Dove va la Musica? Come riuscire a non fare successo avendo Talento
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Dove va la Musica? Come riuscire a non fare successo avendo Talento - Michele Pidone
Bach)
1-Il mio percorso
Quel 15 di Novembre del 1955, ad Agrigento, c'era il sole e la temperatura era sui 20 gradi. Mia madre Concetta mi diede alla luce verso mezzogiorno nella sua casa di via Francesco Cavalli che apparteneva a sua madre Giovanna. Non si era ancora prodotto il terribile terremoto del 1968 che distrusse gran parte della città vecchia.
Mio padre Mario era presente,ed in quanto ebbe la notizia che era un maschio,si recò all'altra camera,mise il giradischi al massimo di volume, e cominciò a gridare : è un maschio, è un maschio
.
Questo è ciò che mi raccontò mia madre.
Aveva una Vespa con la quale portava in giro a tutta la famiglia. Io stavo sul pianale tra lui e il manubrio e mia madre nel sedile posteriore.
Mio padre nacque a Nicosia ed era agente di custodia. Aveva l'hobby della musica. Suonava la chitarra e la fisarmonica, ed era un grande fan di Domenico Modugno.
Nei pochi ricordi che ho di quell'epoca,affiora qualche dettaglio come l'odore degli aranci dell'orto (in Sicilia lo chiamiamo Giardino)di mio nonno materno Alfonso. I miei familiari mi chiamavano Uccio (diminutivo di Micheluccio).
All'età di 4 anni, mio padre venne trasferito a Palermo. Un giorno mi mise su un tavolo,prese la fisarmonica e mi accompagnò mentre io cantavo più di otto canzoni di Modugno. E, da padre orgoglioso,comprò il primo registratore Blaupunkt a bobina per registrare le mie performance su dei nastri che ho tenuto in un cassetto come oro durante tutta la mia vita.
Nel 1960 mio padre mi aveva portato al Musichiere,programma talent per bambini,ma una settimana prima,morì il presentatore Mario Riva, ed il tutto fu annullato.
Sempre nel 1960 nacque mia sorella Vincenza a Catania. Purtroppo dopo 20 giorni dalla nascita,cadde dal letto e se le formò un ematoma al cervello che le provocò una Epilessia.
A partire da quel momento la mia famiglia visse in un continuo incubo tra medici e viaggi.
In quell'anno mio padre venne trasferito al nord Italia,a Lonate Pozzolo in provincia di Varese Tre anni dopo,probabilmente rotto dal dolore,muore mio padre all'età di 35 anni,morte causata da un infarto. Io avevo 8 anni.
Ricordo che,quando vidi mio padre sul letto prima del funerale, mia madre mi disse : "sta dormendo"per evitarmi sofferenze.
Da quel momento,inspiegabilmente,cominciai ad essere svogliato a scuola,forse perché mi mancava mio padre e vedevo mia madre soffrire.
Avevo 11 anni quando anche mia sorella ci lasciò a 6 anni sempre a Lonate Pozzolo.
Da quel momento ricordo la sofferenza di mia madre che cercava di mandare avanti quello che rimaneva della famiglia. Decisivo è stato anche l'aiuto che ricevemmo dai miei zii materni.
Un anno dopo,io e mia madre ci recammo ad abitare a Busto Arsizio a 20 km da Milano.
Qui abitava anche mio zio paterno Giuseppe.
Aveva tre figlie : Enza, Roberta e Carmen che diventeranno per me come sorelle.....
Il registratore di mio padre.Palermo,1959
La musica è l’unico piacere sensuale senza vizi.
(Samuel Johnson)
Mia madre apre la porta alla maestra di musica della scuola elementare,la quale le dice:"signora, dovrebbe mandare suo figlio a studiare violino perché ha un buon talento musicale. Naturalmente non dovrà pagare perché è un peccato perdere questo talento"
Ed eccomi a studiare violino....Bello,elegante e..difficile... Ma questo non fu il problema...Il problema venne quando la maestra cominciò ad insegnarmi solfeggio.
Mi annoiava il fatto di dover leggere e scrivere note.
Per me la musica era qualcosa che si sentiva col cuore e con l'udito e non con gli occhi.
Quindi io pensavo al solfeggio come qualcosa che avesse a che fare con la matematica e la logica,no come qualcosa di artistico e creativo.
Quindi,dopo tre mesi abbandonai lo studio del violino.
Mi è sempre piaciuto avere i miei momenti di solitudine e di riflessione,già dalla mia adolescenza,quando venivano gli amici a bussare alla porta di casa per uscire a divertirci.
Io rispondevo che non ne avevo voglia perché volevo stare solo con la mia musica,che mi avvolgeva in un abbraccio caldo e mi faceva sentire parte di qualcosa che non potevo ancora descrivere.
Studiavo la batteria che mi era stata regalata da mio zio materno Gerlando,chitarrista e cantante,il quale abitava in Germania a Wendlingen assieme a mio zio Angelo,il quale suonava il basso.
Ricordo perfettamente la Ford Taunus che avevano i miei zii,e ricordo anche la targa : NT-WM2...pazzesco... Lavoravano in fabbrica,ed avevano un complesso(band) che suonava agli sposalizi e feste varie i fine settimana. Intanto,ripassavo gli accordi alla chitarra che mi avevano insegnato.
Appena potevo,leggevo i grandi Alan Ford,dei quali possiedo tutt'ora una collezione.
Sono giornaletti molto surrealisti di un'equipe di investigatori malandati di New York.
Ma andiamo avanti con la musica;c'era uno strumento che mi affascinava in particolare:l'organo elettrico.
Ne vedevo bellissimi nel negozio musicale Playtime a Tradate.
Appena potevo,prendevo la bicicletta ed andavo a provare questi organi al negozio. Solo provare perché per me era un sogno lontano