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Odete Vidal Cardoso di Rio de Janeiro: La piccola mistica
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Odete Vidal Cardoso di Rio de Janeiro: La piccola mistica

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«Ogni età è matura per Cristo» (Sant'Ambrogio di Milano)

Odete Vidal Cardoso (1930-1939) appartenne a una delle più ricche famiglie di Rio de Janeiro. Nessuno però la ricorda per questo: la sua tomba nella Basilica della Immacolata Concezione è costantemente ricoperta di fiori da persone di ogni ceto sociale.

«Ciò che più mi impressionava in quella straordinaria bambina era il suo ardente desiderio, fin da quando ebbe l’uso della ragione, di farsi santa. Per lei farsi santa significava amare infinitamente Nostro Signore, desiderio che manifestò in ogni momento della sua vita. Il Signore, secondo il Suo misterioso disegno, manifestò in questa bambina, dopo i suoi tre anni, la sua predilezione e Odetinha corrispose a quel che Dio aveva prestabilito. Chiedeva alla madre, che quotidianamente partecipava alla Santa Messa, di portarla con lei, anche se fosse di mattina presto, per potersi stringere a lei dopo che aveva ricevuto la Santa Comunione, perché diceva che in questo modo poteva abbracciare Gesù». Così ha raccontato monsignor Alfir Barreto Araújo, che ha frequentato la famiglia di Odette sin dal 1934, prima come giovane seminarista e poi come sacerdote.

Cosa c’era in quella bambina da renderla tanto speciale da poterla annoverare tra le piccole mistiche dei nostri tempi?

La biografia di Odetinha, come veniva chiamata, ne ricostruisce l’esistenza terrena, basandosi su testimonianze di quanti l’hanno conosciuta, e ci restituisce la singolare figura di bambina precoce nella fede. Infatti come nelle varie arti sono esistiti, ed esistono, i bambini precoci, i piccoli geni, così è avvenuto, e avviene, per la fede. Dimostrò nella breve vita una maturità che la portò a ripetere, sul letto di morte: «Mio Gesù, mio Amore, mia vita, mio tutto!».

Il card. Orani João Tempesta, arcivescovo di Rio de Janeiro, ha dichiarato che Odetinha «è un segno per rendersi conto che in ogni epoca dell’umanità e in ogni momento della nostra vita si ha l’opportunità di santificarsi».
LanguageItaliano
Release dateFeb 26, 2018
ISBN9788893720403
Odete Vidal Cardoso di Rio de Janeiro: La piccola mistica

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    Odete Vidal Cardoso di Rio de Janeiro - Gaetano Passarelli

    GAETANO PASSARELLI

    Odete Vidal Cardoso

    di Rio de Janeiro

    La piccola mistica

    2018

    I edizione, febbraio 2018

    L’Editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non è stato possibile comunicare, nonché per eventuali omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti.

    PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA

    I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,

    di riproduzione e di adattamento totale o parziale,

    con qualsiasi mezzo (compresi microfilm e copie fotostatiche),

    sono riservati per tutti i paesi.

    eBook by ePubMATIC.com

    INDICE

    I. Il matrimonio dei genitori

    II. L’emigrazione in Brasile

    III. La nascita di Odetinha

    IV. Due lutti importanti

    V. Il secondo matrimonio della mamma

    VI. Una famiglia benefattrice

    VII. Bambina precoce

    VIII. L’arrivo della tata

    IX. La prima Comunione

    X. L’amore intenso a Gesù eucaristico

    XI. Dio e il prossimo

    XII. L’ultimo Natale

    XIII. Madrina di una suora

    XIV. La malattia

    XV. La lunga agonia

    XVI. La morte

    XVII. La camera ardente e i funerali

    XVIII. Lo sviluppo della fama di santità

    XIX. La pratica delle virtù di Odetinha

    XX. Storia della Causa

    Annotazioni

    Biografie

    Bibliografia

    Breve prospetto cronologico

    Foto

    I

    IL MATRIMONIO DEI GENITORI

    Ponte da Chã, frazione di Lobão, appartenente al distretto di Aveiro (Portogallo), era un minuscolo centro agricolo, composto più o meno da quindici case. Importante solo perché, tra la fine del XIX e il XX secolo, vi abitava la famiglia più ricca della zona, quella della signora Felismina Lucinda de Jesus, sposata con il medico dr. Antonio Ferreira Cardoso.

    Possedeva tre mulini, che funzionavano notte e giorno, molte proprietà immobiliari, terre seminative e allevamenti di bestiame. Si poteva dire che nella zona non vi fosse famiglia che non avesse un qualche membro alle sue dipendenze.

    Donna Lucinda aveva avuto anche dieci figli i quali, man mano che crescevano, venivano impiegati nel lavoro o nell’amministrazione dei possedimenti. Una donna decisa e volitiva sotto il cui controllo doveva passare ogni cosa. Naturalmente era giunta alle sue orecchie la notizia che, nella stessa frazione, era venuta ad abitare Thereza de Jesus Vidal, detta Alice, adottata da una famiglia del luogo di cui però non si conosce il nome. Una trovatella.

    Su di lei si sussurravano storie diverse: qualcuno diceva che era stata lasciata in un orfanotrofio, qualcun’altro che era stata trovata nella rada della città di Porto.

    In realtà Thereza era nata nell’Hospital Geral de Santo Antonio di Porto l’11 febbraio 1900 dalla ragazza-madre Ana da Conceição, figlia di Amedeu Conceição, originaria della frazione di Laicheame, municipio di Santa Marta de Penaguião, che venne a mancare quando la bambina era ancora piccola.

    Thereza era poi cresciuta in orfanotrofio fino alla maggiore età, quando era stata accolta dalla famiglia di Ponte da Chã. Morti, tuttavia, anche i genitori adottivi, era rimasta sola. Sebbene fosse una ragazza piacevole, stava per raggiungere la trentina senza aver trovato partito, forse perché era riservata, sia nel parlare che nel vestire. Frequentava con assiduità la chiesa non solo perché devota ma anche perché impiegata a fare la catechista nella parrocchia di Lobão. Quando si era ormai persa ogni speranza, uno dei figli di donna Lucinda, Augusto, era stato attratto da lei e se n’era innamorato. Naturalmente questa era la voce benevola che circolava.

    «No, no… proprio no!», aveva sentenziato donna Lucinda, perché a lei risultava ben altro.

    Le avevano riferito che era stata lei a cercare lui, essendo una donna molto intrigante, che mirava a sistemarsi. Saputo che Augusto era uno scapolone, era riuscita ad abbindolarlo.

    Era del tutto naturale quindi che donna Lucinda non volesse che il figlio sposasse una ragazza povera, orfana e, per giunta, figlia di padre ignoto. Poteva mirare a ben altro! E lei, la signora, avrebbe fatto di tutto per impedire questo matrimonio.

    I due, però, sicuri del loro grande amore, e avendo già una certa età, di nascosto prepararono la documentazione necessaria e alle ore 16 del 17 aprile 1929 si presentarono, nell’ufficio del Registro Civil di Lobão, dinnanzi all’aiutante di studio signor Domingos de Oliveira Santos, chiedendo di essere uniti in matrimonio in regime di comunione dei beni senza atto notarile, una vera e propria follia!

    Lo sposo era Augusto Ferreira Cardoso di 49 anni, celibe, proprietario, e la sposa Thereza de Jesus Vidal di 29 anni, che col matrimonio assunse anche il cognome Cardoso, nubile, domestica.

    Erano in possesso, tuttavia, dell’autorizzazione del Delegado do Procurador da República della Comarca che rendeva valide le nozze e nessun pubblico ufficiale poteva contravvenire alla loro volontà.

    Il funzionario, dopo aver verificato che tutto era conforme a quanto previsto dalla Legge, li dichiarò uniti in matrimonio.

    Assistettero Manoel Joaquim Ferreira e Antonio Francisco dos Santos, ambedue proprietari, che dichiararono di essere presenti in qualità di testimoni dell’atto pubblico e non come padrini. Il motivo di questa scelta è molto evidente: i due proprietari non volevano entrare in urto con la potente donna Lucinda.

    Il funzionario lesse, registrò e rilasciò un estratto di matrimonio. Non si è in grado di sapere se sia stato celebrato prima o dopo anche il matrimonio religioso, poiché non è stato reperito alcun documento, ma, considerato il rapporto che Alice, alias Thereza, aveva con la parrocchia, si può ipotizzare ci sia stato.

    Per gli sposi rimanere in Portogallo significava avere un futuro problematico dal punto di vista economico e lavorativo perché donna Lucinda li avrebbe sottoposti non solo a tali e tante angherie da farli pentire della loro alzata di testa, ma avrebbe scoraggiato qualsiasi altro proprietario a dar loro lavoro. Tutto questo, però, era stato ben considerato e messo in debito conto da Augusto che, dopo il matrimonio, avviò le pratiche per l’espatrio, il più lontano possibile dal raggio d’influenza della madre.

    II

    L’EMIGRAZIONE IN BRASILE

    Gli sposi furono accolti dalla sorella di lui, Guilhermina Rosa de Jesus, che era già coniugata. Da lei rimasero il tempo necessario per completare la documentazione per emigrare in Brasile, dove si trovava già il fratello di Augusto, Jeronimo. All’epoca, infatti, per entrare in Brasile era necessario che qualcuno facesse da garante. Passarono, comunque, diversi mesi prima di potersi imbarcare. Giunsero a Rio de Janeiro il 29 dicembre 1929, come risulta dalla carta di identità di straniero permanente rilasciata ad Alice nel 1938.

    Probabilmente i rapporti con Jeronimo non dovettero andare secondo le previsioni, perché ad aiutare concretamente i due furono i frati francescani della chiesa del Santo Sepolcro.

    Gli sposi si stabilirono a Madureira, un quartiere della zona nord di Rio de Janeiro, nella Estrada do Portela n° 35. Nel sobborgo Augusto trovò lavoro presso la ditta di ingrosso carni dei commercianti portoghesi «Oliveira-Irmãos», in un primo momento con la mansione di operaio; ben presto, però, fu notato per la competenza nel settore degli allevamenti maturata attraverso la cura, a Ponte da Chã, degli allevamenti di proprietà della famiglia, o meglio di donna Lucinda.

    III

    LA NASCITA DI ODETINHA

    La sistemazione e la tranquillità economica portarono Augusto e Alice finalmente al coronamento del matrimonio. A Madureira (Rio de Janeiro) il 18 febbraio 1931 alle

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