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Scusa, mi sono innamorato
Scusa, mi sono innamorato
Scusa, mi sono innamorato
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Scusa, mi sono innamorato

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Romanzo Romantico. Più di 100.000 lettori hanno letto questa saga

La storia d'amore, la suspence e l'azione continuano.

"Scusa, mi sono innamorato" è il quinto libro della Saga Infedeltà, romanzi contemporanei con una forte dose di eros, azione e avventure.

E quando un giorno sei disposta a smettere di piangere, lui torna...

Questo pensò Barby disgustata, mentre provava a salvare la vita di un soldato che si dissanguava tra le sue braccia.

Da quando era piccola, sapeva che Carlos era l'uomo della sua vita. I suoi primi sogni, le sue prime canzoni d'amore, i suoi innocenti baci volanti. Tutti  i suoi sorrisi nascevano e morivano per lui... ma le cose non potevano continuare così.

Lei è puro sentimento, lui sa solo divertirsi. Entrambi lotteranno contro il destino, affinché il passato sia passato e resti come tale.

Carlos è un lupo solitario che non merita il suo amore. Marc è il nuovo uomo dei suoi sogni.

Carlos è oscuro e irritante, Marc è affettuoso e allegro. Marc fa innamorare col suo sorriso. Carlos non conosce la felicità.

Il passato e il futuro si scontreranno in una lotta fatta di segreti ed ardenti passioni che combatteranno per essere liberati. L'oscuro passato di Carlos combatterà contro l'affetto di Marc e solo lei avrà l'ultima parola.

È vero che l'amore suona sempre due volte?

Una romanzo contemporaneo e di finzione militare che ci aprirà gli occhi e il cuore davanti ad una realtà a cui non possiamo dare le spalle.

Saga Infedeltà

Dopo di te

È grazie a te

Custode del tuo cuore

Gioco di Passioni

Scusa, mi sono innamorato

Legata a un sentimento

LanguageItaliano
PublisherBadPress
Release dateMar 20, 2018
ISBN9781547514540
Scusa, mi sono innamorato

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    Book preview

    Scusa, mi sono innamorato - Diana Scott

    PROLOGO

    Le bocche si accarezzavano senza sosta. I loro baci affamati gridavano un desiderio disperato...

    — Ho bisogno di te...

    Barby chiuse gli occhi e il contatto dei loro corpi fu l’unico linguaggio tra di loro.

    Carlos la toccava con pura pazzia. Lui non pensava, semplicemente sentiva. Bruciava il buon senso di lei ad ogni carezza. La avvolgeva in una passione dolce, primitiva e fino ad oggi sconosciuta nel suo corpo di donna.

    Le mani inesperte e dolcemente tremanti circondarono timide l’ampio collo del suo forte combattente. Il corpo apprendista si strusciava insoddisfatto contro delle gambe muscolose, rese tese dal bisogno.

    Barby cercava un po’ di sollievo da quella necessità così grande. Lui controllava, disperato, la furia selvaggia di una passione maschile che non poteva più aspettare. Non voleva aspettare.

    Carlos pensò che sarebbe morto. La giovane graffiava la sua ampia schiena in un modo così naturale e selvaggio al tempo stesso, che fu sul punto di ruggire per la soddisfazione.

    Lui era un uomo sfrenato e insaziabile. Lei era un’esplosione di desideri audaci.

    Entrambi si amavano esplicitamente, senza inibizioni. La fantasia era stata trasformata in incredibile realtà. Era la sua prima volta e tutto era permesso.

    — Sì, per Dio. Ti desidero tanto — Carlos la spinse sul letto del suo piccolo appartamento di Madrid.

    Barby volava su una nuvola di zucchero filato mentre Carlos le percorreva il collo delicato con le labbra.

    Le salde mani del soldato si liberavano, disperate, di una maglietta che volò all’altro lato della stanza.

    — Devi essere mia. Qui e adesso.

    I suoi occhi grigi scintillavano come carboni ardenti e le sue braccia si tendevano incontrollate davanti al bisogno.

    — Sei così bella. Potresti avere il migliore degli uomini. Dovrei fermarmi. Dovrei pensare a ciò che è meglio per te ma non posso, semplicemente non posso.

    Carlos si sdraiò sul letto e tirò il corpo delicato di lei verso il suo, per accarezzarla totalmente con il suo ardore.

    Fece scorrere le mani coccolandola con riverenza e la giovane pensò che sarebbe morta in un turbinio di sensazioni. Lui la percorreva senza scrupoli e lei sentiva che il suo corpo supplicava per il contatto di quell’uomo. La pelle le si gelava e bruciava al tempo stesso. Un mondo di sensazioni che le parole non sanno descrivere.

    Tutto il suo essere femminile tremava al semplice tocco del suo duro combattente. Sfiorare la peluria dei suoi pettorali nudi rappresentava l’elisir del suo ardore di donna.

    — Amore mio, tremi... — Carlos la accarezzava con rispetto.

    — Voglio fare tutto. Voglio essere ciò che cerchi...

    Carlos esplose per l’emozione. Lo desiderava e forse anche qualcosa di più. Quello era troppo per un uomo assetato da tanti anni da quell’amore impossibile.

    — Lo sei sempre stata. Sarai sempre ciò che cerco. Sei la mia più grande gioia e la più irreparabile delle mie pene. Giuro che ci ho provato, ma sei ancorata lì, dove la ragione non risponde.

    Lui la baciò come se non ci fosse un domani e lei pensò che l’universo profumasse di rosa.

    Carlos la coprì completamente e per la prima volta lei fu cosciente dell’enorme corpo che la premeva contro il materasso.

    Barby regalava leggere carezze alla sua mandibola quadrata e pietrosa e lui sorrideva come non aveva mai fatto. I loro sguardi si incrociarono e si accarezzarono, mentre l’orologio andò verso un luogo lontano.

    Lei era sua e lui era suo.

    Carlos sussurrava nell’angolo delle sue labbra carnose.

    — Ti desidero come mai ho desiderato nulla. Ti voglio qui e adesso. Ho bisogno di te più che di respirare, ma se non sei sicura lo capirò. Rispetterò la tua decisione qualunque essa sia. Non importa ciò che deciderai perché so che ti amerò più avanti.

    — Più avanti...? — Barby sorrise mentre pensava che sarebbe morta d’amore per quell’uomo.

    — Oggi e più avanti. Penso che ti amerò in questa vita e in quella che esiste dopo.

    La giovane strinse il suo corpo contro quello di lui, totalmente convinta della sua decisione. Da anni era sicura del suo amore.

    — Non voglio aspettare. Non posso aspettare.

    Barby poggiò le mani sulle sue forti spalle stringendo con forza ma lui non si lamentò. Lo avvolse con le sue gambe, si aggrovigliò al suo corpo e si lasciò trasportare.

    Lui fece scivolare la sua lingua sul carnoso labbro inferiore mentre la mordeva con delicatezza. Era disposto a farla godere di ogni carezza sebbene stesse morendo nel provarci.

    — Hai tanta passione dentro — la sua voce era roca — sei la mia fonte. Mi fai impazzire e mi calmi al tempo stesso. Sei un rifugio che non avrei mai pensato di trovare.

    Carlos spostò il suo viso tra i seni pieni e fermi mentre la accarezzava con le sue mani callose.

    — Voglio che tu goda di ogni carezza. Voglio farti provare il più grande dei piaceri. Ho bisogno che mi desideri in ogni momento in cui sono dentro di te.

    Barby ascoltava le sue dolci promesse mentre il suo corpo, dotato di vita propria, si sollevava per riceverlo.

    — Ti desidero tanto che fa male...

    Carlos si avvicinò e premette con insistenza fino a riuscire a scivolare delicatamente nella sua dolce umidità.

    La giovane gemeva ad ogni pressione e lui capì che quella era la sua canzone preferita.

    Desideri e sogni si univano in una piccola stanza buia di Madrid.

    Due anime nate per stare insieme, goderono scoprendo che il mondo era fatto solo per loro.

    Barby, in un attacco di ferocia femminile, morse la sua spalla e lui perse il timone del controllo. Lei alzò i fianchi per chiedere in silenzio ciò che il suo corpo voleva disperatamente e Carlos chiuse gli occhi arrendendosi alla più dolce delle esperienze.

    L’anima femminile si arrendeva al rapitore del suo cuore ma il suo corpo tremava cercando disperato ciò che era incapace di trovare. Carlos capì il suo bisogno e reggendola con forza dai fianchi, fu la risposta alla sua necessità. Affondò il suo corpo con gloriose spinte degne di un conquistatore.

    — Bambolina... bambolina mia...

    Barby sentiva un milione di sensazioni. Allegria, amore, ardore e piacere si univano in un solo corpo, in un’unica unione.

    Carlos passò le sue mani sotto il sedere, lottando per avvicinarla ancora di più ma era impossibile. Stava affondando nella parte più profonda del suo corpo e lei stava entrando nella parte più profonda del suo cuore. Lì dove nessuna era mai arrivata.

    L’amante delicato sparì per trasformarsi in un uomo disperato dal bisogno di possederla e segnarla, lì dove nessuno era stato capace di farlo.

    Lei era così giovane, lui così esperto.

    — Non pentirti mai, non sostituirmi, non dimenticarmi mai.

    La voce roca dell’uomo eccitato, si trasformò in una supplica da innamorato e il suo cuore mendicante implorò per avere un amore eterno.

    Barby sentì come il suo corpo si arrendeva ad ogni tocco del suo combattente. Il calore del suo alito la bruciava e la sua innocenza lo uccideva.

    Entrambi si fondevano nel desiderio. I loro corpi si trasformavano in uno solo e la passione li consumava senza controllo.

    Barby sentì come il suo cuore batteva impazzito. Il suo corpo esplose in delicate contrazioni, portandola in un mondo colorato in cui Carlos, devotamente innamorato, la accompagnò.

    ––––––––

    — Dottoressa...! Barby, svegliati. Abbiamo nuovi rifugiati e c’è una signora incinta che non si sente bene.

    La giovane si sfregò gli occhi provando a svegliarsi, mentre tornava alla normalità.

    — Sì padre, tra qualche minuto sarò pronta. Mi lavo e vengo con voi.

    — Bene, ti aspettiamo in infermeria.

    La donna annuì, mentre il sacerdote usciva dalla sua tenda da campo. La giovane si sedette sulla brandina che aveva come letto e strinse con forza la testa tra le mani.

    Ho bisogno che esca dalla mia vita... per favore, sparisci dai miei sogni e dal mio cuore.

    IL PASSATO TORNA SEMPRE

    — Amico mi dispiace, cambio di piani. I miei hanno una cena di beneficienza e devo badare alla piccolina.

    Fernando, diciotto anni, sempre molto frizzante era così sconsolato che il suo miglior amico Carlos non volle aggiungere altro dispiacere alla sua pena, già così profonda.

    — Non fa niente, le ragazze capiranno — rispose poco convinto mentre il suo amico non la finiva di sbuffare come una tubatura ossidata.

    Il giovane, completamente frustrato e scoraggiato, prendeva a calci il giochino del povero King, che non la smetteva di abbaiare dietro al suo padrone, provando a riprendersi il suo amato osso di peluche.

    — Adesso basta, King! — il cane si fermò di netto ma non prima di aver messo in salvo, diffidente tra le sue zampe, il vecchio osso di pezza.

    — Puoi uscire con la tua ragazza. Non sei obbligato a restare — la frustrazione lo dominava — sicuramente ti darà un buon addio...

    Mancavano solo due giorni. Lui e Carlos, due giorni dopo, sarebbero entrati dopo nell’accademia militare, per ricevere il loro allenamento come futuri membri della fanteria. Sarebbero passati mesi prima di recuperare la vita civile e assaporare le magnificenze del sesso opposto.

    — Siamo amici nel bene o nel male — il suo comportamento era contundente e deciso. Proprio come era Carlos.

    Erano amici. Amici del cuore. Non c’era discussione.

    Dal primo giorno di scuola media, avevano stretto un’amicizia che andava oltre i legami di sangue. Non si separavano mai. Due moschettieri di questo secolo con un unico dettaglio, il tutti per uno, uno per tutti era limitato nella quantità. Due.

    Fernando si sdraiò sul pouf della sua stanza completamente distrutto. Le sue aspirazioni sessuali per quella notte naufragavano nel più profondo dei fallimenti.

    — Cazzo!... Non può essere. Finalmente sembrava che Adriana ed io ci saremmo infilati in un comodo letto. Avrei avuto lei e il suo enorme paio di tette, ci sarei annegato dentro fino a restare senza respiro — Fernando singhiozzò sul letto — Genitori! Non possono obbligarmi ad essere una maledetta bambinaia... Non è giusto!... Quelle tette sono due pompelmi enormi!

    — Per essere esatti, sono due angurie... — replicò il suo compare molto seriamente.

    Fernando piagnucolava disperato e Carlos non poteva che annuire, comprendendo la desolazione del suo amico. Dopotutto, anche lui aveva diciotto anni e i suoi ormoni ribollivano con la stessa intensità di quelli del suo compagno.

    — Per non parlare del culo capace di far resuscitare i morti — Carlos mormorò a bassa voce e Fernando lanciò un lamento ancor più doloroso, se questo era possibile.

    La porta si aprì con cautela. La piccolina di dieci anni mostrò la sua testolina con paura sentendo i terribili lamenti del suo amato fratello.

    — Fer... stai bene? — chiese preoccupata.

    — Sì bambola. Sta perfettamente — Carlos la chiamava sempre così perché diceva che era bella come la Barbie bella addormentata.

    La bambina lo adorava, per questo non fu difficile per lei offrirgli il più dolce dei suoi sorrisi.

    — Fernando... è... come potrei spiegarti, così come, beh sta... — non trovava parole adeguate.

    — Frustrato, nana... mi sento distrutto, stanco, boicottato, a pezzi.

    — Ah — la bambina capì meno di prima.

    Carlos la guardava dall’alto e le sorrise con complicità mentre lei si perse semplicemente nei suoi bellissimi occhi grigi.

    Era una bambina ma non era stupida. Sognava principesse dagli ampi vestiti rosa che aspettavano i loro bei principi e il suo era moro, con dei profondi occhi color cobalto.

    — Nana, stasera dobbiamo essere le tue baby-sitter — la bimba arricciò le labbra, disgustata. Non le piaceva che suo fratello la trattasse come un neonato davanti a Carlos, ma lui la ignorò e continuò.

    — Ti piacerebbe venire con me, Carlos e alcune amiche al cinema? Possiamo mangiare la pizza e poi ti riporteremo a casa a dormire, mentre noi resteremo in salotto con le ragazze a fare...

    — Fernando! — gridò Carlos mentre tappava le orecchie alla bambina con entrambe le mani.

    — Il puzzle della nonna — disse strizzando un occhio al suo amico — cosa pensavi avrei detto.

    Entrambi gli amici si guardarono e scoppiarono a ridere. La tensione sessuale non appagata li stava facendo diventare pazzi.

    La bambina scappò dalle mani di Carlos, molto arrabbiata. Era piccola ma sapeva perfettamente che vedere Carlos, il suo caro e amato Carlos, in compagnia di quelle stupide volgari, con tette grosse e culi ballerini non era qualcosa che le piacesse minimamente.

    Li voleva tutti per lei e non voleva dividerli con quelle stupide, che l’unica cosa che sapevano fare era accorciarsi la gonna e scrivere stupidaggini sul cellulare.

    — No! Non ci voglio andare con quelle.

    Carlos si abbassò per essere alla sua altezza e le toccò una guancia con le sue dita lunghe e fine.

    — Non dargli retta. Tuo fratello è un po’ stupido. Ordineremo le pizze e guarderemo un film da morire dal ridere. Ti piace il piano, bambola? — lui le offrì un tenero sorriso.

    — Sì, ma mi chiamo Barby, non bambola — la bambina desiderava cresce più in fretta possibile, così lui avrebbe smesso di vederla come una semplice bambina dalle guance arrossate.

    — Lo so, ma tu sei la mia bambola. Hai i capelli biondi come il sole e un sorriso che neppure Da Vinci riuscirebbe a dipingere. Sei più bella di qualsiasi Barbie che vendono nei negozi e per questo sarai sempre la mia bambola.

    La bambina gli fece il più radioso dei sorrisi e Carlos restò inerme. Quella piccola era la sua debolezza. La famiglia di Fernando era la famiglia che lui non aveva mai avuto e lei era la materializzazione dell’affetto sincero. Abituato a passare da famiglia a famiglia, senza una destinazione precisa, completamente solo, la famiglia Torres rappresentava tutto quello che lui desiderava.

    Carlos capiva solo l’amarezza e la solitudine conosciute nelle stanze fredde di molti rifugi.

    Non era mai appartenuto a nessun luogo. Non aveva mai avuto una famiglia. Non era mai stato felice di avere un fratello, né il bacio affettuoso di una madre o il consiglio saggio di un padre, finché non aveva conosciuto loro.

    I Torres, dal primo giorno che aveva varcato la loro porta, lo avevano accolto come un membro in più. Non lo avevano mai discriminato per la sua origine ignota.

    Figlio di una giovane zingara spensierata e di un padre che neppure sua madre aveva saputo riconoscere, era cresciuto da solo e senza amore.

    La coppia dei Torres era tutto ciò che un giovane avrebbe desiderato. Affettuosi per natura, si facevano in quattro per i loro figli e adesso anche per lui. Da quando era entrato in casa loro, i genitori di Fernando avevano deciso di adottarlo seguendo l’unica legge obbligatoria. Quella del cuore.

    Marta, la matriarca, era incapace di essere arrabbiata per più di dieci minuti. Suo marito, lo stimato e valoroso colonnello Torres, famoso nel mondo militare per le sue prodezze davanti al nemico, dimostrava essere un tipo che, con la sua rudezza e freddezza, era capace di congelare le fiamme dell’inferno ma la famiglia e lo stesso Carlos, sapevano che tutto era riassumibile in una sola parola. Apparenza.

    Quante volte il colonnello li aveva salvati, a lui e a Fernando, da una punizione imminente? Infinite.

    Il colonnello lo aveva accolto sotto la sua ala e lo aveva guidato come un figlio. Grazie ai suoi continui consigli e alle sue conoscenze, Carlos era riuscito a superare le prove per entrare nell’accademia militare.

    Le sue risorse economiche erano scarse, per non dire nulle, ma era riuscito ad ottenere una borsa di studio nell’accademia delle forze armate. Il colonnello giurava che l’aveva ottenuta per il suo straordinario valore ma lui sapeva perfettamente che quell’uomo vegliava di nascosto sul suo benessere e Carlos non poteva essergli più grato.

    Sorrise guardandosi intorno e accorgendosi che la sfortuna, che lo seguiva dalla nascita, aveva cambiato strada il giorno in cui li aveva conosciuti.

    — Andiamo bambola. Abbraccia forte tuo fratello e digli quanto gli vuoi bene.

    La bambina lo guardò sorpresa.

    — Fer, perché sei triste? Te ne vai però ci rivedremo — la bambina corse tra le braccia di suo fratello — Non ti preoccupare. Sarò a casa quando tornerai. Ti voglio bene Fer, sei il miglior fratello del mondo.

    — Anche io ti voglio bene, nana — suo fratello si arrese alle carezze di una creatura così tenera.

    — Che ne sarà di me! Non ti mancherò?

    Carlos si abbassò per stare alla stessa altezza e la bambina lo strinse forte al collo, dicendo con fermezza.

    — Ti aspetterò a casa. Ti aspetterò sempre.

    Carlos le diede un sonoro bacio sulle guance, senza capire, quanto sarebbe stata forte quella promessa per entrambi.

    PIOVE SENZA SOLE

    Gli anni passarono e la distanza tra di loro andò crescendo. Ogni nuovo anno segnato dal calendario, Carlos aumentava la distanza fisica ed emotiva.

    Lui e Fernando continuavano ad essere inseparabili. Entrambi erano entrati nel corpo delle forze speciali dell’esercito e appartenevano addirittura alla stessa brigata.

    Quando erano in licenza, la loro madre cucinava felice i piatti preferiti dai suoi bambini e il colonnello si vantava orgoglioso dei suoi ragazzi, ma Barby continuava a sentirlo sempre più distante.

    Lui godeva di una vita familiare allegra. Raccontava le sue esperienze e ridevano di tutte le stupidaggini che gli erano successe. Era un membro aggiunto dei Torres ed era felice di esserlo, fino al delicato momento in cui lei entrava nella stessa stanza.

    Barby avrebbe potuto giurare che lui diventava teso quando la vedeva avvicinarsi e addirittura, era sicura del fatto che lui fosse infastidito di doverla vedere. La evitava in ogni modo. Odiava parlarle, guardarla e persino partecipare ad un tè familiare se lei era presente. Dei semplici buongiorno in cucina erano capaci di turbare l’ambiente riempiendolo di un’aria tesa e troppo difficile da respirare.

    Barby si chiudeva nella solitudine della sua stanza, provando a spiegare quello che neppure Einstein e il suo meraviglioso cervello, sarebbero riusciti a mettere in chiaro.

    Era da poco una studentessa di medicina, ormai non era più la bimbetta che arrossiva con qualsiasi carezza. Ne era passata di acqua sotto ai ponti, tuttavia il suo cuore indiavolato non voleva cambiare.

    Ricordò una conversazione avuta con sua madre qualche mese prima. Quel giorno la giovane si era dotata di tutto il coraggio di cui era capace e le aveva chiesto, nervosa.

    — Mamma, secondo te perché Carlos è sempre arrabbiato con me? Sembra infastidito e resta indifferente ad ogni cosa che dico.

    — Indifferente? — sua madre continuava a piegare le magliette di suo padre — perché pensi questo?

    — Mamma, non dire che non te ne sei accorta! Mi rivolge appena la parola. Se vede che sono vicina si allontana come se avessi la peste. Una volta mi sono persino annusata le ascelle di nascosto — sua madre fece una faccia schifata e lei sorrise divertita — perché ho pensato che mi fossi dimenticata il deodorante.

    — Tesoro, per favore... — la madre rise, divertita dal comportamento della giovane.

    — Ti dico la verità. Se mi siedo sullo stesso divano su cui è seduto lui, si alza come se un granchio lo avesse punto sul sedere.

    La madre rideva per l’ingenuità di sua figlia. Barby era la rappresentazione della disinvoltura nella sua massima espressione ma aveva solo diciannove anni. Doveva imparare ancora tanto sugli uomini e sulle loro stupidaggini.

    Lei era una madre e come tale nulla sfuggiva alla sua osservazione da lince. Non era molto difficile sapere cosa stava succedendo e, da buona madre, le sarebbe piaciuto intervenire, se non fosse per il dettaglio che suo marito l’aveva obbligata a giurare.

    Loro sono i padroni del loro destino e non devi intrometterti. Anche il colonnello aveva visto l’evidenza che avevano davanti e non la smetteva di dire al suo spirito di madre inquieta di evitare di intromettersi.

    Ma come fare quando sei madre e li ami tanto? pensò irritata. Chi più di una madre può capire cosa provano...! Se lasciassero a noi madri un po’ più di potere, domineremo il mondo. Madri al potere! La donna sorrise, pensando a quanto fosse geniale la sua idea.

    — Tesoro, non credo che le cose siano dure come le descrivi. Carlos ti ha sempre voluto molto bene. Io credo che semplicemente non sei più una bambina piccola e lui non sa più come trattarti. A volte gli uomini hanno un po’ di difficoltà ad esprimersi... chiaramente.

    — Chiaramente? — la giovane spalancò gli occhi — No mamma, per questo non ha problemi. Ti ricordi il giorno del mio diploma, quanto è passato esattamente, sei mesi? Il povero Diego a momenti se la fa sotto.

    La madre rise divertita ma Barby se ne andò nella sua stanza, molto arrabbiata, mentre rispondeva gridando.

    — Lo difendi sempre! Sembra che lui sia tuo figlio e io un’ospite — urlò furiosa.

    Chiuse la porta della sua stanza, si sdraiò sul letto e scosse la testa, provando a capire ciò che stava succedendo.

    Povero Diego, pensò arrabbiata mentre ricordava il maledetto giorno del suo diploma.

    ... il suo migliore amico e compagno di liceo. Diego era innamorato di lei da quando andavano insieme all’asilo. Il povero giovanotto finalmente era riuscito a farsi coraggio e accompagnarla a casa dopo la festa del diploma e, quando sulla porta di casa le aveva confessato i suoi sentimenti con un tenero bacio... era quasi morto d’infarto.

    Lei con gli

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