Caos, Sistemi e Frattali. Gestire la complessità del calcio attraverso la Periodizzazione Tattica
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Anteprima del libro
Caos, Sistemi e Frattali. Gestire la complessità del calcio attraverso la Periodizzazione Tattica - Yari De Rossi
progetti
Prefazione di Renzo Ulivieri
Una delle caratteristiche fondamentali che dovrebbe essere propria di ogni allenatore è quella di ricercare costantemente di aggiornarsi sull’evoluzione del gioco del calcio e sulle metodologie più efficaci per il suo allenamento. Infatti, essendo il gioco stesso in continua evoluzione (in termini di innovazioni tattiche) ed essendo la scienza uno strumento in grado di fornire continuamente nuove evidenze empiriche, rimanere al passo con i tempi può essere un fattore determinante per la carriera di un allenatore. Quello che viene offerto in questo libro è proprio la possibilità di aggiornarsi su una metodologia di allenamento innovativa e ancora poco diffusa nel nostro paese, ma non per questo migliore delle altre. La volontà del lettore dovrebbe essere quella di provare a conoscere un modo diverso di approcciare il gioco del calcio, per poi valutare in autonomia quanto effettivamente questa metodologia possa fare al caso proprio o quali spunti si possano trarre da essa. La lettura dovrebbe essere fatta liberandosi per un momento di eventuali preconcetti che potrebbero rendere difficoltosa la comprensione della metodologia, con la disponibilità continua a mettere in discussione le proprie idee e convinzioni. Probabilmente una sola lettura potrebbe non essere sufficiente, in quanto solamente attraverso una seconda, terza rilettura si riesce ad entrare nei dettagli più complessi ed affascinanti del metodo, mentre la prima lettura rappresenta il passo iniziale verso un approccio innovativo al gioco del calcio. Solo in questo modo sarà possibile per l’allenatore entrare completamente nel vivo della metodologia esposta.
PREMESSA
Questo libro nasce come espansione della tesi di laurea triennale in Scienze delle Attività Motorie e Sportive
discussa presso l'Università degli Studi di Verona nel luglio del 2016. La tesi era originariamente intitolata "Dai Sistemi Complessi alla Periodizzazione Tattica: una metodologia innovativa per il gioco del calcio", ma nell' approfondimento minuzioso che ha portato alla stesura di questo libro si è voluto modificare leggermente il titolo per poter dare risalto alle evidenze scientifiche che stanno alla base di questa metodologia e che tanto sono ricercate in ambito accademico. La tesi è stata seguita dal professor Luciano Bertinato e dal professor Italo Costantini; con quest'ultimo è nata una collaborazione che ha portato all'approfondimento ulteriore della Periodizzazione Tattica e alla scrittura di questo libro. Io ed il professor Costantini, che ringrazierò sempre per aver creduto in quella tesi ed averla seguita con tanta passione, abbiamo una visione comune del gioco calcio, che fonda le basi nella scienza della complessità ed in un approccio metodologico che tenga conto del calciatore in quanto organismo integrato di diverse componenti, al fine di strutturare un processo di allenamento che operi in un contesto di elevata Specificità.
La speranza è che ne sia uscito un libro con forte valenza divulgativa, adatto sia agli allenatori con basilari conoscenze della scienza e della metodologia dell'allenamento, sia a figure con un importante percorso accademico alle spalle, come i preparatori fisici. Ma questo libro è altresì rivolto a tutti coloro i quali gravitano
attorno al mondo del calcio con vari ruoli e interessi, che hanno la motivazione di conoscere un modo di lavorare diverso (ma non per questo migliore) da quelli maggiormente conosciuti. Quello che mi auguro di cuore, è che questa pubblicazione, più che fornire risposte e certezze, possa creare dubbi e incertezze in ciascun lettore, al fine di stimolare continuamente la sua fame di apprendimento e il desiderio di non sentirsi mai arrivati, perché come affermava il grande professore Chris Argyris la porta dell'apprendimento è chiusa dal di dentro
.
INTRODUZIONE
Per definizione lo sport, in particolare il calcio, è un fenomeno in continua evoluzione e per questo, per progredire, è necessario avere il coraggio di affrontarlo con delle idee nuove. Per cercare di progredire è fondamentale aprire la propria visione verso altre culture, verso altre discipline, verso altri paesi e altre mentalità. Studiare come si lavora in ambito sportivo negli altri paesi, capire perché possono esserci modi così differenti di lavorare da un paese all’altro e non restare ancorati alle proprie convinzioni per paura di metterle in discussione. Occorre formarsi in discipline che tradizionalmente non rivestono un ruolo di primaria importanza nel processo di allenamento di una squadra di calcio, ma che invece possono essere di grande aiuto per poter vedere il gioco del calcio e il suo allenamento sotto un'altra ottica: le neuroscienze, la filosofia, la matematica applicata, la fisica quantistica, solo per citarne alcune, possono dare un contributo fondamentale alla ricerca.
Pur con la convinzione che la scuola allenatori italiana sia tra le migliori al mondo, la presente pubblicazione nasce con l’idea di approfondire come si lavori nel mondo del calcio in contesti diversi dal nostro, concentrandosi su una disciplina che spesso passa in secondo piano, ovvero la metodologia dell’allenamento; verrà presa in considerazione una metodologia molto diffusa in Portogallo, che si scosta in modo piuttosto netto dal tradizionale modo di intendere l’allenamento calcistico in Italia: la Periodizzazione Tattica.
L’obbiettivo non è quello di stabilire quale sia la migliore metodologia, in quanto essa di per sé non può rappresentare la strada vincente, ma approfondire un modo di lavorare diverso da quello tradizionale per cercare, per quanto possibile, di far progredire il gioco del calcio.
Capitolo 1
EVOLUZIONE DELLA METODOLOGIA DI ALLENAMENTO NEL CALCIO
ALLENAMENTO TRADIZIONALE: L’EREDITÀ DI PAVLOV
In accordo con Capanna, 2000 e Ramallo, 2012, analizzando attentamente la teoria su cui si basa l’allenamento attuale del gioco del calcio, possiamo rilevare che in gran parte la si può far risalire alla proposta dello scienziato sovietico L.P Matvejew, professore dell’Istituto Centrale Statale di cultura fisica di Mosca. Egli descrisse il suo pensiero nel trattato Periodizzazione dell’allenamento sportivo
, edito all’inizio degli anni ’50 su richiesta specifica del Comitato Olimpico dell’ex Unione Sovietica, affinchè potesse diventare un riferimento utile a preparare gli atleti per le Olimpiadi del 1952. In particolare l'allenamento veniva definito come preparazione fisica, tecnico-tattica, intellettuale, psichica e morale dell'atleta realizzata attraverso esercizi fisici
(Matvejew, 1978)
I suoi studi però si basarono integralmente sulla scoperta pioneristica di un altro studioso russo, che teorizzò l’esistenza del riflesso condizionato: Ivan Pavlov. Sulla base del celeberrimo esperimento sul cane, che salivava normalmente alla vista del cibo (stimolo congruo), mentre dopo il condizionamento (cibo e suono del campanello forniti contemporaneamente) salivava al suono del solo campanello (stimolo non congruo), fu assunto il paradigma che anche l’uomo, dopo un certo periodo di condizionamento guidato, poteva modificare il suo modo di comportarsi. Dopo la morte di Pavlov nel 1936, N.V Zimkin trasferì il principio del riflesso condizionato al mondo dello sport, ricercando la via per perseguire lo stato di forma
: dopo aver subito un certo condizionamento in allenamento, il rendimento superiore in gara (esprimere un nuovo riflesso) appariva nell’atleta analogamente alla nuova capacità del cane di salivare al suono del campanello. Matvejew, padre della metodologia dell’allenamento, riprese il concetto di forma sportiva
evidenziando come essa, attraverso un allenamento dai contenuti sempre diversi, vada sviluppata durante il periodo pre-agonistico e mantenuta in quello agonistico. Nel periodo pre-agonistico vi sarà una prima tappa che avrà come obbiettivo l’esecuzione di elevati volumi di lavoro ad una bassa intensità (resistenza di base, forza resistente con carichi bassi), e una seconda tappa dove alla diminuzione del volume di lavoro seguirà un aumento proporzionale dell’intensità. La forma raggiunta andava poi mantenuta nel corso del periodo agonistico disponendo un programma che prevedeva di ridurre la quantità di ogni tipo di lavoro fatto durante il periodo pre-agonistico.
Nel corso degli anni si susseguirono altri modelli per la periodizzazione dell'allenamento, tra i quali ricordiamo quelli proposti da Yuri Verkhoshanskij (modello a blocchi temporali), Tudor Bompa (struttura per periodi) e Issurin e Navarin (modello ATR). Il fattore costante di tali modelli rimaneva però la concezione cartesiana della prestazione, ovvero si tendeva a separare la prestazione nelle sue parti elementari per poterle allenare singolarmente, con la speranza poi di assemblare il tutto.
Un' ulteriore concezione alla base di tali metodologie era la convinzione errata¹ che la motricità potesse manifestarsi in una sola maniera, ovvero per opera di tre distinte zone cerebrali attivate in successione (aree sensitive, aree associative e aree motorie). Si credeva erroneamente che nel cervello esistesse un luogo della memoria
: di conseguenza in allenamento veniva fatta ripetere molte volte l’attività ritenuta più utile al miglioramento della prestazione con lo scopo di immagazzinarla nel cervello per poi farne riferimento nel momento del bisogno.
Nel corso degli anni si arrivò quindi ad una concezione dell’allenamento, definito allenamento tradizionale (Maiuri, 2013), ancora oggi molto praticato nel panorama calcistico e caratterizzato da alcuni ben definiti presupposti teorici:
atleta-calciatore considerato come un organismo assemblato di diverse componenti;
approccio riduzionistico alla prestazione, con separazione e stimolazione analitica delle varie componenti prestative (esercizi per il condizionamento fisico, esercizi per il miglioramento della tecnica, esercitazioni per il miglioramento della tattica, ecc...);
motricità vista unicamente come richiamo di programmi motori memorizzati in cellule neuronali attraverso una relazione lineare impulso cerebrale – effetto motore;
ripetizione meccanica di gestualità sportive con lo scopo di renderle automatiche nel contesto di gioco.
Sebbene la ricerca scientifica continui a fare enormi passi avanti nello studio dei meccanismi energetici ed in molti altri aspetti dell’allenamento, permangono le suddette peculiarità dell’allenamento tradizionale, che lo caratterizzano in modo ben definito all'interno della metodologia dell'allenamento.
I seguenti passi tratti da Oliveira B. et al., 2009 chiariscono alcuni concetti dell'allenamento tradizionale:
Secondo l'allenamento tradizionale, l'aspetto fisico è prioritario, al punto tale da essere slegato dagli esercizi e dall'idea di gioco che si desidera realizzare con i giocatori. La si ignora consapevolmente.
"Come si è messo in rilievo l'allenamento tradizionale mostra una vera ossessione per la dimensione fisica del gioco - considerata