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La Verità dei Tempi: RTeorie del Complotto e Miti Contemporanei
La Verità dei Tempi: RTeorie del Complotto e Miti Contemporanei
La Verità dei Tempi: RTeorie del Complotto e Miti Contemporanei
Ebook133 pages1 hour

La Verità dei Tempi: RTeorie del Complotto e Miti Contemporanei

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About this ebook

Considerare le storie come una realtà oggettiva, e interpretare la realtà come se fosse una storia. Una chiave di pensiero innovativa per comprendere meglio il presente. La realtà e l'immaginazione non sono due antagonisti.
Sono due forze complementari, due metà del Tutto. Si scambiano di posto con un gioco simile a una danza, e spesso finiscono per confondersi l'una nell'altra. Le teorie del complotto, le false notizie, le credenze popolari e le informazioni tossiche sparse appositamente per condizionare il pubblico.
Non esiste più una banale distinzione fra vero e falso. Impareremo ad interpretare ciò che ci circonda come se fosse una complessa trama: un sogno collettivo, un grande mito che ci coinvolge tutti.
LanguageItaliano
Release dateJan 11, 2018
ISBN9788869372865
La Verità dei Tempi: RTeorie del Complotto e Miti Contemporanei

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    Book preview

    La Verità dei Tempi - Francesco Boer

    Approfondimenti

    Prefazione

    Che rapporto c’è fra la realtà e la sua rappresentazione? Cos’è l’immaginazione e cos’è l’illusione? E quale ruolo giocano nella società e nella nostra vita quotidiana? Quali messaggi si nascondono dietro le storie che reggono la nostra concezione del mondo?

    Questi e altri sono gli argomenti che per mesi hanno animato i miei discorsi con Michele Lakoseljac, amico di vecchia data e pensatore tanto bizzarro quanto stimolante. Si può senza dubbio non essere d’accordo con tutte le sue affermazioni, tanto più che Michele spesso si diverte a sostenere idee controverse per il puro gusto della discussione. Tuttavia non sono mai provocazioni fini a sé stesse, ma spunti per una meditazione stimolante che può giungere fino a intaccare le fondamenta del nostro modo di osservare e comprendere la realtà che ci circonda. A sera è mia abitudine trascrivere le conversazioni più significative. Le pagine si sono accumulate nel corso dei mesi, finché mi sono deciso a sistemarle e riordinarle.

    A quel punto mi sono accorto che quei fogli non erano semplici appunti privati, ma formavano una trattazione profonda e innovativa di temi che spesso vengono ingiustamente trascurati.

    È così che vi presento queste pagine, coinvolgendo anche voi nel nostro dialogo: non prendete le nostre conclusioni come oro colato, ma come uno stimolo a cui contrapporre la vostra risposta.

    Buona lettura Francesco Boer

    1. La caduta delle Torri

    Michele - «L’undici settembre l’hanno fatto gli americani, è ovvio! Non vorrai discutere anche su questo?»

    Eravamo alle solite. Michele è una persona colta e intelligente, un autodidatta che negli anni ha saputo costruirsi un bagaglio di cultura che non avrebbe nulla da invidiare a un professore universitario. Eppure di tanto in tanto si lasciava rapire da idee bislacche e improbabili. Non è che ci credesse ciecamente, ma gli piaceva fare l’avvocato del diavolo: era dell’idea che prestando fiducia alle teorie più sgangherate si potessero scoprire fratture e anfratti nascosti nella realtà ufficiale.

    Francesco - «Vuoi farmi credere che uno stato democratico avrebbe messo in piedi la più grande e crudele messa in scena della storia, usando come vittime sacrificali i suoi stessi cittadini?»

    Michele sorrise. Evidentemente ero caduto in una trappola, toccando proprio l’argomento di cui lui voleva parlare.

    M. - «Dal primo dopoguerra in poi gli Stati Uniti hanno condotto più di mille test nucleari. La bomba atomica è stata uno degli spauracchi della guerra fredda; eppure non son stati i russi a far scoppiare la bomba in America, ma è stato proprio il governo U.S.A.! Soltanto nel deserto del Nevada ne saranno brillate a centinaia.»

    F. - «È vero, ma erano dei semplici test, mica azioni di guerra contro la popolazione.»

    M. - «Vallo a raccontare ai cittadini che abitavano nei paraggi. Il vento può portare il fall-out anche a grandi distanze, e la ricaduta radioattiva ha prodotto i suoi lugubri effetti per decenni. Tieni poi presente che a molte di queste esplosioni sperimentali assistevano le truppe dell’esercito, anche a pochi chilometri di distanza. Pensi che erano lì soltanto per godersi lo spettacolo? Cavie inconsapevoli, usate per studiare gli effetti di quell’arma diabolica. Ecco come il governo degli Stati Uniti tratta il suo popolo!»

    Sapevo che sarebbe andata per le lunghe, ma non era tempo perso. Conoscendo Michele, l’argomento del discorso era soltanto un pretesto per arrivare a conclusioni ben più importanti. Decisi dunque di stare al gioco.

    F. - «Va bene, prendiamo per buono questo punto. Quindi anche la distruzione delle torri gemelle è stata architettata dal governo USA? Non è che un precedente implichi per forza una costante immutabile. Sarebbe un’induzione a dir poco impropria. Se proprio vuoi convincermi, ci vogliono prove precise e inconfutabili.»

    M. - «Certo, non è che manchino le prove. Ci sono decine di libri e centinaia di filmati, e non parliamo nemmeno dei siti web.»

    F. - «Senza dubbi ci sono, ma esiterei a chiamarle prove. Sono teorie fantasiose di gente paranoica.»

    M. - «Anche la versione dei fatti ufficiale, però, non sembra molto più credibile. Non uno, ma ben quattro aeroplani dirottati e lanciati contro obiettivi di prim’ordine, mentre il controllo aereo e l’aviazione militare di quella che dovrebbe essere la nazione più potente del mondo reagivano con un’incompetenza paradossale. Per non parlare di tutta una serie di incongruenze nella trama...»

    Cercai di interromperlo, per richiamarlo al buon senso.

    F. - «Dovresti portare più rispetto, però. Ci sono state migliaia di vittime, e tu parli di trama come se si trattasse di un telefilm.»

    Michele continuò imperterrito:

    M. - «Se fosse un telefilm, non potresti che pensare che la storia è traballante, e che ci sono dei buchi nel copione. Probabilmente ti aspetteresti che nella prossima puntata avvenga un colpo di scena, che ribalti quello che credevi di sapere, rivelando che quelle che sembravano contraddizioni in realtà erano indizi. Pensaci, lo fanno spesso: è un cliché della narrativa hollywoodiana.»

    F. - «A me non sembra che ci siano tutti questi buchi. Ci sono state perplessità su alcuni dettagli, e qualcuno le ha gonfiate ad arte, ma a conti fatti nessuno di questi dubbi si è rivelato fondato.»

    M. - «Oh, ci sono state commissioni e inchieste, certo. Hai mai letto il rapporto della commissione sull’undici settembre?»

    F. - «No, lo ammetto.»

    M. - «Il fatto è che la commissione è un organo del governo. Indipendente e bipartisan, dicono, ma non certo imparziale. Se c’è qualcosa da nascondere, credi che te lo vengano a dire?»

    F. - «Beh, questo è vero. Ma i giornali...»

    Michele sorrise.

    M. - «Ah, quelli sì che sono indipendenti! Sempre al servizio della verità.»

    Non aveva tutti i torti. Smise il tono sarcastico, e continuò:

    M. - «Abbiamo ancora un concetto romantico del giornalista, come se fosse un detective pronto a difendere a spada tratta la verità. Forse anche fra i giornalisti c’è qualcuno che crede a questa favoletta, ma c’è tutto un sistema editoriale per prevenire scandali e rivelazioni scomode. Al giorno d’oggi l’informazione è un’industria, e come tale si piega agli interessi degli investitori.»

    F. - «Non direi: siamo nell’era dell’informatica, e chiunque può creare un proprio sito, o esprimersi sui social network. La rivoluzione più grande di internet è espandere la libertà dell’informazione alla portata di tutti.»

    M. - «Ma come, hai appena sminuito le informazioni del web etichettandole come teorie fantasiose di gente paranoica

    F. - «Beh, queste in particolare... ma...»

    Ora capivo dove voleva andare a parare. Ancora una volta, ero caduto nella sua trappola di parole.

    M. - «Ricapitoliamo. Da un lato c’è una versione ufficiale di come sono andati i fatti. Questa versione è talmente insoddisfacente che il pubblico si è sentito in dovere di riscriverla, raccontarla in modi diversi. In tutto questo, che cosa manca?»

    F. - «Che cosa?»

    M. - «I fatti, la storia vera: quel che è accaduto realmente. Da un lato hai un racconto che di ufficiale ha solo il nome, dall’altro hai una miriade di teorie diverse, prive di indizi concreti. In mezzo c’è una verità che ci sfugge: non avremo mai accesso ai fatti in sé, ma soltanto a loro rappresentazioni evocate dalle parti in causa.»

    F. - «Ammetterai allora che nemmeno tu sai la verità. Al massimo posso concederti uno scetticismo sulle fonti, che conduce a un’aporia; ma se non sai come si sono svolti i fatti, come puoi affermare che l’attentato alle torri gemelle sia opera della CIA, o cose di questo genere?»

    M. - «Questo non l’ho mai detto. Quando affermo che l’undici settembre è opera degli americani non sostengo che gli U.S.A. siano i mandanti o gli esecutori del disastro, ma intendo piuttosto che loro sono i narratori della storia, la voce che racconta quella fiaba così potente da incantare l’intero mondo. L’undici settembre non è semplicemente un avvenimento catastrofico, ma è anche e soprattutto l’eco, il cambiamento epocale con cui il popolo ha risposto all’attentato. È una risposta corale, in cui il canto ufficiale e il controcanto popolare si fondono in movimento complesso, eppure coerente.»

    F. - «Capisco. La caduta delle torri gemelle non è tanto un fatto concreto, quanto un racconto collettivo nato e sviluppatosi all’interno dell’America. L’attentato ne è l’innesco, per così dire, come una scintilla che infiamma una polveriera. L’undici settembre come un intreccio narrativo, una sorta di rappresentazione teatrale di massa. Non ci avevo mai pensato. In questo senso, la paternità è indubbiamente americana.»

    M. - «Ovviamente un simile racconto può essere gravido di conseguenze, ben più che i fatti reali in sé.»

    F. - «In questo caso l’avvenimento era già di per sé sconvolgente.»

    M. - «Se osserviamo la vicenda con un cinico materialismo, non è niente di inaudito. Sono morte alcune migliaia di persone, e alcuni edifici sono stati distrutti. Nella storia ci sono state catastrofi ben peggiori, e anche nella cronaca mondiale più recente potresti trovare violenze comparabili, se non persino più feroci. Eppure mai nessuna ha suscitato una reazione così articolata e bruciante, nessuna ha mai prodotto una storia viva come l’undici settembre.»

    F. - «Quindi? Cosa c’è di differente in questo caso particolare?»

    M. - «Giustamente prima hai parlato di una scintilla in una polveriera. A mio avviso ci sono due fattori: oltre all’accaduto in sé, è importante anche l’atmosfera in cui il fatto è successo. La fiamma non si è spenta, ma ha innescato un incendio che arde ancora.»

    F. - «Ciò significa che ha trovato una situazione già di per sé combustibile

    M. - «La cosa straordinaria è che qui l’innesco

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