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I jeans sono cosa seria
I jeans sono cosa seria
I jeans sono cosa seria
Ebook63 pages28 minutes

I jeans sono cosa seria

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About this ebook

L’Autore, ricorrendo per una seconda volta all’uso della prosa poetica, sembra voler liberarsi del vincolo della rima delle opere precedenti, e dare maggiore concretezza e realismo a quel disagio, altre volte manifestato, nei confronti delle situazioni più controverse della società moderna e dell’agire collettivo.
Le composizioni del volumetto, quasi un saggio poetico di sociologia di massa, esprimono una sorta di rabbia rassegnata per la collettivizzazione comportamentale, azioni, parole, atteggiamenti, uniformità mentale.
Il tutto è astutamente gestito da anonimi manipolatori burattinai, che nella tecnologia dominante e nella gestione degli strumenti mass-mediatici trovano fertile terreno per trarre profitto finanziario e potere.
L’originalità del titolo tende a esprimere una metafora: i jeans, pratici e ruvidi, già abbigliamento da lavoro, poi simbolo di ribellione, ridotti a uniforme imitazione collettiva, confezionati con tutt’altra tela che quella denim, quando non trasformati paradossalmente in leggins, sono diventati esteriorità pseudo - estetica (scoloritura e strappatura), cioè apparenza, a conferma di quanto sopra detto.
 
LanguageItaliano
PublisherSette Città
Release dateJun 26, 2017
ISBN9788878536210
I jeans sono cosa seria

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    I jeans sono cosa seria - Pietro Angelone

    Pietro Angelone

    I JEANS SONO COSA SERIA

    Pietro Angelone

    I jeans sono cosa seria

    Prima edizione: giugno 2017

    Stampa: Pressup srl - Roma

    ISBN cartaceo: 978-88-7853-753-8

    ISBN ebook: 978-88-7853-621-0

    © 2017 Edizioni Sette Città

    Edizioni SETTE CITTÀ

    Via Mazzini 87 – 01100 • Viterbo

    tel. 0761 303020 • fax 0761 1760202

    info@settecitta.eu • www.settecitta.eu

    ebook realizzato da Fabiana Ceccariglia. Stage del Dipartimento di Scienze Umanistiche/Lettere (DISUCOM) dell'Università degli Studi della Tuscia presso le Edizioni Sette Città.

    ISBN: 978-88-7853-621-0

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice dei contenuti

    Dedica

    C'è in giro

    Gocce di sabbia

    È troppo e superfluo

    Il sole malato

    E così sia

    Se è giusto

    Decadenza

    Vorrei

    Il possessivo

    1969

    Un sassofonista

    I nuovi pascoli

    Acronimi

    Verba docent exempla trahunt aut Verba fumum venditorum… exempla

    Sarebbe bello

    Vintage

    Le Ore

    Il senso aforisticamente

    Gli stivaletti (1968-1969)

    I Malavoglia

    Ho fatto/non faccio in tempo

    Dedica

    A mia nipote Marisol

    …una bugia per esser grande…

    crescerai, imparerai,

    crescerai, arriverai,

    crescerai, tu amerai..,

    da Crescerai dei Nomadi.

    C'è in giro

    C’è in giro

    abbondanza di colore rossiccio in teste

    che il tempo ha reso grigie o bianche,

    e la vecchiaia diventa patetica.

    C’è in giro

    abbondanza di colore

    viola-azzurro- biondo non di grano

    e di jeans lacerati e sdruciti perché

    presentino il plusvalore del burattino,

    ma è lontana la commedia dell’arte.

    Mi ricordo che il nonno rattoppò

    i suoi pantaloni consumati

    per inginocchiarsi alla terra,

    alla quale rendeva omaggio

    come figlio alla madre

    concedendo il seme per la crescita.

    C’è in giro

    abbondanza di obesità infantile

    sì che i dondoli cigolino per un peso

    innaturale e gonfiato di alimento

    odoroso, un alimento antiafricano:

    seni vizzi di un continente alla deriva

    dell’abbondanza occidentale.

    C’è in giro

    il gusto del nordico e il mediterraneo,

    disperso il bronzeo della Magna Grecia,

    disperso il sorriso etrusco.

    L’acconciatura della matrona romana

    è soltanto nella statua sopravvissuta

    in Roma di Fellini, la Roma sotterranea,

    e si è dissolta con l’affresco all’aria.

    Il sudore, che fu di mio nonno, non bagna

    più la terra, preparata così

    per rendere meno dura la morte, ma inzuppa

    il corpo all’ossessione della magrezza

    e si concede al parquet della palestra.

    Odio le modelle e la loro arroganza

    nel camminare in passerelle,

    che incoronano l’antiestetica.

    È preferibile lo incedere

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