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Dall'Altra Parte
Azioni libro
Inizia a leggere- Editore:
- Roby Di Salvo
- Pubblicato:
- Jul 25, 2017
- ISBN:
- 9788822801500
- Formato:
- Libro
Descrizione
Un thriller/avventura che mostrerà l'interiorità di un individuo disturbato, come se fosse il più normale fra le persone.
Copertina a cura di Davide Mantia
Informazioni sul libro
Dall'Altra Parte
Descrizione
Un thriller/avventura che mostrerà l'interiorità di un individuo disturbato, come se fosse il più normale fra le persone.
Copertina a cura di Davide Mantia
- Editore:
- Roby Di Salvo
- Pubblicato:
- Jul 25, 2017
- ISBN:
- 9788822801500
- Formato:
- Libro
Informazioni sull'autore
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Anteprima del libro
Dall'Altra Parte - Roby Di Salvo
Mantia
1 - Istituto di Igiene Mentale
Il dottor Barnaby questa volta me l’ha promesso, ognuno avrà il suo ruolo: lui farà in modo di portarli dentro, io dovrò far sì che non ne escano più. E in cambio, io, che come lui sono un’altra cosa, verrò ampiamente ricompensato: potrò andare dall’altra parte…
Queste medicine sono molto forti, ho degli sprazzi di lucidità solo quando meno me lo aspetto, a quanto pare solo quando non serve.
Dovrebbero arrivare oggi, loro.
Sono così eccitato all’idea, è passato parecchio tempo dall’ultima volta, ed il dottore in quell’occasione non aveva mantenuto la parola. Ma ora sono certo che le cose andranno diversamente. In effetti, avevo accusato qualche problema nell’esecuzione, ma non si può mica essere sempre perfetti. Ci ho provato, ho studiato, mi sono immedesimato nella parte, ma poi proprio sul più bello, mi sono fatto prendere, ed ho combinato un casino incredibile.
Ma oggi no, oggi sarò egregio, renderò il dottore nuovamente fiero di me, come quella volta, con quei due avvocati. Cavolo se mi sono divertito in quell’occasione.
Il sangue che scorreva a fiumi e nessuno che si fosse neanche reso conto di cosa stesse realmente accadendo.
Quindi mi ritrovo qui ed ora, su di giri come non mai, per quello che accadrà. La malattia alle volte ha il brutto vizio di appiattire la mia realtà, rendermi schiavo della routine e non lasciarmi godere dei piccoli momenti. Urla strazianti, gole tagliate dalle quale sgorga copioso il sangue, lamenti soffocati, perdono quasi di fascino, quando sei depresso. E questo il dottore lo sa bene, quindi fa sempre in modo che io possa ottenere le medicine di cui ho bisogno per lavorare al meglio. Dice che mi dà i farmaci giusti per quello che devo fare, e lui è uno che se ne intende.
Sono un professionista, mica un pivellino qualunque.
Non ho incertezze, mi muovo con scioltezza nel mio campo, e riesco sempre e comunque a portare a casa il risultato. Anche quando le cose sembrano volgere al peggio, con un colpo di coda recupero e corro dritto alla meta. Immagino già la gloria che mi spetta alla fine dell’opera. Sono anni che sento parlare dell’altra parte dal dottore, ma non sono ancora bene in grado di visualizzarla a dovere. Ne abbiamo discusso così tanto, che mi sembra a volte di conoscerla, di poterla quasi toccare. In molte occasioni mi sveglio tutto sudato, leggermente eccitato, e scopro di aver avuto un sogno bagnato. Ecco, è proprio in quelle circostanze in cui sono certo di aver sognato l’altra parte.
Fior fior di cristiani cattolici estremisti trascorrono la propria esistenza schiavi di un Dio che li comanda a bacchetta, rendendoli simili a marionette, solo allo scopo di raggiungere il paradiso. Vane sono le loro speranze, a dirla tutta provo quasi pena, perchè non hanno conosciuto il dottor Barnaby, e non potranno mai e poi mai raggiungere l’altra parte.
Con tutti i nomi che devo sempre inventare, mi capita di dimenticare quale sia il mio vero nome, o come si chiami il dottore. Poi il mio cervello mi parla, e lo fa molto spesso. Mi sussurra dolcemente il mio nome: Frank Wisdom. Letteralmente significa saggezza
. Non che nel mio caso ci fosse bisogno di specificarlo, ma quando nasci, qualcuno ti appioppa un volto, una voce ed un nome, con i quali dovrai andare avanti il più possibile, e cercare di tenerli bene, perché nessuno te ne fornirà mai degli altri.
Ma guarda caso, a me proprio questo è toccato, non credo che possa trattarsi di un caso, uno scherzo del destino. Sono piuttosto convinto che sia stato tutto calcolato, tutto progettato a tavolino dal dottor Barnaby, in modo che le cose andassero sempre e comunque come devono andare, né più, né meno.
Sono le sei del mattino, e sto girando per l’istituto di igiene mentale come un forsennato, non riesco proprio a trattenere l’entusiasmo per quando arriveranno. Devo cercare di calmarmi un po’, perché qui tutti mi guardano strano, e non voglio che mi prendano per pazzo. Il mio cervello è in perenne loop, continuo a fare lo stesso pensiero, senza sosta, senza riposo. Voglio conoscere quelli nuovi, ascoltare con pazienza le loro storie, studiare ogni loro singolo gesto, movimento, padroneggiare ogni loro emozione. Desidero rendermeli amici con l’inganno, e poi iniziare ad individuarne i loro difetti, i punti deboli, le innumerevoli paure. Pian piano entrare nelle loro menti come un virus, come un dubbio, ed un passo alla volta, carpire le loro certezze, renderli schiavi dell’incertezza e della paranoia. Andare avanti, come uno schiacciasassi, finché non cominceranno a farsi del male da soli, o a cercare di uccidersi l’uno con l’altro.
La scena più appagante della mia vita è stata quando sono stato in grado, fra l’altro con un’ottima interpretazione di fondo, ad inculcare la voglia di auto mutilarsi ad un’infermiera.
E’ stato così facile e così gustoso: si vedeva chiaramente dai suoi occhi, si poteva facilmente intuire dallo sguardo triste ed assente, che avesse recentemente perso qualcuno sul lavoro, e che s’incolpasse per questo. Era una persona così debole e malata, che è stato quasi come farle un torto.
Ho dovuto scavare molto, ma in pochi giorni, lei ha iniziato a procurarsi delle lacerazioni sui polsi, ed allo scadere delle due settimane, è stata trovata in bagno, morta dissanguata.
Il bello è che prima di compiere il gesto estremo, è venuta da me in lacrime, chiedendomi aiuto. Mi ha pregato di salvarla, di darle un segno, di farle capire se stesse sbagliando o meno. Io l’ho osservata, le ho dato un bacio sulla guancia, e le ho sussurrato all’orecchio: <
E pensare che la povera stupida ingenua mi ha pure ringraziato, mi ha abbracciato, ha posato le sue labbra fastidiose ed umidicce contro le mie, sussurrando un grazie
, poi è corsa verso il bagno, e verso il proprio dolce e triste epilogo.
Quando ho raccontato l’accaduto al dottore, ci siamo fatti una così grassa risata, che a Barnaby è andato di traverso un boccone dell’hamburger che stava mangiando. Ironia della sorte, stava per soffocare ed andare dall’altra parte prima del dovuto, e senza di me.. Non credo che l’avrei mai perdonato per questo.. Io merito di andare dall’altra parte prima di chiunque altro.
Infatti, per me non sarà un caso, sarà tutto perfetto, ogni cosa andrà a posto, ed accadrà solamente quando sarà ora, chiudendo geometricamente il cerchio.
Tutto ciò che è prematuro, di norma non è del tutto completo ed ha dei difetti, come ha detto quel medico ai miei genitori, quando sono malauguratamente venuto al mondo. Ha spiegato che avevo una sorta di strano disturbo, ma in realtà non era in grado di capire la mia magnificenza.. Meno male che il caro vecchio dottor Barnaby mi ha accolto, compreso e salvato..
…
Sono stato finalmente chiamato nell’ufficio del dottore. Noto con quale disprezzo gli inservienti mi guardino ogni volta che vengo convocato dal grande capo, mentre loro devono continuare a svolgere le umili mansioni per cui vengono mal retribuiti, senza neanche poter udire i nostri discorsi.
Li capisco in pieno: devono sgobbare, fare tutto il lavoro sporco, mentre io invece ho tutti i privilegi. D’altronde, se si dimostrassero un po’ più utili, sono convinto che otterrebbero anche loro un trattamento di favore.
Ma delle loro vite non m’interesso più di tanto, penso ad arrivare alla fine della giornata, e rendere felice il mio amato capo.
Entro tutto trafelato nel suo ufficio, dopo aver bussato alla porta, ed aver ovviamente atteso che il dottore mi concedesse il permesso di proseguire.
Mi accomodo sulla sedia di fronte alla sua scrivania, in modo da poterlo guardare chiaramente negli occhi mentre parla.
Dimostra ampiamente i suoi 65 anni suonati, le rughe che solcano il suo volto non tradiscono la saggezza che la sua vispa espressione rivela. Quest’uomo trasuda scienza pura, gli affiderei i miei figli, se ne avessi..
I canuti capelli lunghi ed un po’ spettinati, in effetti, alterano un po’ l’immagine pulita che si potrebbe avere di lui. Ma l’essere trasandato fuori, a mio avviso, gli dà modo di essere perfetto dentro, e poi in pochi lo conoscono bene come il sottoscritto, quindi il loro giudizio non vale niente.
Barnaby non ha mai un pensiero fuori luogo, e non c’è alcuna imprecisione nel suo eloquio, o alcuna ombra nel filo logico dei suoi pensieri. E’ sicuramente un essere superiore, dotato di un acume ed una cultura fuori dai canoni standard. Sono immensamente onorato di venire spesso chiamato al suo cospetto, io che non sono nessuno ed ho l’immenso onore della sua presenza.
Meglio non divagare, lo vedo concentrato, e sono sicuro che abbia cose molto importanti da comunicarmi, non voglio farlo aspettare per nulla al mondo.
Barnaby: Sono lieto di vederti, Frank. Come ti senti oggi?
Io: Sto molto bene, grazie dottore. E non vedo l’ora che si cominci.
Barnaby: Sei sempre molto appassionato, su questo non c’è dubbio alcuno. Avrei bisogno di chiederti un favore, cosa che ultimante sembra essere divenuta molto consueta, e per questo mi scuso, ma c’è sempre del lavoro da fare.
Io: Ma certo, come sa, non ha che da chiedere. Chi sono le persone, questa volta?
Barnaby: Al momento non pensare alle altre persone. Dovresti occuparti di te stesso, innanzitutto. Ogni cosa a suo tempo, caro Frank. Non ti fare prendere dall’ansia come l’ultima volta. Non ti fa bene, ed è pericoloso per il flusso degli eventi. Come ben sai, le cose devono andare esattamente com’è stato progettato, senza alcuna sbavatura.
Io: Certo dottore, come dice lei. Ha ragione, mi scusi, mi faccio sempre cogliere da mille paranoie.. E’ che quando lei parla, sento un’emozione molto forte salirmi da dentro, ed esplodermi in gola, come una fragorosa risata, o un pianto a dirotto. Come se fossi al cospetto di una divinità, o di qualcosa del genere. Non so se può capire cosa intendo.
Barnaby: Certo che posso capire, ma la tua adorazione in questo caso è mal riposta, o eccessiva. Sono solo un semplice dottore in psichiatria che cerca di mandare avanti l’istituto di igiene mentale nel migliore dei modi. Tutto il resto, come ti ho più volte ripetuto, è solamente frutto della tua fantasia molto vivace
, se mi è permesso dirlo.
Io: Certo signore, le è permesso tutto ciò che desidera. Crede che io abbia una fantasia vivace? La ringrazio, finora non mi era mai stato detto da nessun altro. Ah.. Se solo fossi in grado come lei, di trovare le parole adatte da dire in ogni occasione.
Barnaby: Beh, non è la prima volta che ti faccio notare quanto la tua mente tenda a vagare in giro per la stanza. Dovresti cercare di rimanere lucido il più possibile. Ne va della tua integrità, e di conseguenza anche del lustro dell’istituto. Se i pazienti si comporteranno bene, girerà tutto a gonfie vele. E’ un concetto semplice, sei d’accordo con me, Frank?
Io: Certo dottore. Ha pienamente ragione. D’ora in poi cercherò di essere più presente. Non mancherò, non desidero di certo deluderla in alcun modo. Non sia mai.
Barnaby: Ti ringrazio Frank. Sono ormai tanti anni che ci conosciamo, e sarei felice se tu riuscissi a fare qualche progresso, per poter un giorno volare con le tue ali.. Dovresti cercare di ascoltare bene le cose che ti dico, senza rischiare di travisare..
Io: Quando dice volare con le mie ali, intende da solo? Senza di lei? Perché mi dice queste parole? Le ho fatto per caso qualche torto?
Barnaby: No Frank, assolutamente. Anzi tu sei una persona molto intelligente e reattiva. Sei uno degli occupanti
più importanti qui all’istituto. Ma devi anche metterti nei miei panni. Ti ho appena detto di ascoltare bene ciò che ti viene detto, perché di consueto tendi a perderti. Ogni volta che succede qualche guaio, prima o dopo si scopre che ci sei sempre di mezzo tu. Devi capire che la mia influenza in quanto medico è limitata ai risultati. Se qualcuno richiedesse un’indagine esterna sul tuo caso, rischieresti di venir mandato in un posto notevolmente peggiore rispetto a questo. E lì io non potrei più proteggerti. Mi mancherebbero molto queste chiacchierate. A te no? Non penso che tu voglia fare nulla che possa separarci, giusto?
Io: Certo dottore, dice bene. Questo non dovrà mai accadere. Ha pienamente ragione, come sempre d’altronde. Sarò buono, ha la mia parola.
Barnaby: Perfetto. Oggi, come sai, arriveranno dei nuovi ospiti. Vorrei che li lasciassi tranquilli, se ti è possibile. Nessuno ti vieta di socializzare, ma ti chiedo solamente di non creare contrasti fra loro. Ogni volta che succede, è poi molto complesso rimettere a posto ogni tassello. La mente delle persone è intricata, e non dovresti mai giocare con essa. Ed in più queste situazioni minano la mia attendibilità e la mia posizione, all’interno della cerchia di psichiatri miei pari.
Io: Senza dubbio signore. Non darò fastidio a nessuno. Me ne starò in un angolino calmo calmo, osserverò, ma non interverrò, salvo che, ovviamente, non sia lei a chiedere. (ammiccando)
Barnaby: Ti ringrazio. Ma perché dovrei chiederti di intervenire? Ci sono gli inservienti e gli infermieri pagati per farlo. Tu devi solo rilassarti, e goderti il tuo soggiorno qui.
Io : Non lo so. Ma se per caso (ammiccando) , le fosse utile un mio qualche intervento, non ha che da dirlo.
Barnaby con fare sospettoso: Ok.. Devo controllare il dosaggio di alcune tue medicine. Prima di uscire dall’ufficio, aspetta che io abbia dato le direttive all’infermiera. Buona giornata, Frank, e per cortesia, non metterti nuovamente nei guai.
Io: Certo dottore, come lei desidera. Le auguro una splendida e raggiante giornata.
Prima di uscire dall’ufficio, il dottore mi poggia una mano sulla spalla e mi spiega bene cosa dovrò fare con quelli nuovi. A questo giro le cose saranno complicate: si tratta di occuparmi di numerose persone. L’ideale sarebbe che alcune sparissero del tutto, mentre altre invece dovrebbero risultare molto disturbate agli occhi dei presenti, in modo da rimanere qui per molto, molto tempo. Poi, se le cose volgessero al peggio, mi ha comunque autorizzato a fare piazza pulita.
La genialità del dottore mi stupisce ogni volta di più. Quando sembra che tutto sia calmo e lineare, lui se ne esce con una trovata strabiliante, che rimescola le carte in tavola.
E quindi comincia una nuova mano, inizia nuovamente il gioco, nel quale io sono il fortunato mazziere. Nulla andrà male, perché non voglio e non posso deludere il mio caro dottore. Poi, lo sanno anche i bambini, il banco vince sempre.
…
Dopo che Barnaby ha finito di dare direttive all’infermiera sul nuovo dosaggio dei miei farmaci, mi fa un cenno di saluto con la mano, e mi fa riaccompagnare nel salone, dove finalmente potrò vedere gli altri.
Dopo pochi minuti ho il piacere di incontrare nuovamente il vecchio Henry Cosgrave, cosa che non accadeva ormai da diversi giorni.
E’ sempre uguale, lì che parla con i più giovani, diventando per loro una sorta di guida, come un appassito faro nel buio. Credo che nel loro immaginario, lui possa risultare un calvo e smagrito Babbo Natale. Il tipico nonno delle fiabe, quello che ti è sempre accanto, qualunque cosa succeda.
Se solo loro sapessero per quale motivo lui è rinchiuso qui, forse smetterebbero di idolatrarlo in quella maniera forsennata.
Il mio personale giudizio su di lui è mutato molto negli anni. All’inizio anch’io, come questi ingenuotti, lo vedevo come una dolcissima e saggia persona, sempre tesa ad aiutare il prossimo.
Adesso riesco a sopportarlo, senza però andare oltre l’apparenza, perché questo è lui, semplice e pura facciata, senza assolutamente nulla dietro.
Dopo un po’ che lo fisso, mi accorgo che mi nota, quindi smette di parlare con i suoi discepoli. Si alza un po’ tremolante a causa dell’effetto dei medicinali, reggendosi sul suo vecchio e malandato bastone, che lo riflette più di quanto lui realmente non desideri. Viene pian piano a sedersi di fianco a me.
Henry: Ciao Frank, cosa mi racconti di bello? Ho visto che mi guardavi. Sei ancora arrabbiato con me, dall’ultima volta, quando ti ho giudicato un po’ duramente?
Io: Beh, sinceramente sei stato un po’ troppo rigido nei miei confronti, non ti pare? Te ne stai sempre lì, tranquillo, a parlare del più e del meno, come se nulla mai accadesse. Sembra che niente ti possa scalfire, invece in quell’occasione, mi sei parso un pochino alterato. Non mi è sembrato molto da te.
Henry: Avevi esagerato ampiamente, e non sarei un vero amico se non te l’avessi fatto notare. Ti conosco da così tanti anni, che ho provato un enorme dispiacere nel capire quanto ti stessi sbagliando.
Io:
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