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La vita e così sia
Descrizione
Con questa silloge poetica l’autore accarezza le note della vita, quelle impercettibili, che si nascondono nei silenzi dei giorni, nelle passeggiate solitarie, nei visi incontrati, negli occhi rapiti, nei personali dubbi quotidiani. Diversi i temi temi: il ricordo di chi non c’è più, l’amore per una donna, l’amore per una città, il legame con la propria terra. Pensieri che si posano nel tempo andato, tra le rive della storia, come la poesia che tratta della Strage di Ustica, scritta dopo una visita al Museo della Strage di Ustica di Bologna. Pensieri che attraversano il mare e si tramutano in una riflessione sul dramma dell’immigrazione. Pensieri che ripercorrono un amore finito, una vita che scorre, a volte, fin troppo veloce, e che per questo necessita della poesia, in grado di fermare le immagini, tramutare il tempo in altro tempo. Questa silloge poetica racchiude una vita, non solo quella dell’autore, ma soprattutto dei volti incontrati, dei loro occhi felici o persi. Questa silloge ha in sé l’odore delle vie, della vita, divenuto parola viva.
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Anteprima del libro
La vita e così sia - Giuseppe Zanzarelli
Pavese
Il tuo odore è la mia via
Erano nuvole
tra il rosa e il rosso
intonate con la sera,
con i tuoi occhi indaco.
Era il rumore d'onde
che interrompeva
il fuoco d'agosto,
abbracciando pensieri lontani.
Quel rodere triste
di echi e canti
tramutato in fumo
mischiato al nulla.
Ti ho vista,
mi avrai notato?
C'era il tuo profumo
sai?
Odore di pesche, rosmarino.
Non ricordo le tue parole.
C'erano i bambini per strada,
giocavano.
Ho creduto
d'esser divenuto sordo.
Vedevo le tue labbra,
riempite di parole.
Eri distante.
Ho provato a gridare.
Dove sei ora?
Il tempo di raccogliere la camomilla,
ed eri già via.
Mi sono avvicinato,
c'era un germoglio
proprio lì, dov'eri tu.
Sento delle voci, dei respiri
al mattino e a sera,
so che sei ancora qui,
dimmi che ci sei,
parlami ancora.
È forse vita
È forse vita la clessidra vuota
che scandaglia le mie ore,
i carboni che s'accendono
e si colorano di quel cielo d'agosto,
quando il mare s'increspa
e la sabbia violenta i visi,
e da qualche parte
l'agonia sorda di un mendicante,
lettere spedite nel vuoto dei giorni,
lo specchio che riflette le mie fragilità.
È forse vita l'attesa senza scopo,
un treno senza sorprese,
una canzone che ti coglie,
mentre le campane suonano a festa,
un bicchiere opaco, la tombola senza numeri,
nel silenzio di una casa di periferia,
la monotonia che rallenta,
un pensiero che mi culla al mattino e poi a sera