Goditi milioni di eBook, audiolibri, riviste e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Nuove eterotopie
Nuove eterotopie
Nuove eterotopie
E-book419 pagine5 ore

Nuove eterotopie

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Fantascienza - racconti (356 pagine) - 16 racconti scelti tra il meglio della produzione della corrente letteraria che ha rivoluzionato la fantascienza italiana, più un romanzo breve inedito di Bruce Sterling


Le eterotopie sono luoghi dischiusi su altri luoghi, spazi “connessi a tutti gli altri spazi, ma in modo tale da sospendere, neutralizzare o invertire l’insieme dei rapporti che essi designano, riflettono o rispecchiano” (Michel Foucault). Le utopie sono consolatorie, le eterotopie inquietanti: “minano segretamente il linguaggio”, “spezzano e aggrovigliano i luoghi comuni”. Come i racconti qui racchiusi, che dissolvono i confini tra i generi in una miscela esplosiva di speculazione scientifica, anticipazione tecnologica, sperimentazione linguistica e proiezione sociologica.

Sedici nuove eterotopie, dunque.

Più una: un inedito di Bruce Sterling, scritto espressamente per quest’antologia.

Postfazione di Salvatore Proietti


Sandro Battisti e Giovanni De Matteo sono stati con Marco Milani, nel 2004, gli iniziatori del connettivismo. Insieme hanno fondato Next, la rivista del movimento, da cui si è poi originato il web-magazine Next-Station.org. Entrambi vincitori del Premio Urania, insieme o da soli hanno scritto articoli e racconti, sceneggiato fumetti, curato antologie. Autori di diversi romanzi, i loro ultimi dati alle stampe sono Corpi spenti (De Matteo, 2014) e L’impero restaurato (Battisti, 2015), entrambi per i tipi di Urania.

LinguaItaliano
Data di uscita21 set 2017
ISBN9788825403244
Nuove eterotopie
Leggi anteprima

Leggi altro di Sandro Battisti

Correlato a Nuove eterotopie

Ebook correlati

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Nuove eterotopie

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Nuove eterotopie - Sandro Battisti

    9788867753703

    Uno, nessuno e centomila: di cosa parliamo quando parliamo di connettivismo

    Giovanni De Matteo e Sandro Battisti

    Nel corso di questi ultimi dieci anni, ci siamo trovati spesso a fare i conti con la fatidica domanda che ci veniva rivolta da lettori o semplici curiosi: potremmo spiegare brevemente cos’è il connettivismo?

    La risposta formale, nonché l’appiglio a cui con maggior frequenza ci siamo rivolti mentre eravamo in balia del mare in tempesta delle repliche possibili (e troppo spesso tutt’altro che brevi), ci fotografa come un movimento sorto in seno alla fantascienza italiana, aggregando un discreto numero di autori, spesso portatori di sensibilità disparate ma disposti a specchiarsi con le proprie opere nel manifesto del connettivismo, pubblicato con un certo gusto simbolico a ridosso del solstizio d’inverno del 2004. Questa risposta, purtroppo, si è rivelata spesso anche largamente insoddisfacente, per via della forma ermetica e del gusto criptico che contraddistinguono il manifesto stesso. Ispirato nella forma ai documenti d’intenti delle avanguardie storiche, futurismo in primis, e intriso di una sensibilità enciclopedica e multiforme, nel tempo il manifesto del connettivismo si è visto riconoscere una valenza letteraria forse eccessiva, ma oggi possiamo dire che ad almeno due funzioni ha assolto in maniera eccellente: servire innanzitutto da sirena di richiamo per quegli autori, artisti e spiriti affini che si riconoscevano nei suoi passaggi; e, cosa non meno importante, proporre un dibattito sull’eterogeneità delle strade percorribili all’interno del genere.

    La genesi del connettivismo è ricorsivamente letteraria. Non a caso prende il nome in prestito dal Nexialism di Alfred E. van Vogt: per gli avventurieri spaziali dei racconti poi riuniti nel fix-up Crociera nell’Infinito (1950) indicava una nuova scienza concepita allo scopo di collegare insieme le conoscenze settoriali delle altre discipline, parafrasando Riccardo Valla. Per noi connettivisti, tutti provenienti dalla prima generazione di autori maturata nell’era di internet, costituisce un tentativo di sintesi e ibridazione: tra linguaggi e forme espressive diverse, tra mondi in opposizione e saperi sbrigativamente considerati inconciliabili, tra generi reputati immutabili.

    Possiamo inoltre aggiungere che sotto il profilo storico il connettivismo rappresenta il primo tentativo di elaborazione di un movimento all’interno del pur variegato microcosmo della fantascienza italiana. Il cammino della science fiction anglosassone si è snodato da sempre attraverso tappe cruciali coincidenti con importanti ondate di rinnovamento: il filone sociologico che emerse dalla Golden Age negli anni ’40 e ’50, la New Wave che segnò i ’60 e ’70 e il movimento cyberpunk che ne raccolse il testimone negli ’80. A partire dagli anni ’90 la dialettica interna al genere si è andata frammentando in una molteplicità di voci e posizioni che per semplicità vengono fatte ricadere nel bacino del postcyberpunk.

    La fantascienza-dopo-il-cyberpunk, che spesso conserva solo una somiglianza superficiale con il canone classico, propone punti di vista innovativi su temi che affondando le radici negli albori della fantascienza moderna: il rapporto tra l’uomo e la tecnologia, l’impatto del progresso sulle strutture sociali e il profilo culturale in continua evoluzione della nostra civiltà. Da questo magma creativo con il nuovo millennio sono venute alla luce esperienze che replicano il rito di rigenerazione che ha periodicamente svecchiato la linfa del genere. Si attesta così il cosiddetto filone postumanista, una galassia di opere – piuttosto che di autori – dai contorni sfumati, con una più o meno marcata vocazione filosofica nell’affrontare tematiche dalle forti connotazioni etiche, e con una certa attitudine alla contaminazione dei generi. Emergono inoltre, con una credibilità sempre più convincente, voci globali esterne al mondo anglosassone, per le quali viene coniato il concetto di World SF. E in Italia i connettivisti muovono i loro primi passi, incontrando un riscontro crescente per le loro opere e avviandosi lungo un percorso di crescita che ha varcato di slancio il traguardo della prima decade di attività.

    In un articolo del 2009 pubblicato su Fantascienza.com (Connettivisti e fantascienza: l’audacia del futuro, poi ripreso nel 2011 sulla webzine di cultura connettivista Next-Station.org) scrivevamo:

    Il nostro progetto aveva e ha l’obiettivo di aggregare esperienze e prospettive eterogenee, ma accomunate dalla stessa sensibilità: l’attitudine a interrogarsi sul presente assumendo il punto di vista del futuro, il coraggio di non fermarsi sulla barriera del tempo ma spingere lo sguardo oltre il contingente, la volontà di trovare nuovi spazi di sperimentazione all’intersezione tra i generi e non al di fuori di essi.

    Crediamo che gli interstizi non rappresentino le zone franche di separazione tra i settori dell’immaginario, ma il loro tessuto connettivo. È insinuando gli occhi attraverso di essi che confidiamo di poter cogliere punti di vista obliqui sulla realtà che ci circonda. A ben guardare, è quanto la fantascienza va facendo fin dalle sue origini, usando gli strumenti della letteratura fantastica e del terrore dell’Ottocento e dei primi decenni del Novecento: cercare un’angolazione inusuale per far detonare le contraddizioni del mondo in cui viviamo.

    Un proposito a cui ci siamo mantenuti fedeli. Ogni connettivista è in effetti interprete di una propria specifica sensibilità, così da rendere quanto mai opportuno riferirsi al movimento come a una pluralità di voci, piuttosto che come a un gruppo omogeneo e monolitico.

    Nell’editoriale del Numero Zero di Next, la rivista che ci ha accompagnati fin dalla prima apparizione del manifesto fungendo da vetrina per la nostra produzione, incubatore di idee e spazio di confronto, individuavamo le nostre direttrici di ispirazione. L’intento, fin dall’inizio, è stato di proseguire la riflessione sull’impatto sociale delle nuove tecnologie, attingendo all’immaginario – fantascientifico e non – con l’attitudine postmoderna che già aveva contraddistinto il cyberpunk. Fin da quelle pagine denunciavamo l’approccio, tutt’altro che conformista, ai problemi complessi correlati con le ricadute del progresso nelle società in cui viviamo, riconoscendo l’influsso del decadentismo e aprendo alla seduzione dell’ignoto, della vertigine cosmica e dell’