Il mondo con gli occhiali
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Info su questo ebook
Soprattutto immaginatevi se questi occhiali venissero indossati da un ecologista o da un costruttore senza scrupoli, da un ricco sfondato o da un poveraccio...
Angelica è una maestra di scuola che, durante una vacanza, ordina un paio di occhiali da un artigiano molto speciale, Monsieur Des Lunettes. Un giorno una sua collega, la terribile maestra Zittotù, indossa per errore gli occhiali di Angelica…
Età: dai nove ai novanta anni.
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Anteprima del libro
Il mondo con gli occhiali - Mariella Marras
Mariella Marras
Il mondo con gli occhiali
illustrazioni di Gerda Raidt
ISBN 978-88-7356-883-4
Condaghes
Indice
Il mondo con gli occhiali
Occhiali rosa
La marcia degli ecologisti
Chi ha trovato gli occhiali del preside?
Occhiali della memoria
Occhiali per Paperoni
Occhiali per non correre
Amore con le lenti
L'Autrice e l'Illustratrice
La collana Il Trenino verde
Colophon
Il mondo con gli occhiali
Occhiali rosa
– Abita qui Angelica Rossini? – domandò il corriere che, su un veloce furgone, in un mattino del mese di settembre, il giorno tre, per la precisione di giovedì alle ore undici, arrivò in un soleggiato e ridente paesino in riva al mare, con un pacchetto da consegnare.
– Abita in quella casa senza numero vicina al porto, – risposero insieme due vecchi seduti all’ombra di un grande ginepro nel giardinetto pubblico davanti al quale si era fermato il furgone – è una maestra della scuola.
Il pacchetto, piccolo e leggero, avvolto in carta azzurra con le stelle alpine e profumato di pino mugo, proveniva da un paesino lontano migliaia di chilometri, anch’esso soleggiato e ridente, al centro di una verde e fiorita vallata montana.
– Oh! Sono gli occhiali che ho ordinato d’estate in Val des Lunettes – e Angelica li mise subito sul naso per provarli sul libro di storie acquistato il pomeriggio precedente. La scrittura, soprattutto quando era minuta, soprattutto quando lei era stanca, iniziava ad essere difficile da decifrare. Servivano proprio un bel paio di occhiali che le permettessero di continuare a gustare la lettura che, fin da quand’ era bambina, era il suo passatempo preferito.
Pensò soddisfatta che i nuovi occhiali le sarebbero stati veramente utili anche a scuola, le lezioni erano ormai riprese da cinque giorni dopo la pausa estiva. Con le nuove lenti non avrebbe sentito più il disagio che le causava leggere i quaderni di Matteo Mattini di quarta B. Già in terza, molti bambini pensano di dover adottare una grafia più minuta anche perché nei quaderni improvvisamente e non si sa perché si restringono le righe come se la bravura fosse inversamente proporzionale alla grandezza della scrittura. Matteo scriveva così piccolo, ma così piccolo che le sue pagine sembravano file di formichine di cui lei stentava a capire il significato. Aveva più volte pensato che sarebbe servito un microscopio per decifrare quella scrittura, ma ora con i nuovi occhiali non ci sarebbero più stati problemi.
L’estate precedente Angelica, che amava la montagna, e in particolare la Val des Lunettes dove sbocciavano miliardi di fiori stupendi, genziane, genzianelle e stelle alpine, astri e gigli martone, crochi e violette, aveva trascorso una bellissima e rilassante vacanza col suo fidanzato. Angelica era molto innamorata, anche se per vari motivi non si era mai sposata. Avere dei figli comportava una grande responsabilità, preferiva non averne ancora. Non che non amasse i bambini, anzi! Era la più affettuosa e disponibile delle maestre che si possa immaginare ed allo stesso modo i suoi alunni la adoravano, tanto che tutti amavano la matematica solo perché la insegnava lei. Se lei avesse insegnato filosofia loro avrebbero adorato la filosofia e così pure l’astronomia e la grammatica russa, se solo le avesse insegnate lei.
Quando andava in montagna scriveva loro bellissime cartoline, dicendo che sentiva nostalgia di tutti e non vedeva l’ora di riprendere a studiare con loro.
Il suo innamorato si era anche ingelosito un po’, ma lei aveva sorriso: – Come puoi essere geloso dei miei alunni? Sono adorabili e vogliono bene anche a te.
– Angelica,come possono volermi bene, se neppure mi conoscono!
– Ti conoscono, ti conoscono…
– E come possono?
– Perché io parlo loro di te.
– Quando parli loro di me? E cosa racconti?
– All’ora della conversazione libera, quando ognuno di noi, me compresa, parla delle cose o delle persone che gli stanno a cuore. Io ho raccontato di te che ti piacciono le liquirizie, le gomme da masticare, i gelati, le vecchie auto e naturalmente che sei molto innamorato di me. Sai, la conversazione libera è molto interessante, le persone si conoscono e così possono capirsi meglio.
– Humm, sono tutte cose vere, ma spero che non abbia detto loro anche che sono proprio pazzo di te, che piango quando non ci sei, che ti telefono venti volte al giorno e che ti sveglio di notte per dirti che ti amo e tu mi rispondi di lasciarti dormire perché altrimenti l’indomani non avrai l’energia necessaria per andare a scuola.
– Suvvia non esageriamo, non racconto loro proprio tutto di noi, però se lo immaginano che sei molto innamorato.
– Forse bisogna che cambi espressione: ho proprio l’espressione dell’innamorato cotto. Si vede anche allo specchio.
– Ma no che non devi cambiare, vai bene così!
A quelle parole pronunciate con dolcezza da Angelica, l’espressione stregata sul volto dell’uomo ovviamente aumentò.
– Ma sei sicura che i bambini e le bambine capiscano queste cose?
– Quali cose? L’amore o la liquirizia?
– L’amore, Angelica, l’amoooooore...
– I bambini e le bambine capiscono perfettamente e si innamorano anche loro. A te non è mai successo?
Marino, figlio unico senza nipoti o cugini, né bambini per vicini di casa, rimase con un palmo di naso: che precoci queste nuove generazioni!
Di sé peraltro, non ricordava di essere stato innamorato prima di aver avuto quindici anni. Anzi diciotto. Comunque la causa del suo primo grande vero innamoramento era Angelica. Anzi il suo sorriso. Ma all’età ormai di quasi quarant’anni.
La loro vacanza in montagna era stata splendida. Al ritorno da un’escursione, un giorno avevano scoperto una bellissima fabbrica di occhiali, che si chiamava Occhiali per il Mondo
.
Di fabbriche ce n’erano tante nei dintorni, ma quella era proprio speciale, fra larici e abeti che parlavano col cielo azzurro e vicina ad un laghetto trasparente e pulito, proprio come devono essere gli occhiali che servono per aiutare a vedere meglio il mondo e