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Vite parallele
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Vite parallele

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About this ebook

“Il ritorno è l’essenza di tutto, ma se perdi fiducia in te stesso vanifichi ogni cosa. Soprattutto se parti con la persona che ami, e nutri dubbi su di lei, ogni cosa perde di significato fin dall’inizio, e il percorso che hai fatto non sarebbe stato quello giusto, avresti fallito, torneresti da fallito e sconfitto.
Sono spaventato. Sento dentro la paura e il panico di affrontare la dura realtà senza sentirmi pronto. Alzo gli occhi e prego Dio, prego che non sia vero, che non sia troppo tardi, prego, chiedo il tuo aiuto, aiutami, fai che non sia come sembri, fai che ci sia un disegno nascosto e che non conosciamo. [.] Leggo tra le righe incredibili coincidenze che mi danno dei riscontri che diventano subito certezze. Anche la mancanza di un proprio caro, della propria mamma ha un significato in un disegno più grande, e non avviene per caso. Penso a questa cosa come l’inizio di un nuovo viaggio; faccio questa riflessione ed entro nell’ottica di pensare a qualcosa di molto più essenziale, perché ci sono cose che so di aver trascurato, nella comprensione di chi soffre in silenzio e ti vuole bene.
Ora sono più tranquillo. [.] Sono tornato e sono una persona diversa? Sono diventato una persona giusta? Lo sono sempre stato? O forse ero prima una persona giusta?“
LanguageItaliano
PublisherMassimo Lenzi
Release dateMay 15, 2017
ISBN9788826486055
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    Vite parallele - Massimo Lenzi

    "

    Capitolo 1: I nonni

    - Luca, sei contento? Domani andrai dai tuoi nonni. Hai sempre detto che vuoi bene al nonno e alla nonna e che hai sempre nostalgia quando ritorniamo a casa. Non è vero? -

    - Sì, mamma, sono contento. Voi verrete a stare con i nonni, tu e il babbo? -

    - Sai che dobbiamo lavorare e che non è possibile. Vedrai il tuo papà tutti i fine settimana, e poi comincerai l’asilo. Non sei contento di trovare nuovi amici? -

    - Sì, sono contento di cominciare l’asilo. Vorrei che venisse anche il babbo a stare con i nonni. -

    - Lo so che gli vuoi tanto bene. Non lo vedrai solo durante la settimana, e il sabato quando sarai sulla collinetta a guardare le tue macchine che passano come ti piace tanto, ci vedrai da lontano che arriviamo. Non ti mancherà così tanto, la settimana sarà piena di cose nuove. -

    - Va bene, mamma. Durante la settimana ci sarà il nonno con me. Lui è come il babbo, è buono e sa tantissime cose, e ha pazienza. Guarderemo la TV insieme la sera e mi addormenterò appoggiandomi alla sua spalla. -

    - Sei in ritardo, Francesco: ho tirato fuori la pasta dieci minuti fa. Vuoi che la faccia saltare un attimo in padella? -

    - Ma sì, dai! -

    - Dove stai andando, in terrazza a fumare? -

    - L’ultima! -

    - Lascia perdere, non senti più neanche il sapore della roba! Mangiamo con calma, seduti. Ci beviamo un bel caffè e poi fumiamo una cicca. Ne fumo una anch’io. Quante ne hai fumate oggi? -

    - Ne avrò fumate quattro o cinque al massimo. -

    - Non dire cavolate: ne fumi otto solo al mattino prima del lavoro. Lo sai! Appena timbri, fumi una cicca con Sandra, e la mattina fai tre pause. Quando esci ne fumi subito una, e se ti fermi a chiacchierare, ne accendi un’altra. A piedi fino a casa è una cicca dietro l’altra… -

    - Che scema che sei! Vado di là a prendere il pacchetto nella giacca così non mi devo alzare per il caffè. L’ho cominciato stamattina. Ti faccio vedere se non ci credi… le contiamo insieme. -

    - Dallo qua a me che conto io! -

    - Lascia il pacchetto! Vai di là che bruci la pasta… -

    - È pieno quel pacchetto, Francesco! L’hai appena cominciato, e dopo al Cral ne fumi un pacchetto intero prima di ricominciare il lavoro, e un altro stasera. Oggi tre pacchetti non bastano! Sarebbe meglio che tu non facessi lo spezzato; perché non chiedi di fare il continuato? -

    - Sei matta? Così mi tocca fare le notti… Non basta la reperibilità al pronto soccorso? Piuttosto smetto di fumare… posso smettere quando voglio. -

    - Non continuare a dire cavolate almeno… La pasta è pronta, siediti che mangiamo. -

    - Ottima! Saltata in padella mi piace molto di più. Luca è a riposare? Gli hai parlato? -

    - Sì, gli ho parlato. Sta dormendo tranquillo ma ha molta nostalgia del suo babbo. È legato solo a te, quasi la mamma non esistesse. -

    - Non è così e lo sai. Sarà dura senza di lui, più che per lui senza di noi. -

    - Non c’è alternativa, Francesco. Qui non c’è l’asilo; noi siamo al lavoro tutto il giorno. Non possiamo affidarci a babysitter, che sono brave, ma, giovani, non hanno l’esperienza e la preparazione necessaria. È già un anno in ritardo, lo psicologo ha detto che andare dai nonni potrebbe essere quel cambiamento che lo aiuterà a ritrovarsi. -

    - Non ha problemi! Luca è normale, lo so! Non voglio credere a tutte quelle persone, i dottori, gli psicologi, gli assistenti sociali, logopedisti. Il bimbo è solo un po’ chiuso e forse un po’ eccentrico. -

    - Francesco, eccentrico dici? Ti sembra eccentrico? Vive in una solitudine interiore come se il mondo fosse dietro una porta; ci chiama con nomi che non sono i nostri; sogna a occhi aperti, e quando ti guarda non sai mai se stia vedendo te, se stia vedendo e parlando con un’altra persona, se sia qui o se sia da un’altra parte. Siamo ragionevoli: abbiamo bisogno di aiuto! Luca ha bisogno di aiuto! I medici sanno cosa devono fare e ci dicono appunto che deve andare all’asilo e stare con gli altri bambini. Non stare sempre con noi, gli farà bene, siamo d’accordo? -

    - Sì, d’accordo, forse hai ragione. Magari il problema siamo noi e non ce ne accorgiamo. -

    - Non lo so; io non vedo questi problemi. Tra noi mancano tante cose, ma non la sincerità, e la voglia di tirare avanti insieme, facendo i giusti sacrifici. Ci amiamo e non ci tradiamo, e non è poco. Più che altro credo sia qualcosa che nasca nella dinamica del rapporto tra noi, tra noi e lui, e tra lui e tutte le altre cose che costituiscono la sua vita, come la casa e le cose intorno, i vicini di casa e gli amici, la TV. -

    - O forse è altro che viene da dentro o chissà da dove; ci sono tante cose che vivono dentro di lui e che sembra esistano per davvero, qui o altrove, ma ci sono. Vorrei entrare in quel mondo, è in quel mondo che vorrei aiutarlo, non negando che ci sia e non pensando che sia qualcosa da eliminare dalla sua testa. -

    - Tu ci sei già in quel mondo, solo che non lo vedi. Credimi, non tormentiamoci, crediamo ai dottori, pensiamo positivo e abbiamo fiducia. -

    - Fiducia ne ho tanta; ma non chiedermi di smettere di cercare di entrare in quelle cose. Non credo che quello che hai fatto di togliergli i cartoni animati giapponesi possa servire. -

    - Non siamo sicuri, sono violenti, pieni di fantasticherie. Non sappiamo se facciano male ai bambini, e magari non fanno male a tutti i bambini, ma per lui è possibile. Dobbiamo essere accorti e se crediamo che ci possano essere dei collegamenti, credo sia giusto che smetta di guardarli almeno per un po’. -

    - Gli stai togliendo il bello della vita. -

    - Va bene, ci torneremo su e chiederemo ai medici. Non sarà per sempre, glieli faremo guardare di nuovo, magari insieme a te o insieme al nonno. -

    - Va bene, ne riparleremo. Ora vado. -

    - Testardo fino all’ultimo: Cral, ramino, due ore di fumo! -

    - Dai, non rompere… Ti amo, a dopo. -

    - Al Cral compra cinque rosette, un etto di crudo e uno di speck, un barattolo di funghi trifolati, un po’ di radicchio rosso, un pezzetto di Emmental, un litro di latte (guarda la scadenza) e una ricotta fresca. Mangiamo veloce stasera; la ricotta gliela faccio con lo zucchero e il cacao che gli piace tantissimo. Partiamo presto domani? -

    - Alle sette va bene, ci aspettano a pranzo. -

    - A dopo allora. -

    -Dormiglione sveglia! Il latte è già caldo, su! -

    - Ci sono, babbo. È presto! -

    - Sette meno un quarto; ti ho lasciato dormire dieci minuti in più. Forza che i nonni ci aspettano! -

    - Maria, la macchina è carica? Vado fuori a controllare… -

    - È tutto dentro, si può fare colazione e partire. Non cercare scuse... -

    - …Babbo, ieri sera potevi restare invece di andare al Cral. Volevo guardare la TV con te. -

    - Mi aspettavano, era l’ultima sera che oggi scendiamo dai nonni, e poi mancava il quarto a giocare. Forza ora, hai mangiato? -

    - Sì, babbo! Andiamo dal nonno… Avranno fatto i tortellini? -

    - Non so… magari le lasagne e le cotolette. -

    - Wow, le lasagne… buonissime, speriamo! -

    - Dove corri, vai piano. - Disse Maria.

    - E lascialo che salga! Chiudi tu la porta, accendo la macchina… Partiamo allora. Luca, cosa hai guardato in TV ieri sera? -

    - Abbiamo guardato la prima puntata di Dallas. -

    - Sì, sembra molto bello. È la storia della famiglia Ewing; uno dei due fratelli, Bobby, ha portato la sua nuova fidanzata Pamela a casa. Non è stata una presentazione facile, perché Pamela, è sorella di Cliff, un avvocato ostile alla famiglia Ewing e che sta cercando di incastrarli. Gli Ewing sono petrolieri; il fratello di Bobby, JR, è molto ambizioso, infedele, e conduce le proprie attività commerciali ai limiti della legalità. -

    - Sì babbo, è un telefilm bellissimo. Chissà se il nonno lo guarda… -

    - Glielo dico io che lo vuoi vedere. Come è Bobby, è bravo? -

    - Babbo, ma non si chiama Bobby! La mamma fa sempre confusione… non è Bobby. -

    - È Bobby invece, mi ricordo benissimo. -

    - Su, non discutiamo, Maria. Lascia parlare Luca. Luca raccontami l’episodio. -

    - Sì, ti racconto, ma non si chiama Bobby. È vero che racconta di una famiglia, e i fratelli non sono due ma sono tre. La puntata di ieri raccontava di Umberto che aveva invitato Francesca a casa sua; ma non era la sua fidanzata. L’aveva invitata perché i suoi amici dovevano andare in un posto lontano su un altro pianeta, solo per pochi giorni e aveva paura che lei rimanesse sola. Allora, l’amico l’aveva caricata sull’astronave e l’aveva portata da Umberto. Umberto viveva in un posto lontanissimo sotto montagne altissime. Francesca arrivò e trovò la sorpresa che Umberto le aveva preparato una cena speciale; aveva fatto i tortellini in brodo, l’arrosto, e la zuppa di caffelatte per dolce. Dopo sono andati a sdraiarsi sotto le stelle, e c’era il cielo sereno che si vedevano tutte le cose fantastiche che ci sono in cielo. A mezzanotte hanno visto scendere una stella cadente, che però ha curvato improvvisamente andando sopra di loro. Era un angelo ed era venuto a farli innamorare. Poi sono tornati gli amici da quel pianeta e li hanno trovati che erano insieme felici come due bambini. Il fratello di Francesca non era contento perché era geloso di sua sorella che gliela portassero via… Poi gli amici sono andati... Giovanni aveva capito che Umberto e Francesca si volevano bene anche se era difficile accettarlo... Umberto alla fine ha detto a Francesca un segreto… -

    - Luca? …Maria, si è addormentato. Che storia bellissima! Non centra molto con il Dallas che hai visto tu. Non è che hai bevuto un goccio di troppo? -

    - Piantala, Francesco! Non riesci proprio mai a essere serio? Non hai sentito? -

    - Sì, sembra la nostra storia quella che ha raccontato Luca. -

    - Mi rassegno… è bellissima ma lui non è qui. -

    - Te l’ho detto, dobbiamo entrare in quel mondo, non c’è nulla di anormale. Quello che lui vede c’è, se non qui da qualche altra parte, e dobbiamo solo trovarlo. -

    - Buonanotte, io mi faccio un pisolo. -

    - Comoda, eh! E a me tocca guidare… -

    - Non aprire il finestrino che gli fai prendere freddo. Fai solo una sosta e comprami i cioccolatini al caffè; chiudi la macchina quando siamo all’autogrill. Oggi le sigarette sono meno, vero? -

    - Ne ho fumate solo due stamattina; quella appena alzato in terrazza e quella dopo il caffè. -

    - Sì può allora fare a meno, se si ha la testa qui... -

    - Dormiglioni, sveglia, siamo arrivati. -

    - Nonna! Nonna! -

    - Non correre, Luca! Guarda prima di attraversare! Stai attento alle macchine! -

    - Maria, è proprio contento di essere qui. -

    - Sì, è felice. Sembrava dormisse come un sasso ed è scattato come una molla. Che ore sono? -

    - Sono le dieci e mezza; ho il tempo di portarlo a fare un giro in paese prima di pranzo. -

    - Ehi, babbo, babbo! Vieni, la nonna sta facendo sia i tortellini e sia le lasagne. E ha fatto le cotolette con le trote che ha pescato il nonno. -

    - Ciao mamma. Tutto bene? Il babbo dov’è? -

    - Ciao Francesco, stiamo benone. Pietro è al bar da Gatti che gioca alle carte; vuoi andare giù con Luca a fare due passi? Tua sorella torna con la corriera verso l’una. Mangiamo una e trenta, va bene? -

    - D’accordo, sento Luca. Luca facciamo due passi a trovare il nonno in paese? -

    - Sì! Andiamo, babbo! …muoviti, cosa stiamo aspettando? -

    - Aspetta un secondo. Mamma serve qualcosa in paese? -

    - No, c’è tutto. Cercate di non tardare, e dite anche a Pietro di essere a casa per l’una e un quarto. -

    - …Babbo, guarda il baracchino! Compriamo la crescentina? …Dai! La compriamo? -

    - Dopo non mangi, sarebbe meglio di no… -

    - Dai, compriamola! -

    - Come la vuoi, col prosciutto? -

    - No, salame. -

    - …Com’è, buona? Sì? Andiamo dal nonno? -

    - Sì, andiamo dal nonno, andiamo dal nonno… Poi andiamo a fare il giro dietro la ferrovia. -

    - Non c’è tempo, Luca. -

    - Dietro la ferrovia, dietro la ferrovia, dietro la ferrovia... -

    - E va bene, un giro piccolo. -

    - Ecco il bar! Corri, babbo, andiamo… -

    - Vai piano Luca, stai attento alle macchine. -

    - Dai corri, babbo… fai veloce… sembri una lumaca. Nonno, nonno! La nonna ha fatto i tortellini, e le lasagne. Ha fatto anche le trote; domani andiamo a pescare? Veniamo anche io e il babbo. -

    - Francesco, vuoi che andiamo a pescare domani? -

    - Perché no; mi presti una canna tu perché non ho portato niente. -

    - C’è la blu se andiamo dalle parti di mio fratello; è abbastanza lunga e dovrebbe andare bene. -

    - Allora si va tutti insieme? Bellissimo! Ora facciamo il giretto dietro la ferrovia? Nonno vieni? -

    - Andate voi, Luca. Io finisco la partita alle carte e arrivo per pranzo. -

    - Uffa! Tutti che giocate alle carte, ma è possibile? -

    - Dai Luca, lascia il nonno, andiamo noi. La mamma ha detto che Silvana arriva verso l’una, e di cercare di essere puntuali. -

    - Devo passare con la vespa dietro la ferrovia a prendervi? O arrivate in tempo? -

    - Speriamo di non tardare. A dopo, babbo. -

    - Ciao, nonno. -

    Francesco e Luca andarono dietro la ferrovia dove c’era una strada di campagna di fianco a un fiumiciattolo che si districava veloce su un terreno agitato. Le colline intorno erano ben curate e vicino alla stradina c’erano qua e là dei cespugli, qualche fragola di bosco, lamponi e more. Era soprattutto avanti un chilometro che Luca voleva sempre andare, dove il terreno si alzava sul lato destro della stradina diventando roccioso. C’era una spaccatura nella roccia, che si apriva in una piccola grotta interna, dove c’era una sorgente di acqua puzzola. -

    - Luca, ti sei dimenticato della bottiglia per l’acqua… -

    - Mannaggia! -

    - Guarda lì… ci sono delle bottiglie lasciate per chi non le ha con sé. Dobbiamo ricordarci di riportarne una vuota. -

    Luca non rispondeva, si era ormai immerso nei suoi sogni, in uno stato di visibile entusiasmo e felicità.

    - Babbo, babbo! Guarda quel bastone, vicino alla sorgente. È sicuramente il bastone che ha fatto Franck… -

    - Chi lo ha fatto? -

    - Come chi, babbo? Franck! Non ti ricordi? Franck veniva qui tanto tempo fa a scolpire i suoi bastoni; erano bastoni magici per i grandi monaci del passato. -

    - È bellissimo questo bastone, ma non so se possiamo prenderlo perché effettivamente è un bastone del bosco scolpito da qualcuno, e ha probabilmente il suo padrone che tornerà qui a cercarlo. -

    - Babbo, noi siamo i padroni di quel bastone, perché Franck lo ha fatto per noi e lo ha lasciato qui. Sapevamo che era qui, ed era per questo che oggi eravamo ansiosi di venire qui a prenderlo. -

    - Luca, chi ti ha detto di Franck e del bastone? -

    - Ma babbo, non ti ricordi? Tu mi hai raccontato di Franck, tu mi hai detto che gli avevi parlato e che stava facendo un bastone per noi e che lo avrebbe lasciato qui per noi, ritornando in questo posto dopo tantissimo tempo trascorso in un lungo viaggio. Ma possibile che non ti ricordi? …Babbo? -

    - Va bene, Luca. Io vorrei ricordare, ma non ci riesco ora. La memoria tornerà. -

    - Ma come si fa a dimenticarsi di cose così importanti! Speriamo che ti torni presto, perché sicuramente Franck ti cercherà e vorrà sapere se il bastone era bello; e gli dovrai dire che è bellissimo, è il più bel regalo che abbia mai ricevuto. E glielo devi dire, e che desideriamo incontrarlo prestissimo e che voglio diventare suo amico. Così verrò qui finito l’asilo quando non ci sarai tu, babbo, e mi farà tanta compagnia. -

    Si sentiva in lontananza il motore di una vespa che si avvicinava, e poco dopo un forte rumore di clacson invase la grotta.

    - Francesco, Luca! Alla fine ho fatto bene a venire a darvi una svegliata. È l’una e venticinque, e siamo in ritardo. -

    - Viva il nonno! Io torno con te nonno con la vespa. Babbo, fai presto se no arrivi in ritardo e la nonna ti sgrida. -

    Luca si mise davanti in piedi con lo sguardo fisso oltre il parabrezza, tenendosi con le mani sul manubrio, stretto tra le braccia e le gambe del suo nonno.

    - Che ore sono Elisa? -

    - È quasi l’una. -

    - Quelli verranno sicuramente in ritardo… Francesco quando arriva mi sente. -

    - E lasciamoli tranquilli! Luca vuole sicuramente fare tante cose. Avrà voluto la crescentina… Non lo sgridare, e non sgridare Francesco, perché non sarà per quello se non mangia tutto. Appena arriva vorrà salire sulla collinetta qui dietro a guardare le sue macchine; non riusciremo a trattenerlo. -

    - Alzo bandiera bianca. -

    - Domani sarà dura. Ci pensi già? -

    - Siamo preparati ed è necessario che stia qui. Lo dicono tutti, i dottori, gli psicologi. -

    - Stai tranquilla, tutto si risolverà per il meglio. Francesco cosa dice? -

    - In realtà sono un po’ preoccupata. Si sta ponendo molti interrogativi che lo tormentano; non crede nei medici e sta assecondando troppo il bambino, quando dovrebbe invece definire col lui un confine logico tra il gioco e la realtà. Dovrebbe sì dedicare il proprio tempo come sta facendo, giocando con lui ed entrando nel suo mondo, ma dovrebbe fare percepire a Luca che c’è un momento in cui il papà si deve staccare per ritornare alle cose della vita di tutti i giorni, le responsabilità e il lavoro, che sono il vero mondo. Francesco è troppo dentro quel mondo, e Luca, che già è portato a perdersi nelle sue fantasticherie, non trova di fronte la figura paterna che lo aiuta a trovare la via. -

    - Capisco cosa intendi, ma non devi essere così drammatica. Tutti i bambini sognano, e il sogno fa parte del modo giusto e naturale di crescere. Guai a perdere i propri sogni! -

    - Speriamo tu abbia ragione, perché Luca è veramente un caso molto particolare; non esiste una volta che ti racconti le cose vissute o viste, magari in TV, in un racconto che non sia completamente fuori da ogni ragione e senza nessun nesso logico con la realtà. Lui mi chiama mamma, ma se si andasse a scavare per lui mi chiamo Sara. Chiama Francesco, Franco, e chiama Pietro, Carlo. Tu non sei Elisa, ma sei Francesca. C’è poi un’altra serie di nomi di persone che lui dice di conoscere ma che non esistono assolutamente, e di cui ti racconta storie anche molto complesse e strutturate, ricordandosele persino dopo giorni e giorni, e nei minimi dettagli. Francesco dice che quelle persone debbano esistere veramente perché non può averle inventate completamente. -

    - Non prendere troppo alla lettera quello che dice Francesco. Vuole cercare una spiegazione logica come tutti cercano di fare, anche i dottori sicuramente seguono quell’approccio. Quelle persone non esisteranno ma sono nella mente di Luca, e in qualche modo esistono… Sento la corriera, credo Silvana sia in arrivo. Eccola infatti! -

    - Ciao Maria, tutto bene? Andato bene il viaggio? -

    - Grazie, tutto bene. Non c’era traffico e siamo arrivati prima del previsto. Francesco e Luca sono andati a trovare il nonno e dovrebbero essere di ritorno a momenti. Con la scuola come va? -

    - Sai che non è la mia passione… vediamo di finire questi tre anni e comincio a lavorare… -

    - Sarebbe importante studiare per un domani. -

    - Lascia perdere, non mi va. Mi faccio le mie otto ore in fabbrica, e non voglio avere altri pensieri. -

    - Cerca allora di farti promuovere, almeno non perdi gli anni. -

    - Mi hanno mandato dalle suore apposta… speriamo serva. -

    Si sentiva il rumore della vespa di Pietro e subito dopo Luca era già come una scheggia in casa che pensava solo alle sue lasagne.

    - Nonna, nonna! È vero che i tortellini sono con la panna? Non li hai fatti in brodo vero? -

    - Ti farebbero molto bene in brodo. Li farò la prossima volta… questa volta sono con la panna. Devi finire tutte le lasagne se vuoi i tortellini. -

    - Mangerò tutte le lasagne, nonna. Nonna, hai fatto le lasagne buone come si diceva fossero quelle del Maestro. Quanti anni avevi quando il Maestro ti ha insegnato a cucinare, come Silvana vero? -

    - Smettila, Luca! Non stiamo giocando! Il Maestro sarà una persona che avrai visto in qualche cartone animato in TV, e la nonna non può averlo visto da piccola perché la TV non c’era. -

    - Invece sì, mamma. La nonna è stata a scuola dal Maestro, ha imparato a cucinare, ed è diventata psicologa. È per questo che sono qui! Perché la nonna mi insegnerà tante cose nuove, mi racconterà di più di quel lontano misterioso Maestro che era tanto amico di Franck. -

    - Va bene Luca, ti racconterò del mio maestro, che non mi ricordo se mi abbia insegnato proprio lui a cucinare, o se mi abbia parlato di cucina in modo da farmi venire voglia di imparare… Ora arrivano i tortellini… sei stato proprio bravo, hai finito tutte le lasagne. -

    Si sentì aprire la porta, ed era Francesco che arrivava un po’ sudato.

    - È l’ora di arrivare? Silvana è già arrivata da un’ora, e anche Pietro e Luca sono qui da un bel po’. -

    - Chi con la corriera, chi con la vespa e chi a piedi… -

    - Babbo cos’hai in mano? -

    - Tornando indietro, tra i cespugli ho visto questo bastone che non è un bastone scolpito come quest’altro ma è molto particolare e bello. -

    - Senti, cerca di sederti che le lasagne sono fredde e i tortellini ormai sono secchi. Non vedi che stai buttando terra dappertutto con quella radice orribile e sporca? -

    - Non fa niente, siedi. - Disse Elisa.

    - Babbo, ma come fai a dire che è un bastone? È una radice lunga e storta, come fai a vedere un bastone? -

    - Vedrai! Babbo, questo bastone era alla sorgente dell’acqua puzzola, per terra dietro il sasso della sorgente. Luca lo voleva a tutti i costi. Cosa dici, dobbiamo riportarlo? -

    - No, tenetelo. Dirò al bar che abbiamo trovato un bastone. Il proprietario verrà fuori e lo lascerà a Luca senz’altro… gli regaleremo qualcosa. -

    - Bravo nonno! Babbo, cosa possiamo regalargli in cambio? -

    - Vediamo, ci pensiamo con calma quando sapremo chi è. -

    - Sappiamo già che è Franck! Nonna, ho finito i tortellini! Voglio le trote del nonno ora. Sai mamma, domani andiamo a pescare. -

    - Su, fai il bravo. Non costringere il nonno ad andare a pescare se ha altre cose. -

    - Maria, abbiamo deciso di andare a pescare tutti e tre. Torniamo per pranzo e poi pomeriggio potete con calma tornare a casa. -

    - Va bene. Luca, quando comincerai l’asilo prossima settimana ti calmerai e non avrai più tutto questo tempo per fare lo scalmanato. -

    - E perché? Farò tutto, e in più l’asilo. Babbo, babbo, andiamo sulla collinetta a vedere le macchine? -

    - Vai tu intanto, che ti raggiungo dopo. Bevo il caffè e sistemo quella radice. -

    - Va bene, fai presto. -

    - Babbo, hai un seghetto, e anche quel coltellino curvo a lama larga che mi pare di aver visto una volta? -

    - Sì, andiamo giù nella baracca che sono là, così cerco anche i vermi per pescare domani. -

    - Ehi, non bevete il caffè? -

    - Sì, dammelo qua al volo! Metti due cucchiaini e mescola per favore… Buono! Ci vediamo dopo. -

    - Non dimentichi niente? -

    - Cosa mi dovrei dimenticare, Maria? -

    - Niente, te lo dico dopo... Buon lavoro. -

    - Babbo, babbo, avevi detto che venivi? -

    - Scusa, ho avuto da fare. Guarda… ho appena finito. -

    Luca era senza parole; era un bastone bellissimo. Era una radice con dei nodi naturali che

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