Agnese: Si può lasciare in eredità il ricordo di un amore?
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Un lascito difficile da gestire, un racconto delicato sulla perdita e la riconquista dei sentimenti.
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Book preview
Agnese - Federica Caladea
Note
1.
Agnese arrivò a Sciriddi poco dopo le due del pomeriggio. La calura estiva era ormai un lontano ricordo e sembrava che l’autunno avesse fretta di arrivare. Un vento freddo pettinava gli ulivi e in lontananza si avvertivano i primi tuoni.
Parcheggiò proprio sotto la finestra della cucina e restò in auto giocherellando con le chiavi di casa. Indugiò a lungo, sprofondando nel sedile sotto il peso dei ricordi e della nostalgia.
Non entrava in quella casa da diversi anni e temeva di non reggere le emozioni che aveva accumulato dalla morte della nonna. Per questo motivo era convinta che non ci avrebbe mai più rimesso piede, ma poi arrivò quella telefonata della cugina, in un giorno di fine agosto, inaspettata come il temporale che stava imperversando sulla città ancora deserta.
«Abbiamo trovato una scatola dentro l’armadio della camera da letto. Stava sotto chili di biancheria. Sopra c’è scritto per Agnese
ed è la scrittura della nonna. Che faccio, te la spedisco?».
Sarebbe stata la soluzione più comoda e veloce ma, senza sapere perché, Agnese rispose: «No. Scendo io. La prossima settimana prendo un aereo e arrivo».
«Fammi sapere a che ora arrivi, faccio in modo di venirti a prendere».
«No. No, ti ringrazio, noleggerò un’auto. Preferisco così».
«Lo so che ci sono state, come dire, tensioni fra di noi dopo che è morta nonna, ma ormai sono passati cinque anni, potremmo vederci, parlarne».
«Stai tranquilla Teresa, io ho già dimenticato tutto e, sinceramente, non ho voglia di rivangare il passato. Passerò a salutarvi prima di ripartire».
Il fragore di un tuono risvegliò Agnese dai pensieri.
«Guarda chi c’è! Agnese, bella mia, veni cà fatti basari!».
Donna Mariettina scese con incredibile agilità le scale esterne della palazzina e corse incontro ad Agnese. Quella donna, bassa e robusta, vestita sempre di nero e con i capelli grigi raccolti in uno chignon basso sembrava indifferente al passare del tempo. Aveva già quell’aspetto quando Agnese era piccola e, ora, passati più di vent’anni, la ritrovava pressoché identica. Era stata la vicina di casa e l’amica della nonna per oltre cinquant’anni. Insieme preparavano la conserva, il sapone e la pasta fresca. Donna Mariettina si rifugiava in casa sua quando il marito beveva e alzava le mani e la nonna le lasciava i figli da badare quando era costretta ad assentarsi.
Agnese prese le mani callose dell’anziana e la baciò affettuosamente, sentendo in quell’abbraccio l’odore di origano e candeggina, lo stesso che aveva sua nonna.
«Pensavo che non ti avrei rivisto mai più. Ti sperdisti i nui!».
«No che non mi sono scordata di voi! È solo che è difficile tornare qui, senza di lei».
«Lo so. Anche per me è difficile. Mi manca, sai? Eravamo amiche da cinquant’anni. Lo vuoi nu cafè?».
«No, Donna Mariettina, grazie. Vorrei andarmi a riposare un po’».
«Vai, bella, vai. Se hai bisogno sugnu supra».
«Va bene, grazie».
Agnese guardò le chiavi di casa, le strinse nel pugno, inspirò profondamente e andò ad aprire la porta.
Accese la luce del corridoio e venne