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Il Figlio Del Macellaio
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Il Figlio Del Macellaio

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IL FIGLIO DEL MACELLAIO
Un thriller paranormale

Trentun anni fa, Buxly il Macellaio venne condannato a morte per aver massacrato la sua intera famiglia. Janet, un'infermiera reduce da un recente divorzio, senza saperlo ha appena acquistato la casa in cui si è consumata la carneficina.

Cosa accadrà quando il figlio undicenne di Janet e il suo fedele Rottweiler scopriranno che la casa è infestata dai fantasmi delle vittime dell'efferato delitto? Riuscirà il giovane Michael ad affrontare la follia e il terrore per scoprire cosa è realmente accaduto tanti anni prima? Se ci riuscirà, forse le anime tormentate potranno finalmente riposare in pace. In caso contrario, Michael potrebbe diventare una di esse. Con il solo aiuto della sua babysiter, di un imbianchino scottato dalla vita, e del suo cane, Lucy Fera, Michael proverà a risolvere il mistero. Ma non tutti sono quello che sembrano, nemmeno i morti.

LanguageItaliano
PublisherBadPress
Release dateMar 16, 2017
ISBN9781507173725
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    Book preview

    Il Figlio Del Macellaio - Michael Robb Mathias

    Sommario

    ––––––––

    Vorrei ringraziare Derek Prior per la revisione del manoscritto

    Vorrei anche ringraziare Kristi, Carol e Michelle per il grande aiuto che mi hanno dato con la correzione delle bozze.

    Questo romanzo è per Charlotte, il miglior cane che un bambino possa desiderare.

    CAPITOLO 1

    Autunno 1984

    I colleghi dell'avvocato Richard King lo prendevano spesso in giro accusandolo di essere un perditempo. In quella ventosa giornata, però, nessuno tra i presenti nell'aula del tribunale l'avrebbe detto. Proprio quel giorno, Richard King stava pronunciando la sua arringa finale nel processo per il caso di omicidio più rilevante che si fosse mai verificato nella contea. Era ad un punto di svolta nella sua carriera e voleva ottenere il massimo da quell'occasione.

    Qualunque fosse stata la sentenza, l'arringa di Richard gli avrebbe dato la possibilità di migliorare sua reputazione come avvocato, e lui lo sapeva. Si passò la mano fresca di manicure attraverso i capelli umidi di gel e tagliati di recente, poi indirizzò un sorriso verso i membri esausti della giuria. Diede un'occhiata sopra di loro, verso una foglia color ocra che il vento aveva spinto contro il vetro di una delle finestre allineate vicino al soffitto dell'aula del tribunale. Sospirando, come se si  stesse accingendo ad assolvere un'incombenza odiosa ma necessaria, si rivolse ai giurati come si sarebbe rivolto a qualcuno che conosceva da tutti i quarantasette anni della sua vita.

    «Mi dispiace che ci sia voluto tanto tempo,» disse, con i palmi delle mani aperti. «Come tutti noi sappiamo, l'ufficio del procuratore non si è risparmiato nel mostrarci la natura crudelmente violenta degli omicidi che sono stati perpetrati l'estate di due anni fa. Non capisco il motivo per il quale ci ha sottoposto a tale visione, visto che non c'è alcun dubbio, non c'è mai stato alcun dubbio, che la moglie e i figli del mio cliente siano stati brutalmente uccisi.»

    Richard appoggiò una mano sulla balaustra del banco della giuria, e con un ampio gesto dell'altra indicò gli uomini dall'aspetto severo che sedevano al banco dell'accusa.

    «L'accusa ci ha sconvolto con delle fotografie raccapriccianti della scena del crimine. Ha fatto testimoniare periti esperti e grandi  specialisti. Ci ha impressionato con i loro titoli accademici e ci ha fatto ascoltare le loro opinioni  su cosa sia accaduto a quei tre bambini e alla loro amorevole madre.» Fece un sospiro e cominciò a camminare lentamente mentre attirava l'attenzione della giuria. «Ci ha mostrato test di laboratorio, risultati delle autopsie, testimonianze e verbali d'arresto. Ha fatto sfilare i testimoni davanti a noi, uno dopo l'altro, ma nessuno di essi ci ha potuto dire di aver visto chi ha assassinato la famiglia Buxly, o il movente. Perché ci ha tormentato fino alle lacrime con tutte queste informazioni irrilevanti e poi ci ha strappato il cuore dal petto con quelle foto della giovane Elizabeth Buxly?»

    Richard chinò il capo e disse perfino una breve preghiera per la vittima prima di continuare.

    «Vi dirò io il perché. Perché non hanno prove che il mio cliente sia colpevole. Hanno eretto una cortina fumogena. Questo caso presenta così tanti ragionevoli dubbi che non riesco nemmeno a credere che ci siamo trovati a celebrare questo lungo processo. La vera domanda è...» A questo punto si interruppe per guardare i giurati direttamente negli occhi. «La vera domanda è: cos'è che non ci hanno mostrato?»

    Richard lanciò un'occhiata verso il cliente e si chiese se ci fosse del vero nelle persistenti dichiarazioni di innocenza da parte di William H. Buxly. L'imputato, con indosso un completo che gli calzava male e gli era stato fornito dalla contea per il processo, era smunto e chiaramente non si era sbarbato. Aveva esattamente l'aspetto di qualcuno che avrebbe potuto uccidere la sua famiglia, oltre a puzzare come se non si fosse fatto un bagno da mesi. Non che a Richard interessasse qualcosa. Non voleva vincere. Voleva la pubblicità. Se fosse riuscito ad ottenere una sentenza di non colpevolezza il caso si sarebbe trasformato in un evento mediatico di rilevanza nazionale, ma non si aspettava davvero che succedesse. Stava solamente cautelandosi, cercando di far sorgere dei dubbi e usando il palcoscenico che il destino gli aveva fornito per presentarsi come grande avvocato ai molti membri della stampa locale e statale che assistevano al processo.

    Non era riuscito a convincere Buxly a dichiararsi colpevole in cambio della vita, come il procuratore distrettuale aveva sperato. A dire il vero Richard non ci aveva nemmeno provato con particolare convinzione, principalmente perché Buxly aveva giurato e spergiurato di non aver fatto nulla di male. A Richard la decisione dell'imputato non dispiaceva. Gli aveva permesso di essere lì e fare ciò che stava facendo. Quello era il suo palcoscenico, lui era la star, e il suo spettacolo era una farsa tanto quanto lo era stata la costruzione del caso da parte dell'accusa.

    «Dove sono le impronte digitali sull'arma del delitto?» chiese Richard al giudice scrollando le spalle in un gesto drammatico. «Il tecnico di laboratorio della contea ci ha detto che il seghetto non mostrava segni di ripulitura, signore e signori della giuria, forse perché il signor Buxly non l'ha mai toccato? Come avrebbe potuto fare a pezzi le povere vittime senza sporcarsi? Il coroner ci ha detto che l'ora del decesso per le tre vittime che non sono rimaste carbonizzate nell'incendio è compresa tra le quattro e le cinque del pomeriggio.» Richard scosse la testa come se quel particolare rendesse tutto chiaro.

    «Un collega del signor Buxly, David Wilks, ha testimoniato che il mio cliente lo lasciò sul vialetto di casa alle quattro e quindici. Avevano lavorato tutto il giorno e si sarebbero dovuti incontrare quella sera al bar Fifty Yard Line per guardare la partita.»

    Richard si prese del tempo per guardare negli occhi i tre operai che sedevano nei banchi della giuria mentre raccontava quella parte della storia. Gli operai amavano i bar e lo sport. Era qualcosa con cui potevano identificarsi.

    «La signora McMurphy ha testimoniato che il signor Buxly arrivò alla sua stanza al Sand Dollar Inn attorno alle quattro e venti e ci rimase per quasi un'ora e mezza. Questo significa che il mio cliente non lasciò l'hotel se non almeno un'ora dopo la consumazione degli omicidi.»

    Scosse di nuovo il capo come se l'innocenza di Buxly fosse un'ovvietà.

    «Inoltre, due clienti del bar, oltre al barista e al signor Wilks, hanno testimoniato che appena prima delle sei il mio cliente si presentò al Fifty Yard Line con ancora indosso i suoi abiti da lavoro. Nessuno di loro vide anche una sola goccia di sangue su di essi. Nessuno di loro.»

    Richard tornò al banco della difesa e sfogliò velocemente i suoi appunti. Dopo aver fatto una smorfia di disgusto per ciò che aveva visto diede un'altra occhiata dolente alla giuria e continuò la sua arringa.

    «Per quanto detesti doverlo fare, ora vi darò lettura della testimonianza del detective Greg Johnson, che si trovava lì quella notte e vide personalmente come si presentava la scena. Il detective disse, e cito: In tutti gli anni in cui ho lavorato alla scientifica, non mi era mai capitato di vedere tanto sangue. Sul pavimento della cucina era alto mezzo centimetro. Ce n'era sulle pareti, era ovunque.»

    Come l'uomo sensibile che fingeva di essere, Richard fece un lungo sospiro che aveva la funzione di rendere evidente quanto lo disgustasse quella parte del suo lavoro, ma pochi attimi più tardi tornò ad occuparsi del punto centrale nella difesa del suo cliente.

    «Se il signor Buxly fece le cose di cui è stato accusato, allora quando successe? Come fece a presentarsi al Fifty Yard Line alle sei del pomeriggio, identico a come aveva lasciato  David Wilks alle quattro e quindici? Lasciò la stanza della signora McMurphy alle cinque e quarantacinque, subito dopo andò al bar in macchina e si mise a guardare la partita con i suoi amici e colleghi. Tutti i presenti hanno concordemente affermato che non lasciò mai il locale.  Fu lì che venne arrestato alle...» Guardò di nuovo gli appunti. «Otto e ventidue di sera, e la polizia, con tutti i suoi test sofisticati non riuscì a trovare nemmeno una piccola traccia di sangue su di lui.»

    Richard rimase lì, fermo, per un lungo istante, lasciando depositare nelle menti dei giurati l'idea che William Howard Buxly non avesse massacrato la propria famiglia con un seghetto arrugginito. La polizia non era riuscita a trovare tracce di sangue sull'uomo, nemmeno con l'ausilio di speciali luci ultraviolette e del luminol. Richard non  era ancora riuscito ad trovare una spiegazione plausibile per la testa mozzata della moglie nel bagagliaio di Buxly ma non gliene importava poi tanto. Non sarebbe stato lui a ricordare quel particolare.

    Infine, sfoggiando il suo miglior sguardo indignato, Richard si diresse a grandi passi verso il banco dell'accusa e puntò un dito verso il procuratore distrettuale.

    «La verità pura e semplice è che nel periodo in cui i loro stessi esperti sostengono si siano consumati i delitti, queste persone non possono in alcun modo sostenere che il mio cliente avesse nelle sue disponibilità l'arma del delitto, o persino che si trovasse sulla scena del crimine. Invece, abbiamo tutti sentito le testimonianze che affermano il contrario e abbiamo visto le prove che senza dubbio confermano l'innocenza del signor Buxly. Egli si trovava insieme al signor Wilks o alla signora McMurphy o al Fifty Yard Line a guardare la partita. Non era a casa a massacrare la sua famiglia. Dovete dichiarare William Buxly innocente di tutti i capi d'accusa perché, molto semplicemente, non è stato lui a commettere gli omicidi, è del tutto assurdo ritenere che il mio cliente possa essersi macchiato di crimini tanto efferati senza sporcarsi di una singola goccia di sangue. È semplicemente assurdo. Perfino i suoi stivali erano puliti.»

    Mentre si girava e misurava a grandi passi le piastrelle del pavimento, per poi fermarsi di fronte al giudice, Richard fu deliziato dalla visione del volto del procuratore distrettuale che si imporporava per la rabbia. A parte il rumore delle penne dei giornalisti che scorrevano sui loro taccuini, il cigolio dei passi di Richard era l'unico suono all'interno dell'aula affollata. A testa alta e con espressione risoluta, Richard concluse la sua arringa.

    «Vostro Onore, membri della giuria, La difesa ha concluso.»

    Meno di due ore più tardi l'ufficiale giudiziario richiamò i presenti dall'atrio mentre la giuria riprendeva posto in aula.

    Il giudice entrò, concesse a tutti di sedersi e poi scartabellò qualche documento. Si sistemò gli occhiali sul naso, osservò la giuria e parlò.

    «La giuria ha raggiunto un verdetto?»

    «Sì, Vostro Onore» rispose il primo giurato.

    Il giudice guardò verso il banco della difesa. «L'imputato si alzi mentre viene data lettura del verdetto.»

    William Howard Buxly si alzò e guardò il giudice. L'intera aula tratteneva il respiro, in attesa.

    Al cenno del giudice il primo giurato cominciò a leggere.

    «Per il reato di omicidio di primo grado in danno di Dorothy Marie Jennings Buxly, la giuria dichiara l'imputato colpevole.»

    Il lungo e sordo singhiozzare di William Buxly si innalzò sopra il rumore delle penne e delle matite che scorrevano furiosamente sulla carta.

    «Per il reato di omicidio di primo grado in danno di Amelia Lynn Buxly, la giuria dichiara l'imputato colpevole.»

    Buxly cadde in ginocchio. Richard ed un ufficiale giudiziario  misero ciascuno un braccio sotto le ascelle dell'uomo e lo aiutarono a stare in piedi mentre il giurato continuava a leggere.

    «Per il reato di omicidio di primo grado in danno di William  Howard Buxly Junior, la giuria dichiara l'imputato colpevole.»

    «No! Non ho appiccato nessun incendio.» urlò Buxly mentre si accasciava con tutto il peso sulle braccia che lo tenevano in piedi.

    «Per il reato di omicidio di primo grado in danno della piccola Elizabeth Buxly...» il primo giurato ebbe un attimo di esitazione. Richard immaginò che stesse richiamando alla memoria le immagini del corpo martoriato della bambina. Dopo aver ricacciato indietro il rigurgito di bile, il giurato portò a termine il suo compito. «La giuria dichiara l'imputato colpevole.»

    *** * ***

    Tre mesi più tardi, al momento della determinazione della pena, il giudice chiese a William Buxly se avesse qualcosa da dire prima di ricevere comunicazione della condanna. Buxly il Macellaio guardò il giudice, poi l'accusa, e fece un breve cenno di assenso.

    «La Bibbia dice che devo perdonarvi, figli di puttana, per quello che mi avete fatto, anche se non ho ucciso la mia famiglia.  E allora immagino che vi perdonerò, ma non sono stato io a fare quelle cose. Ho tradito mia moglie, ma non ho ucciso nessuno.»

    Fu condannato a morte.

    A parziale pagamento dell'onorario, Buxly cedette la casa al suo avvocato. Richard intendeva farla ripulire e ricostruire la parte del piano superiore danneggiata dall'incendio e venderla o darla in affitto. Finì per affittarla, visto che nessuno voleva comprarla ed anche gli inquilini non ci rimanevano per molto. Si trasferì in città e divenne uno degli avvocati più richiesti dello stato. Cinque anni più tardi, quando dovette tornare per l'esecuzione di Buxly, decise di impegnarsi un po' di più per vendere la casa.

    Il fatto che fino al momento in cui la pastiglia di cianuro era caduta nel secchio di liquido sotto la sedia sulla quale Buxly era immobilizzato l'uomo si fosse categoricamente dichiarato innocente turbò Richard.

    «La donna ha mentito per lui, Dicky.» gli disse Frank Allen, dopo che i medici della prigione ebbero constatato la morte di Buxly. Il vecchio procuratore distrettuale ora era in pole position per diventare il nuovo governatore. «C'era una grossa polizza assicurativa sulla vita della famiglia, e il figlio dell'amante è sparito qualche giorno prima che succedesse. Viveva nella casa di fianco alla sua, Cristo santo. Penso che si sia sbarazzato del ragazzo. Probabilmente avrebbero preso un aereo per le isole e sarebbero spariti. Diavolo, non lo so. Se davvero Buxly si è scopato la McMurphy allora l'ha fatto mentre il signor McMurphy era fuori a distribuire volantini con la faccia di suo ragazzo stampata sopra. Che genere di donna si scopa il vicino mentre il marito è fuori a cercare il figlio?»

    «Non mi interessa.» disse Richard a quello che era stato il suo avversario in tribunale. «È finita.» si diresse verso il carrello dei dolci per prendere un caffè. Frank lo seguì.

    «Qualche mese fa,» disse Frank «uno di quelli nel braccio della morte ha dichiarato che Buxly ha ammesso di aver ammazzato una di quelle ragazze scomparse da Piedmont. Abbiamo provato a contattarti come rappresentante legale ma la ragazza al banco ci ha snobbato.» fece una pausa. «Ti ricordi di quelle ragazze? Una delle due è scomparsa appena una settimana prima del figlio di McMurphy. Non hanno mai trovato il cadavere, e neanche quello del ragazzo. Mi domando cosa ne abbia fatto.»

    «Ti ho già detto che non mi interessa.» disse Richard mentre  depositava un dollaro, prendeva il suo bicchiere di plastica e si lasciava per sempre alle spalle l'incubo di Buxly il Macellaio.

    *** * ***

    Un anno dopo, Richard King fu trovato morto nella casa di Buxly. Una notte, mentre si trovava a casa da solo, era rimasto fulminato lavorando su una presa elettrica. Il coroner aveva concluso che la morte fosse da ritenere accidentale. La proprietà dell'immobile era stata trasferita alla sorella di King, che viveva a New York. Questa, non avendo alcun interesse per la casa, lasciò che andasse in rovina.

    CAPITOLO 2

    Estate 2011

    «È grande?» chiese Michael a sua madre mentre si aggirava nel labirinto di scatoloni impilati nel soggiorno.

    L'undicenne Michael, che in quel momento aveva ancora addosso il pigiama, non riusciva esattamente a capire se il fatto che presto si sarebbe trasferito in una nuova casa ad una distanza di duecento miglia da lì gli causasse più eccitazione o tristezza.

    «Enorme, Michael,» il sorriso di sua madre rese la sua preoccupazione molto meno pressante. «E anche il giardino è enorme. A Lucy piacerà moltissimo.»

    «È come il quartiere dove vivono papà e Sheila? Con le case tutte attaccate eccetera?» chiese mentre si arrampicava su uno sgabello dell'angolo bar.

    Lucy, una vivace femmina di Rottweiler nero, uscì lentamente dalla camera da letto che divideva con il bambino con indosso il suo collare borchiato, osservò gli scatoloni con indignazione e agitò il posteriore guardando Michael e strofinando il muso sulla mano che lui le aveva teso. Lucy e Michael erano inseparabili anche prima del divorzio, ma ora era come se fossero dei gemelli siamesi.

    «Proprio per niente, Jose!» sua madre fece scivolare un bicchiere di roba buona verso di lui come se si trovassero in un saloon del vecchio West.

    Michael bevette il primo sorso di latte, poi fece un gesto col palmo della mano aperto per chiederle di dargli più dettagli sulla nuova casa. Lei gli mise davanti una ciotola di cereali e gli occhi le si illuminarono mentre sorrideva.

    «Il giardino è quattro volte più grande di quelli che ci sono a  Summerwood.» Non riuscendo a contenere la felicità saltellò improvvisando un passo di danza mentre ritornava al frigorifero.

    Michael rise. Era passato parecchio tempo dall'ultima volta in cui Janet aveva provato qualcosa di simile a quel senso di euforia. Michael riusciva a percepire la sua gioia e ne era contagiato.

    *** * ***

    La signorina Janet Hale, che prima del divorzio era la signora Janet Wilson, aveva completato gli studi alla scuola per infermieri solo un mese prima e aveva già trovato un ottimo posto di lavoro in un moderno ospedale. La casa che aveva appena acquistato era enorme, il lotto immobiliare si estendeva per più di due acri e mezzo, e si trovava vicino al limitare dell'isolato, al di là della strada c'erano solo dei campi aperti. Era quasi come affacciarsi sulla campagna. Non riusciva a credere di essere riuscita a fare un affare del genere. Certo, l'immobile era vecchio, e la sua unica vicina era un'anziana pensionata, ma c'era un'alta recinzione di legno che sorgeva sul confine tra le proprietà. Era a tre ore di distanza dall'attuale abitazione, ma Janet pensava che cambiare aria avrebbe potuto aiutare Michael ad uscire dal brutto periodo in cui si trovava.

    Il divorzio era stato molto difficile per entrambi. Prima aveva scoperto che il padre di Michael aveva un'amante. Per niente facile da spiegare ad un bambino di nove anni. In seguito c'erano stati dei lunghi e terribili mesi pieni di litigi e pianti e poi, finalmente, aveva trovato il coraggio di lasciarlo. Subito dopo erano arrivati gli avvocati, i litigi telefonici e la fortunatamente breve battaglia per la custodia. La sola casa che Michael avesse mai conosciuto era stata venduta e per l'ultimo anno e mezzo loro due, insieme a Lucy, avevano abitato in un piccolo appartamento in centro. Per loro era tempo di trasferirsi, lasciarsi alle spalle quel brutto periodo e cominciare una nuova vita in un posto nuovo. Sperava solo che non fosse troppo difficile per Michael. Aveva già dovuto sopportare fin troppo.

    Coi soldi del  divorzio aveva pagato la retta ed ora tutte quelle lunghe ore di studio stavano dando i loro frutti. Non era più solo un'aiuto-infermiera, ora era un'infermiera diplomata. Ancora meglio, era un'infermiera diplomata che lavorava nell'ospedale relativamente moderno di un'accogliente cittadina a misura di famiglia. Una cittadina che poteva vantare una delle più alte percentuali di diplomati di scuola superiore dell'intera nazione. Sperava che Michael fosse pronto perché l'affare era stato concluso, gli scatoloni erano stati preparati e gli addetti dell'agenzia di traslochi sarebbero arrivati da un momento all'altro.

    «È grande come un campo da football?» chiese Michael.

    «Immagina un campo da football con una casa in mezzo.» rispose lei. «Il cortile sul retro dà su una strada, ed il giardino davanti alla casa su un altra. Il vialetto è lungo e dritto, e prosegue a destra della casa verso un appartamento su garage. Ci sono anche delle querce enormi e un capanno nel cortile sul retro.»

    Michael sembrava entusiasta. Prese la sua ciotola e bevette il latte zuccherato che conteneva con una sorsata così rumorosa che spinse Lucy a girarsi tracciando ansiosamente un cerchio sul pavimento di linoleum della cucina.

    «Cos'è un appartamento su garage?» chiese il bambino.

    Janet prese una lattina di cibo per cani dal bancone e lo sistemò sull'apriscatole. Come la gran parte dei Rottweiler, Lucy aveva la coda mozzata. Non avendo una coda da agitare, quando era eccitata faceva ondeggiare tutto il posteriore avanti e indietro. Mangiava due lattine di cibo al giorno ed in quel momento era ansiosa di mettere la prima sotto i denti.

    Janet rispose alla domanda di Michael alzando la voce sopra  lo stridio dell'apriscatole.

    «È un appartamento costruito sopra un garage che non è collegato alla casa. Pensavo che potrei metterlo a posto e affittarlo ad uno studente universitario o qualcosa del genere.»

    «Oh,» Michael sembrava aver perso interesse per quel particolare aspetto della nuova casa. «Posso costruire una casa sull'albero?»

    Il suono del campanello permise a Janet di evitare di rispondere con il «Vedremo.» d'ordinanza.

    Lucy diede un'occhiata verso la porta ed emise un profondo ringhio gorgogliante ma non lasciò la cucina.

    «Sono quelli dell'agenzia traslochi.» disse Janet. «Ecco, metti Lucy in bagno mentre li faccio entrare.» Fece cadere il denso ammasso di cibo per cani fuori dalla lattina e dentro alla ciotola del cane per poi porgerlo al figlio. Lucy seguì Michael come se in mano avesse del controfiletto.

    Solo quando il cane fu chiuso in bagno, Janet si arrischiò a rispondere alla porta. Non era stata chiamata Lucy Fera a caso. Se Lucy percepiva anche la più piccola minaccia nei confronti di Michael, rizzava il pelo della schiena ed emetteva un ringhio sordo come il tuono. Persino quand'era ancora un cucciolo si era dimostrata protettiva verso il bambino, ma dopo il divorzio e le lunghe notti con Michael che piangeva abbracciato al collo, la Rottweiler era diventata la sua guardiana in tutti i sensi. Lucy non aveva ancora attaccato nessuno, ma il suo ringhio minaccioso aveva spinto più di un portapizza e parecchi estranei a girarsi ed andarsene in tutta fretta. Quello era un altro dei problemi che Janet sperava si sarebbero risolti cambiando aria.

    Aiutarono gli addetti al trasloco a caricare ed etichettare gli scatoloni per tutto il giorno, poi entrarono nel camion che avevano preso a noleggio e imboccarono l'autostrada. Qualche estenuante ora più tardi, sotto il cielo reso arancione e blu dalla luce del tramonto entrarono nel vialetto della loro nuova casa. Michael stava dormendo e il camion dell'agenzia di traslochi non sarebbe arrivato prima della mattina seguente. Janet non aveva nemmeno le chiavi, ma voleva che Michael vedesse la casa prima di andare con lui al motel.

    Lucy si stiracchiò vicino a lei e, dalla maniera afflitta in cui si agitava, Janet pensò che aveva bisogno di fare pipì. Svegliò delicatamente suo figlio e usci dall'auto nel giardino della sua nuova casa, che non era stato falciato da parecchio. Si rese conto che tagliare l'erba sarebbe stata una bella incombenza.

    «Wow, è veramente enorme!» disse Michael quasi cadendo fuori dal camion. Lucy era subito dietro di lui. «C'è la corrente? E avremo la TV via cavo? Devo avere internet, sai, per le ricerche a scuola eccetera.» Sia Michael che Lucy, eccitata dal nuovo ambiente, si diressero oltre la  porta della cucina e verso il garage sul retro della casa.

    Alla fine del vialetto sorgeva l'edificio che includeva un garage e un appartamento mentre sulla sinistra c'era la casa rettangolare a due piani, letteralmente in mezzo al giardino. Le pareti esterne erano ricoperte di di assi di legno e alle finestre c'erano delle serrande che prima o poi avrebbero dovuto essere sostituite. Janet pensò che qualche mano di vernice avrebbe reso la casa molto più presentabile. Lungo il lato destro del vialetto c'era un'alta recinzione di legno oltre la quale era visibile un vialetto asfaltato identico al suo. La casa dell'anziana era l'ultima dell'isolato; oltre di essa c'era un campo e poi il limitare di un bosco. Ci dovevano essere delle rotaie della ferrovia da qualche parte in mezzo agli alberi. La strada terminava in un cerchio di asfalto irregolare e senza cordolo.

    Janet inclinò la testa e tese le orecchie. Qualcuno stava suonando al pianoforte Mary aveva un agnellino ma le note erano lente e troppo distanziate, come se a premere i tasti fosse un bambino. Un'occhiata verso la casa della vicina le rivelò che le luci erano spente. Erano già passate le nove di sera. L'anziana doveva essere a letto, ma il suono del pianoforte era troppo vicino per provenire da qualsiasi altro luogo. La settimana precedente, quando aveva visitato la casa con il signor Parker, aveva notato  un vecchio pianoforte orizzontale nella stanza vicino all'ingresso, ma la musica non poteva venire da casa sua. O forse veniva proprio da lì?

    Guardando indietro verso la strada e cercando di individuare l'origine della musica notò delle file di pini rigogliosi che separavano la sua proprietà dalle schiere di case che costituivano un isolato costruito più di recente. Si convinse che la melodia la stesse raggiungendo dal quartiere dietro di essi. Inoltre decise che nel suo futuro prossimo ci sarebbe stato un trattorino tosaerba.

    Si diresse verso il piccolo patio coperto e mentre saliva sul portico la musica del pianoforte si dissolse. Ora non era del tutto sicura che il suono non venisse da dentro casa. Era quasi come se il fatto che fosse salita sul portico avesse colto di sorpresa il misterioso suonatore. Si scrollò di dosso quell'improvvisa sensazione di disagio

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