al compimento dell'obbiettivo voluto. Kriyashakti, misterioso potere del pen­siero che permette di produrre risultati fenomenici esterni, percettibili attraverso la propria energia inerente. Gli antichi reputavano che tutte le idee si manifestano esteriormente se si concentra pro­fondamente su di esse la propria attenzione. Nello stesso modo un’intensa volizione potrà esser segui­ta dal risultato desiderato. In genere un Yogi com­pie i suoi prodigi mediante Ichchhashakti e Kriya- shakti.

    4) Kundalini-Shakti — potere o forza che si muove secondo una traiettoria curva, dalle forme serpentine. Esso è il principio di vita universale che si manifesta in ogni luogo della natura. Tale forza include le due grandi forze di attrazione e repulsione. Sue manifestazoni sono elettricità e ma­gnetismo. Questo è il potere che produce l’adatta­mento continuo delle relazioni interne alle relazio­ni esterne che, a parere di Spencer, è l’essenza della vita; nonché quel continuo adattamento delle re­lazioni esterne alle relazioni interne, che è la base della trasmigrazione delle anime, Punarjanman, nel­le dottrine dei filosofi indù dell’antichità. Lui oggi deve completamente domare tale potere prima di poter raggiungere Moksha...

    6) Mantrikashakti — cioè, letteralmente, for­za e potere delle lettere della parola e della musica. L’antico Mantra-Shastra racchiude tale forza in tutte le sue manifestazioni per la materia che gli concerne... l’influenza della sua musica è una delle sue più comuni manifestazioni. Il potere del nome munifico ed ineffabile è la corona di Shakti. La scienza moderna ha soltanto parzialmente investi­gato il primo, il secondo e il quinto dei poteri che abbiamo appena nominato, ma è del tutto all’oscuro circa gli altri. I sei poteri e forze sono rappresen­tati, nella loro unità, dalla luce astrale».

    Abbiamo citato tutto ciò, per mostrare quali siano le vere idee indù circa questo argomento. Tutto questo è esoterico, nonostante che non ab­bracci neppure la decima parte di quello che po­trebbe esser detto. Sotto un certo aspetto i sei no­mi dei sei poteri menzionati sono quelli delle sei gerarchie di Dhyan-Chohan, sintetizzate dalla pri­maria di esse, la settima, che personifica il quinto principio della natura cosmica o della madre nel senso mistico. Una semplice numerazione dei po­teri del Yoga richiederebbe almeno una decina di volumi.

    Ognuna di queste forze è presieduta da un’entità cosciente vivente, di cui è emanazione. Confrontia­mo ora col commentario citato le parole di Ermete, il tre volte grandissimo (Trimegisto):

    « La creazione della vita da parte del sole è perenne così come è perenne la sua luce; nulla può arrestarla o limitarla. Intorno a lui, come un ar­mata di satelliti esistono numerosi cori di geni che dimorano nelle vicinanze degli immortali, da cui ve­gliano su tutte le cose umane. Essi sono i porta­tori della volontà degli dei (karma) attraverso ura­gani, tempeste, terremoti, carestie, guerre etc. etc., che servono tutte alla punizione delle empietà...

    Il sole nutre ogni creatura e, come fa con il mondo ideale che circonda quello sensibile, riem­pie quest’ultimo con la varietà universale delle for­me; inoltre il sole, avvolgendo ogni cosa nella sua luce, determina la nascita e lo sviluppo delle crea­ture...

    « Sotto i suoi ordini è il coro dei geni, o meglio i cori, dal momento che ne esistono di diversi, e il loro numero corrisponde a quello delle stelle.

    Ogni stella ha i suoi geni, buoni e cattivi per natura o meglio per la loro azione, dal momento che l'azione è l’essenza dei geni... ».

    Tutti i geni presiedono alle cose del mondo, scuotono e capovolgono la costituzione degli stati e degli individui, imprimono la loro somiglianza sul­le nostre anime, sono presenti nei nervi, nel midollo, nelle vene, nelle arterie e nella stessa sostanza del nostro cervello. Ciascuno di noi, quando riceve la vita, viene preso in cura dai geni (elementali), che presiedono alle nascite e che sono classificati al di sotto dei poteri astrali. Essi cambiano perpetuamen­te, non in modo identico, ma roteando in circolo. Permeano attraverso il corpo due parti dell'anima, affinché essa possa ricevere l’impronta della sua energia da ciascuna delle due parti. La parte più ragionevole dell’anima però non è soggetta ai geni, poiché è destinata a ricevere Dio, che illumina di un raggio solare. Pochi sono quelli che vengono illuminati in questo modo, e i geni si astengono da essi: infatti né geni né dei hanno al­cun potere alla presenza di un singolo raggio di Dio. Tutti gli altri uomini, però, anime e corpi an­che, sono diretti dai geni cui si attaccano e da cui vengono influenzati nelle loro azioni. I geni dun­que hanno il controllo delle cose della terra e i no­stri corpi servono a loro come strumenti.

    A parte alcuni marginali argomenti, tutto ciò che abbiamo citato, rappresenta quello che era una credenza universale comune a tutti gli uomini fino a circa un secolo fa.

    Nei suoi tratti essenziali è ancora del tutto orto­dosso sia tra i pagani che fra i cristiani, eccetto che per una piccola schiera di scienziati e materia­listi. Infatti sia che i geni di Ermete e i suoi dei si definiscano potenze delle tenebre o angeli, come nel­la chiesa greca e latina o spiriti dei defunti, come nello spiritismo o ancora, devha come sono chia­mati nell’India e nei paesi mussulmani, ciò nono­stante sono tutti una sola cosa, cioè un'illusione. Comunque speriamo che tutto questo non venga compreso in modo erroneo come è avvenuto fin’ora nelle scuole occidentali che hanno pervertito la dot­trina filosofica dei vedantini.

    Tutto ciò che è, deriva dall’assoluto, che per la stessa ragione di questa sua specifica qualità, è la sola e unica realtà, e quindi tutto ciò che è estra­neo ad esso è elemento generativo e causante di illusione. Ma così è, solo da un punto di vista me­tafisico. Nello stesso modo, un individuo che si con­sidera sano, e tale è considerato dai suoi vicini, chiama illusioni e fantasie le visioni di un fratello demente, allucinazioni che rendono la vittima feli­ce o infelice secondo i casi. Ma dov’è quel pazzo per cui le ombre della sua mente squilibrata non siano momentaneamente altrettante realtà quanto le cose che possono esser viste dal suo medico o dal suo guardiano?

    Tutto è relativo nell’universo, tutto è illusione. Ciò nonostante l’esperienza realizzata su ogni piano è una realtà per l'essere che la percepisce, la cui co­scienza è collocata su quel piano, nonostante che la suddetta esperienza, vista da una prospettiva me­tafisica possa esser concepita come non avente al­cuna realtà oggettiva. Non è contro i metafisici pe­rò che l'insegnamento esoterico deve combattere, bensì contro i fisici e i materialisti e per questi ultimi la forza vitale non ha esistenza oggettiva e non è considerata che come un modo di movimento, come sensazione ed affezione della materia.

    Né occultisti né teosofi in genere sono propen­si a respingere, come spesso si è portati a credere, le ipotesi e le teorie degli scienziati moderni solo perché esse sono in opposizione alla teosofia. La pri­ma regola della nostra società è quella di dare a Cesare ciò che è di Cesare. Ne consegue che i teo­sofi sono i primi a riconoscere il valore intrinseco della scienza. Ciò nonostante quando i suoi som­mi sacerdoti riducono la coscienza a semplice se­crezione di materia grigia e tutto quello che esiste nella natura ad un modo di movimento, noi prote­stiamo contro questa dottrina, dichiarando che essa è antifilosofica, contraddice se stessa ed è assurda, sia dal punto di vista scientifico quanto dal punto di vista occulto della conoscenza esoterica. Infatti in verità, la luce astrale dei kabalisti racchiude strani e curiosi segreti per chi sa spingervi lo sguar­do; e i misteri celati in seno alle sue onde distur­bate incessantemente, sono una realtà presente, no­nostante tutte le negazioni dei materialisti e le de­risioni dei beffardi. Alcuni reputano che la luce astrale dei kaba­listi sia l’etere, e confondono quest'ultimo con l’ete­re ipotetico della scienza; alcuni teosofi sono por­tati a considerare entrambi come sinonimi dell’AKASHA. Ciò è un grave errore.

    L’autore di « Una confutazione razionale » scri­ve, aiutando l’occultismo in modo inconsapevole:

    « Una descrizione di Akasha servirà a dimostra­re quanto essa sia inadeguatamente rappresentata dall’etere. In dimensione è... infinita, non è costituita da parti e il colore, il sapore, l’odore e la tangibilità non sono suoi attributi. Fin’ora essa cor­risponde al tempo e allo spazio, a Ishvara e all’ani­ma. La sua specialità, consiste nell'essere la causa materiale del suono. Se non fosse per ciò si potreb­be considerarla come costituente una sola cosa con il vuoto ». Soprattutto per i razionalisti è senz’altro il vuoto. In ogni caso Akasha produce certamente il vuoto nel cervello di un materialista. Ciò nonostante per quanto l’Akasha non sia l’etere della scienza, e neppure l’etere degli occultisti che definiscono quest’ultimo solo un principio di Akasha, senz’altro è, insieme al suo primario, la causa del suono, causa psichica e spirituale, e in ogni caso, non una causa materiale.

    I rapporti dell’etere con Akasha possono esse­re definiti applicando sia all’Akasha che all’etere le parole usate nei Veda in rapporto a Dio « Così Egli era in verità il suo proprio figlio »; essendo l’uno la progenie dell'altro ed anche se stesso nello stesso tempo. Questo può essere un problema dif­ficile per i profani, ma è molto facile a capirsi da qualunque Indù, anche se non è un mistico.

    I se­greti della luce astrale, insieme ad altri, resteran­no inesistenti per i materialisti della nostra era, esattamente come l’America era solo un mito, ine­sistente per gli europei durante la prima parte del medio evo, mentre gli scandinavi e norvegesi l’ave­vano già scoperta e raggiunta e vi si erano stabiliti parecchi secoli prima. Ma così come giunse Colom­bo a scoprirla di nuovo e costringere il vecchio mon­do a credere all’esistenza di paesi esistenti agli an­tipodi, così verranno alla luce scienziati che scopri­ranno le meraviglie che gli occultisti affermano es­sere nelle regioni dell’etere, con i loro diversi e multiformi abitanti e le loro coscienti entità. Un giorno, la scienza dovrà in ogni caso accettare la vecchia superstizione, così come è già stata costret­ta ad accettarne altre.

    Ed allora, i suoi illustri eruditi, giudicando passate esperienze, come ad esempio mesmerismo e magnetismo, ora ribattezzato col nome di ipno­tismo, adotteranno la cosa e respingeranno il nome.

    La scienza del nuovo nome dipenderà dai « mo­di del movimento », ad anche probabilmente, dall’ultimo pasto consumato da colui che quel nome fornirà. Infatti secondo il fondatore del nuovo sche­ma Hylo-Idealistico, «il processo cerebrale è gene­ricamente il medesimo della chilifìcazione ». In que­sto modo se si dovesse credere a questa assurda pro­posizione, il nuovo nome della verità arcaica do­vrebbe dipendere dall’ispirazione gastrica del pa­drino, e solo allora tali verità potrebbero avere la possibilità di diventare scientifiche!

    La verità però, nonostante che sia spiacevole alla maggioranza, è genericamente cieca, ed ha sem­pre avuto i suoi difensori pronti a morire per lei, e non saranno certo gli occultisti a protestare con­tro la sua adozione, sia pure sotto un qualsiasi nome. Tuttavia fino a quando essa non si imporrà alla scienza, molte verità occulte saranno interdet­te come è accaduto con i fenomeni degli spiriti­sti. Infine i suoi ex diffamatori se ne approprie­ranno senza il minimo riconoscimento o ringra­ziamento. La conoscenza dell’azoto ha accresciuto notevolmente le cognizioni chimiche, ma Paracel­so che l’ha scoperto è chiamato ancora ciarlatano. Sono dunque vere le parole scritte da H. T. Buckle nella sua ammirevole « Storia della civiltà»:

    « Per merito di circostanze ancora ignote, di tempo in tempo si mostrano grandi pensatori che, consacrandosi ad un unico scopo, sono nella possi­bilità di anticipare il progresso dell’uomo e di fon­dare una religione o una filosofia attraverso cui so­no prodotti, alla fine, effetti di grande importanza. Ma se noi diamo uno sguardo alla storia ci accor­geremo che per quanto l’origine di una nuova cre­denza sia dovuta ad un singolo individuo, il risul­tato generato da essa dipenderà dalle condizioni del popolo in cui troverà la sua diffusione. Se una re­ligione o una filosofia vengono formulate troppo in anticipo per una nazione, è necessario attendere un certo periodo di tempo perché siano opportunamen­te utilizzate, dovranno cioè aspettare fino a quan­do le menti degli uomini saranno mature per ac­coglierle... Ogni scienza, ogni fede ha avuto i suoi martiri.

    Secondo il corso normale delle cose trascorro­no generazioni, fino a quando non viene il periodo in cui le stesse verità sono considerate come fatti normali, e successivamente viene un altro periodo in cui sono dichiarate necessarie, ed

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