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Le cronache del Prescelto
Le cronache del Prescelto
Le cronache del Prescelto
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Le cronache del Prescelto

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About this ebook

“Nessuno può fuggire dal proprio destino. E se il tuo destino è veramente quello di salvare l’universo, questo sarà quello che accadrà”. Zack ha una vita privilegiata, ha due genitori che lo amano e vive in una lussuosa villa: eppure non è abbastanza per lui, si sente imprigionato in un mondo che non gli appartiene, l’unica cosa che desidera è la libertà. Ecco perché un giorno propone ai suoi due migliori amici, Nora e Drake, di fuggire alla ricerca di avventure, e insieme a loro parte verso una destinazione ignota. I tre ragazzi però scoprono subito di non essere soli: delle strane creature li stanno braccando… Non è più possibile tirarsi indietro, pur fra mille timori e domande in attesa di risposta, un viaggio fantastico e irto di insidie li attende. C’è una ragazza da liberare e un pianeta da salvare: per Zack è finalmente giunto il tempo di risvegliare la creatura che dimora dentro di lui e di diventare un eroe.
 
LanguageItaliano
Release dateApr 26, 2017
ISBN9788856782721
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    Le cronache del Prescelto - Davide Signorini

    Albatros

    Nuove Voci

    Ebook

    © 2017 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l. | Roma

    www.gruppoalbatrosilfilo.it

    ISBN 978-88-567-8272-1

    I edizione elettronica aprile 2017

    Siate sempre padroni del vostro destino

    Introduzione

    Ogni giorno, sin dalla loro nascita, mia madre tiene i figli di mia sorella mentre lei e il marito lavorano. Giulia, la più piccola dei due, è una bambina di nove anni con i capelli ricci, gli occhietti furbi, ed un comportamento da vera signorina, la bambina preferisce trascorrere il suo tempo in cucina dove, insieme alla nonna, svolge i compiti che le vengono assegnati per casa, gioca e l’aiuta a preparare la cena. Mattia, questo è il nome del secondo, ha due anni in più rispetto a Giulia e, se riuscirà a mantenersi come ora, credo sia destinato a diventare il prototipo del bel ragazzo: biondo, occhi azzurri, fisico asciutto, ma non troppo, e molto bravo nel calcio. È proprio a lui che desidero dedicare questo libro, sia perché, visti i pochi anni che abbiamo di distanza l’uno dall’altro, sono legato a lui come un fratello al suo fratellino minore e non come uno zio al proprio nipote, ma anche perché è in parte grazie a lui se le avventure di Zack, di Nora e di tutti gli altri personaggi che compongono questo manoscritto hanno trovato una forma.

    Il fatto a cui mi riferisco accadde un paio d’anni fa quando, in un pomeriggio qualunque, decidemmo di portare a termine in fretta i suoi compiti, in modo tale da poter guardare al più presto un po’ di televisione.

    Fra tutti gli esercizi che dovevamo svolgere, ve ne fu uno che, alimentato anche dal fatto che in quel periodo stessi già provando, anche se invano, a scrivere un libro, attrasse maggiormente la mia attenzione. Si trattava di riscrivere la famosa fiaba di Cappuccetto Rosso, tentando di modernizzarla il più possibile.

    Inizialmente suggerii a mio nipote di pensare a quello che, a suo parere, fosse il metodo migliore per portare a termine la consegna, ma egli, dopo averci pensato per una decina buona di minuti, a causa della sua scarsa immaginazione, non era ancora riuscito a costruire nulla di concreto.

    Così, da bravo zio premuroso quale sono, iniziai ad aiutarlo maggiormente, dapprima suggerendogli qualche idea da cui trarre una storia, e in seguito, vedendo che nemmeno questa tattica funzionava, finendo col costruire io stesso la storia e facendogli aggiungere, di tanto in tanto, una sua idea.

    Appena iniziò a scrivere, capii immediatamente che l’essermi spinto così a fondo nell’aiutarlo aveva avuto un doppio effetto.

    Innanzitutto Mattia era finalmente riuscito a portare a termine il suo esercizio e finalmente potevamo goderci un po’ di televisione in santa pace, ma soprattutto, per qualche strano motivo, quella storia era riuscita a farmi scattare l’idea per un racconto, lo stesso racconto che, mi auguro, oggi state tenendo tra le mani.

    Capitolo 1

    La notte della fuga

    Arthur Smith, un uomo sulla cinquantina caratterizzato da un fisico imponente ed un folto paio di baffi rossastri, e Cherise Taylor, sua moglie, una donna all’incirca della sua stessa età caratterizzata da lunghi capelli castani che, generalmente, teneva raccolti e uniti da una molletta, occhi verdi magnetici, ed un fisico mozzafiato che ne suscitava invidia in molte donne, tra cui la maggioranza delle sue amiche, rappresentavano una delle famiglie maggiormente benestanti della Gran Bretagna.

    I due risiedevano, con il loro unicogenito Zack, in un’imponente villa a Earlsdon, un quartiere di Coventry, città famosa a tutti per gli eventi catastrofici che vi si consumarono nella notte tra il 14 ed il 15 novembre del 1940, quando un bombardamento aereo, attribuito alla Lutwaffe, l’aviazione militare tedesca della seconda guerra mondiale, rase al suolo l’antica chiesa del XIV secolo dando vita al termine coventrizzare, letteralmente radere al suolo. Gli effetti di quella notte, tuttavia, non si limitarono a colpire solamente la chiesa; essi furono infatti molto più devastanti: oltre un migliaio di persone persero la vita, le reti tranviarie e quelle stradali furono completamente distrutte, più di quattromila edifici furono rasi al suolo, il 75 per cento delle industrie della zona rimase gravemente danneggiato e della cattedrale di Coventry, rappresentante uno dei patrimoni più antichi della città, la chiesa di cui accennato sopra, colpita da una dozzina di bombe incendiarie, riuscirono a salvarsi solamente alcune pareti.

    Zack Smith, un ragazzino di diciassette anni con due meravigliosi occhi grigi e dalla folta chioma color nero pece, dettaglio questo che a molti ricordava la stessa pettinatura di Oliver Smith, l’antico avo dal quale gli Smith si tramandavano, di generazione in generazione, la stessa abitazione in cui attualmente dimoravano Zack e la sua intera famiglia, era un ragazzino basso, grasso e molto timido.

    La villa, la cui grandezza era inferiore solamente a Buckingham Palace, l’edificio in cui risiede la Regina, e a poche altre strutture dell’intera nazione, era suddivisa in tre piani. Al primo piano vi erano localizzate le camere da letto dei componenti della famiglia Smith, le stanze della famiglia Stevens, ossia la famiglia del loro maggiordomo, il cui figlio, Drake Stevens, nel corso degli anni trascorsi nella villa, era divenuto il migliore amico del ragazzo, ed infine le stanze della signora Bennet e delle sue due figlie, Emilee e Nora Bennet, amica inseparabile di Zack, e che, insieme a Drake, rappresentava l’unica altra sua amicizia.

    Insieme alle camere da letto, vi erano poi due bagni, il primo, posto affianco alla camera di Zack e riservato ai proprietari della villa, era costituito da due vasche da bagno, entrambe con l’idromassaggio, ed una piccola sauna, mentre il secondo, utilizzato dagli inservienti, e di dimensioni ben ridotte rispetto al primo, era costituito da una vasca da bagno, priva di idromassaggio, e da un box doccia.

    Al piano inferiore vi erano la stanza che Cherise utilizzava come studio: qui la donna, un’importante docente universitaria, si occupava delle questioni burocratiche legate al suo lavoro accademico; altre tre camere da letto, due per le quattro domestiche della famiglia ed una per i due bodyguard; due bagni, dotati entrambi di una vasca da bagno, ed un’ultima stanza utilizzata dagli Smith come deposito per le cose di secondaria necessità, come le scorte di cibo, la collezione di scarpe di Cherise, i kit per la pesca di Arthur, ed il materiale scolastico di Zack, il quale, a differenza dei figli del personale della villa, era istruito quotidianamente da un insegnante privato, un tempo collega della signora Smith, ed ora in pensione, ed il cui nome era Abraham Harris.

    Infine, al pianoterra, erano localizzate la cucina, la sala d’ingresso, un paio di camere riservate ai possibili ospiti degli Smith, e la stanza personale di Zack, qui il ragazzo vi teneva i computer, le consolle, un paio di poltrone, un lungo divano in pelle d’avorio ed un tavolo da poker con sette posti a sedere, anche se, giacché in quella stanza erano solamente due le persone che oltre a Zack avevano il permesso di entrare, questo probabilmente era un numero eccessivo, ma nessuno dei tre ragazzi sembrava prestarvi attenzione, convinti che forse, un giorno, quelle sette sedie si sarebbero riempite di altrettante persone pronte a fare festa insieme a loro, o almeno questo era il piccolo desiderio che, in segreto accordo, covavano i due amici di Zack, il quale, sebbene spinto spesso a conoscere qualche altro loro amico, a causa della sua eccessiva timidezza aveva sempre preferito mantenere la sua cerchia di amicizie a loro due, rifiutandosi più volte di conoscere altre persone.

    Drake aveva molte cose in comune con Zack, avevano entrambi la stessa età, la stessa squadra del cuore, gli stessi gusti letterari e cinematografici, ed una sana passione per la scienza, tuttavia, a differenza dell’amico, Drake sembrava possedere il carattere contrario, egli era infatti un classico spaccone, sempre con la battuta pronta e senza alcuna paura visibile, aveva gli occhi neri, i capelli biondi, ed un fisico molto differente dal primo, egli era infatti il classico prototipo del ragazzino palestrato. Nora, invece, nonostante avesse un paio d’anni in meno rispetto ai due ragazzi, era l’elemento più saggio, era la più premurosa e la più alta del gruppo, aveva lunghi capelli rossi, occhi azzurri come il ghiaccio, ed un fisico asciutto, forse persino troppo asciutto per la sua età. La ragazza, amica d’infanzia dei due, aveva appena attraversato un periodo molto difficile a seguito della morte del padre in un incidente stradale, dal quale, fortunatamente, era riuscita ad uscire grazie alla vicinanza dell’amicizia dei due ragazzi, i quali, consapevoli della cotta che, talvolta dimostrata molto visibilmente, anche se costantemente negata, ella provava per Zack, le avevano permesso di superare questo periodo e di ritornare a sorridere.

    In qualità di figlio unico, Zack sapeva bene che un giorno tutti gli averi dei suoi genitori sarebbero passati in eredità a lui, ma non gli importava molto. Il ragazzo, infatti, più che al denaro, era legato ad un’unica cosa, ben più importante, la libertà. A causa del carattere esageratamente premuroso dei suoi genitori, questi non gli avevano mai permesso né di frequentare una scuola pubblica, né tantomeno di spostarsi da solo per la città: ogni volta che metteva piede fuori dalla villa, infatti, almeno una delle due guardie era solito seguirlo, e questo, anche se i due uomini rimanevano il più lontano possibile, proprio per dargli quello stato di libertà che ad egli tanto mancava, lo aveva privato di ogni possibilità di stringere amicizie con persone della sua età, eccetto per Drake e Nora, ma soprattutto, ed era questa la cosa che maggiormente lo rattristiva, di potersi trovare una ragazza, che non fosse per l’appunto la figlia della cuoca, alla quale certamente voleva bene, ma sentendosi legato a lei quasi più come ad una sorella che ad un’amica, mai in vita sua avrebbe potuto desiderare di avere una storia con lei, nonostante i continui sollecitamenti di Drake, il quale, suo contrario, di storie ne aveva avute parecchie.

    A dire la verità, le cose non erano sempre andate così male.

    Fino all’età di dieci anni, Zack aveva amato la sua vita in quanto la madre era spesso a casa, Cherise non possedeva un lavoro, ed il padre lavorava in un ospedale molto meno ambito di quello in cui lavorava ora, cosa che, di conseguenza, gli portava via molte meno ore lavorative – egli infatti al giorno d’oggi era solito stare via anche per delle giornate intere –, il tempo trascorso insieme con la sua famiglia era stato molto maggiore di quello attuale, arrivando persino a instaurare uno di quei rapporti che, talvolta, i figli riescono a creare con i loro genitori, quelli in cui sembra quasi che essi siano quasi più che amici che veri e propri genitori e figli. Nonostante non avesse avuto l’occasione di stringere amicizie, riusciva persino a trovare Mark e Garrett, le loro guardie del corpo, due soggetti simpatici e gentili, e questo ne faceva uno dei ragazzini più felici al mondo, cosa a cui naturalmente si aggiungeva il fatto che, date le loro disponibilità economiche, ogni desiderio del figlio si tramutava quasi subito in una splendida realtà. Purtroppo, intorno al suo decimo compleanno, la madre portò a termine un dottorato in ingegneria economica che le valse un posto vacante presso la Warwick, un’importante università inglese – essa infatti vanta ancora oggi del più grande centro di ricerca e di formazione nel campo ingegneristico –, mentre il padre, a seguito delle sue brillanti capacità, riuscì ad ottenere un posto di lavoro come neurochirurgo presso il Guy’s Hospital, un grande ospedale universitario, con la conseguenza che il tempo trascorso insieme da genitori e figlio era progressivamente diminuito sino a limitarsi al bacio della buonanotte; e così, sebbene i signori Smith facessero del loro meglio per passare il maggior tempo possibile con Zack, i loro nuovi incarichi li videro costretti a trovare qualcuno a cui affidarlo durante le tante ore di assenza, una sottospecie di babysitter, persona che Arthur riconobbe nel padre di Nora. Inizialmente Emilee, Nora e Zack non andavano molto d’accordo ma, come spesso succede quando si passa tanto tempo con una persona, le due ragazze finirono con l’affezionarsi a lui, al punto tale che Nora, rivedendo in lui la figura del fratello maggiore da sempre desiderato, finì col diventarne la sua migliore amica. Fu lei stessa a fargli conoscere Drake, il figlio della famiglia Stevens, amica da molti anni della famiglia Bennet, e così, in breve tempo, i tre bambini diventarono inseparabili, e questo, sebbene non fosse la stessa cosa, riuscì a colmare gran parte del senso di vuoto venuto a Zack dall’allontanamento dei suoi genitori.

    Una delle particolarità maggiori della villa era la scuderia che, per volontà del signor Oliver Smith, il bisnonno del signor Arthur, era stata fatta erigere nel giardino. Al suo interno, si potevano contare una quindicina di equini di vario genere, ed un percorso recintato che attraversava in lungo e in largo l’intero giardino.

    La maggioranza dei cavalli presenti attualmente nella stalla era costituita da purosangue inglesi, tre mustang, ed alcuni arabi, vi erano inoltre alcuni pony e persino uno shire, e poi vi era Leo. Leo era un belga da tiro, alto circa due metri e pesante quasi mezza tonnellata, egli possedeva un manto rossiccio, ad eccezione della coda e della criniera che invece erano nere; l’equino aveva un carattere molto docile, ragione per la quale erano bastati solamente pochi giorni prima che Zack riuscisse ad assumerne il pieno controllo.

    Tuttavia, la caratteristica che aveva fatto breccia nel cuore di Zack facendo divenire Leo il suo cavallo preferito non era stata la docilità, ma la raffinatezza con cui l’animale riusciva a compiere ogni signolo gesto, dal nutrirsi del fieno con cui Zack lo faceva alimentare quotidinamente, al modo in cui si lanciava al galoppo.

    Per fortuna del padre, Arthur era molto affascinato dalle qualità di quegli animali e, di tanto in tanto, trovava piacevole recarsi a scommettere sulle corse dei cavalli, anche se, più che per accumulare ancor più denaro di quanto non ne possedesse già, vi ci si recava per assistere alla magnificenza della potenza e della velocità di quei destrieri. Zack, ammirando molto il padre, si era lasciato coinvolgere dalla sua passione e, già dalla giovane età dei dieci anni, aveva iniziato a prendere lezioni di equitazione nella speranza, un giorno, di diventare un ottimo fantino.

    Un pomeriggio, durante una galoppata, Zack ruppe l’armonia decidendo di rendere partecipi gli amici della decisione presa un paio di giorni prima.

    «Ho preso un’importante decisione», disse Zack un pomeriggio. «Molto presto lascerò Villa Smith».

    La decisione del ragazzo lasciò gli amici di stucco.

    «Fossi in te cambierei idea», commentò Nora visibilmente contrariata. «Come puoi desiderare veramente di rinunciare a tutti i privilegi che la vita ti ha donato?».

    «È inutile Nora», rispose Drake con tono amareggiato. «Sai bene quanto me che, quando Zack si intestardisce su qualcosa, non c’è alcuna speranza di fargli cambiare idea».

    Zack, concordante con l’amico, lasciò che un ghigno si dipingesse sul suo viso. «Non mi interessa se ti intestardisci», sbottò la ragazza. «Pensi davvero di riuscire ad affrontare la giungla che c’è là fuori?».

    «Preferisco affrontare una giungla di pericoli, che continuare a vivere senza libertà».

    «Parole sagge vecchio mio», lo appoggiò Drake. «Tuttavia, sono certo che non sopravviveresti nemmeno una notte senza di noi».

    «Motivo, questo, per il quale, ancora prima che tu ce lo chieda ufficialmente, sappi che io ti seguirò».

    «Effettivamente ve l’ho comunicato proprio perché desidererei che veniste con me, per cui mi fa molto piacere che tu voglia seguirmi. E tu Nora?».

    «Assolutamente no», rispose questa in modo secco. «E se non siete così cretini come volete farmi credere, vi consiglio di rinunciare in partenza».

    «Se veramente vuoi rimanere qui, continuando a farmi vivere una vita priva di amicizie e di libertà, sappi che non sarò di certo io a farti cambiare idea; ma sappiamo entrambi quanto io sia timido e quanto tempo impieghi prima di sciogliermi con gli altri, ma con un’esperienza del genere credo che la mia timidezza potrebbe definitivamente essere sconfitta», rispose Zack infastidito dall’atteggiamento della compagna. «Inoltre non intendo morire senza avere l’opportunità di scoprire cosa ci aspetta fuori da queste quattro mura, senza conoscere altre persone diverse dagli abitanti della villa, tutta brava gente, certo, ma non è più abbastanza per me, e soprattutto sento il bisogno di trovare una persona con cui condividere le meraviglie del mondo, aiutarsi nei momenti bui che ci troveremo ad affrontare durante la nostra vita e avere la possibilità di costruire un giorno una famiglia. Se tu qui poi sei contenta, sappi allora che ti lascio pure la mia eredità, ma, quando tra una settimana, un mese, o magari anche tra un anno, noi due ce ne andremo, a te non rimarrà altro che il rimpianto di non averci voluto seguire».

    «Sei proprio sicura di voler restare?», le chiese Drake sorridendo, certo che le parole di Zack avessero colpito nel segno.

    «D’accordo, ti prometto che ci penserò, ma fossi in te non ci conterei troppo». Dannazione! pensò la ragazza vedendo i due ragazzi battersi il cinque. Come sempre, anche quella volta, i due erano riusciti a coinvolgerla in un loro piano.

    Nelle settimane successive, poiché nessuno parlò più di quanto detto quel giorno, Nora iniziò segretamente a sperare che gli amici ci avessero ripensato ma, una sera come tante altre, le speranze di Nora andarono definitivamente in frantumi, mentre le sue paure diventarono realtà. «Raggiungetemi fra un’ora nella Stanza», bisbigliò loro Zack, poco dopo aver consumato la cena. Ogni sera, i tre ragazzi si ritrovavano nella stanza dei computer, per trascorrere del tempo svolgendo varie attività senza che nessuno li interrompesse, non appena il trio era al completo, infatti, Zack si premurava di chiudere a chiave la stanza; tuttavia, quella sera, il tono di voce del ragazzo aveva lasciato intendere che vi era qualcosa di diverso nell’aria.

    «Il grande giorno è arrivato, domani sera ce

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