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La società del coniglio bianco. Prima parte.
Azioni libro
Inizia a leggere- Editore:
- Brendan Detzner
- Pubblicato:
- Aug 24, 2017
- ISBN:
- 9781507187388
- Formato:
- Libro
Descrizione
"Andrew ha quindici anni. É stato mandato a passare l'estate da sua nonna mentre i suoi gentiori discutono sul loro divorzio, ma l'estate finisce e lui si ritrova bloccato in Wisconsin. La sua migliore e unica amica è un mostro. Shadow vive sotto un gazebo nel parco. Ha un corpo fatto di pezzi di ricambio, sembra onnipotente e ama giocare a scacchi. Andrew non racconta a nessuno di Shadow. Nessuno lo ascolterebbe comunque. Lo zio di Andrew, Paul, arriva in città. Andrew non sapeva di avere uno zio. Paul sa dell'esistenza di Shadow. Paul conosce molte cose. Alcune sono cose che non dovrebbe sapere; altre sono cose che nessuno dovrebbe conoscere. E vuole insegnarle. Sfortunatamentey, Paul non è passato solamente a salutare. É inseguito, da persone che vogliono i suoi segreti. Persone che vogliono Shadow. E che presto vorranno anche Andrew."
Un libro di magia, crescita, formazione. dove nulla è come appare.
Informazioni sul libro
La società del coniglio bianco. Prima parte.
Descrizione
"Andrew ha quindici anni. É stato mandato a passare l'estate da sua nonna mentre i suoi gentiori discutono sul loro divorzio, ma l'estate finisce e lui si ritrova bloccato in Wisconsin. La sua migliore e unica amica è un mostro. Shadow vive sotto un gazebo nel parco. Ha un corpo fatto di pezzi di ricambio, sembra onnipotente e ama giocare a scacchi. Andrew non racconta a nessuno di Shadow. Nessuno lo ascolterebbe comunque. Lo zio di Andrew, Paul, arriva in città. Andrew non sapeva di avere uno zio. Paul sa dell'esistenza di Shadow. Paul conosce molte cose. Alcune sono cose che non dovrebbe sapere; altre sono cose che nessuno dovrebbe conoscere. E vuole insegnarle. Sfortunatamentey, Paul non è passato solamente a salutare. É inseguito, da persone che vogliono i suoi segreti. Persone che vogliono Shadow. E che presto vorranno anche Andrew."
Un libro di magia, crescita, formazione. dove nulla è come appare.
- Editore:
- Brendan Detzner
- Pubblicato:
- Aug 24, 2017
- ISBN:
- 9781507187388
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- Libro
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Anteprima del libro
La società del coniglio bianco. Prima parte. - Brendan Detzner
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La società
del coniglio bianco
Prima parte
La società del coniglio bianco Prima parte
di Brendan Detzner è pubblicato sotto licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-Sharealike 3.0 Unported
Copertina di Wesley Wong (http://www.weswongwithyou.com)
CAPITOLO 1
#
Paul aveva avuto intenzione di dormire, solo per un pochino, nel caso il vecchio fosse venuto a controllarlo, ma tutto quello che riuscì a fare fu di rimanere disteso immobile. Il suo cuore stava battendo come un martello pneumatico. Era stato così per tutto il giorno, quando si era svegliato al mattino, aveva fatto colazione e aveva spazzato il pavimento della biblioteca. Oggi è il giorno, oggi è il giorno.
Aprì gli occhi. La sua stanza era buia a eccezione dei numeri verde brillante della sveglia. Le dieci e cinquantanove divennero le undici. Il vecchio era addormentato da almeno un’ora. Oggi è il giorno, questa è la notte. Ora è il momento.
Uscì dal letto. Aveva già impacchettato i libri e i vestiti nella sua valigetta e tutto il resto nelle tasche del suo giubbotto. Si inginocchiò e mise il volto vicino al pomello della porta. C'era un glifo inciso sull'ottone, nove piccoli cerchi e un altro più grande che li circondava. Tirò fuori dalle tasche un foglio di carta da lucido e un pezzo di gesso giallo, premette la carta contro il pomello, e seguì il motivo con il gesso. Premette la mano contro la carta e disse la parola magica. Le punte delle sue dita si scaldarono; poteva sentire l’elettricità passare attraverso il suo corpo, lungo le sue gambe fino alla punta dei piedi. Quando tirò via la carta, il simbolo non era più sul pomello. Il metallo era liscio, come nuovo.
Si alzò e aprì la porta, la chiuse, la riaprì, ascoltò nel caso arrivassero dei passi lungo il corridoio. Nulla. Sorrise così tanto che poteva sentire dolere gli angoli della bocca, si chinò verso l'interno, prese la sua valigetta, e strisciò lungo il corridoio verso la biblioteca.
Poté sentirlo quando vi entrò, che strisciava tra gli scaffali e scorreva in modo invisibile, come un liquido o una valanga, da un luogo all'altro. Sentì freddo e bagnato quando toccò il suo piede, poi caldo e spinoso, come le pelurie delle piante, quando raggiunse la sua gamba. Tirò fuori dalla tasca del giubbotto un sacchetto di plastica pieno di polvere bianca e la gettò sul pavimento. La creatura invisibile si allontanò, e la polvere bianca lentamente scomparve, risucchiata dall'alto verso il basso. Paul allungò il braccio verso il pavimento e la sentì, una massa che si muoveva delicatamente sotto le sue dita, felicemente insensibili.
Verrai con me, amico.
Aprì la valigetta vi mise dentro la massa tremolante.
Prese un altro paio di libri dagli scaffali, li mise vicino a quelli che c’erano già, e con uno scatto chiuse la valigetta. Lasciò la biblioteca e andò al piano inferiore. Fece gli scalini lentamente, appoggiando i piedi lungo i bordi, dal tallone alla punta. Il seminterrato era un lungo corridoio di cemento con una fila di porte metalliche uguali su entrambi i lati. Ce n'erano quattordici, tutte quante chiuse a chiave. C’erano persone che sarebbero morte per poter dare un’occhiata a quello che c'era dietro a ognuna di esse, solo per sapere che erano lì, solo per sapere che non erano pazzi. Paul tirò fuori una chiave dalla tasca opposta a quella dove aveva messo il sacchetto di plastica, camminò fino alla terza porta sulla destra e la sbloccò.
Aprì la porta, la chiuse, l'aprì di nuovo, attese il suono di passi dal piano di sopra. Nulla. Paul stava già sorridendo. Il vecchio aveva probabilmente protetto queste porte in tutti i modi che conosceva, avrebbe probabilmente fritto il cervello a chiunque avesse cercato di forzarle, ma non aveva mai pensato a qualcuno che semplicemente gli avesse potuto rubare la maledetta chiave.
Sul pavimento all'interno della stanza c'era un vasetto di vetro piena di sabbia. Paul gli diede un’occhiata più ravvicinata. C'era qualcosa che emergeva nel mezzo, dove la sabbia si livellava, una forma della grandezza della punta del dito di Paul, come una piccola torre idrica capovolta. Paul capovolse il vasetto e poi lo girò di nuovo sul lato destro. La forma lentamente riemerse da sotto la sabbia, fino a quando tutto tornò come era in precedenza.
Lasciò la casa con il vasetto in una mano e la valigetta nell’altra. Passò davanti al laghetto, attraverso il bosco. C'era un recinto di filo spinato che circondava la proprietà. Paul tirò fuori una pillola bianca dalla tasca, la mise tra le labbra e la inghiottì. Chiuse gli occhi, attese fino a quando fu andata, e li aprì di nuovo. Pochi centimetri sopra al recinto c'era una serie di luci blu. Paul si abbassò, raccolse dal terreno un bastoncino e lo gettò oltre il recinto. L'aria si riempì di luci accecanti e il bastoncino scomparve senza una traccia.
Tirò fuori una sbarra metallica dal giubbotto e un tronchese dalla tasca dei pantaloni. Tenne la sbarra da una parte, alzò il braccio e toccò la fila di luci con l'altra. Le sue ginocchia tremarono, si morsicò il labbro. Il metallo era così freddo da bruciare e tagliare. Disse la parola magica. Non accadde nulla. La sua mano cominciò a tremare. La disse di nuovo; la urlò ancora e ancora fino a quando gli fece troppo male, mollò la sbarra e cadde a terra. Guardò in alto. Le luci blu se ne erano andate. Scrollò la mano, gettò la valigetta al di là della recinzione, infilò il vasetto con la sabbia sotto il mento e si arrampicò. Tagliò la parte finale del filo spinato il più possibile vicino a lui e lasciò che cadesse lontano. Rimase a cavalcioni in cima alla recinzione per un secondo prima di saltare giù.
Colpì il terreno coi piedi e il vasetto gli cadde da sotto il mento. La prese con entrambe le mani, si rese conto di quello che aveva fatto solo dopo averlo fatto. Tornò a guardare in su. Le luci blu erano ritornate come se nulla fosse accaduto. Per un momento si domandò quanto tempo avesse perso, ma solo per un momento. Era fuori. Ce l'aveva fatta.
Camminò lungo la strada principale. Le case si avvicinarono sempre di più fino a quando fu in centro città, vicino al fiorista, al barbiere, al negozio di alimentari e a quello di scarpe, tutti chiusi a quell’ora della notte. I semafori stavano tutti lampeggiando.
Il parco era circondato dai lampioni e buio pesto nel mezzo; l'erba si alzava e ricadeva dolcemente come un'immagine dell'oceano. C’era un gazebo sul lato nord dell'appezzamento, confinante con il centro. Paul si diresse in quella direzione. Salì la rampa fino al palco e si inginocchiò sul pavimento. Mise giù la valigetta, svitò il coperchio del barattolo, e lo capovolse. La sabbia cadde tra le fessure degli assi del pavimento e scomparve.
La voce del vecchio gli risuonò nella mente, facendogli ricordare l'intera lezione. Si domandò se sarebbe sempre stato così, se sarebbe mai riuscito veramente a liberarsene.
... è insolito che mentre passano la maggior parte del suo ciclo di vita nell’altro lato, quando arrivano nel nostro mondo lo facciano in modo così naturale. La migliore analogia a cui io riesca a pensare è quella di un anfibio che vive sulla terra, ma che depone le sue uova nell'acqua. Arrivano qui e assumono la forma fisica di qualunque cosa sia disponibile per proteggerli mentre si sviluppano. La combinazione di potenza e malleabilità è quello che li rende così pericolosi per...
Già, Paul pensò tra sé. Pericoloso. Un giorno sarebbe ritornato qui. Stava cominciando ora, la sua vita, la sua vera vita. Poteva avere qualche progetto. Nel frattempo, fra un’ora ci sarebbe stato un autobus diretto a sud per Chicago. Aveva abbastanza denaro per pagare il biglietto e altri venti dollari all'incirca.
Passarono quindici anni.
#
Durante la prima settimana di agosto, Andrew fu portato dai suoi genitori nella casa di sua nonna a Branville. Si pensava dovesse rimanere lì per qualche giorno, una settimana, poi due settimane, poi un mese, poi fino all'inizio della scuola. Fu deciso quindi che forse avrebbe dovuto restare lì un po’ più a lungo. I suoi genitori stavano litigando; per un po' sembrava stessero per divorziare, ma forse non l'avrebbero fatto. Avevano bisogno di un po' di tempo per loro stessi. E Andrew stava avendo un periodo difficile, non stava andando bene a scuola. Poteva fargli bene un cambiamento di ambiente.
Tutto queste cose furono concordate senza che la nonna di Andrew, Cynthia, fosse d'accordo con loro. La prima volta che vide Andrew nel suo soggiorno fu colta dal panico. Vederlo a Chicago, seduto sotto l'albero di Natale o seduto a tavola per il giorno del Ringraziamento, non le aveva fatto nessun effetto per qualche ragione, ma guardandolo ora un campanello d'allarme suonò nel fondo della sua mente.
Andrew era chiaramente un membro della sua famiglia, aveva capelli biondi che qualche volta tagliava ancora molto corti, mani grandi e braccia lunghe, il naso piatto e un mento leggermente pronunciato. Il suo volto le ricordava quello di qualcun altro, qualcuno a cui non era ancora preparata a pensare. In ogni caso, anche senza volerlo, l’aveva spaventata. Erano i suoi occhi, la sua espressione. Lei lo guardava e non era sicura che qualcuno le stesse restituendo lo sguardo. Questo bambino è spezzato. Ha quindici anni, dovrebbe vedermi, dovrebbe restituirmi lo sguardo, dovrebbe dire qualcosa. É come un vegetale. L’immagine la colpì, e si espanse in tutta la sua mente come su uno schermo. Mister Potato, il personaggio dei fumetti. Non lasciatelo qui. È spezzato. Ha una patata al posto della testa. Mi dispiace. Lo so non ho fatto un buon lavoro con voi, non sono stata abbastanza brava, lo so, mi dispiace, ma per favore non lasciatelo qui con me. Ha una patata al posto della testa e non so cosa fare.
Cynthia non disse nulla di tutto questo. Si sedette in soggiorno con i genitori di Andrew, sorseggiarono il caffè che aveva preparato, mangiarono la torta al caffè, parlarono, e lei non disse nulla per contestare quello che le dicevano, e quando se ne andarono, Andrew rimase.
Per dare una scossa a quella situazione preparò dei panini, ma poco dopo i terminarono e si ritrovarono bloccati. Nessuno di loro sapeva cosa dire. La casa era piena di quadri, statuette e mobili vecchi. C'era una fila di finestre che si affacciavano sulla strada, tende che la nonna di Andrew teneva sempre tirate. Tutto odorava di prodotti per la pulizia. Andrew notò l'odore mentre sua nonna ormai non ci faceva più caso.
Lui le chiese se poteva andare a fare una passeggiata. Lei ci pensò per un momento. Gli disse che non era un quartiere molto tranquillo e che doveva fare attenzione, ma che se voleva poteva andare in biblioteca o al parco. Il parco era il più lontano dalla casa, così si diresse lì.
Andò verso il gazebo non appena lo vide e corse su per le scale, battendo sul legno, sentendo il sangue scorrere attraverso le sue ginocchia. Per arrivare lì era stato stipato nel retro di un auto per tutta la mattina, ascoltando la radio nazionale e rispondendo alle domande dei suoi genitori. Era pronto a fare il finimondo, a tirare giù muri, a rompere finestre, il suo cuore martellava, e i suoi polmoni erano colmi. Saltò con forza, e attese che le piante dei suoi piedi colpissero il palco.
Precipitò.
Atterrò pesantemente sul duro cemento. Aprì gli occhi; era buio, era disteso nelle fondamenta del gazebo, c’era una cassa piena di vecchie racchette da tennis vicino ai suoi piedi. Guardò verso l'alto, vide i raggi del sole fare capolino attraverso la spaccatura nelle assi del pavimento, guardò in basso di nuovo, e immediatamente cominciò a tossire. L'aria era così sporca che riuscì a malapena a respirare, a vedere a stento quella cosa di fronte a lui. Uno spaventapasseri, o una macchina; ne vide la forma prima attraverso la polvere, come una torre idrica capovolta alta poco meno di due metri. Non gli venne in mente che potesse essere viva.
La cosa si mosse. La sua testa cominciò a girare, e la polvere fu spinta a terra da una forza non visibile.
Ciao?
Desiderò che non fosse così buio. Nel momento in cui quel pensiero attraversò la sua mente, l'aria della stanza fu all'improvviso riempita dall'odore della candeggina e tutto fu ripulito in meno di un secondo non lasciando nulla di sporco. La luce comparve dal nulla; poteva vedere tutto dentro la stanza come se fosse alla luce del giorno.
Diede un'altra occhiata al mostro.
Lo hai fatto tu?
Non ebbe alcuna risposta. La sua testa aveva smesso di girare, e ora era immobile come era stata in precedenza.
Devo andare ora. Mia nonna starà cominciando a preoccuparsi.
Fu sorpreso dal trovare che era in realtà qualcosa che gli interessava veramente. Non ne capiva il motivo e non se lo sarebbe mai aspettato. I sentimenti di Andrew solitamente lo coglievano di sorpresa. Sei in grado di procurarmi un modo per uscire?
La parete immediatamente alla sinistra di Andrew scomparve, mostrando una sezione trasversale della terra del parco. C'era una striscia di cielo in cima grande abbastanza perché lui ci passasse.
Grazie,
disse Andrew. Quando raggiunse l'uscita, vide il collo della cosa piegarsi, all’improvviso e bruscamente come lo stelo di un dente di leone in un vaso. Non capì cosa significasse, ma si sentì obbligato a dire qualcosa.
Mi piacerebbe tornare. Mi sono appena trasferito qui e non conosco nessuno tranne mia nonna.
Il collo della creatura si raddrizzò.
Sì, la creatura era strana. No, non sembrava obbedire alle regole che erano state insegnate a Andrew su come funzionava il mondo. Quella sera, mangiando silenziosamente la cena con sua nonna in una casa sconosciuta, pensò di dirle cosa aveva trovato ma decise di non farlo. Avrebbe pensato che lui fosse pazzo. Forse era pazzo. Non lo avrebbe infastidito molto esserlo. Ma avrebbe reso le cose peggiori se la gente lo avesse saputo. Andrew non voleva incasinare le cose, non voleva alzare nessun polverone.
Allo stesso tempo, sapeva di voler tornare lì. L'idea di avere un segreto lo eccitava, anche se forse non era reale, anche se era pazzo. E la cosa veramente eccitante era che in realtà era piuttosto sicuro di non essere pazzo e che questo stesse accadendo realmente. Era un segreto, Qualcosa ignoto alle forze che avevano deciso dove doveva andare a vivere e che cosa era meglio per lui. Non era una cosa noiosa.
Andrew ritornò il giorno successivo, e quello dopo ancora. Le sue visite si incastravano con il suo programma di andare in biblioteca a leggere i fumetti e i libri sugli scacchi, di andare a camminare lungo il fiume, di fare le spese per sua nonna e di andare a giocare a flipper al bowling. Gli parlò; incerto su come chiamarlo, usò il nome e il sesso del suo cane, che era morto non tanto tempo prima.
Non molto tempo dopo, Shadow cominciò a rispondergli.
#
Paul fece due volte il giro dell'hotel prima di entrarci, una volta in auto e la seconda a piedi. Entrò. La bacheca diceva che la Società del coniglio bianco si sarebbe riunita nella stanza Jefferson nel seminterrato, lungo il corridoio dopo il bar.
La porta della stanza Jefferson era chiusa. L'aprì, vi scivolò dentro di fianco, e la richiuse il più velocemente possibile. Si girò.
Nessuno disse una parola. Tutti lo stavano guardando. Una dozzina di uomini, tutti più vecchi di lui. Vestiti spiegazzati, maglioni cosparsi di macchie. Capelli assenti o mal tenuti o pettinati in modi che erano di moda decenni prima. Volti esausti, occhi affamati ancora sospettosi del cibo.
Paul aveva incontrato alcuni di loro. Aveva sentito parlare di altri. Tutti avevano due nomi, nessuno aveva un cognome. Luke il Bastardo. Rob il Grasso. Jerry il Gentiluomo.
Sono stato invitato,
disse Paul, incerto se fosse la cosa da dire.
Il silenzio può essere di vari tipi. Può spingere e può tirare. Può avere onde come l'acqua; spingere o girare. Può essere superficiale. Può essere profondo. Può mandare un messaggio.
Non sappiamo chi tu sia, disse il silenzio.
Paul mise un libro sul tavolo. Aveva una copertina di pelle nera e pagine dai bordi ingialliti. La stanza si girò nella direzione del tavolo come capelli verso un palloncino. Elettricità statica. Paul non parlò, e fu udito. Voi mi conoscete ora.
CAPITOLO 2
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I grandi convegni non erano una cosa di tutti i giorni. Non potevano esserlo, sarebbe stato troppo rischioso, la gente aveva smesso di farsi vedere. Così Paul passava ancora la maggior parte del suo tempo seguendo le tracce. Vecchi annunci su riviste strane, chiacchiere, numeri verdi che avevano un messaggio diverso ogni settimana fino a un giorno a caso in cui smettevano di funzionare.
Doveva incontrare un tizio al Tiki bar. L'uomo gli aveva detto di avere qualche libro. L'insegna diceva che il bar riapriva nel pomeriggio, ma quando spinse la porta d'ingresso si aprì.
Dentro era buio. Paul entrò. Il posto odorava di succo d'ananas, anche alle undici del mattino.
Sei tu Paul?
C'era un uomo molto basso con le spalle larghe che stava in piedi dietro al bancone. Fino a quando Paul riuscì a spostarsi lateralmente e la luce cambiò, non sembrava avere un collo. L'uomo dietro al bancone stava indossando un cappotto invernale senza nessuna ragione e stava tenendo in mano una pistola. La puntò nella direzione di Paul.
Qualunque cosa tu abbia,
disse. Io l'avrò. Tanto per cominciare.
Una bottiglia si ruppe, da qualche parte nel retro del bancone.
Sta' attento alle tue spalle,
disse Paul.
Pensi veramente che sia così stupido da-
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Settembre arrivò. Abituarsi alla nuova scuola richiese molta dell'attenzione di Andrew e non ce la fece ad andare a trovare Shadow fino al venerdì pomeriggio. Mollò giù il suo zaino dalla nonna, la trovò in soggiorno che guardava il telegiornale, e le disse che sarebbe andato a fare una passeggiata. Lei non gli rispose, non distolse lo sguardo dalla TV.
Corse verso il parco, salì velocemente le scale del gazebo, e scese.
Giocarono a scacchi. Andrew aveva insegnato le regole a Shadow, ma lei era diventata rapidamente più brava di lui. La testa di Shadow era fatta di cemento; aveva tre lati, tre facce identiche dipinte con tre colori diversi, bianco come la vernice del gazebo sopra di loro, arancione come le foglie in autunno e marrone come le radici degli alberi. Era sostenuta da un lungo tubo
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