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Homo Impavidus
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Homo Impavidus

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Nel 2049 il CMS (Coordinamento Mondiale degli Stati) definì una linea d'azione in ambito sociale e demografico decisamente rivoluzionaria, linea che, però, non fu nulla rispetto a 'ciò' che poco più avanti, annunciato dal transito di una cometa, trasformerà definitivamente la vita sul pianeta Terra.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateMar 5, 2018
ISBN9788827816752
Homo Impavidus

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    Homo Impavidus - Domenico Dignati

    mondiale.

    HOMO IMPAVIDUS 

    Cronaca di un mondo imperfetto

    Capitolo 1

    Dal 2049 al 2083

    Il primo ottobre del 2049 presso la sede centrale di Calcutta del CMS (Coordinamento Mondiale degli Stati), nato dalle ceneri del vecchio ONU, i massimi responsabili di tutti i paesi si riunirono per definire una linea d’azione volta al perseguimento di uno sviluppo demografico sostenibile del pianeta. I partecipanti a quella grande assemblea, fin dal primo giorno dei lavori e diversamente dal passato, affrontarono il tema in esame con una visione che andava oltre gli interessi locali e regionali, ed evidenziarono con chiarezza le cause che nelle aree più povere generavano sovrappopolazione, mentre nelle altre il numero delle nascite era in costante diminuzione. Queste cause erano principalmente due. La prima era costituita dal permanere delle classi sociali, concentrate in modo disomogeneo in certi paesi e continenti. Nei decenni precedenti i processi di globalizzazione avevano richiesto enormi sacrifici ai meno abbienti. Tra questi, solo un’infima minoranza ne trasse qualche beneficio, conseguente a una maggior facilità di spostamento e comunicazione, mentre alla stragrande maggioranza la possibilità di riscattarsi da una vita di sacrifici e sofferenze continuò a essere negata ancor più di prima. L’altro aspetto negativo messo in luce dai conferenzieri riguardava, invece, l’amara constatazione che gran parte degli abitanti del pianeta era affetta dalla mancanza di sano e naturale buon senso. Comunque, non furono evidenziati solo i grandi nodi da sciogliere, confrontando l’allora attuale situazione con quella del recente passato furono giustamente messi in luce anche degli importanti aspetti positivi. I problemi che avevano dato origine alle cosiddette guerre regionali erano stati risolti. Alcuni stati si erano divisi per poi riaggregarsi diversamente, soprattutto su basi etiche e culturali. Qua e là nascevano ancora diatribe e piccole guerre che, però, venivano subito circoscritte e risolte. Il CMS aveva poteri straordinari tra cui quello di commissariare a tempo determinato i governi locali e questo scoraggiava chi cercava di approfittare delle crisi locali per scopi personali. Il potere finanziario delle vecchie lobby si era notevolmente ridimensionato, anche perché gli stati avevano ridotto i debiti pubblici entro sane soglie fisiologiche.

    Durante i lavori di quel lontano primo ottobre, tutti ebbero l’impressione che nella sede del CMS si respirasse un’aria diversa dal solito. Le minoranze, che da anni si battevano ovunque per accelerare i processi di armonizzazione e rinnovamento della vita sociale ed economica, erano cresciute. Per contro, le masse passive e silenziose stavano calando in numero, fattore questo che convinse i capi di stato, che non agivano correttamente, a darsi da fare con maggior impegno e coraggio. Anche costoro si persuasero che se avessero continuato a dormire sugli allori, lasciando irrisolto il problema demografico e le conseguenze che questo generava, si sarebbero create le condizioni perché si scatenassero delle rivoluzioni su ampia scala.

    La conferenza si chiuse con un ordine del giorno votato all’unanimità che definiva poche, ma chiare e semplici linee guida di comportamento in ambito politico, economico e sociale. Dopo un solo anno, già si poterono stimare dei sensibili progressi. In certe zone del mondo le popolazioni smisero di crescere in modo abnorme, e furono incentivati i flussi migratori dei giovani verso i paesi in cui la natalità era diminuita e l’età media della popolazione aumentata. In pochi anni, in ogni luogo del pianeta, fu crescita in tutti settori, da quello economico a quello culturale.

    Durante i vent’anni che seguirono quella storica conferenza, il mondo cambiò ulteriormente. I popoli e i capi di stato, sentendosi parte di una comunità più ampia, impararono a superare con più efficacia i particolarismi locali. Il buon senso aveva allargato la sua area d’influenza. Furono in molti a definire quello come il periodo di una nuova età dell’oro. Ma l’Homo Sapiens aveva poca memoria e il difetto di cullarsi sugli allori cosicché, alle nuove generazioni e ai nuovi governanti, cominciò a sfuggire il nesso fra la qualità del presente e gli sforzi compiuti nel passato dai lori predecessori. Erano gli ultimi anni settanta e nel mondo iniziò uno strano processo di divisione, molto diverso da quelli che si erano ciclicamente verificati fino agli anni trenta, perché, dall’economia, alla scuola, all’assistenza tutto continuò, comunque, a funzionare discretamente bene.

    A questo fenomeno furono interessati soprattutto i membri delle classi alte tra le quali iniziarono a diffondersi alcune bizzarre teorie filosofiche. Secondo una di queste, non aveva più senso darsi da fare perché il futuro fosse migliore del presente. Il mondo andava bene così com’era, perciò bisognava ridurre il tempo dedicato al lavoro ed escogitare nuovi modi per beneficiare dell’abbondanza. Un’altra teoria, seguita perlopiù da persone in preda al senso di colpa per l’immeritato benessere goduto, teorizzava una strana resa dei conti. Strana perché non sarebbero stati loro a pagare il sovrabbondante ricevuto, ma tutto il pianeta, che presto sarebbe stato incenerito dai fulmini di Giove. Ad alimentare questa psicosi contribuì anche il transito di una cometa. In quel tempo, infatti, la comparsa nel cielo notturno di un asteroide con la coda veniva ancora associata al verificarsi di un evento molto importante. Quel passaggio, tra l’altro ampiamente previsto, incendiò gli animi sia negli pseudo epicurei sia in quelli dei catastrofisti millenari. I primi non si opposero ai secondi e accettarono come plausibile la loro profezia, senza però dedicarsi a pentimento ed espiazione, anzi divennero ancor più avidi e lascivi. Il loro motto divenne: Arraffiamo tutto. Non c’è tempo da perdere. I secondi interpretarono quella reazione come una conferma alle loro ipotesi e poterono sbizzarrirsi nel loro hobby preferito: suscitare paure inutili e divertirsi a menar gramo. Ad ogni modo i seguaci di entrambe le ‘teorie filosofiche’, quando erano stanchi di raccontare fesserie tornavano sempre a quella che in realtà era la loro unica e vera vocazione: continuare a fare soldi. In un anno furono redatti milioni di articoli di giornali, stampati libri, prodotti filmati e dibattiti televisivi su ciò che sarebbe potuto accadere. Naturalmente, nessuno poteva sapere niente di ciò che, in realtà, nel grande insieme dell’ordine cosmico si stava preparando. I pochi saggi ancora in vita affermarono a gran voce che il transito della cometa non avrebbe provocato alcun cambiamento sia nel bene sia nel male, salvo permettere a sociologi e antropologi di compiere una misurazione più corretta del numero degli stolti, ma furono messi alla berlina dai mass media del potere con l’accusa di nascondere la verità dietro false rassicurazioni.

    Dappertutto nacquero associazioni e partiti che all’inizio interessarono solo gli straricchi detentori di potere, ma che poi coinvolsero in quel forsennato ‘scambio d’idee’ anche una parte degli appartenenti alle classi meno abbienti. Il resto della popolazione mondiale, nella quale ancora prevaleva il buon senso, dovette così difendersi dal disfattismo imperante che ovunque seminava sfiducia e rassegnazione. Con il passare dei mesi, però, anche la parte più sana della popolazione mondiale, cominciò ad accettare l’idea che una possibile grande catastrofe, in presenza di quella degenerata classe dirigente, pareva ormai essere la prospettiva più probabile. Le persone ‘normali’ erano la stragrande maggioranza degli abitanti del globo terrestre, ciò nonostante tutti avevano la sensazione di vivere in un mondo di pazzi. Loro unica consolazione era la certezza che, lasciando tempo al tempo, anche i catastrofisti menagramo e i furbacchioni arraffatutto un giorno avrebbero tirato le cuoia.

    All’inizio del nono decennio, nonostante non ci fossero mai state, prima di allora, condizioni di benessere materiale così importanti, regnavano ovunque psicosi, paura, sconforto, rassegnazione e depressione. Il mondo era in preda all’infelicità e quelli che ancora sapevano distinguere il reale dall’immaginario si chiedevano com’era stato possibile, in così poco tempo, passare dall’età dell’oro a quella della follia.

    L’anno seguente la popolazione mondiale, che si era assestata a otto miliardi d’individui da oltre dieci anni, diminuì sensibilmente. I catastrofisti interpretarono quel calo come segno dell’imminente fine del mondo e il loro partito prevalse su quello degli pseudo epicurei. Per fortuna non ci furono devastanti terremoti, a quel tempo già ampiamente prevedibili, né eruzioni vulcaniche. Ovviamente non ci fu neppure l’esplosione del Sole, né la caduta della Luna sulla Terra, ma accadde qualcosa che nessuno avrebbe, non solo potuto prevedere, ma neppure immaginare che potesse accadere.

    A metà del 2083, con grande sorpresa e soddisfazione, alcuni gruppi d’individui esclusivamente appartenenti alle classi sociali più abbienti, sparsi a macchia di leopardo sulla superficie del pianeta, percepirono distintamente di essersi liberati da ‘qualcosa’ che fino al giorno prima li aveva resi infelici e, in circa tre mesi, questa trasformazione interessò il 99,6% dell’intera popolazione mondiale. La causa di ciò fu scoperta solo più tardi e stava proprio nella cometa transitata nei pressi della Terra qualche anno prima. Quell’insolito asteroide, infatti, trasportava alcuni tipi di amminoacidi ancora inesistenti sulla Terra. Questi amminoacidi stavano all’interno di microspore solubili in acqua, ma resistenti a radiazioni e temperature estreme. Il corpo centrale della cometa era pregno di queste microspore le quali andavano ad alimentare la sua coda particolarmente ampia e lunga. I microscopici contenitori avevano forma cilindrica ed erano fatti di materiale inorganico, eccetto una specie di tappo a un’estremità che invece era costituito da molecole organiche. Quest’ultima parte era in grado di catturare alcune particelle emesse dal nucleo del nostro pianeta innescando una reazione chimica che generava un moto di propulsione a razzo nella direzione di provenienza delle particelle stesse. Quando la cometa passò a qualche milione di chilometri dalla Terra, buona parte della sua coda deviò dalla traiettoria della cometa e si diresse verso il nostro pianeta a una tale velocità da risultare assolutamente invisibile. Fu così che qualche miliardo di microspore entrò nell’atmosfera terrestre e, dopo aver rallentato il moto, cadde sulla superficie del pianeta, soprattutto in corrispondenza del perimetro equatoriale. Le microspore che caddero in mare si sciolsero liberando gli amminoacidi che immediatamente entrarono a far parte del ciclo alimentare di alcuni microorganismi. Quelle cadute sulla terraferma, si sciolsero per effetto delle piogge e delle rugiade e sortirono lo stesso effetto delle prime.

    Dopo qualche anno gli amminoacidi extraterrestri erano già entrati a far parte del ciclo alimentare dell’uomo, perché attraverso i microorganismi si erano stabilmente aggiunti ai normali componenti dei cereali, delle verdure coltivate e di tutte le erbe selvatiche dei campi. In breve, tutti gli abitanti del pianeta iniziarono a contenere nei loro organismi molecole di amminoacidi provenienti dallo spazio siderale. Il processo di accumulo del materiale organico negli organismi umani fu rapido e quando la sua concentrazione raggiunse il livello minimo di una trentina di molecole per individuo ebbe inizio una reazione e catena che in un millisecondo generò, in ogni cellula del corpo umano, un nuovo ultramicroscopico organulo in grado di autoriprodursi. Oggi sappiamo tutto su quest’organulo, ma per gli scienziati di allora non fu semplice scoprire la sua natura e il suo funzionamento. Ha una struttura circolare e opera come una matrice stampando amminoacidi uguali a quelli che lo compongono a partire da altre molecole già presenti nell’organismo umano. Quando la concentrazione degli organuli supera una certa soglia, alcuni di questi si scompongono, ma non nelle singole molecole di amminoacido, bensì in due tipi di molecole ormonali che, al tempo della loro scoperta, furono chiamate Impavidoni. Questi due ormoni furono i responsabili del cambiamento radicale nel funzionamento psichico di quasi tutta la specie umana di allora. L’Impavidone uno ebbe l’effetto di impedire il sorgere, nel processo cognitivo e nella produzione delle pulsioni emotive, di paure generate dalla presenza di un qualsiasi altro essere umano. L’effetto dell’Impavidone due, invece, fu quello di annullare ogni forma di paura attribuibile a giudizi e autogiudizi negativi relativi alla propria immagine, trasformando gli impulsi che generavano frustrazione, annichilimento e ribellione in impulsi che favorivano pentimento e desiderio di progresso. Lo stesso istinto di sopravvivenza mutò parzialmente le proprie strategie, tanto che lo stimolo alla cooperazione diventò predominante rispetto a quello che generava la competizione. Quest’ultima tendenza non scomparve del tutto dalla psiche umana, mantenne forme più simili a quelle presenti negli sport, ma perse del tutto l’aspetto violento che l’aveva caratterizzata nel passato.

    Fu una vera, pacifica e quasi totale rivoluzione. In seguito, gli storici descrissero il 2083 come l’anno in cui, dall’incrocio tra il vecchio Homo Sapiens e una misteriosa cometa, nacque una nuova specie umana, della quale anche noi facciamo parte e che prese il nome di Homo Impavidus.

    Non tutti gli uomini però furono trasformati dalla presenza nelle proprie cellule degli Impavidoni. La divisione in classi e caste delle società rappresentava un fenomeno che negli ultimi cinquant’anni si era parecchio ridotto, ma non superato. C’erano meno ricconi di prima, ma con più averi e poteri dei loro padri. Questa situazione di relativa esiguità numerica, rispetto al passato, originava in loro un marcato senso d’insicurezza, stato che superavano solo godendo della particolare soddisfazione derivante dall’esercizio del potere. Quel pernicioso piacere aveva sulle loro menti un forte effetto narcotizzante che distorceva la percezione della realtà cosicché, invece di riconoscersi per ciò che erano e cioè un manipolo di parassiti non più forti e importanti di un pugno di mosche, immaginavano di essere, per diritto divino, la crema di un’umanità al loro servizio. L’esercizio del potere era una droga sottile e potentissima e contrastarne il desiderio era un’impresa quasi impossibile. Tutto ciò continuò ad accadere ai membri delle classi alte, anche dopo la generazione degli Impavidoni nei loro organismi, e questo perché la loro azione veniva inibita da quella di un altro ormone cui fu dato il nome di Conservatione. Gli scienziati di allora ne sospettarono l’esistenza, ma la sua scoperta avvenne più tardi rispetto a quella degli Impavidoni. I soggetti non mutati facevano parte esclusivamente delle classi alte e non avevano alcun desiderio di scoprire le cause della loro mancata trasformazione. Alla fine, però, alcuni generosi volontari, rari ancor più delle mosche bianche, offrirono qualche goccia del loro sangue alla scienza. I ricercatori poterono così appurare l’esistenza del Conservatione, la sua funzione e la sua origine. Questa complessa molecola veniva prodotta da una piccolissima ghiandola che si formava in seguito a stimolazioni cerebrali dovute a stati psichici nei quali predominava la superbia o una della sue tante sottospecie come la presunzione, l’orgoglio, l’arroganza, la boria, l’alterigia e così via. Il Conservatione era un ormone double face, cioè, su due lati diversi aveva strutture simili a quelle dei recettori degli Impavidoni e quando li incontrava nel circuito sanguigno, li agganciava impedendogli così di giungere a destinazione. Ecco perché la liberazione da millenarie paure inutili non interessò la totalità della popolazione mondiale. Voglio comunque rimarcare che, gli appartenenti alle classi dominanti, avrebbero potuto trasformarsi e migliorare la qualità della vita, anche in un secondo tempo, sarebbe bastato loro rinunciare alla particolare soddisfazione che si genera durante l’esercizio del potere per un anno, al massimo due, ma nessuno tentò mai di farlo.

    Insomma, nel 2083 in soli tre mesi accadde quello che se anche qualcuno avesse potuto in precedenza prevedere accadesse, non l’avrebbe mai divulgato e neppure scritto, tenendo la profezia prudentemente confinata nella propria testa.

    Nonostante le classi dirigenti rimasero invariate, nel mondo tutto cambiò perché erano cambiate le menti della maggioranza degli esseri umani. I conflitti, che come ho già detto erano comunque più rari e circoscritti rispetto al passato, cessarono immediatamente. Nessun combattente sentì più in se stesso alcuna motivazione che lo inducesse a colpire i propri simili. Gli ordini dei grandi capi militari vennero disattesi. Gli stessi ufficiali appartenenti alla nuova specie umana si rifiutarono di obbedire alle cariche più alte. Qua e là nel mondo, i soldati dei vari eserciti rimasero appostati sulle linee di combattimento per qualche giorno senza colpo ferire, finché, dopo essersi consultati con quelli che fino a pochi giorni prima erano stati i loro nemici, abbandonarono le armi e fecero ritorno a casa.

    Alla fine di quel benedetto 2083 tutti i capi di stato si riunirono nella sede dell’ancor vivente CMS e sottoscrissero all’unanimità il totale rifiuto della guerra come metodo di risoluzione delle controversie. Gli eserciti vennero riconvertiti, in parte in forze adibite al controllo dell’ordine pubblico, in parte in forze di intervento civile in situazioni precarie dovute a cause naturali, mentre una piccola parte continuò l’attività militare, praticamente solo addestramento ed esercitazioni, alle dirette dipendenze del CMS.

    Il superamento delle paure inutili, permise di relegare alla storia passata la violenza e la sopraffazione, ma questo non fu sufficiente a trasformare il mondo nell’impero dei santi. Gli uomini conservarono la predisposizione a essere tentati dalla pigrizia, dalla vanità, dalla lussuria, in parte dall’invidia, per cui gli antagonismi tra individui, gruppi sociali e nazioni non cessarono del tutto di esistere, ma non diedero mai più origine neppure al più piccolo conflitto armato.

    Gli squilibri sociali si ridussero sensibilmente e furono definitivamente sanati gli ultimi residui delle ferite millenarie subite da alcune popolazioni particolarmente vessate dagli imperialismi in epoche precedenti. La divisione delle società in classi e caste si risolse in una semplificazione che codificava l’esistenza sulla Terra di due tipi di esseri umani: le classi dirigenti, incarnate dagli Homo Sapiens e tutti gli altri, vale a dire gli Homo Impavidus. Queste categorie di uomini così diversi non entrarono mai in competizione tra loro convivendo di buon accordo, soprattutto perché gli Homo Impavidus, per non subire gli effetti di una sicura involuzione, accettarono senza indugio che i primi continuassero a occupare gli scranni dei poteri più alti.

    Anche i rappresentanti delle classi abbienti, pur rimanendo nei loro limiti ‘naturali’, subirono una parziale evoluzione spirituale, culturale e sociale, tanto che alcuni fra loro furono definiti come veri capi illuminati anche dagli Impavidus. Ma gli Homo Sapiens rimanevano comunque convinti di appartenere a una specie superiore, l’unica adatta a gestire i

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