Parigi
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Sono solo alcune delle immagini, delle letture possibili di una guida di Parigi che prende vita da quella di otto donne straordinarie che in questa città hanno vissuto, lavorato, gioito e sofferto. Otto vite per altrettanti itinerari, punteggiati da indirizzi dove dormire, amare e mangiare, alla scoperta dei luoghi che ancora conservano i colori, i suoni e i profumi di donne senza tempo. E accanto alle vicende di queste parigine - di nascita o di elezione - lo sviluppo dei quartieri che ne hanno segnato l’esistenza. Per percorrerne ancora oggi le vie e scoprirne i palazzi, i musei e i monumenti, così come entrare negli hotel, nei teatri e nei bistrot, eterni protagonisti della Ville Lumière.
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Book preview
Parigi - Camilla Marini
Camilla Marini
Parigi
Tutti i diritti riservati
Copyright ©2017 Oltre edizioni
www.oltre.it – info@oltre.it
ISBN 9788897264934
Collana * il Dragomanno diretta da Raoul Tiraboschi
Schizzi realizzati da
Sem Galimberti
OLTRE EDIZIONI
Respirando Parigi, si conserva l’anima. Victor Hugo, I miserabili
L’AUTRICE
Camilla Marini, nata a Gemona del Friuli nel 1973 ma trapiantata a Milano da oltre vent’anni, ha studiato Filosofia alla Statale di Milano per poi prendere altre strade, a un passo dalla tesi di laurea.
Lettrice compulsiva, lavora come giornalista freelance, occupandosi di costume, viaggi e cucina; adora la sua città d’adozione ma non sa resistere all’idea di lasciarla, di tanto in tanto. Vive con la figlia Beatrice e due gatti lavativi e, appena può, fugge a Parigi. Quando non può, la sogna. E, per essere felice, le basta il pensiero che quella città esista.
Guardare la Senna con gli occhi inquieti di Camille Claudel. O con quelli, ambiziosi, di Gabrielle Coco
Chanel. Scendere dalla collina di Montmartre con l’entusiasmo di Suzanne Valadon, giovanemamma di Utrillo, al suo primo appuntamento con Edgar Degas. Ritrovare il caos e la poesia di Menilmontant e Belleville, palcoscenico di Edith Piaf bambina, il trambusto intorno all’Odeon, regno di Sarah Bernhardt, e la pace del Palais Royal, sotto casa di Colette. E, ancora, l’allegria incosciente di Kiki, indiscussa regina di Montparnasse, e le illusioni di Margaretha, per tutti Mata Hari, principessa per una notte al museo Guimet.
Sono solo alcune delle immagini, delle letture possibili di una guida di Parigi che prende vita da quella di otto donne straordinarie che in questa città hanno vissuto, lavorato, gioito e sofferto. Otto vite per altrettanti itinerari, punteggiati da indirizzi dove dormire, amare e mangiare, alla scoperta dei luoghi che ancora conservano i colori, i suoni e i profumi di donne senza tempo. E accanto alle vicende di queste parigine - di nascita o di elezione - lo sviluppo dei quartieri che ne hanno segnato l’esistenza. Per percorrerne ancora oggi le vie e scoprirne i palazzi, i musei e i monumenti, così come entrare negli hotel, nei teatri e nei bistrot, eterni protagonisti della Ville Lumière.
PREFAZIONE
COCO Concorde-Madeleine-Vendôme
L’apparenza inganna
Un’infanzia da rifare
Riposare stanca
Affari d’amore
Amiche influenti
Sul lungofiume
Dalle Tuileries alla Concorde
Giardini trionfali
Presidenti e contesse
Tra chiese e teatri
Ma la casa dov’è?
Mangiare e bere
Dormire
COLETTE Palais-Royal
Una giovane sposa
Cercando la campagna
Arrivo a Palazzo
Dai tradimenti alla lealtà
Ritorno in rue de Beaujolais
Nel cuore della Ville
A passeggio tra i passage
Mangiare e bere
Dormire
CAMILLE Île Saint-Louis
Una targa su quai de Bourbon
La città delle arti
Un lento distacco
L’Île Saint-Louis, un rifugio sull’acqua
L’ultima esposizione
Una passeggiata sull’isola
Lungo rue Saint-Louis en l’Île
Gli hôtels particuliers di quai d’Anjou
Ancora un saluto a Camille
Fuori percorso: il Musée Rodin
Divagazioni sull’Isola – Gli altri indirizzi
Mangiare e bere
Dormire
SARAH Odéon – Saint-Sulpice
Oltre le apparenze
Un treno nella notte
Consigli di famiglia
L’arrivo alla Comédie
La felicità abita all’Odéon
Parigi assediata
L’Odéon. Oggi
Una via letteraria
Un confine importante
La strada dei record
Il giardino delle meraviglie
Il vicolo delle storie
Lo spettacolo continua
Mangiare e bere
Dormire
KIKI Montparnasse
Dalla Borgogna alla capitale
Arma a doppio taglio
Il mondo in un quartiere
Poveri ma geniali
Musa surrealista
Un boulevard di confine
Dagli atelier al cimitero
Note dolenti e angolini incantati
Vie di artisti e di borghesi
Nel cuore del quartiere
Tra i ricordi di Campagne-Première
Mangiare e bere
Dormire
MARGARETHA Musée Guimet – Chaillot
Serata al museo
Da Lione alla capitale
La danzatrice misteriosa
Un successo incondizionato
Indiana d’Olanda
Incanto e dramma
Nella nuova Babilonia
Un finale crudele
Tra i tesori del Guimet
La luce del Baccarat
La moda in mostra
Un palazzo per due musei
Oltre la Senna, sotto la Tour
Mangiare e bere
Dormire
SUZANNE Montmartre
Sulla collina dei mulini
La gatta di Montmartre
Nei bistrot degli artisti
La scoperta di Toulouse
«Siete una di noi»
Da Marie a van Gogh
Dal Bateau-Lavoir al Maquis
Château, maison e musée
A casa di Suzanne
Verso il Sacré-Coeur
Fuori percorso
Mangiare e bere
Dormire
ÉDITH Belleville-Ménilmontant-Père-Lachaise
Sotto altre luci
Una partenza burrascosa
Artista suo malgrado
Un ingaggio insperato
Anime gemelle
Porto cittadino
Tappe di vita
Verso il Père-Lachaise
Ricordi di Ménilmontant
Mangiare e bere
Dormire
Libri consultati
Ringraziamenti
PREFAZIONE
Parigi è facile da amare. La sua bellezza sembra non finire mai di stupire chi la guarda, per i suoi monumenti famosi in tutto il mondo e per qualche scorcio che abbiamo scoperto solo noi e custodiamo gelosamente nel cuore. La città regala emozioni ad ogni angolo e sembra offrirsi senza pregiudizi a chi la voglia visitare con molta fretta, magari una sola volta nella vita, e a chi invece desidera tornarci spesso. È capace di farsi apprezzare proprio da tutti, senza distinzione di nazionalità e culture, basterebbe la Tour Eiffel, i ponti sulla Senna e il Louvre per incantare chiunque.
E invece Parigi, lo sappiamo, è molto di più. Oltre al patrimonio di opere monumentali e architettoniche che la caratterizzano, alle numerose dimore che coprono almeno quattro secoli di storia, a un numero impressionante di piccoli e grandi musei, ai suoi giardini e parchi cittadini, alle sue famose boutique, nella Ville Lumière batte il cuore della gente che la vive ogni giorno e dei ventotto milioni di turisti che passano ogni anno. Insieme affollano le strade e le piazze confondendosi tra di loro, perché a Parigi mangiare a tutte le ore del giorno, apparire come un flâneur in qualche bistrot del centro o domandare un'indicazione non dà fastidio a nessuno, la città accoglie sempre volentieri chi l'ama e fa di tutto per soddisfare le differenti esigenze di chi la frequenta.
Fianco a fianco di chi è lì per lavorare o rilassarsi, fare il turista, lo studente o l'impiegato, la metropoli francese non è solo una bella cartolina dai panorami indimenticabili e dai tramonti romantici, ma ha dato e continua dare chance di vita a coloro che abitano i suoi venti arrondissement.
Ogni quartiere ha la sua identità ed è numerato secondo una spirale che parte dal centro della città e gira in senso orario, affittare un appartamento o una camera d'albergo in una zona piuttosto che in un’altra può risultare più o meno gradevole secondo i propri gusti personali. Il vivace Marais, pieno di boutique e molto amato dagli italiani, è profondamente differente da Passy, dove si è insediata l'alta borghesia francese rendendo la zona molto tranquilla e residenziale. Così Saint-Germain-des-Prés, il quartiere elegante delle gallerie d'arte, è molto diversa da Belleville, multietnica e popolare, noto riferimento parigino per la street art.
La Ville, quindi, è tutta da conoscere e, se si ha tempo, non va trascurato alcun arrondissement per poterle dare le attenzioni che si merita, proprio come a una bella donna. E Parigi in tema di femminilità è sempre stata un punto di riferimento mondiale, non solo per la moda. Qui sono nate molte stelle che continuano a brillare e che saranno per sempre immagini eterne legate alla vita di questa città.
Le loro storie consumate tra boulevard, faubourg e giardini in fiore hanno lasciato un segno indelebile non solo in chi ha avuto la fortuna di conoscerle personalmente ma anche in tutti coloro che si accorgono, guardando una porta, un'insegna o una boutique, che queste donne di talento non sono mai andate via.
Cris Thellung
COCO
Concorde-Madeleine-Vendôme
L’apparenza inganna
Capita che la timidezza sia confusa con la superbia. Ma anche la presunzione può travestirsi da modestia. A volte l’apparenza più lineare nasconde una raffinata complessità, e dietro una facciata di purezza si riparano le più tormentate oscurità. Gabrielle Chanel di semplice aveva ben poco. Perfino da piccola, quando il mondo le era ancora sconosciuto, cercava la solitudine per poter mettere ordine a quella gran massa di pensieri che già le affollava la testa. Poi, divenuta ragazza, avrebbe imparato che certi giochi della mente andavano tenuti nascosti, altri esibiti a sorpresa, meglio se camuffati con un motto di spirito.
Giunta a Parigi tra il 1909 e 1910 grazie all’appoggio di almeno due uomini, l’uno molto amato, l’altro non si sa, la donna che nel giro di pochi anni rivoluzionerà il gusto di milioni di donne si presenta alla buona società come un’onesta lavoratrice, quasi umile nel suo rintanarsi in casa, dividendo il proprio tempo tra il laboratorio al 21 di rue Cambon e l’appartamento in avenue Gabriel.
Certo, già qui gli elementi si confondono. Parliamo di una donna di neppure trent’anni, dalle origini non troppo chiare, che giunge in città dalla provincia e impianta un negozio di cappelli in una via del centro più lussuoso, a un passo dalla luccicante place Vendôme e dalle vetrine di rue Saint-Honoré. Va detto che la campagna era quella del castello di Royallieu, in Piccardia, dove la giovane aveva vissuto diversi anni come amante del ricco Étienne Balsan, giocatore di polo e appassionato allevatore di cavalli.
Del bel mondo, quindi, Gabrielle ha già avuto un assaggio. Ha imparato a stare zitta nel corso delle cene affollate dagli amici parigini del padrone di casa, a farsi da parte quando la scena è occupata dalle sue amiche intime, spesso attrici e cortigiane d’alto bordo che lei osserva critica, in silenzio. Sui suoi anni precedenti, ha già imparato a bluffare. Étienne sa di averla raccolta in un café-chantant dove lei si esibiva con la bella zia Adrienne, sua quasi coetanea e a tutti presentata come sorella, ma lui stesso non indaga più di tanto sulla vita precedente di quella bestiolina scura tanto affascinante chiamata Coco dalla canzoncina Qui qu'a vu Coco dans l'Trocadéro?, suo pezzo forte al locale.
Un’infanzia da rifare
Gabrielle Coco
Chanel non è una ragazza di buona famiglia, ma neppure una delle grandes horizontales tanto amate nei salotti Belle Époque. Potrebbe diventarlo, certo, e i suoi primi anni in società sono quelli di una demi-mondaine, non esattamente una prostituta, ma di sicuro non una signora. Niente di male, a patto che non si desideri salire di livello, passaggio reso possibile solo da un matrimonio d’alto rango o con ingenti donazioni da amanti munifici, capaci di dilapidare interi patrimoni per i begli occhi di una dama. Il problema di una buona nascita è che non si può comprare e, in fondo, neppure inventare di sana pianta.
Nata a Saumur, nei Paesi della Loira, il 19 agosto 1883 da venditori ambulanti dell’Alvernia, presto rimasta orfana di madre e abbandonata con la sorella presso l’abbazia di Aubazine, nel Limosino, dal padre che non rivedrà più, Gabrielle tenterà un aggiustamento a questa realtà considerata scomoda. Si inventerà negli anni una nascita borghese, in campagna, da ricchi contadini e allevatori. Parlerà di zie provinciali, severe e benestanti, che l’hanno cresciuta tra regole e divieti dopo la morte della povera mamma e la partenza del padre per certi suoi affari nelle Americhe.
Insomma, ai suoi occhi un’esperienza meno sconveniente rispetto a quella di un orfanotrofio e neppure così lontana dalla realtà. In fondo, sostituite le zie con le monache e il severo mobilio della casa di campagna con quello del convento, le regole contadine con quelle monastiche, gli elementi utili a giustificare quello che poi la ragazza diventerà ci sono tutti. Compreso il disperato bisogno di essere amata e l’attrazione fatale per la solitudine.
Che cosa abbia raccontato nel 1908 la giovane Gabrielle ad Arthur Boy
Capel non è noto, ma al momento dell’incontro all’intraprendente inglese le origini della ragazza interessano probabilmente poco. Quando si tratta di corteggiare una bella donna difficilmente un uomo si domanda da dove arrivi e quali vantaggi gli potrà offrire. Calcoli, convenzioni e opportunismi vari entrano in gioco, semmai, nel passaggio successivo, quello dell’ingresso in società. O quando ci si intende sposare. Boy però all’inizio del Novecento ha in mente altri affari. Come quello del carbone, che importa dalla sua Inghilterra e che all’epoca sta diventando più prezioso dell’oro.
Figlio di un armatore britannico che si è fatto da sé, Arthur Joseph Capel, e di una francese, Berthe Andrée A. E. Lorin, Boy non appartiene all’alta società, ma ha contatti con il bel mondo da una parte all’altra della Manica. In Inghilterra diventerà amico personale del primo ministro David Lloyd George mentre in Francia sarà il cocco di Georges Clemenceau, eppure si sente escluso da quella stessa casta che frequenta.
Tra i punti di contatto con la giovane Chanel c’è forse anche questo vivere in un ambiente che li accoglie ma non li considera completamente alla pari; l’una vince per il fascino, l’altro per le capacità negli affari, ma entrambi sanno da dove vengono e qual è il loro posto nella società gerarchica del tempo. In più, se l’uomo, grazie ai soldi e ai contatti, può ambire a un matrimonio che gli dia le chiavi del bel mondo, la donna sa che difficilmente un nobile potrà portarla all’altare senza mettersi contro la famiglia e buona parte del suo ambiente.
Boy e Coco si incontrano dunque nella zona franca offerta dal buon Étienne Balsan, che nel suo castello accoglie personaggi dell’alta società e del demi-monde, riuniti dalla comune voglia di divertirsi tra corse di cavalli, pranzi e feste. La relazione tra Étienne e Coco va avanti più o meno dal 1906, da quando cioè l’uomo ha portato la ragazza in campagna con sé offrendole, se non una fiaba, almeno una situazione migliore rispetto alla vita che le sarebbe toccata restando a Moulins, dove fa qualche lavoretto in un negozio di sartoria e la sera canticchia in un café-chantant.
Riposare stanca
A Royallieu Gabrielle per la prima volta scopre che cosa sia l’ozio. Le monache del convento di Aubazine l’hanno cresciuta infatti secondo la regola dell’ora et labora. Le hanno insegnato l’ordine, la pulizia e il rispetto di regole e orari, facendola vivere in un ambiente quasi asettico, in cui non esistono quasi colori, dove la luce che filtra dalle vetrate piombate trova nelle pareti spoglie ampie tele dove fare i propri giochi. Il bianco e il nero regnano sovrani, nelle divise delle ragazze ospiti dell’istituto come nelle vesti delle monache, non c’è spazio per il grazioso, semmai ce n’è per la bellezza, anche se si tratta di quella severa delle linee romanico-gotiche dell’abbazia.
Qualcuno ha voluto individuare nei fregi della chiesa l’ispirazione del futuro logo di Chanel, ma l’influenza del luogo va ben al di là di una lontana somiglianza tra il glifo del pesce, antico simbolo del Cristianesimo, e la doppia C incrociata della casa di moda. A voler cercare un’origine del rigore stilistico di Coco, ha più senso concentrarsi sulla stessa vita monastica, sulla linearità degli abiti e sull’instancabile attività delle donne del convento e delle loro assistite. A casa di Étienne tutto questo non c’è, anzi, le regole sono completamente rovesciate. Gli uomini non lavorano, o almeno non nel senso classico del termine, più che guadagnarsi da vivere fanno soldi, allevando i cavalli da corsa o mettendo a reddito i beni di famiglia; le donne, che non devono come nelle classi popolari portare a casa il pane né occuparsi di figli o mariti, hanno quale principale attività quella di spettegolare e farsi belle per l’amante in carica o per