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Roman e Julietta
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Roman e Julietta

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About this ebook

La vita di Julietta Black è sempre stata segnata dalle situazioni più illegali della pirateria moderna. Quando viene a sapere di una taglia sulla testa della sua famiglia, decide con riluttanza di mettere in pratica l’idea della nonna e di fare rapire l’affascinante nipote del loro nemico giurato. Il piano? Costringerlo a una unione in vecchio stile – un bambino – per riportare per sempre la pace tra le due famiglie rivali.

In attesa che suo nonno paghi il riscatto richiesto, Roman si ritrova imprigionato su uno yacht. Quando i suoi rapitori gli mettono a disposizione una affascinante donna da portarsi a letto, il suo consueto autocontrollo va in mille pezzi e la lussuria si trasforma presto in amore tra le pieghe lascive dei loro incontri.

Notte dopo notte, stretta tra le forti braccia di Roman, Julietta sperimenta il violento desiderio che esplode tra loro due. Ma come reagirà il suo nemico giurato, quando scoprirà che lo scopo di quel rapimento non è un riscatto, ma qualcosa di più... permanente?

LanguageItaliano
Release dateMay 3, 2018
ISBN9781547500277
Roman e Julietta

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    Roman e Julietta - Jan Springer

    Nota

    Ogni riferimento a persone, luoghi o fatti realmente accaduti è da considerarsi

    puramente casuale e frutto della sola fantasia dell’autore.

    Capitolo Uno

    45 miglia al largo delle coste del Maine, USA, oggi

    Una pallottola incrinò il parabrezza antiproiettile del motoscafo di Julietta Black. Imprecò, l’aveva scampata per un soffio. Accostò la barca alla fiancata arrugginita del cargo che si stava apprestando ad assaltare, afferrò la sua P90 e scaricò qualche colpo verso il parapetto della nave. Una raffica di scintille gialle colpì il corpo di metallo e rimbalzò nell’oscurità. L’uomo che le aveva sparato si eclissò velocemente, di sicuro si era precipitato ad avvisare i suoi compagni che i pirati stavano per salire a bordo.

    Julietta sorrise e approfittò dell’assenza della guardia e della tregua momentanea per posare la sua pistola sul sedile. Afferrò l’àncora, a cui aveva stretto il capo di una fune, e la lanciò verso l’alto, tirando un sospiro di sollievo quando pochi istanti dopo la sentì agganciarsi con un suono metallico alla balaustra sei metri più in alto. Tirò con forza la fune, soddisfatta del risultato, e poi assicurò l’altro capo al suo motoscafo.

    Da qualche parte, nella foschia notturna di giugno, sentì sopraggiungere diversi altri motoscafi diretti verso quella stessa nave. I suoi fratelli sarebbero arrivati da un momento all’altro. E una volta preso il controllo, la loro squadra si sarebbe avvicinata con una nave cargo che attendeva a poca distanza e tutto il carico sarebbe stato trasferito.

    «Julietta? Sei stata tu a sparare?» La bella voce di suo fratello Turner le rimbalzò nell’auricolare.

    «Ha iniziato lui!» protestò. «E comunque, ci avevano già visti.»

    Sorrise. Turner aveva già iniziato a impartire ordini a tutti. L’azione stava per iniziare!

    Come al solito, quando dovevano assaltare qualche nave, Julietta si vestiva completamente di nero e si imbrattava il viso di carbone. Aveva i capelli lunghi fino alle spalle, color castano chiaro, ma li nascondeva sotto un berretto da pescatore di lana nera. L’ultima cosa che voleva era essere identificata. Soprattutto questa volta, dato che la fregata che stavano per attaccare apparteneva a un nemico giurato della sua famiglia.

    Il solo pensiero di Victor Prince le provocò un’intensa fitta di rabbia in tutto il corpo, e quella furia le fornì tutta l’adrenalina di cui aveva bisogno per caricarsi le armi in spalla e iniziare la scalata. Con le mani, una dopo l’altra, iniziò a salire agganciandosi con le ginocchia al di sopra dei nodi della fune, evitando così di restare appesa per le braccia nel caso fosse scivolata. Quelle scalette di corda così precarie di certo non le permettevano di muoversi velocemente quanto avrebbe voluto, ma la lentezza della sua scalata le permise di adottare ogni cautela una volta raggiunto il ponte e scavalcato il parapetto. Alcune spirali di foschia bianca danzavano intorno allo sporco ponte di metallo. Grazie al cielo, in giro non c’era nessuno. Il tizio di guardia aveva rinunciato subito a battersi con lei e sicuramente era andato a svegliare i compagni.

    Se la fortuna era dalla loro parte, l’equipaggio della nave non era nemmeno troppo armato. In diverse occasioni Victor Prince aveva rimpinguato le tasche della Guardia Costiera per potere mantenere un profilo basso. Voleva infatti che questo carico arrivasse senza troppo scalpore in porto perché era pieno di marijuana illegale con un grande valore commerciale. Julietta sorrise. Di certo Victor Prince non si aspettava che i Black Four uscissero proprio ora dal loro ritiro forzato per prendersi la rivincita.

    «Sono sul ponte. Mi sto muovendo verso l’obiettivo,» sussurrò piano nel microfono.

    «Sarò lì tra un minuto!» confermò Colby, il più giovane dei suoi fratelli. Era lui a doverla coprire, quella notte. Julietta saltò sul ponte, le suole delle sue scarpe sbatterono con un po’ troppa violenza sulle scalette di metallo perché potesse sentirsi del tutto a suo agio. Fare troppo rumore non era mai una grande idea! Tenendo gli occhi bene aperti, si diresse quindi verso la scaletta che l’avrebbe portata al ponte di comando dove era previsto che si occupasse del capitano, o di chiunque fosse alla guida della nave. Salì gli scalini due a due, sollevata di non vedere nessuno comparire mentre sfrecciava da una parte all’altra del ponte. Si infilò nella cabina di comando, la trovò vuota. Probabilmente il capitano e il suo assistente si erano andati a nascondere da qualche parte, o magari la stavano aspettando proprio lì.

    Guardandosi intorno con circospezione, si assicurò che nessuno la potesse sorprendere alle spalle e si mise a cercare le carte della nave. Trovò ciò che le serviva e riuscì a spegnere i motori. Questo avrebbe permesso alla nave di rimanere ferma e alla sua squadra di salire a bordo più agevolmente.

    «Ci sono!» disse nel microfono, ricevendo dall’auricolare le risposte dei suoi fratelli.

    «Tutto troppo facile. Prince dovrebbe avere un servizio di sicurezza più importante per questa spedizione. Stai molto attenta. Sto facendo partire il nostro cargo...» gracchiò la voce di Turner, il suo fratello più grande.

    Allontanandosi dai vetri striati di sporco, Julietta si rannicchiò in un angolo, puntò la pistola verso la porta aperta e rimase in attesa. Lì dentro poteva sentire l’odore delle sigarette e dell’olio del motore. Diede una rapida occhiata al tavolo di fronte alle carte e vide una tazza di caffè ancora fumante. Strinse più forte la pistola. Ok, probabilmente nei paraggi c’erano diversi punti in cui potevano essersi nascosti, e il capitano aveva scelto uno di quelli. Doveva solo restare lì ad attendere che... In una frazione di secondo, un lampo di luce bianca esplose appena fuori i finestrini, illuminando a giorno l’intero ponte e accecandola.

    «Merda!» imprecò. Nella fuga, il suo berretto di lana si era impigliato in qualcosa e si era tirato dietro dolorosamente le mollette che aveva tra i capelli. Ora alcune ciocche le penzolavano davanti agli occhi, riducendo così ulteriormente la sua visuale. Una raffica di proiettili aveva attraversato lo specchio della porta e un lampo di dolore estremo era esploso nella sua spalla destra. Per fortuna era riuscita a trovare un altro riparo, perché aveva sentito le pallottole sibilare letteralmente appena sopra la sua testa.

    «Mi sparano!» gridò nel microfono. Si girò velocemente su se stessa e rispose al fuoco nemico verso lo specchio della porta. Quando riuscì a guardare di nuovo, non c’era più nessuno.

    «Ci sono quasi!» le rispose Colby nell’auricolare. Riusciva a sentirlo mentre saliva le scale di metallo all’esterno. Stupido idiota, stava facendo troppo rumore! E si stava rendendo un bersaglio! Dio solo sapeva quanto non voleva che accadesse qualcosa ai suoi fratelli.

    Julietta si mise a strisciare sul pavimento, verso la porta. Il cuore le batteva all’impazzata nelle orecchie e il dolore alla spalla destra la faceva trasalire di continuo. Sperava solo che il bastardo che le aveva sparato e l’aveva ferita non la stesse aspettando proprio lì fuori per farla diventare definitivamente un colabrodo. Si fermò vicino all’ingresso con la sua P90 tra le mani, in attesa di Colby.

    «La nostra nave ormai è vicina. Julietta, tu come sei messa?» domandò Turner.

    «Lo stronzo se ne è andato. Ha un’ottima mira, mi ha colpita a un braccio. Ma sto bene.»

    «Colpita, ma sta bene. La missione continua.» La voce ferma di Turner la fece sorridere. Dio, come amava i suoi nervi saldi.

    «Maledetta sorellina, sei sicura di stare bene?» Era la voce preoccupata di Gage. Lui era il fratello apprensivo e gli voleva bene anche per questo.

    «Certo!» lo rassicurò, stringendo forte i denti mentre il bruciore e il dolore le infiammavano il braccio ferito. Che male, quella pallottola!

    «Tu come sei messo, Gage?» chiese Turner.

    «Ho sistemato l’equipaggio. Dicono che il capitano sia sparito, quindi probabilmente il cecchino è lui,» rispose Gage.

    «Ci ho pensato io. L’ho beccato mentre saliva a bordo di una scialuppa, dall’altra parte del ponte superiore. È ancora vivo, ma avrà un bel mal di testa. Può ringraziare il calcio della mia pistola che gli è arrivato dritto in fronte,» ridacchiò Colby.

    Julietta tirò un sospiro di sollievo. Stava procedendo tutto come previsto e nessuno si era fatto troppo male. La loro prima missione dopo tutto quel tempo sembrava destinata al successo.

    Dal suo punto di osservazione, udì uno dei motori rianimarsi e capì dai rumori che sentiva che Turner aveva raggiunto la gru della nave. Ora tutto sarebbe andato più velocemente. Entro mezz’ora i container sarebbero stati trasferiti sulla loro nave, poi se ne sarebbero andati in direzione del porto, dove avrebbero scaricato la merce nei loro magazzini per venderla direttamente su Internet. Adorava il suo lavoro. Ma di sicuro non le piaceva beccarsi le pallottole!

    * * * * *

    Bangor, Maine, alcune ore dopo

    «Sei proprio sicuro che sia lei la ladra che hai visto sulla mia nave?» ringhiò Victor Prince contro il capitano che gli aveva appena indicato Julietta Black, la Regina dei Pirati, come uno dei membri del gruppo di pirati che gli avevano sottratto il carico di marjiuana. Ogni volta che una delle sue navi finiva sotto il tiro di uno di quei malviventi, Victor mostrava ai testimoni le fotografie dei Black Four. E questa era la prima volta negli ultimi due anni in cui sembrava fossero tornati a farsi vivi. Evidentemente, il periodo di lutto per la morte dei loro genitori e del nonno era ufficialmente terminato.

    «Sì, è lei!» Il capitano, un uomo alto, in carne e tendente al calvo di circa quarant’anni, annuì con la testa. Gli unici motivi per cui Victor l’aveva assunto erano la sua capacità di tenere la bocca chiusa sui suoi traffici illegali e il fatto che fosse un ottimo cecchino. Ovviamente, non era altrettanto bravo quando si trattava di donne.

    «L’ho guardata bene quando le ho sparato. L’ho presa a un braccio ed è ferita. Sicuramente una gran bellezza. Belle curve, a giudicare dai vestiti aderenti che aveva addosso. E anche dei begli occhi azzurri. Il nero poi le dona proprio. Ma comunque, tutti conoscono la Regina dei Pirati: non lascia mai vittime durante le sue operazioni.»

    Victor ebbe l’impressione che il suo nuovo capitano avesse un fastidioso sorrisetto di compiacimento sulle labbra, come se provasse grande soddisfazione che un Prince fosse stato fregato da un Black. Non l’avrebbe sorpreso più di tanto scoprire che avesse anche una cotta per la sua eroina e che proprio per questo non le aveva sparato dritto in testa, perché sapeva chi poteva essere il suo bersaglio.

    La rabbia stava montando dentro di lui e il suo volto avvampò. Si sentiva a disagio. Resistette all’istinto di aprirsi il colletto della camicia, improvvisamente troppo stretto, e rimise invece nella cassaforte del suo ufficio le foto più recenti in suo possesso dei Black Four. Non mostrava mai quelle foto a nessuno, solo ai potenziali testimoni. Non le aveva mai nemmeno mostrate al suo unico nipote, Roman, perché non si fidava fino in fondo di lui. Roman era una persona troppo onesta per diventare il suo braccio destro! Quel pensiero gli creò un tale senso di irritazione che lo colpì dritto allo stomaco, perciò concentrò di nuovo la sua attenzione sui Black Four.

    A quanto pareva, la Regina dei Pirati e i suoi tre fratelli erano usciti dal loro periodo di sosta forzata. Victor si era goduto due anni di santa pace dopo che i loro genitori e il vecchio erano stati fatti fuori durante un tentativo di assalto a uno dei suoi trasporti illegali. Quando aveva capito chi avevano ucciso, era stato colto dal panico e aveva ordinato che i loro corpi fossero ricoperti di cemento e buttati in mare.

    In qualche modo, però, era trapelata la notizia del suo coinvolgimento. Di certo non era stata sua intenzione ferire Caroline Black, la donna con cui aveva avuto una storia quando era giovane. Sì, la odiava per ciò che gli aveva fatto, ma in fondo la amava ancora. Maledetta stronza! Non avrebbe dovuto innamorarsi del suo più acerrimo nemico, quando quello l’aveva rapita solo per una ripicca contro di lui. E ora i suoi nipoti avrebbero pagato il prezzo di ciò che avevano fatto col suo ultimo carico: una quantità di cannabis del valore di milioni, se non miliardi di dollari. Svanita senza lasciare alcuna traccia.

    Riportò l’attenzione sul suo capitano, che

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