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La quarta legge di Kanaloa
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Ebook74 pages50 minutes

La quarta legge di Kanaloa

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About this ebook

Una cantante jazz in fuga dal suo passato trova rifugio su un'isola paradisiaca vicino Pearl Harbor, ma il suo mondo cambierà per sempre quando i soldati giapponesi attaccheranno ed una misteriosa figura emergerà dal mare per salvarle la vita.

LanguageItaliano
Release dateFeb 11, 2018
ISBN9781547517640
La quarta legge di Kanaloa

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    La quarta legge di Kanaloa - Johan Twiss

    La

    Quarta Legge

    di

    Kanaloa

    Johan Twiss

    Twiss Publishing, Copyright © 2017

    by Johan Twiss

    All rights reserved.

    Editor: Heather B. Monson

    Cover Illustrator: Johan Twiss

    Proofreader: Adrienne Burger

    ––––––––

    No part of this book may be reproduced in any format or in any medium without the written permission of the author. This is a work of fiction. The characters, names, incidents, places, and dialogue are products of the author’s imagination, and are not to be construed as real, or are used fictitiously. Any resemblance to actual persons, living or dead, or actual events is purely coincidental.

    DEDICA

    Alla mia famiglia hawaiana.

    Ricordo ancora le visite alle Hawaii da bambino, giocare in spiaggia con i cugini, i tentativi di snorkeling, scalare vulcani, fare ghirlande di fiori con la zietta e raccogliere le uova delle galline. Grazie per i meravigliosi ricordi.

    CONTENUTI

    - 1 -

    Ogni giorno la sua voce giungeva a me come il canto di una sirena. Quando arrivò sulla riva, le sue melodie mi attirarono più vicino, troppo vicino. Quando vidi cosa stava arrivando, mi feci avventato e cercai di avvertirla. Dovevo aiutarla, pur conoscendo le conseguenze. Sapevo che nemmeno il mio titolo di principe ereditario di Aqueor mi avrebbe protetto dal giudizio di Kanaloa. Ma non mi importava. Dovevo salvarla.

    Un altro giorno in paradiso, sussurrai tra me e me sorridendo mentre mi incamminavo sotto le prime luci dell'alba.

    Inspirando l'aria salmastra iniziai a canticchiare a fior di labbra un motivetto che continuavo a ripetere dalla notte precedente al locale. Mi era rimasto in testa tutta la notte facendo da sottofondo ai miei sogni quasi fosse la colonna sonora di un video musicale. Ora era riemerso aspettando che lo trasformassi in una vera canzone. Questa era la mia unica vera debolezza: comporre canzoni.

    Strinsi il mio ukulele un po' più forte e quello sfiorava appena il fianco della mia gonna blu mentre camminavo. La carezza lieve ricordava il suono di un tamburo rullante appena accarezzato. L'ukulele era praticamente nuovo e non volevo che mi cadesse per sbaglio lungo il tragitto di più di un chilometro dalla mia stanza al locale alla mia banchina preferita al porto.

    Visitare il molo era diventata una sorta di rituale mattutino da quando ho messo piede a Oahu, circa tre mesi prima. Era quasi sempre deserto, la vista suggestiva sull’oceano, il cielo del mattino e le gigantesche navi che sopraggiungevano affollando il porto: era lo scenario perfetto da cui trarre ispirazione per scrivere le mie canzoni. Mi sono sentita attratta verso questo molo sin dal giorno del mio arrivo. Per qualche ragione questo posto mi faceva sentire... al sicuro. Una sensazione che non provavo più ormai da quando la mamma era morta, a New Orleans.

    Essere circondata da migliaia di affascinanti marinai, tutti vestiti di bianco, di certo non era male neanche quello. Stavo continuando la mia passeggiata, ascoltando gli strilli dei gabbiani che volavano sopra la mia testa, quando la brezza portò al mio naso l’odore pungente del pesce morto dalla bancarella di un pescivendolo. Arricciai il naso disgustata. Quell’olezzo disgustoso assalì i miei sensi e mi fece girare la testa.

    In un istante non mi trovavo più a Oahu, ero tornata a New Orleans con il mio patrigno che incombeva su di me, l’olezzo di pesce morto ed i pugni sollevati, pronti a colpirmi.

    No! urlai trasalendo.

    Sbattei velocemente le palpebre e presi un profondo respiro, assicurandomi che nessuno avesse assistito al mio attimo di deriva dalla realtà.

    Smettila, Maris! Sei libera. Sei forte. Sei al sicuro, ripetei nella mia mente, risollevando il capo e proseguendo con la passeggiata.

    Dopo la morte di mamma le cose erano peggiorate con Gerald, il mio patrigno. Lei non era più lì a calmarlo e quando lei venne a mancare, lui cominciò a bere più di prima.

    Però io avevo trovato una via d’uscita. La mia voce divenne il mio biglietto verso la libertà.

    Inizialmente lavorai in alcuni locali di New Orleans, sgattaiolando fuori di casa la notte per cantare ovunque mi avessero presa. All’epoca

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