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Sulla Guerra in Africa: De Bello Africo
Sulla Guerra in Africa: De Bello Africo
Sulla Guerra in Africa: De Bello Africo
Ebook338 pages4 hours

Sulla Guerra in Africa: De Bello Africo

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Sulla Guerra in Africa, De Bello Africo o Bellum Africo 
Il libro contiene il testo originale latino e la traduzione in italiano del De Bello Africo preceduto da un corposo antefatto tratto dal De Bello Civili di Gaio Giulio Cesare. L'Africo ne continua e completa la vicenda narrata nel secondo libro del Civili da Cesare.  Dopo la sfortunata vicenda di Curione ad Utica, Cesare deve affrontare una difficile campagna contro Scipione e Tito Labieno per riconquistare la provincia d'Africa e chiudere i conti con Catone e gli altri senatori pompeiani.
 
LanguageItaliano
Release dateDec 22, 2017
ISBN9788827539668
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    Book preview

    Sulla Guerra in Africa - Anonimo Legato di Giulio Cesare

    Gaio Giulio Cesare

    SULLA GUERRA IN AFRICA

    De Bello Africo

    UUID: 7d964ad3-6d91-49d8-bd40-259025f9fea0

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice dei contenuti

    Contenuto del libro

    Catalogo di GBL

    Sulla Guerra in Africa

    PREFAZIONE

    Autore

    Cos'è il De Bello Africo

    SULLA GUERRRA IN AFRICA

    Prologo

    Sulla Guerra in Africa

    DE BELLO AFRICO

    Antefacto

    De Bello Africo

    Mappe ed immagini

    Note

    Note Personaggi

    Note Città

    Note Luoghi

    Note Popoli

    Note Politica e società

    Note Regioni geografiche

    Note Guerra e Battaglie

    Suggerimenti di lettura

    Contenuto del libro

    Sulla Guerra in Africa, De Bello Africo, Bellum Africo

    Il libro contiene il testo originale latino e la traduzione in italiano del De Bello Africo preceduto da un corposo antefatto tratto dal De Bello Civili di Gaio Giulio Cesare. L'Africo ne continua e completa la vicenda narrata nel secondo libro del Civili da Cesare ma non è attribuito a lui; lo scritto continua il racconto della guerra civile, l'anonimo scrittore si ispira fortemente al De Bello Civili di cui ne completa l'opera.

    Catalogo di GBL

    e-Books

    Foro Barbarico

    1 - Historia Langobardorum - Paulus Diaconus - Latino (IT) - ISBN 9788822856029

    2 - Storia dei Longobardi - Paolo Diacono - Italiano - ISBN 9788822882547

    3 - Edictum Rothari Regis - Scriptorium di Bobbio - Latino (IT) - ISBN 9788827504161

    4 - Editto di Rotari - Scriptorium di Bobbio - Italiano - ISBN in lavorazione

    5 - Origo Gentis Langobardorum - Re Rotari - ISBN 9788822814661

    6 - Chronicon Gentis Langobardorum - Andrea da Bergamo - ISBN 9788822812841

    7 - Codicis Gothani - Anonimo cavaliere Franco - ISBN 9788826464893

    22 - Costituzione - Giustiniano - Latino - ISBN In lavorazione

    23 - Costituzione - Giuistiniano - Italiano - ISBN …

    Foro Ellenico

    1 - Iliade - Omero - Greco Antico - ISBN 9788832502022

    2 - Iliade - Vincenzo Monti - Italiano - ISBN 9788834182192

    3 - Odissea - Omero - Greco Antico - ISBN 9788832533460

    4 - Odissea - Omero - Italiano - ISBN …

    Foro Italico

    1 - Le Grazie - Ugo Foscolo - ISBN 9788829584000

    2 - I Sepolcri - Ugo Foscolo - ISBN in lavorazione

    3 - Confessioni di un Italiano - Ippolito Nievo - ISBN 9788835356738

    4 - Il Milione - Martco Polo - ISBN in lavorazione

    Foro Latino

    1 - De Bello Gallico - Gaius Iulius Caesar - Latino (IT) ISBN 9788827516478

    2 - Sulla Guerra in Gallia - Gaio Giulio Cesare - Italiano - ISBN 9788899163556 (Fermento Editore)

    3 - De Bello Civili - Gaius Iulius Caesar - Latino (IT) - ISBN 9788827567807

    4 - Sulla Guerra Civile - Gaio Giulio Cesare - Italiano - ISBN 9788834167359

    5 -Sulla Guerra Alessandrina - Gaio Giulio Cesare - Italiano - ISBN 9788827565667

    6 - De Bello Africo - Gaio Giulio Cesare - Italiano -ISBN 9788827539668

    7 - De Bello Hispanico - Gaio Giulio Cesare - Italiano - ISBN 9788827573792

    8 - Bellum Civili - Gaius Iulius Caesar - Latino (IT) - ISBN 9788834176948

    9 - Sulla Guerra Civile Romana - Gaio Giulio Cesare - Italiano - ISBN 9788835349815

    10 - Eneide - Virgilio - Latino (IT) - ISBN 9788832587180

    11 - Eneide - Virgilio - Italiano - ISBN in lavorazione

    12 - Storia di Roma - Tuto Livio - Latino - ISBN in lavorazione

    13 - Storia di Roma - Tuto Livio - Italiano - ISBN in lavorazione

    14 - Le vite dei Cesari - Svetonio - Latino - ISBN in lavorazione

    15 - Le vite dei Cesari - Svetonio - Latino - ISBN …

    Arena Letteraria

    1 - Non Farti Male - Alessandro Lepri - ISBN 9788826016917

    TRADUZIONI - TRANSLATION

    English

    1 - Historia Langobardorum - Paulus Diaconus - Latin (EN) - ISBN 9788835402640

    2 - History of the Lombard Peoples - Paul The Deacon - English (EN) - ISBN in lavorazione

    5 - Origo Gentis Langobardorum - Re Rotari - Latin (EN) - ISBN 9788827527665

    Français

    1 - Historia Langobardorum - Paulus Diaconus - Latin (FR) - ISBN 978882287964

    2 - …

    5 - Origo Gentis Langobardorum - Re Rotari - Latin (FR) - ISBN 9788827531433

    Deutsch

    1 - Historia Langobardorum - Paulus Diaconus - Latin (DE) - ISBN 9788873041740

    2 - Geschichte der Langobarden - Paul Warnefried - Deutsch - ISBN in lavorazione

    5 - Origo Gentis Langobardorum - Re Rotari - Latin (DE) - ISBN 9788827534892

    Português

    1 - Historia Langobardorum - Paulus Diaconus - Latino (PR) - ISBN 9788873040224

    2 - Historias dos Lombardos - Paolo Diacono - Português - ISBN 9788873043164

    5 - Origo Gentis Langobardorum - Re Rotari - Latino (PR) - ISBN 9788827524541

    中国 (Cinese)

    1 - Historia Langobardorum - Paulus Diaconus - 拉丁 (CI) - ISBN in lavorazione

    2 - 伦巴德人的故事-伦巴第史 (Storia dei Longobardi) - Paolo Diacono - 中国 - ISBN 9788873046462

    5 - 伦巴第人的起源 (Origo Gentis Langobardorum) - Re Rotari - Latin (CI) - ISBN 9788828336730

    LIBRI - BOOKS

    1 - Historia Langobardorum - Paulus Diaconus - ISBN 9788822898722

    2 - Storia dei Longobardi - Palo Diacono - ISBN 9788826053431

    English

    1 - Historia Langobardorum - Paulus Diaconus - Latin (EN) - ISBN in lavorazione

    Sulla Guerra in Africa

    De Bello Africo

    Gaio Giulio Cesare

    e

    Anonimo ufficiale Romano

    Forse

    Gaio Oppio

    Testo in Italiano e Latino

    Edizione Italiana

    eBook

    Foro Latino

    Volume 6

    GBL Grande Biblioteca Latina

    Sito web: www.grandebibliotecalatina.com

    In copertina un immagine di battaglia con elefanti liberamente ispirata

    PREFAZIONE

    Gaio Giulio Cesare

    Se conoscete il testo potete tranquillamente tralasciare di leggere la prefazione.

    Autore

    Forse Gaio Oppio

    Anche per questo testo non è possibile determinarne l’autore certo, é improbabile che sia stato lo stesso Cesare a scriverlo o a dettarlo, ma quasi sicuramente lo avra visionato, anche solo velocemente.

    Cosi gli storici più rigorosi lo attribuiscono genericamente ad un Anonimo Ufficiale Romano al servizio di Cesare. Questa è al momento l’affermazione corretta anche perchè vi sono problemi di datazione.

    Dunque, accettando il fatto che non abbiamo certezze sulla paternità dello scritto, abbiamo deciso di lasciare a Cesare la paternità del De Bello Gallico e del Civili, l’Alexandrino l’abbiamo lasciato ad Aulo Irzio, il De Bello Africo a Gaio Oppio, mentre l’Hispanico, scritto in un latino plebeo, l’abbiamo affidato a quell’Anonimo Ufficiale Romano a cui non riusciamo a dare un nome. Questo stratagemma editoriale ci permette di citare tutti i probabili redattori del Corpus Caesarianum, l’insieme dei cinque capitoli bellici di Cesare.

    Avendo affidato il De Bello Africo a Gaio Oppio, ne diamo una breve e incompleta biografia, l’anno di nascita è sconosciuto, quello di morte è il 42 aC, ebbe una cariera politica e può essere considerato un biografo d’una certa importanza. La cariera militare è conseguenziale a quella politica, certa è la sua appartenenza al gruppo degli stretti collaboratori di Cesare. Srisse una biografia dello stesso Cesare ed è fra quelli che sostengono che Cesarione, il figlio di Cleopatra, non fosse figlio naturale di Cesare.

    Dopo la morte del suo Leader politico, Gaio Oppio si schiera con Ottaviano e proseguì la sua opera pro Cesariana.

    L’importanza di Gaio Oppio non è nello stile letterario o nella visione politica ma nel fatto che era testimone oculare di molti degli eventi narrati e aveva accesso a un enorme mole di dati e fonti orali. Comparare il suo racconto con quello degli altri ben più quotati storici Romani, ci aiuta a comprendere meglio gli eventi di quei turbolenti ultimi anni della Repubblica Romana propriamente detta.

    Cos'è il De Bello Africo

    È un testo appartenente al Corpus Caesariano, l’insieme dei testi che narrano le guerre di Gaio Giulio Cesare.

    L'autore dell’opera è attualmente ignoto, probabilmente ispirata da Cesare ma redatta da un suo stretto collaboratore, così come era già avvenuto per la parte finale del De Bello Gallico e per l’Alexandrino. Del resto si può comprendere che Cesare non avesse più il tempo di occuparsi di questi testi dovendosi occupare del governo di Roma. I più accreditati alla stesura del testo sono Aulo Irzio e Gaio Oppio ma potrebbe anche trattarsi di un altro ufficiale Cesariano.

    Il testo ci narra le operazioni militari di Cesare e dei suoi luogotenenti, contro i Pompeiani nella provincia romana che darà il nome all’intero continente africano.

    Dopo le vicende Alessandrine ed essersi occupato di Roma, nei primi giorni del 46 a.C., Cesare sbarca con grosse difficoltà in Africa al comando di poche coorti e pochissimi cavalieri, occupa una piccola porzione di costa che diventa il suo quartier generale in attesa di ricevere gli altri contingenti dalla Sicilia.

    I Pompeiani, appoggiati dall’esercito Numidico di Re Giuba disponevano di 10 legioni e moltissimi cavalieri oltre a notevoli forze di fanteria leggera. Questa disparità di forze metti Cesare in grave difficoltà e lo obbliga sulla difensiva, in queste prime fasi della guerra riesce ad evitare una pericolosa sconfitta ad opera di Tito Labieno, successivamente, avendo ricevuto rinforzi dalla Sicilia e riorganizzato la protezione dei suoi convogli d’aiuti riuscirà a riprendere iniziativa ma resterà cauto nel dare battaglia. Strategicamente riuscirà a dividere su più fronti le ingenti forze Numidiche e a rafforzare ulteriormente con legioni di veterani che gli permetteranno di riproporre quelle tattiche fatti di estese fortificazione già viste in Gallia e a Durazzo. In sostanza si riproporrà quello già avvenuto prima di Farsalo con Cesare costretto ad abbandonare l'area degli scontri trincerati inseguito dall'esercito nemico per poi venire alla battaglia definitiva in un altro luogo Dove riuscirà a cogliere ora brillante vittoria.

    SULLA GUERRRA IN AFRICA

    Testo in italiano

    Prologo

    De Bello Civili lubro secondo

    23.

    Nel contempo in Sicilia, Caio Scribonio Curione, sottovalutando le milizie di Publio Azzio Varo, partì per l'Africa con solo due delle quattro legioni che Cesare gli aveva affidato e con soli 600 cavalieri; dopo due giorni e tre notti di navigazione sbarcò in un luogo detto Anguillaria che distava 22000 passi (15,5 km) da Clupea, la quale d’estate offre un discreto ancoraggio chiusa com’è da due alti promontori. Lì, presso Clupea si trovava Lucio Cesare (Figlio) con le 10 navi da guerra che erano state tratte in secca ad Utica dopo l'utilizzo contro i pirati e che Publio Azzio aveva riarmate per la presente guerra; questi, temendo per il maggior numero delle navi di Caio Scribonio Curione, abbandonò il mare più profondo e raggiunse la spiaggia più vicina con una trireme con protezioni, e l’abbandonò sulla spiaggia per fuggire ad Adrumeto via terra. Adrumeto era difesa da C. Considio Longo che disponeva di una legione; le altre navi di Lucio Cesare, dopo la sua fuga, ripararono anch’esse ad Adrumeto. Il questore Marcio Rufo che era a capo delle 12 navi da guerra che Caio Curione aveva portato dalla Sicilia come scorta per le navi da carico; durante la ricerca delle navi di Lucio Cesare, vide la trireme abbandonata sulla riva, la rimorchiò e con quella preda tornò da Caio Scribonio Curione.

    24.

    Curione mandò avanti Marcio Rufo con le sue navi ad Utica mentre lui con l’esercito proseguì per due giorni fino al fiume Bagrada, dove lasciò con le legioni il luogotenente Caio Caninio Rebilo mentre lui, con la cavalleria, proseguì per Utica per visionare il campo Cornelio, un luogo ritenuto molto adatto per l’accampamento. Era questo un colle a picco sul mare, erto e scosceso ma che tuttavia presentava un pendio un po' più dolce nel lato rivolto verso la città di Utica. Da lì, in linea retta, la città distava poco più di 1000 passi (750 metri), ma dato che vi era una fonte, il mare si insinuava per un lungo tratto creando una zona paludosa d'acqua stagnante, cosicché per raggiungere la città si doveva fare un largo giro di 6 miglia (9 Km).

    25.

    Esplorando il luogo, Caio Curione vide il campo di Publio Azzio Varo addossato alle mura della città presso quella porta detta Belica; era ben protetto sia dalle mura della città che dal teatro cittadino che si trovava davanti alla città; le sue fondamenta erano imponenti, cosa che rendeva stretto l'accesso al campo. Nell'osservare, s’accorse che le vie erano intasate di merci che venivano condotte in città dalla campagna; per timore di possibili tumulti, mandò quindi la sua cavalleria a fare preda e saccheggio. Per proteggere quel convoglio anche Publio Azzio Varo mandò dalla città 600 cavalieri Numidi e 4000 fanti che il re Giuba aveva mandato solo pochi giorni prima in aiuto ad Utica. Re Giuba aveva legami di amicizia con Pompeo, che era stato ospitato dal padre, ma al contempo nutriva un profondo rancore verso Caio Scribonio Curione, che quand'era tribuno della plebe aveva promulgato e cercato di far approvare una legge che prevedeva la confisca del regno di Giuba. Le cavallerie si scontrarono, ed in verità i Numidi non ressero al primo assalto e dopo aver perso circa 120 dei loro uomini si rifugiarono nel campo vicino alla città.

    Nel contempo, arrivate le navi da guerra, Curione ordinò di comunicare alle circa 200 navi da carico che si trovavano davanti ad Utica di dirigere la prua verso il campo Cornelio e che avrebbe considerato come vascelli nemici coloro che non avessero ottemperato all’ordine. L'intimazione sortì il suo effetto: tutte le navi cariche di vettovaglie per Utica levarono le ancore all'istante e fecero rotta per il luogo loro comandato; tutto questo procurò all'esercito grande abbondanza d’ogni cosa.

    26.

    Fatto questo, Gaio Scribonio Curione tornò al campo presso il fiume Bagrada dove per acclamazione dell'intero esercito venne salutato quale comandante supremo. Il giorno seguente condusse l’esercito vicino ad Utica ma, mentre ancora stava costruendo il campo, i cavalieri degli avamposti di guardia comunicarono che stavano arrivando ingenti rinforzi di cavalleria e fanteria mandati da re Giuba: mentre all'orizzonte si vedeva una grande nube di polvere, subito dopo apparve anche l’avanguardia nemica. Curione, scosso da questa notizia, mandò subito la cavalleria a sostenere il primo impatto per fermare l'avanzata numidica, mentre lui stesso distolse velocemente le legioni dai lavori e le schierò in ordine di battaglia. I cavalieri attaccarono prima che i rinforzi di Giuba avessero il tempo di schierarsi perché erano impediti dai bagagli e dal fatto che, non temendo pericoli, avevano marciato a ranghi scomposti; così vennero messi in fuga dai nostri. La cavalleria nemica restò quasi completamente incolume fuggendo velocemente lungo il litorale e rifugiandosi in città, ma vennero uccisi molti uomini della loro fanteria.

    27.

    La notte seguente, due centurioni marsi assieme a 22 soldati delle rispettive compagnie fuggirono dal campo di Caio Curione e andarono da Publio Azzio Varo. Questi due, sia che gli riferissero sinceramente o lo compiacessero con parole a lui gradite - e del resto tutti noi crediamo volentieri a ciò che noi stessi speriamo e vogliamo, e pensiamo che anche gli altri abbiano le nostre stesse speranze - lo rassicurarono che l’animo di tutto quanto l’esercito era contrario a Curione e che sarebbe stato necessario che gli eserciti avessero modo di parlamentare fra loro per manifestare tali sentimenti. Confortato da questi discorsi Publio Azzio Varo, la mattina seguente, fece uscire le legioni dal campo e le schierò in una valle non grande posta fra i due accampamenti, e lo stesso fece Caio Curione.

    28.

    Nell’esercito di Publio Azzio Varo vi era quel Sesto Quintilio Varo già visto a Corfinio che, come detto sopra, dopo essere stato lasciato libero da Cesare era venuto in Africa; ora Caio Scribonio Curione veniva in Africa con le legioni che aveva ricevuto da Cesare, il quale le aveva ricevute anche lui già formate proprio a Corfinio così che queste legioni, ad eccezione di pochi centurioni sostituiti, avevano le stesse centurie a manipoli di Corfinio.

    Avendo l’occasione per parlare, Sesto Quintilio Varo prese a girare intorno alle schiere di Curione, scongiurandole di non dimenticare il giuramento fatto a Domizio Enobarbo e a lui quando era loro questore, e cioè di non portare le armi contro coloro che avevano avuto lo stesso destino e nell’assedio sopportato gli stessi loro mali, e a non combattere per coloro che con disprezzo li appellavano come disertori. A queste parole ne aggiunse poche altre, con lo scopo di suscitare la speranza in premi da lui liberamente elargiti se avessero seguito lui e Publio Azzio Varo.

    Nonostante questi discorsi, nell’esercito di Curione non vi fu alcuna reazione; così, entrambi i comandanti riportarono l’esercito nei rispettivi campi.

    29.

    Ma nel campo di Curione un grande timore si insinua nell’animo dei soldati e viene accresciuto dai discorsi fra essi. Ogni uomo faceva delle proprie congetture e a quelle sentite da altri ne aggiungeva delle sue. Del resto, quando una diceria, se pur partita da uno si trasferisce ad un altro e da questi a più persone, finisce che le fonti di tale diceria sembrino essere molte. Si trattava di una guerra civile fatta da un genere d’uomini da cui ci si può aspettare agiscano secondo il loro sentire; erano legioni che fino a poco prima erano state nel campo avvers … del resto questi mutevoli umori avevano portato beneficio anche a Cesare. Gli stessi municipi erano divisi in due fazioni: infatti non furono Marsi e Peligni come nella notte precedente a far dicerie,ma discorsi di soldati; dubbi troppo grossi venivano accolti come verità. Ed erano quei personaggi che sono soliti voler apparire come quelli più informati, che ne inventavano di nuove.

    30.

    Come conseguenza di queste dicerie, fu riunito il consiglio di guerra per deliberare sulla situazione generale dell’esercito. Alcuni sostenevano che si sarebbe dovuto fare uno sforzo per attaccare il campo di Publio Azzio Varo perché l'ozio era ancora più dannoso per il morale dei soldati, e che comunque sarebbe meglio morire in battaglia che patire il supplizio di essere abbandonati e traditi dai propri soldati. Altri proposero di ritirarsi dal campo vicino ad Utica nottetempo per rifugiarsi al campo Cornelio, che era più distante, e usare quel tempo per risanare la disposizione d'animo dei soldati, perché comunque da lì, se le cose avessero preso una brutta piega, grazie alla grande disponibilità di navi avrebbero potuto facilmente trovare rifugio in Sicilia.

    31.

    Caio Curione disapprovò entrambe le proposte: una mancava di coraggio, l'altra ne richiedeva troppo; una si risolveva in una fuga vergognosa mentre l'altra pretendeva di combattere in una posizione sfavorevole. «Con quale fiducia», disse «confidiamo di poter espugnare quel campo oltremodo protetto dalla natura del luogo e dai lavori di fortificazione? E cosa potrebbe accadere al morale dei soldati se rinunciamo ad assalire il campo dopo aver ricevuto gravi perdite? Non è forse il successo in battaglia a favorire la benevolenza dei soldati verso i loro capi e la sconfitta a renderli odiosi ad essi? Anche il cambiamento del campo provoca comunque malumori, se non addirittura una fuga disordinata o perlomeno la perdita di ogni speranza? Infatti non è buona cosa che dei bravi soldati si rendano conto che i loro capi non hanno fiducia in loro, e tantomeno che i cattivi militi siano consci d'esser temuti dai capi perché ciò aumenta la sfrontatezza dei secondi e toglie l'ardore ai primi». Ed aggiunse «che se anche fosse vero il malumore dell'esercito - cosa che io non credo esser vero, e se non del tutto falso, almeno di molto esagerato - non sarebbe comunque meglio dissimulare e tenere nascosto il nostro timore senza darne conferma con il nostro operare? Del resto non è forse vero che, come si fa con le ferite del corpo, è bene tenerle nascoste per non accrescere le speranze di vittoria del nemico? Partire poi a mezzanotte, io credo non sia un bene, perché proprio a quell’ora è più facile tradire. Ed infatti azioni di questo genere sono tenute a freno dalla vergogna, oltre al timore dei comandanti; e la notte è nemica di entrambe. Per queste ragioni non ritengo si debba avere l'audacia di attaccare il campo senza avere speranze di vittoria, ma nemmeno tanto timore da rinunciarvi a priori. Credo quindi di dover esaminare ogni possibilità e confido di poter prendere con voi la decisione più opportuna».

    32.

    Dopo aver sciolto il consiglio di guerra, Curione convocò i soldati in assemblea, ricordando ad essi ciò che era avvenuto a Corfinio, la volontà che Cesare aveva visto in loro e che, con il loro aiuto ed esempio, Cesare aveva potuto occupare gran parte d’Italia. Disse loro che «uno dopo l’altro, tutti i municipi hanno seguito voi e il vostro esempio, peraltro a ragion veduta; Cesare su di voi ha espresso opinioni molto favorevoli e invece molto severe sui nemici. Difatti Pompeo, cogliendo il segno del vostro comportamento, pur senza essere stato vinto in battaglia, lasciò l'Italia. Cesare ha affidato me alla vostra lealtà, e le province di Sicilia e d’Africa, a lui molto care perché senza di queste non si può difendere Roma e l’Italia. V’è chi vi esorta a ribellarvi a noi; cosa vi è più desiderabile per loro che in un sol colpo sopraffare noi con un simil scellerato gesto e legarvi a loro? O cosa può sperare di più la loro ira verso di voi che indurvi ad ingannare coloro che vi sono riconoscenti e sentono d’esservi debitori, per mettervi nelle mani di chi ritiene di aver

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