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Un amore a quattro zampe
Un amore a quattro zampe
Un amore a quattro zampe
Ebook146 pages1 hour

Un amore a quattro zampe

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About this ebook

All’improvviso… qualcosa attrasse la sua attenzione.
Un lamento, un guaito compassionevole.
Pochi passi e lo vide: un cagnolino di piccola taglia, con un collare ridotto a brandelli, l’espressione infelice e sperduta, che si aggirava all’evidente ricerca di qualcosa da mangiare. Era di una razza non ben precisata, pur se simile a un barboncino.
E Dora, veterinaria mancata, gli andò incontro con un sorriso.
L’animale la guardò negli occhi: con una tale desolazione, dentro, che avrebbe commosso anche una pietra. E figurarsi lei.
“È sempre la solita storia”, pensò Dora sollevandolo delicatamente tra le braccia, “ogni anno di questa stagione tante povere bestiole vengono abbandonate da sciagurati padroni, e sono destinate a morire d’inedia. Questo ha pure una zampina ferita. Poveretto. Lo porterò con me. Nino lo curerà senz’altro…”.
Ma... non tutto è come sembra: e Dora andrà incontro a un’avventura d’affetto e d’amore senza eguali, quando scoprirà la storia del cagnolino che ha trovato.
Nathalie Guarneri, pseudonimo di una nota autrice di narrativa femminile, scrive da sempre.
Sposata, con due figli, collabora con diverse riviste, scrivendo racconti e brevi romanzi d’amore, e ha al suo attivo una tesi di laurea in Lingua sulla fiaba d’arte tedesca.
On line si possono trovare diversi suoi lavori, in particolare raccolte di fiabe per bambini, che piacciono ai piccoli, ma anche ai grandi.
LanguageItaliano
Release dateJul 1, 2017
ISBN9788826474786
Un amore a quattro zampe

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    Un amore a quattro zampe - Nathalie Guarneri

    breve

    COLOPHONE

    Riferimento diritti d'autore

    Tutti i diritti sono riservati. La proprietà di questo ebook è dell’autrice e sono vietati, in qualunque forma, l’uso e la riproduzione anche solo parziale del contenuto.

    1

    «Rocky… Rocky, ma dove ti sei cacciato, si può sapere?»

    Gabriele si guardò attorno in cerca del cane, che solitamente viveva appiccicato a lui, quando rientrava dal lavoro. Non solo perché aveva fame, ma semplicemente perché voleva fargli festa.

    Era il quattrozampe più dolce del mondo…

    Strano che fosse scomparso così.

    Be’, strano…

    Forse. Ma non impossibile. Soprattutto in certi casi.

    Gabriele sorrise, uscì dalla cucina, varcò la soglia della camera da letto.

    «Rocky… sei qui, vero?»

    Gli rispose un mugolio.

    Gabriele sospirò. Doveva immaginarlo. Rocky si era nascosto proprio sotto al letto. Nell’angolo più inaccessibile.

    «Avanti, Rocky. Esci di lì, su», disse con voce tranquilla.

    Gli rispose un guaito di protesta.

    Gabriele lo conosceva bene. Cercò di tentarlo in tutti i modi, ma senza ottenere risultati apprezzabili.

    Del resto sapeva quali erano i motivi che spingevano Rocky a sparire.

    «Prisca non è Crudelia Demon. È la mia fidanzata. Dovresti imparare ad apprezzarla e a volerle bene, vecchio mio», gli disse.

    Rocky aveva capito perfettamente. E per tutta risposta lanciò un ringhio molto significativo.

    Proprio in quel momento Gabriele sentì suonare il campanello. Desistette dunque dall’intenzione di stanare il cane, per andare ad aprire.

    Non voleva far aspettare Prisca. Era lei la regina del suo cuore.

    Un attimo dopo le stava di fronte.

    Prisca… il sogno di una vita intera.

    I capelli ondulati sciolti sulle spalle, gli occhi grandi e chiari, l’ovale perfetto, un fisico armonioso, classe ed eleganza, quegli abiti griffati portati con nonchalance.

    «Benvenuta…», balbettò Gabriele.

    Qualche volta ancora non riusciva a capacitarsi che fosse diventata la sua ragazza.

    Un brivido gli percorse la schiena, mentre l’ammirava.

    «Grazie. Be’, non mi fai entrare?», sbottò lei con uno sguardo sorpreso.

    «Sì… sì, scusa. Sono proprio uno stupido…», balbettò Gabriele battendo le palpebre.

    La tavola era apparecchiata per due, a lume di candela.

    Cucinare gli era sempre piaciuto tantissimo e aveva preparato con cura una cenetta particolare per festeggiare i loro diciotto mesi di fidanzamento: risotto alla trevisana, sogliola impanata, patatine al forno, mousse ai lamponi con salsina al cioccolato. Il tutto innaffiato da un buon vinello bianco.

    Prisca si accomodò, gli sorrise, allungò una mano verso il suo viso.

    «Gabriele… sei un gran seduttore», disse. «E lo confesso, è la prima volta che un uomo mi seduce anche a tavola. Sei pieno di sorprese.»

    «Lo vedi? Sono un tipo da sposare.»

    Lei abbozzò, mentre lui serviva il primo piatto dalla zuppiera fumante.

    Sperò ardentemente, intanto, che Rocky non uscisse dal suo nascondiglio proprio in quel momento. Non sarebbe stata la prima volta: il suo cagnolino sapeva essere dispettoso, con Prisca, quando ci si metteva.

    Ma Rocky, evidentemente, non voleva farsi vedere. E rimase dove si trovava per tutto il tempo della cena.

    E anche dopo…

    «Dora… Dora! Ma sei proprio tu?»

    Dora, che si stava affrettando lungo il marciapiedi, si bloccò all’istante, riconoscendo quella voce.

    «Nino…?»

    Un attimo dopo l’uomo le era di fronte. Quegli occhi scuri, vellutati e profondi, i capelli bruni e folti.

    Quanto tempo era passato! Tre anni? Forse anche un po’ di più.

    «Dora… che gioia, rivederti…», lui le disse abbracciandola con calore.

    Lei si lasciò trasportare dalla malia di quell’abbraccio, chiudendo gli occhi, sorridendo, mentre con la mente volava all’indietro nel tempo.

    Nino. Nino e la loro storia, nata in ateneo.

    Pur seguendo corsi ben diversi l’uno dall’altro, si erano riconosciuti, quasi anime gemelle: stessa sensibilità, stesse vedute, stessa coscienza di vita.

    A Dora era parsa una magia incontrarlo, amarlo e farsi amare.

    Sospirò guardandolo negli occhi, chiedendosi all’improvviso come fosse stato possibile, poi, che il loro grande amore fosse finito così presto.

    «Anche per me è una gioia rivederti. Come stai?»

    «Niente male, adesso che ti ho vista!», rispose ridendo.

    Rideva, sì, ma gli occhi gli luccicavano, incontrando il suo sguardo.

    «Che cosa ci fai da queste parti?»

    «Ci lavoro.»

    «Sul serio? Ma che combinazione. Anch’io! Sono segretaria della piccola casa editrice che si trova in piazza.»

    «Ma è fantastico! Il mio studio veterinario si trova sull’angolo. L’ho aperto da poco insieme ai miei soci.»

    Dora socchiuse gli occhi.

    «Studio veterinario! Dunque ce l’hai fatta, a realizzare il tuo sogno!», esclamò.

    «Sì, come puoi vedere. Sono molto soddisfatto. I primi risultati sono buoni. Ho diversi pazienti, e… ehm… sono contenti del nostro operato. Lavoriamo tutti con tanta passione.»

    «Lo immagino. Mi ricordo quanto entusiasmo avevi ai tempi dell’università!»

    «E adesso, come puoi immaginare, lavorando è anche aumentato. Non sono mai stanco. Si lavora anche la notte», dichiarò con orgoglio.

    «Ne sono felice», rispose Dora con sincerità.

    «E tu? Nessun animaletto per casa?»

    «Per adesso no. Ma non è detto che in un futuro…»

    Nino conosceva Dora e la sua passione per i cani.

    «Ci possiamo vedere una di queste sere per un aperitivo?», le propose allora.

    «Perché no? Ti chiamo. Se hai ancora lo stesso numero di cellulare, io l’ho in memoria», disse.

    «Certo. È sempre quello.»

    «Allora ci sentiamo presto…»

    Un veloce scambio di baci sulle guance, poi si salutarono.

    «Wow, ma si ricorda ancora di te?»

    Benedetta e Dora erano l’una di fronte all’altra, nella gelateria Panna Rosa che dava sulla piazza centrale del loro quartiere.

    Una volta la settimana, e precisamente al sabato pomeriggio, si concedevano uno strappo alla regola delle rispettive diete. Potevano permetterselo: la prova costume estiva era andata anche meglio del previsto per entrambe.

    Dora affondò il cucchiaino nella coppetta panna e cioccolato.

    Ebbene sì, era il gelato migliore della città.

    «Sì che si ricorda. E per quel che posso aver capito, ha ancora una mezza passioncella per me», riconobbe Dora.

    L’altra scoppiò a ridere.

    «Non mi pare che tu muoia di gioia per questo. Eppure non hai dicevi che Nino era fantastico?»

    «Lo è. Bello, intelligente e di sani principi. Abbiamo anche lo stesso modo di vedere le cose. Ama gli animali come li amo io. Ma… che ti devo dire? La scintilla, almeno da parte mia, non è più scoccata.»

    Benedetta schioccò la lingua.

    «Accidenti. Che peccato. Se lui ti cerca ancora gli dirai di no, allora?», volle sapere.

    «Non lo so. Magari la scintilla ri-scocca dopo, hai visto mai? Nino mi piace davvero un sacco. Sarebbe una follia rinunciare a un tipo del genere.»

    «Hai ragione. E poi potreste pensare di partire per le vacanze insieme.»

    Dora scosse il capo.

    «Dimentichi che non ho più ferie?», le ricordò. «Le ho consumate quasi tutte. Un po’ per la settimana bianca di febbraio, un po’ per il periodo in cui papà si è sentito male.»

    «Già, scusa, è vero. Non ci pensavo più. Dunque passerai tutta l’estate in città?»

    «Purtroppo sì. Pazienza. Vorrà dire che andrò qualche volta in piscina. Tu invece quando partirai?», le chiese.

    «Fra poco. Da quando Francesco mi ha lasciata ho le gomme a terra. Ho urgente necessità di ricaricare le pile. Vado in Toscana. Una mia cugina ha un alberghetto in Versilia, passerò giorni di relax, e magari, chissà mai, potrei anche fare qualche incontro interessante.»

    «Te lo auguro di cuore, Benedetta. Lo meriti proprio.»

    «Grazie, Dora. Ne ho bisogno.»

    «Pensa che, se Francesco ti ha lasciata, vuol dire che non ha capito niente della vita.»

    Risero insieme. Ormai l’estate era alle porte…

    «Se proprio vuoi partire in agosto, il mio amico Alberto ha una splendida casa al Gargano, e ce la lascia. Basta che pensi a innaffiare le piante. Mi pare un’ottima idea. L’unico problema è Rocky. A chi lo lascio?», disse Gabriele tutto d’un fiato.

    Prisca arricciò il naso, poco soddisfatta.

    «Gargano? Ma io pensavo di andare in Sardegna. Ci sono i miei amici, Veronica, Lara, Claudio, Lorenzo…»

    Gabriele emise un sospiro affranto.

    La sola idea di trascorrere le vacanze con quei tizi con la puzza al naso gli faceva rizzare i capelli in testa. Non li sopportava proprio.

    Cercò dunque di persuadere la fidanzata.

    «Io volevo passare le vacanze da solo con te, Prisca. Da tanto non stiamo insieme da soli, e ci tengo.»

    Prisca alzò gli occhi al cielo.

    «Ma quanto sei soffocante! A me in vacanza piace anche divertirmi, vedere qualche bel negozio, chiacchierare con persone interessanti, e non vivere solo d’amore e cuoricini», sbottò.

    Gabriele strinse le labbra. Si domandò in quell’istante che cosa l’avesse mai fatto innamorare di Prisca, così diversa da lui.

    In fondo sapeva bene che non c’era un perché. Cupido, quando voleva, sapeva colpire e basta.

    Nessuna frase riconosceva tanto vera quanto questa, per lui: l’amore è cieco. Per quanto banale l’avesse sempre considerata, calzava a pennello alla sua situazione amorosa.

    Ma l’amava sì. L’amava e avrebbe difeso questo suo amore contro tutto e contro tutti, perfino… contro di lei.

    Prisca si nasconde. Nasconde i suoi veri sentimenti, si diceva. Non so perché e non so come. Ma lo scoprirò. Sono convinto che durante questa vacanze riusciremo ad aprirci a vicenda. Senza quei suoi insopportabili amici attorno, saremo io per lei, lei per me. E poco altro. Sono del parere che ci serve, dopo un anno di lavoro, di incontri affrettati, per ritrovare l’entusiasmo.

    «Troverai negozi anche qui. E amici. Ma sono convinto che staremo bene anche noi due.»

    Prisca finì con l’acconsentire per sfinimento. Anche se, a dirla tutta, non se

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