La seconda occasione del cattivo ragazzo

Capitolo Uno

Iris Torrence tenne immutata la sua espressione mentre il suo ragazzo, Don, premeva la propria schiena contro la porta per impedirle di lasciare la piccola classe dell’asilo.

Avevi detto che avresti finito presto. Ti ho aspettata. I suoi occhi erano freddi e duri. Cosa era successo all’uomo che aveva conosciuto una volta? Iris non vedeva emergere quell’uomo da molto tempo.

Sono stata trattenuta a scuola. Un genitore mi ha chiamata. Voleva un incontro post-scuola. Tentò di reggere il suo sguardo e di non sembrare nervosa quanto si sentiva. Questa vena di rabbia in Don la preoccupava.

Ho aspettato mezz’ora prima di chiamarti al cellulare.

Ti ho detto che non potevo andarmene. Iris si affrettò e infilò nello scatolo di cartone il resto delle cose che doveva portare a casa. Mi dispiace. Ora sono pronta ad andare.

Lui fece un suono di scherno. Non decidi tutto tu. Don curvò le dita e cercò sporco invisibile sotto le unghie. Devo andare.

Lei disse di nuovo: Sono pronta. Lasciami prendere il cappotto.

Lui sorrise e il suo cuore divenne di ghiaccio. "Anch’io sono davvero impegnato, proprio come te. Strascicò le parole. Prendi l’autobus." Don si voltò, uscì e chiuse la porta dietro di sé.

Iris rimase lì con la sua borsa e il scatolo di lavoro scolastico tra le mani. Cosa ci aveva visto in Don? Non riusciva proprio a capirlo. Sapeva di doversi tirare fuori dalla relazione, ma sembrava così tanto lavoro. L’appartamento era a nome di lui. La macchina era a nome di lui. Gli piaceva il controllo. Ma, in realtà, lei era diventata cedevole e l’aveva permesso.

Aprì la porta della classe e seguì i corridoi stretti e dipinti in colori accesi dell’asilo fino all’entrata. Don stava parlando a due delle maestre più giovani. Ne prese una per ogni braccio e poi mise in moto il suo fascino. Loro risero e si toccarono i capelli quasi all’unisono.

Iris sperò che il gemito che emise non fosse udibile. Almeno Don era fedele? Ne dubitava. I suoi vestiti avevano odorato di profumo più di una volta quando era tornato a casa tardi. Ma, con la sua collera facile, Iris non voleva provocarlo.

La sua amica e collega, Kara, arrivò al suo fianco. Si pulì la pittura dalle mani sul davanti del grembiule. Don ti sta dando di nuovo problemi? Che cos’è stavolta? Può anche affascinare le gemelle poco acute lì, ma non me la bevo nemmeno per un minuto.

Sai, non va sempre male.

Kara si accigliò. Mi hai detto che non va nemmeno sempre bene.

Ha i suoi momenti. Iris sollevò lo scatolo più in alto sul fianco. Don guardò nella sua direzione. Il suo sguardo era affilato e lui uscì dalla porta principale.

Dove sta andando? chiese Kara. Non hai detto che ti passava a prendere?

Già. Iris fece spallucce. Ma ero in ritardo. Mi ha detto di prendere l’autobus.

È venuto fin qui per dirti di prendere l’autobus? Kara alzò le mani al cielo. Quel tizio è un cretino. Davvero, Iris. Hai bisogno di una lezione sui fidanzati.

Per te è facile dirlo. Iris si spostò la frangia dagli occhi. Hai un uomo fantastico. Jack è il miglior marito del mondo ed è un poliziotto. Ha fatto un giuramento per essere un brav’uomo."

Sono stata fortunata. Kara si guardò i piedi. Nessun fa un giuramento per essere un ‘brav’uomo’. Lo sono oppure no.

"Non essere timida su cosa e chi hai. Jack è un grande uomo. Mi sono stancata di tornare