L’isola delle Janas
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Info su questo ebook
Gli uomini dell’isola vivevano in armonia tra loro e con la natura. I bambini conoscevano tanti giochi e si divertivano moltissimo...
Su tutto e su tutti vigilavano le piccole fate, e la vita quotidiana scorreva felice, fino a quando non accaddero dei fatti terribili...
Età: dai 6 anni in su.
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Anteprima del libro
L’isola delle Janas - Mariella Marras
Mariella Marras
L’isola delle Janas
illustrazioni di Marcello Congiu
Seconda edizione
ISBN 978-88-7356-935-0
Condaghes
Indice
L'isola delle Janas
C’era una volta un’isola...
Rotola-rotola era un gioco divertente...
Il risveglio è un momento speciale...
Dovete sapere che...
L’isola delle Janas...
Ogni anno il ventuno di agosto...
Al torneo nazionale di arrampicata...
La Jana gli sorrise...
A quei tempi...
Ascoltando i suggerimenti...
Imparare dalle Janas...
Sono Intrama...
La casetta era molto piccola...
Guai però a chi avesse osato...
Ma un giorno...
Elène invece...
Le Janas non erano esperte solo di tessuti...
Il giorno prima aveva visto cadere...
Fu così che...
Nessuno voleva ascoltare la Jana...
La nipote di Elène...
Tanti fatti brutti e ingiusti...
Cose ben più gravi...
Passava di lì una bambina...
Un’espressione terribile...
Andremo verso il mare...
D’improvviso, vicino ad una barca...
In quel momento la Jana Maista...
L’Autrice e l’Illustratore
La collana Il Trenino verde
Colophon
l’isola delle janas
C’era una volta un’isola...
C’era una volta un’isola circondata da un bel mare azzurro chiaro nel quale si rispecchiavano le montagne.
Al centro dell’isola c’era un paese chiamato Gennargentu dove gli abitanti vivevano felici e contenti.
I bambini di questo paese andavano d’accordo fra di loro e conoscevano tanti giochi.
Si divertivano moltissimo in allegre bande che scorrazzavano per i vicoli e le piazze del paese e, per ogni angolo, avevano inventato un gioco adatto.
Nella piazza della fontana andavano a giocare ad acchiappa-acchiappa, nel vicolo stretto andavano a fare le gare di corsa, nel cortile di zia Marietta giocavano a nascondino perché fra le piante di lillà, i cespugli di rose e le colonne di glicini e di edera verde cupo, potevano nascondersi e sentire delicati profumi.
A quel tempo tutta la gente e anche i bambini amavano molto i profumi e riconoscevano ad occhi chiusi tutti i fiori.
Il fiore del corbezzolo, dal profumo dolce-amaro come il sapore del miele che facevano le api dopo aver fatto grandi scorpacciate di nettare, era il fiore simbolo dell’isola.
Quando si avvicinava l’inverno, i corbezzoli si riempivano di milioni di bacche rosse, e i bambini facevano a gara con gli uccelli per raccoglierle e riempire grandi cestini che portavano alle nonne per fare la marmellata.
In primavera andavano alla ricerca dei fiori di bosco e ne facevano deliziosi e vivaci mazzolini che regalavano alle loro mamme stanche per le fatiche della casa. Andando per i prati alla ricerca dei fiori era successo che uno di loro, arrampicatosi per un prato molto ripido, fosse caduto rotolando giù fino alla base della collina; gli altri, vedendo che il compagnetto rialzandosi aveva dimostrato di essersi divertito tanto, lo avevano imitato e così avevano inventato un nuovo gioco che avevano chiamato rotola-rotola.
Rotola-rotola era un gioco divertente...
Rotola-rotola era un gioco molto divertente e, come tutti i giochi più belli, coinvolgeva totalmente il corpo del bambino.
Per fare questo gioco andavano a frotte in un campo in pendio e si lasciavano andare giù con le braccia distese lungo il corpo, l’uno appresso all’altro, ma cercando di evitare di travolgersi: vinceva chi riusciva ad arrivare in fondo alla discesa nel minor tempo possibile. Tutte le volte che scendevano giù provavano anche a contare il numero di rotolate che facevano intorno a se stessi, ma ancora nessuno era riuscito ad esserne sicuro: rotolavano così in fretta da non poter contare i giri. A volte i nonni e le nonne li guardavano rotolare giù allegri come cuccioli e pensavano che la vita era proprio bella se non serviva nient’altro che non fosse fornito dalla loro terra, un pendio e l’erba, per rendere così felici i bimbi.
Nel fiume, proprio dove un salto dell’acqua formava un bel lago dal colore smeraldino, andavano a fare lunghe nuotate nella primavera e nella tarda estate. Con le canne e i giunchi che crescevano abbondanti nelle rive, costruivano imbarcazioni leggere e maneggevoli che conducevano con abilità in viaggi di esplorazione sempre più arditi.
Agili cavalieri fin da ragazzi, soprattutto quelli che abitavano nelle montagne, conoscevano ogni angolo delle cupe foreste popolate da animali ed uccelli selvatici e sacre alle Janas che le abitavano da sempre.
Quando un ragazzo si avvicinava al dodicesimo compleanno, iniziava a prepararsi al grande viaggio che, con tutti i coetanei, avrebbe fatto per