Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

La ottava croce celtica: Nulla è come sembra
La ottava croce celtica: Nulla è come sembra
La ottava croce celtica: Nulla è come sembra
Ebook208 pages2 hours

La ottava croce celtica: Nulla è come sembra

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Milano, lunedì 4 ottobre 2016: ridotto a una maschera di sangue, Sean Stantford suona alla porta di Alex Martini, compagno ai tempi in cui entrambi erano al servizio di Sua Maestà Britannica. Certo che solo il vecchio amico possa aiutarlo, cerca di rivelargli il segreto di cui è venuto a conoscenza lavorando per un’importante personalità statunitense, ma riesce a pronunciare solo poche, sconnesse frasi. Cosa lega la ottava croce celtica di Belfast alle parole omicidio e nulla è come sembra? Deciso a capire chi e perché abbia ridotto Sean in quelle condizioni, Martini parte per l’Irlanda insieme a Jessy Queen, vecchia amica incontrata per caso qualche giorno prima dopo anni di lontananza. Una scia di morti e di violenza macchia il loro viaggio, al termine del quale riescono, comunque, a entrare in possesso di un cd in cui, protetto da un codice segreto, è nascosto il messaggio di Stantford: un terribile complotto mina dal profondo le vicine elezioni negli Stati Uniti, dove per la prima volta è una donna a correre per la Casa Bianca. Invischiato in una cospirazione internazionale dai contorni apocalittici, Alex deve correre contro il tempo per salvare la vita a migliaia di innocenti, in un inferno che lo porta inevitabilmente a confrontarsi con i dolorosi fantasmi del proprio passato, che da anni cerca di dimenticare.
LanguageItaliano
Release dateFeb 27, 2017
ISBN9788893330756
La ottava croce celtica: Nulla è come sembra

Related to La ottava croce celtica

Related ebooks

Thrillers For You

View More

Related articles

Related categories

Reviews for La ottava croce celtica

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    La ottava croce celtica - Carlo Legaluppi

    © Alter Ego s.n.c., Viterbo, 2017

    Collana: Specchi

    I edizione digitale: febbraio 2017

    ISBN: 978-88-9333-075-6

    www.alteregoedizioni.it

    Dedicato alle persone amate:

    a quelle che mi sono accanto

    e a coloro che vivono nei miei ricordi.

    "Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita

    incontrerai tante maschere e pochi volti".

    (Luigi Pirandello)

    Lunedì 4 ottobre 2016 – dalle ore 20:00 – Milano

    L’immagine riflessa dal frammento di specchio incrostato, appena illuminato dalle fioche luci dei lampioni esterni, gli richiama alla mente i tratti di un volto conosciuto.

    Devono però trascorrere alcuni interminabili istanti prima che riesca a metterlo a fuoco e, soprattutto, a rendersi conto che si tratta della sua faccia. O, meglio, di quello che ne resta.

    Gli occhi, velati dal sangue che cola dai profondi tagli che solcano le arcate sopraccigliari, sono ridotti a due livide fessure la cui apertura gli procura indicibili fitte al cervello, le labbra sono spaccate in più punti e il naso sembra una palla tumefatta. Il sangue rappreso e la polvere coprono i jeans e il maglione marrone che indossa sotto a un giubbotto blu sdrucito, di almeno una taglia più grande della sua.

    Sputa il sangue e il muco che gli riempiono la bocca e si mischiano al sapore salato delle lacrime che scendono come rivoli inarrestabili lungo le guance.

    Lo spettacolo è grottesco, ma nulla rispetto ai dolori lancinanti che prova in ogni parte del corpo.

    Avrò tutte le costole rotte e qualche osso fuori posto. Merda! Merda! Fottutissima merda! Perché sono in questo cesso di buco? Devo assolutamente ricordare come ci sono arrivato. Pensa, sforzati di pensare! Accidenti! Dimentica le fitte, allontana la paura folle che ti attanaglia lo stomaco. Pensa….

    Si guarda intorno e, nella penombra, si rende conto di essere in uno squallido locale maleodorante; il pavimento è coperto di detriti e di escrementi, la porta semidivelta e attraverso l’unica finestra irrimediabilmente danneggiata si vede in lontananza un cartello corroso dal tempo e male illuminato: Milano Porta Garibaldi.

    Sforzando la vista riesce a mettere a fuoco i binari interrotti, la desolante immagine di un paesaggio esterno sporco e silenzioso e, solo allora, comprende di trovarsi in una zona della stazione abbandonata da tempo.

    All’improvviso immagini dolorose squarciano la nebbia che gli offusca la mente e, finalmente, ricorda: rivede la rabbia, l’impotenza, il terrore, il tormento. Ricorda le sevizie, la fuga mentre veniva trasferito come un pacco da un luogo a un altro, ma come è finito a Milano non riesce assolutamente a ricordarlo. Anche se era proprio Milano la sua meta… prima che lo prendessero.

    Quasi senza pensare apre il rubinetto arrugginito e lascia sgorgare il gelido getto che, da marrone scuro, piano piano si schiarisce fino a risultare quasi limpido.

    Con grande difficoltà fa scorrere l’acqua sui capelli incrostati di terra e sangue. Si lava il viso, non senza lasciarsi sfuggire soffocati gemiti di dolore ogniqualvolta sfiora uno dei tagli o dei lividi che gli costellano la faccia.

    Per il resto del corpo la soluzione migliore è non guardare per non impressionarsi, tanto bastano già le fitte laceranti e la difficoltà di respiro a fargli capire che lo hanno ridotto proprio male. Si asciuga come può con la manica del maglione ed esce fuori dal locale. L’aria fredda lo fa rabbrividire, ma almeno lo scuote dal torpore che lo stava attanagliando.

    Si mette in cammino, cercando di orientarsi in una città che ha visitato solo una volta molti anni prima. Conciato in quel modo non può certo fermare qualcuno per chiedere informazioni e nelle tasche non ha neppure qualche spicciolo per la metro.

    Ha comunque ben chiaro in mente che la sua destinazione si trova non lontano dalla Stazione di Porta Garibaldi, nei pressi di Parco Sempione.

    Sempre che Alex abiti ancora lì. Se nel frattempo si fosse trasferito senza modificare l’indirizzo sull’elenco telefonico sarebbe proprio un bel guaio, anche perché le forze gli sfuggono a ogni passo e il respiro affannoso gli procura dolori sempre più intensi, che si propagano in ogni parte del corpo.

    Si muove con circospezione nel buio profondo di un cielo senza stelle, appena rischiarato dalle insegne al neon dei negozi chiusi e dai pochi lampioni funzionanti.

    I dintorni della stazione cominciano ad animarsi di figure curve e incerte che portano sul volto i segni indelebili della sconfitta, negli occhi un’infinita vacuità e nel corpo i tremori convulsi di chi è in crisi di astinenza o in procinto d’iniettarsi una dose.

    Uno scenario cupo e triste, ma è proprio quello che gli serve per allontanarsi in silenzio e senza essere notato, mescolandosi a quell’umanità in disfacimento.

    Ogni volta che scorge in lontananza i fari di un’auto il terrore lo pervade e si appiattisce lungo i muri, cercando gli angoli più bui per nascondersi.

    Cammina per un tempo che gli sembra infinito, imprecando per il dolore, mentre lentamente scende dal cielo una coltre di nebbia umida e lattiginosa che avvolge ogni cosa, rendendo il paesaggio impalpabile e irreale. Il bianco sudario lo nasconde agli sguardi, comunque indifferenti, dei pochi frettolosi passanti che camminano lungo i viali alberati sui quali si affacciano grandi palazzi d’epoca, intervallati da moderne residenze.

    Con enorme fatica riesce ad arrivare al numero 12 di via Carlo Maria Maggi. Si guarda intorno con preoccupazione e, quasi strisciando, si avvicina al cancello di un’ampia villa ottocentesca, disposta su due piani e circondata da un grande giardino alberato.

    Legge la targhetta dorata sul campanello, Martini-Miller, e brividi incontenibili gli scuotono tutto il corpo, accentuando i già insopportabili dolori che prova e togliendogli le ultime stille di forza. Alex abita ancora lì!

    Suona. Silenzio. Attende alcuni secondi e suona nuovamente, con la mano sempre più tremante al pensiero che possa non essere in casa.

    Improvvisamente il silenzio viene rotto da una voce dal timbro stentoreo. «Chi è?».

    Sentendo quel tono i battiti del suo cuore accelerano in maniera vorticosa e gli rimbombano nelle orecchie. Cerca di sorridere ma, appena ci prova, un dolore acuto gli trapassa il cervello e riesce appena a mormorare: «That’s me… Sean… Sean Stantford. Alex… help me, please…»¹.

    «Sean Stantford! Accidenti, non è possibile… Dopo tutti questi anni! Ti apro il cancello immediatamente!».

    Quando Alex lo vede stenta a riconoscerne i lineamenti dietro quella maschera di sangue rappreso ma, dopo un attimo di esitazione, esclama: «Per la miseria Sean, ma sei proprio tu? Cosa ti è successo, sei finito in una scarpata o in un tritacarne acceso?». Poi allarga le mani per abbracciarlo ma Sean, ormai privo di qualunque energia, gli crolla addosso con un gemito straziante.

    «Blanche corri, vieni ad aiutarmi!» grida Alex rivolto all’anziana donna che si è affacciata alla porta della villa, e assieme riescono a portare in casa Sean, distendendolo sul letto della camera al piano terra.

    «È un tuo amico? Com’è ridotto, poveretto! Lo hanno proprio massacrato!» domanda avvicinandosi alla stanza la giovane ed elegante signora che un attimo prima era seduta su uno dei divani del salone.

    «Sì, è un mio vecchio amico… Sean Stantford…».

    Alex risponde istintivamente, ma pensa che Sean, più che un semplice amico, era stato un fondamentale punto di riferimento della sua vita passata che credeva non sarebbe più riapparso. Per lungo tempo era stato la persona a lui più vicina, il suo unico confidente, l’uomo al quale aveva affidato la propria vita e che gli aveva affidato la sua. Poi, nel 1998, lui aveva chiesto il congedo, mentre Sean era rimasto al servizio di Sua Maestà Britannica. Si erano tenuti in contatto per qualche anno e Alex gli aveva anche detto che si era trasferito a Milano, nella villa di famiglia dove erano stati assieme durante una breve licenza nel 1997. Sapeva che Sean aveva poi lasciato l’esercito ed era stato prima arruolato dal controspionaggio inglese e, successivamente, era finito a fare la guardia del corpo a un grosso papavero dell’Amministrazione degli Stati Uniti. Dopo un po’ di tempo e senza alcun motivo particolare avevano cessato di telefonarsi e si erano definitivamente persi di vista. Fino a quella sera…

    Improvvisamente si scuote con un fremito e il suo sguardo si fissa sulla figura martoriata distesa sul letto. Allora si rivolge a Blanche con fare concitato: «Presto, dell’acqua calda, asciugamani puliti, disinfettante, cerotti e tutto quello che trovi per medicare queste ferite!».

    «Provvedo subito, Sir Alex».

    «Sir Alex? Ma non ti pare anacronistico nel ventunesimo secolo? Quando l’ho vista non l’avevo riconosciuta e mi sono subito sentita a disagio. È così… così ingessata e compita! Sembra appena uscita da Mary Poppins!» sbotta la giovane signora.

    «Dio, Jessy! Non sei affatto cambiata! Come ricorderai, Blanche Norman era la governante della mia famiglia quando abitavamo in Irlanda. Io le ero particolarmente affezionato e quando mi sono trasferito a Milano ha accettato di seguirmi. Da allora si occupa di me e della casa in modo ammirevole. Ho cercato più volte di farmi dare del tu e chiamare solo Alex anche in presenza di altre persone, ma ci ho rinunciato quando ho capito che l’avrei costretta a fare una cosa per lei imbarazzante e inconcepibile. Per fortuna ha smesso da tempo di chiamarmi Signorino…».

    Jessy mostra allora un radioso sorriso e sussurra: «Capisco, anche se la cosa mi suona sempre strana, ma se va bene a voi due…».

    Alex si sofferma un attimo su di lei e pensa che quando Jessy Queen sorride tutto il mondo intorno si accende di luce scintillante. Era sempre stata una donna molto attraente, con quegli occhi verde smeraldo, i capelli corti di un biondo lucente e il fisico tonico e slanciato, ma ora, con la maturità degli anni (se non ricordava male ne doveva avere compiuti trentanove da pochi giorni), la sua bellezza appariva più intensa e piena. Oltretutto era anche intelligente e spiritosa, cosa che certo non guastava. Sicuramente doveva aver infranto molti cuori…

    Ricorda come si erano conosciuti molti anni prima a Dublino, quando lei aveva appena compiuto sedici anni e lui diciotto. Avevano subito provato una reciproca attrazione e se quel maledetto 23 ottobre del 1993 a Belfast la sua vita non fosse cambiata in maniera così repentina e drammatica il rapporto tra loro due avrebbe potuto pure… chissà. Ma non era andata così. La rabbia e la voglia di vendetta lo avevano indotto ad arruolarsi nell’esercito britannico e ad allontanarsi da quel mondo che includeva anche Jessy e che gli ricordava troppo la tragica morte di sua madre. Per più di vent’anni non si erano rivisti e poi, all’improvviso, tre giorni prima si erano letteralmente scontrati nella Galleria di Milano e il tempo aveva cominciato a muoversi vorticosamente alla rovescia e si erano ritrovati a parlare come due adolescenti in un ristorantino sui Navigli. Lei era in Italia come turista e per perfezionare la lingua, per altro già eccellente. Quella sera avevano in programma di cenare a casa e, dopo mezzanotte, di andare in un locale del quartiere Isola dove suonano jazz, la musica preferita di Jessy. L’improvvisa apparizione di Sean aveva però sconvolto il loro programma.

    «Bisogna assolutamente trovare un medico» mormora Alex, scuotendosi da quel vortice di pensieri e notando solo allora che Blanche sta già pulendo e disinfettando i tagli sul volto dell’amico, che geme in uno stato di semicoscienza.

    Mentre solleva la cornetta del telefono per chiamare il pronto soccorso, si rende però conto che qualunque medico, di fronte a un uomo così martoriato, non potrebbe fare a meno d’informare la polizia. Una cosa, questa, assolutamente da evitare, almeno finché non riuscirà a comprendere in quale sorta di casino è coinvolto Sean.

    Comincia allora a farsi strada in un angolo nascosto del suo cervello, prima piano e poi in maniera sempre più decisa, un’idea che non gli piace affatto; ma più ci riflette e più gli sembra l’unica via d’uscita.

    Piuttosto che fare quella telefonata preferirebbe tuffarsi nelle cascate del Niagara o gettarsi nel fuoco dell’inferno, ma è per Sean, e deve farsi forza per chiamare quel numero di cellulare che tante volte ha cercato di dimenticare e che, chissà per quale recondito motivo, non è riuscito a cancellare dalla propria mente. Usandosi quasi violenza, compone il numero e rimane in attesa: uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette squilli.

    Ero certo che non avrebbe risposto, ma dovevo comunque provare.


    1 «Sono io… Sean… Sean Stantford. Alex… aiutami, per favore…».

    Lunedì 4 ottobre 2016 – dalle ore 22:00 – Milano

    Il brusio indistinto che proviene dalla televisione accesa nell’altra stanza le fa compagnia, mentre legge e ritocca per l’ennesima volta la relazione che domani presenterà al convegno al quale sono invitati alcuni dei suoi più illustri colleghi e le massime autorità italiane e straniere nel campo delle malattie genetiche.

    La dottoressa Melissa Rodonò, giovane e brillante ricercatrice universitaria, è abitualmente una perfezionista, ma in questo caso si tratta dell’occasione della vita e non può certo mancarla per un particolare o per un brutto scherzo giocato dall’ansia. Dopo anni d’intenso lavoro ha finalmente portato a termine un importantissimo studio su alcune malattie metaboliche ereditarie, che aprirà nuovi orizzonti in questa importante branca della scienza medica.

    La tisana calda accanto al computer l’aiuta a concentrarsi, mentre guarda con puntigliosa attenzione le frasi che scorrono sullo schermo. Forse sarebbe più adatto un caffè ristretto, ma l’agitazione è già tanta e non le servono altri stimolanti. Poi, all’improvviso, un suono continuo e fastidioso s’insinua nella sua testa, costringendola a interrompere la lettura e a guardarsi intorno alla spasmodica ricerca del cellulare che, come al solito, è nascosto chissà dove.

    Finalmente lo trova. Legge il numero che appare sul display e resta interdetta. Fa una smorfia di rabbia e, dopo un attimo d’indecisione, risponde seccata.

    «Alex? Ma ti sembra normale chiamarmi? E poi a quest’ora! Se non ricordo male i nostri rapporti si sono chiusi una vita fa e non certo in maniera amichevole!».

    «Hai ragione Melissa, scusami per l’ora e grazie di avermi risposto. Sinceramente non ci speravo. Se ti ho disturbata dopo tanto tempo è per una ragione davvero importante. Ho assolutamente bisogno di

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1