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La Bella Gioventù. Libro terzo. Le vacanze di Natale
La Bella Gioventù. Libro terzo. Le vacanze di Natale
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La Bella Gioventù. Libro terzo. Le vacanze di Natale

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About this ebook

CJ e Betta, appena trasferiti a Velletri da Palermo con i genitori, hanno a disposizione le tre settimane delle vacanze di Natale per ambientarsi nella cittadina prima che riapra la scuola, nonché a prendere confidenza con la casa scelta dalla madre, una vecchia villa in pietra disabitata da anni dall’aspetto tetro.

Natale e Santo Stefano trascorrono in un’atmosfera resa pesante dalle solite chiacchiere e dalle discussioni con i parenti.

CJ, snobbando inizialmente la nuova compagnia di amici che i cugini intendono presentargli, va in giro per conto suo iniziando con una visita al cimitero, dove conosce il custode, un uomo burbero e con la cattiva fama di ladro ed ex carcerato. Nonostante le raccomandazioni di zii e cugini di stargli lontano, trova in lui il primo vero amico, affascinato anche dall’alone di mistero che lo circonda e dalla sensazione di conoscerlo da sempre.

Le giornate post-natalizie trascorrono all’insegna di passeggiate per Velletri e incontri con ragazzi dediti a passatempi da delinquenti, con i quali nascono inimicizie per via del carattere non proprio tranquillo e remissivo di CJ. Sarà proprio in una di queste occasioni che Giulia si innamorerà di lui e inizierà a cercarlo per tutta Velletri pur ignorando chi sia e dove abiti, trascurando addirittura il suo fidanzato Walter.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateFeb 16, 2017
ISBN9788892649552
La Bella Gioventù. Libro terzo. Le vacanze di Natale

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    La Bella Gioventù. Libro terzo. Le vacanze di Natale - Eugenia Guerrieri

    casuale.

    Uno

    19 dicembre

    «CJ, VUOI IL CAFFÈ? È LA TERZA VOLTA CHE TE LO CHIEDO!»

    Seccato per l’interruzione, CJ alza gli occhi dal cellulare. Risponde con un brusco cenno di rifiuto e torna a concentrarsi su WhatsApp.

    «Sempre con il cellulare in mano, voi ragazzi di oggi! Posalo subito e vieni di là!» lo sgrida la signora Maria.

    CJ non ha voglia di litigare già dal primo giorno, si rassegna a salutare gli amici. Continuerà a chattare più tardi, quando sua nonna andrà a riposare.

    Torna controvoglia in salotto, dove suo padre discute animatamente con lo zio Antonio sulla necessità di correggere o no il caffè con la sambuca. Lui sostiene di sì, affermando che il caffè corretto con la sambuca sia più buono, mentre il fratello maggiore è del parere contrario e lo rimprovera per la sua folle prodigalità verso gli stravizi.

    «Quando smetterai di farti del male? Sei un uomo di mezza età e dovresti essere maturo!»

    «Che c’entra l’essere maturi con il volere la sambuca nel caffè?» chiede CJ, entrato dalla porta/finestra che dà sulla veranda.

    Il suo intervento non richiesto provoca un immediato attacco di nervosismo nello zio. «A tuo padre non occorre l’avvocato difensore, sei pregato di farti gli affari tuoi!»

    «Ah, davvero?» CJ incrocia le braccia. «Perché sembra essere sotto processo, allora?»

    «Ha ragione lui! Voglio solo la sambuca, mica ho fatto chissà cosa… smettila di rompere le scatole!»

    «Io rompo le scatole?!», si offende Antonio. «Quando mai!»

    «Ma se ti buttiamo fuori dalla porta e rientri dalla finestra!»

    «Il mio è affetto fraterno

    «Ora basta. Fate pace e prendete il caffè.» La signora Maria porta a tavola un bel servizio di porcellana a fiorellini rosa e fissa entrambi i figli con severità. «E smettetela di guardarvi così! Tra fratelli non si dovrebbe litigare!»

    «Dove sta scritto?»

    «CJ, si può sapere cosa vuoi e perché sei qui?» lo redarguisce la nonna.

    «Mi hai chiamato tu, stavo tanto bene in cameretta!»

    «Hai ragione, mamma, non dovremmo litigare. Ma tuo figlio si diverte a farmi perdere la pazienza!» si giustifica Antonio.

    «Che novità» sospira Genni. «Lo fa sempre, anche con me.» Guarda in tralice suo marito.

    «Mamma, non hai la sambuca?»

    «No.»

    «Sapevi che tornavo e non l’hai comprata?! Ma allora vedi che ho ragione a dire che siete esageratamente salutisti? Non dovrei bere, non dovrei fumare… che palle!»

    «Non succede nulla, se per una volta il caffè lo prendi senza.»

    «Senza non mi piace!»

    «Sei impossibile.» Antonio alza gli occhi al cielo.

    «Antò, smettila di rompere!»

    Gli sguardi di tutti si spostano sull’uomo alto e robusto appena entrato.

    CJ gli sorride addirittura, lo zio Nico non rientra nella lista nera dei parenti e il suo carattere allegro glielo rende particolarmente simpatico.

    «Che succede, stavolta? Cosa disturba il tuo codice morale?»

    «Se ti dice niente, non credergli. Discutevamo sulla necessità di correggere o no il caffè con la sambuca!»

    Nico scrolla il capo. «Sta polemizzando per un goccio di sambuca nel caffè? Dai, non ci credo.»

    «L’alcool lo rende ingestibile! Non ha combinato altro che guai tutte le volte che ha esagerato con il bere, a cominciare da…» Antonio si blocca in tempo, prima che dalla sua bocca escano parole spiacevoli, ma non può evitare che il suo dito indice punti in una certa direzione.

    Sentendosi chiamata in causa, Genni si irrigidisce. I parenti di suo marito attribuiscono la loro unione all’alcool, poi c’è chi riesce a nascondere meglio questo pensiero e chi no.

    «C’è una bella differenza tra il mettere un po’ di sambuca nel caffè e bere troppo!» si difende il diretto interessato.

    «Per esempio quella signorina trovata nuda nel suo letto a tre ore dal matrimonio faceva la differenza!» Nico assesta una gomitata ad Antonio.

    «E sta’ zitto!» Intercettando l’occhiata di Genni, suo marito si sforza di ridere. «Non farci caso, teso’, parla di un suo amico matto come un cavallo!»

    In diciotto anni di matrimonio, Genni ha imparato a riconoscere ogni suo singolo trucco su come passarla sempre liscia e le svariate tecniche di raggiro delle conversazioni quando virano verso argomenti che preferisce evitare.

    Se crede di potermi prendere per fessa, ha capito male. Gli sorride, sarcastica. «Oh, certo. Un amico fraterno

    «Che Dio mi fulmini all’istante se dico bugie!»

    «Scansiamoci, può essere pericoloso!»

    Nico viene afferrato per un braccio dal fratello minore e condotto in cucina, lontano da orecchie indiscrete.

    «A simpaticone! Senti un po’, per caso mi vuoi morto?»

    «Scusa, che ho detto di male?»

    «Tutto, dalla prima all’ultima parola! Se mia moglie si arrabbia con me…»

    «Vuol dire che ti ama, se no mica sarebbe gelosa» gli fa notare Nico.

    Il marito di Genni scuote la testa. «Succede che quando arriva l’ora di andare a letto, mi respinge. E siccome si arrabbia con me tutti i giorni…»

    Nico allarga le braccia, sconsolato.

    «Se voi tre avete finito di discutere» interviene la signora Maria, scocciata da tutto quel teatrino «vorrei informarvi che stanno per arrivare Max e Marta. Saranno qui a momenti!»

    «Gli hai detto di portare una bottiglia di sambuca, o devo chiamarli io sul cellulare?»

    «Tanto non lo faranno, scommetti?»

    «Vedremo, Antò. Vedremo.»

    «Non lo faranno. Max è d’accordo con me che bevi troppo!»

    «Ma la sambuca mica me la bevo!»

    «No?» La voce di Antonio è carica di sarcasmo. «Ci fai il bagno?»

    «La uso per correggere il caffè, perché senza mi fa schifo!»

    «Dove sono i ragazzi?» chiede la signora Maria a Max, senza quasi dargli il tempo di varcare la soglia di casa e togliersi il cappotto.

    «Li abbiamo lasciati all’EUR da Alessio e gli altri.»

    «Ma come, non dovevate venire tutti insieme? Potevate lasciarceli dopo!»

    «Con tutto il traffico che c’è in giro? Li vedrai a Natale.» Max alza le spalle e porge al gemello una bottiglia di sambuca. «Tieni, ubriacone.»

    «Ohhh, che bello, qualcuno pensa a me!» Il marito di Genni apre la bottiglia, aspirandone l’odore. «Hmm, buono!»

    «Sai che sembri un drogato

    «Perché gliel’avete portata?!» sibila Antonio in un orecchio di Max. «Non dicevate anche voi che beve troppo?»

    «Vuoi già farci litigare?! Comunque la sambuca non la beve, ci corregge il caffè.» Max allarga le braccia. «O almeno così dice!»

    «Sì, ma tocca vedere quanti ne prende al giorno!»

    Gli occhi di Antonio e Max sono puntati su di lui che, ignaro di tutto, cerca di convincere CJ ad annusare la sambuca. «Senti che buon profumo!»

    «Mi fa schifo quasi quanto l’odore dell’aceto balsamico» ribatte il ragazzo, respingendo la bottiglia.

    «Ti fa schifo?! Non sei normale, come puoi essere mio figlio?»

    Genni non riesce a nascondere un sorriso sarcastico.

    «Adesso che ho la materia prima, voglio assolutamente un caffè. Mamma, vai subito a prepararlo!»

    Antonio e gli altri fratelli trattengono il fiato. Nonostante l’età e il fatto di avere loro stessi una propria famiglia, non oserebbero rivolgersi alla madre con un simile tono.

    «Per…?», lascia in sospeso la signora Maria.

    «Per me e per chiunque altro lo vuole!»

    «Per fa…?»

    «Per farmi passare l’abbiocco del dopo pranzo!»

    La signora Maria lo guarda severamente.

    «Insomma, chiedi le cose con un po’ di educazione!» abbaia Antonio, non riuscendo più a trattenersi.

    «Per favore, mamma cara, andresti a preparare dell’altro caffè?» Il marito di Genni aspira nuovamente l’odore della bottiglia con aria soddisfatta e sospira di beatitudine.

    «Drogato» ripete Genni, scuotendo la testa con disapprovazione. «E piantala di accarezzarla, alcoolizzato che non sei altro!»

    «Parli come se tu non bevessi mai. Ieri ti ho vista, a cena dal Questore!»

    «La differenza è che non bevo a stomaco vuoto e non rischio il coma etilico! Chi non riusciva a svegliarsi, stamattina?»

    Annoiato, Antonio si schiarisce la gola. «Sentite, perché non la smettiamo tutti?» propone prima che la discussione degeneri in lite. «O stiamo facendo le prove generali per il pranzo di Natale?»

    «Perché ci sarai anche tu?! Che palle! Sempre presente, eh?» sbuffa il marito di Genni.

    «Ti dispiace? Peccato, sono sicuro che passeremo una bella giornata. E mi auguro che almeno a Natale Amanda ci faccia il regalo di essere meno acida! Non è possibile che una ragazza della sua età…»

    CJ gli sorride per la prima volta nella sua vita, lieto di non essere il solo a pensare che la cugina abbia dei seri problemi caratteriali. Antonio, che non è abituato a ricevere sorrisi da parte sua, gli lancia un’occhiata interrogativa a cui il ragazzo risponde alzando le spalle.

    Due

    «Come va con la tua ragazza di Palermo? Vi siete sentiti?»

    CJ non ha voglia di chiacchierare. Non dopo aver aspettato un tempo che a lui è sembrato un’eternità affinché qualcuno li notasse e andasse a prendere le loro ordinazioni. I camerieri gli erano passati accanto un’infinità di volte senza che nessuno si fermasse.

    Finché, stanco di essere deliberatamente ignorato, aveva preso in mano la situazione placcandone uno quasi con la prepotenza.

    Non riesco a capire perché tutti abbiano ‘sta fissa per Palombini. Voglio dire, è solo un bar!

    «Ahò, sto parlando con te! Vi siete sentiti?» Alessio aspetta una risposta, lo dimostra l’insistenza con cui lo fissa.

    CJ scuote la testa. «No, perché ci siamo lasciati proprio stamattina.»

    «Lasciati?!»

    «Certo! Io non credo nei rapporti a distanza, si finisce per sentirsi sempre di meno fino a smettere del tutto e le possibilità di tradire, o di essere traditi, aumentano.»

    «Giustissimo!» approva Saverio, da bravo uomo di mondo.

    Alessio ha insistito per invitarlo a tutti i costi, nonostante CJ non gli abbia mai perdonato di essere fuggito, una sera di tre mesi prima, abbandonando lui e i cugini nei guai su viale Europa.

    «Senza contare che nei rapporti a distanza si fa poco sesso.»

    «Tra l’altro!»

    «E una relazione senza il sesso è come la birra senza alcool!» Alessio si lascia sfuggire una risata garrula che fa capire quanto già sia sbronzo. Si becca una poderosa manata sulla schiena da Saverio, che gli provoca un accesso di tosse.

    «Che filosofo», commenta ironicamente CJ. «Se quando sei sobrio dicessi la metà delle cose intelligenti che dici da ubriaco…»

    «Comunque è un peccato. Era carina, vero?»

    «L’hai almeno salutata per bene, prima di lasciarla?» insiste Saverio.

    «Sì.» CJ lo fissa come a sfidarlo a dare anche a lui una pacca sulla schiena. «Ma oltre a essere carina, Rosa era anche molto sensibile e un rapporto a distanza non faceva per lei!»

    Saverio tentenna il capo. Bella scusa.

    «Sensibile quanto

    CJ sbuffa. «Che domanda stupida, Alessio! Come si può misurare la sensibilità? Quasi mi rimangio quanto ho detto poco fa, tu da ubriaco sei scemo come da sobrio!»

    «Che ne so? Chiedevo. La conosci tu, mica io!»

    «Parecchio sensibile. Vi basti sapere questo.»

    A questa affermazione non commentano né Alessio né Saverio e CJ resta in silenzio, ripensando alle difficoltà avute nel far partire la relazione.

    «Dopo il nostro primo appuntamento due cretine della nostra classe hanno pensato di insinuare in lei il dubbio che volessi solo portarmela a letto!»

    Alessio fa una faccia incredula. «Vorresti farci credere che non lo volevi?»

    «Sì che lo volevo!», ammette CJ.

    «Ahhh!»

    «Ma non volevo soltanto portarmela a letto.»

    «Ah.»

    «Quando finalmente abbiamo chiarito il malinteso, le ho detto che volevo innanzitutto conoscerla a fondo e instaurare con lei un rapporto speciale!»

    «Wow!» commentano contemporaneamente Alessio e Saverio.

    Qualcuno, alle loro spalle, se ne esce con un gorgheggio. «Uh-uh!»

    «Cos’è quel verso?» sbotta CJ.

    «È stata Amanda, che sta qui dietro da un po’ ad ascoltare.»

    CJ si gira a guardarla, seccato. «Amanda.»

    «CJ» ribatte la cugina con voce altrettanto gelida.

    Alessio scuote la testa. Ancora ai ferri corti…

    Nessuno dei due ha ancora dimenticato la lite avvenuta la sera prima che CJ e la sua famiglia ripartissero per Palermo.

    «Da quando in qua si origliano i discorsi altrui?» la apostrofa, caustico.

    «Da quando a te interessa instaurare con una ragazza un rapporto al di là della sola conoscenza biblica.»

    «Che ne sai? Mi capita ogni volta che ne incontro una che non sia scema.»

    «Interessante» continua lei in tono di sfottò. «E questo evento quante volte si è verificato?»

    «Due!», ammette seraficamente CJ.

    «Ah-ah-ah! Pochine, direi!»

    La ucciderei ogni volta che fa quella risata da strega cattiva delle favole pensa CJ. «Non è colpa mia se sono tutte sceme e sanno soltanto farsi i selfie con la bocca a culo di gallina! Come potrei pensare di fare un discorso serio con ragazze così?»

    Amanda gli punta in faccia un’occhiata penetrante. «Ma cosa ti importa? Il rapporto di conoscenza non biblica ti interessa solo in casi molto rari!»

    «Certo che sei proprio stronza, lo sai?» sghignazza Saverio, ricevendo in risposta un gesto volgare che contrasta nettamente con l’aria signorile che la ragazza è solita ostentare in pubblico.

    «Cretino!» dice, seria.

    Crrretino! le fa mentalmente il verso Saverio.

    «Allora, Arianna, ne sei proprio sicura?»

    «Ma certo, smettila di chiedermelo ogni due minuti! Cosa credi, che non l’abbia mai fatto?»

    Avvinghiata a un ragazzo di nome Marco nella Toyota Yaris blu di lui, la sorella di Alessio è pronta al grande passo. Sono al loro terzo appuntamento e Marco è ancora fermamente convinto che quella graziosa ragazza dai modi spigliati e insolenti abbia diciassette anni.

    Arianna è solita mentire sulla propria età ai ragazzi con cui esce, di solito maggiorenni e automuniti, perché i suoi coetanei la annoiano da morire. Lei si reputa più matura e vuole una relazione fisica, desidera provare emozioni nuove. Altro che il timido bacetto sulle labbra a fine serata! Quello si faceva ai tempi di mia madre!

    È decisa a battere le amiche sul tempo facendo sesso prima di loro e Marco le sembra il tipo giusto. Non importa se debba accadere in una macchina parcheggiata lungo la strada dove abita, ormai ha la testa piena delle sciocchezze inculcatele dalle compagne di scuola più sveglie, che a dodici anni si sentono già donne, e non attribuisce importanza ai valori di una volta.

    La tradizione di arrivare vergini al matrimonio è caduta in disuso già da molto, ma tra le sue coetanee ne vige una addirittura peggiore: fare sesso il prima possibile per sentirsi superiori alle altre e potersene vantare il giorno dopo a scuola, durante la ricreazione.

    Per quelle ragazzine non c’è soddisfazione più grande dell’essere invidiate da quelle che a malapena hanno dato il primo bacio. Arianna non aspira a una prima volta romantica, vuol farlo e basta per godere l’indomani del suo momento di gloria.

    «Su, Cenerentola, affretta un po’ il passo e fai attenzione a non perdere la scarpetta. È mezzanotte meno dieci!»

    «Sfotti pure! Ma se devo rientrare a mezzanotte non è colpa mia» protesta Flavia, offesa per il tono di Amanda.

    «Mi domando cosa farai quando avrai un ragazzo. È assurdo che alla tua età…» Amanda si interrompe bruscamente. «Ehi, guarda un po’ chi c’è! Non è Arianna, quella che si sta rivestendo in fretta e furia nascosta dallo sportello della Yaris blu? Certo che ha proprio un bel coraggio, proprio sotto casa! Pensa se qualcuno si affaccia e la vede.»

    «Chi potrebbe affacciarsi, a quest’ora?»

    «Tuo padre ti aspetta in finestra?»

    «Di solito, no. Lo trovo all’ingresso che guarda l’orologio.» Flavia sospira.

    «In ogni caso se la vedessero tuo padre, zia Lella o zio Antonio, per lei sarebbe finita

    «Non farmici pensare», rabbrividisce Flavia. «Sai che scena? Mamma mia! Ho ancora impresso nella memoria quando la zia ha scoperto che Arianna si era imbucata alla festa della tua amica!»

    «Che ti importa, scusa, il peggio è suo!»

    Abitare nello stesso palazzo dei loro zii Antonio e Lella comporta la quasi totale mancanza di privacy. Non passa giorno in cui Antonio non si presenti da uno dei fratelli, per prendere un caffè e farsi mettere al corrente dei pettegolezzi più ghiotti. Amanda non vivrebbe lì neppure se la pagassero.

    «Ti è piaciuto?» chiede ansiosamente Marco, dopo che Arianna è risalita in macchina senza dire una parola.

    «Sì» mente lei, sollevata di non essere stata scoperta proprio sul più bello. Tra sé e sé si domanda se effettivamente fare sesso sarà sempre così, oppure se provando con un altro ragazzo migliorerà qualcosa. Due minuti calcola, guardando l’orologio. Si dava tante arie ed è durato due minuti.

    Sobbalza quando sente bussare al finestrino e, girandosi a guardare chi è, le prende un colpo. Amanda è lì, che sbircia dentro.

    «Chi è?», vuol sapere Marco.

    «Quella rompiballe di mia cugina. Abbassa il vetro, me ne libero subito!»

    «Arianna», le dice Amanda, «cosa stai combinando?»

    «Non ti riguarda» risponde sgarbatamente la ragazzina, scocciata. «Ma se proprio lo vuoi sapere, ho appena fatto quello che tu ancora ti sogni!»

    Invece di arrabbiarsi e urlare, Amanda sorride. «Ciao, zia!» esclama.

    «Merda!» I muscoli di Arianna scattano, facendole battere la testa contro il tettino dell’abitacolo. Ma quando vede che la madre non c’è, prova un sollievo smisurato. Questa zitella acida si è voluta prendere uno dei suoi soliti divertimenti che non fanno ridere per niente!

    «Ci sei cascata, eh?» la sfotte Amanda. «Pensa, invece, se fosse stato vero. Cosa ti saresti inventata per giustificare questo spettacolo indecente

    «Non vedo cosa dovrebbe fregartene!»

    «A me, niente. Sarei stata a guardare mentre ti trascinava fuori dalla macchina tirandoti per i capelli, per poi farti una faccia così a furia di sberle!»

    «Oh, piantala di rompere!» dice fiaccamente Arianna, non trovando nulla di sensato da obiettare, mentre Marco segue il battibecco tra le due in un silenzio perplesso.

    «Ti consiglio di salire a casa e filare a nanna, come le bambinette della tua età dovrebbero fare a quest’ora!»

    «Ma che vuoi?! Non impicciarti!» si spazientisce Arianna.

    A questo punto Marco si intromette. «Ma cosa succede?»

    «Niente, non darle retta!» dice Arianna, brusca.

    Il ragazzo si stringe nelle spalle, preferendo non indagare oltre. «Allora ci vediamo domani sera?»

    «Forse. Ti chiamo io, okay?» Arianna scende dalla macchina e soltanto allora si accorge della presenza di Flavia, che la guarda esterrefatta.

    «Come al solito non hai detto di avere solo dodici anni. Vero?» si informa Amanda con il tono di chi sa il fatto suo, appena il ragazzo di Arianna se ne va. «Tu scherzi troppo con il fuoco, prima o poi finirai per bruciarti!»

    Arianna apre bocca per replicare, ma nel farlo incrocia lo sguardo ammonitore di Flavia. «Buona notte» si limita a dire, avviandosi verso il cancello.

    Tre

    21 dicembre

    Alessio dorme beatamente al calduccio sotto le coperte nonostante siano già le 10. L’assemblea di istituto, per lui e per molti altri, rappresenta una valida scusa per non andare a scuola, assenti giustificati. Non interessa a nessuno che il vice Preside abbia più volte minacciato di abolirla, è un diritto inalienabile degli studenti e non può farlo.

    Sogna di trovarsi nello spogliatoio delle femmine, che dal canto loro si rifiutano di lasciarlo andar via, quando viene strappato al sonno dalla suoneria del suo cellulare.

    «E mò chi rompe? Uffa!» Con un sospiro allunga il braccio destro verso il comodino. «Risponde la segreteria telefonica di Alessio. In questo momento sono occupato, siete pregati di richiamare più tardi. Grazie e arrivederci!»

    «Sei ancora a letto?!», sbotta la voce di CJ.

    «Questo è un messaggio registrato», recita Alessio, «e un messaggio registrato non può rispondere!»

    CJ sbuffa, irritato. «Non fare l’idiota, so benissimo che al telefono ci sei tu e che non hai registrato nessun messaggio! Vieni alla Mondadori su viale Europa?»

    «Grazie, ma non mi va.»

    «Invece ti alzi e vieni. E sbrigati, anche! Hai capito?»

    «È una parola! Devo farmi la doccia, vestirmi…»

    «Ti concedo mezz’ora.» CJ riaggancia.

    Alessio resta con il cellulare in mano. «Che palle!» sbuffa. «Ma ti pare che adesso mi alzo ed esco per andare alla Mondadori?! Cosa mi chiede a fare se vengo, quando non mi lascia manco la possibilità di rifiutare?»

    Decide di ignorare l’ingiunzione e rimettersi a dormire. Se CJ si fosse arrabbiato, pazienza. Avrebbe fatto due fatiche.

    Si tira nuovamente le coperte fino al mento sospirando di beatitudine, ma ha appena chiuso gli occhi che Lella entra nella stanza senza avere la delicatezza d’animo di bussare prima, con straccio e spazzolone alla mano.

    «Sveglia! Sono le 10, devo lavare il pavimento della tua camera!» dice, alzando la serranda. «Giù da quel letto, forza!»

    «Uffa, mamma, io volevo dormire!» Il ragazzo nasconde la faccia sotto le coperte.

    «Alessio» perde la pazienza sua madre «il fatto che oggi ci sia l’assemblea di istituto, non ti autorizza a poltrire fino a tardi. Perciò alzati subito!»

    Rassegnato, Alessio è costretto ad alzarsi. «Va bene. A ‘sto punto vado alla Mondadori con CJ.»

    «Ecco, bravo. Così ti fai un po’ di cultura!»

    «Come se lei fosse ‘na cima!»

    Quando, dieci minuti più tardi, Alessio esce dalla doccia, trova la finestra spalancata nonostante il freddo e sua madre impegnata a passare energicamente lo straccio sul pavimento.

    «Permesso, scusa» dice, passando tra lei e il letto.

    «Non vedi che sto lavando per terra?!»

    «E devo aspetta’ che finisci? C’ho fretta!»

    «Una volta o l’altra farò spicciare casa a te, così ti renderai conto di quanto è faticoso. Vediamo se farai ancora lo stupido!» brontola Lella posando lo straccio e lo spazzolone in un angolo. «Ormai dovresti fartelo da solo, visto che sei grande!»

    Senza darle retta, Alessio si piazza davanti lo specchio e si passa il pettine tra i capelli fischiettando un motivetto.

    «HAI CAPITO O NO?!» strilla sua madre, esasperata.

    «Sì, ma’! Però non puoi aspettare che mi sono vestito?»

    Lella alza gli occhi al soffitto, invocando pazienza. Purtroppo i bei tempi in cui per farmi ascoltare ed obbedire lo minacciavo di dargliele di santa ragione con il battipanni sono un ricordo lontano! Percorre la stanza a grandi passi, fino alla porta. «Datti una mossa, intesi?», lo apostrofa.

    «Abbi fede, ma’. È regolare!»

    «E questa è l’ultima volta che ti pulisco la camera!»

    «Ohhh, guarda: c’è l’ultimo libro di George Martin, La Danza dei Draghi!» Smanioso, Francesco afferra un grosso volume da una pila decisamente alta e lo gira per guardare il prezzo. «E non costa neppure tanto, quasi quasi me lo compro!»

    «Parli come se a Velletri non esistessero le librerie.»

    «No, esistono, ma…»

    CJ già non lo ascolta più, ha adocchiato due ragazze che stanno curiosando tra gli scaffali un po’ più avanti. Si avvicina con un bel sorriso. «Ehi, ciao! Siete tutte e due così carine che non so quale guardare per prima!»

    «Chi di noi ti piace di più?», scappa detto alla più audace.

    «Così, su due piedi, non so dirvelo. Cosa guardate di bello?» CJ sbircia la copertina del libro che l’altra tiene in mano e fa una smorfia involontaria. Si ricompone subito dopo e sorride. «Avete letto Intervista col Vampiro? Quello è un bel libro.»

    «No, ma abbiamo visto il film. Capirai, ci sono Tom Cruise e Brad Pitt!»

    Il ragazzo alza gli occhi al cielo. «Okay, meglio se lasciamo perdere. Io mi chiamo CJ, mentre quello che se ne sta lì immobile e muto come se fosse imbalsamato è Francesco.»

    Prima che le due riescano a presentarsi a loro volta, Francesco decide improvvisamente di averne abbastanza. «Ti dispiace se pago e ce ne andiamo? Ho voglia di un cappuccino!», lo incalza.

    Il cugino lo guarda, seccato. «Aspetta altri cinque minuti.»

    «Non ti ho accompagnato per vederti rimorchiare!»

    «Guarda e impara, piuttosto! Non puoi prenderlo qui, il cappuccino? C’è una caffetteria, mi sembra!»

    «Scherzi?!» esclama Francesco, guardandolo come se avesse bestemmiato. «Questi fanno dei prezzi assurdi, un cappuccino costa 2 euro!»

    CJ sbuffa. «Capirai, che grande somma. Attento che diventi povero!»

    «Scusa, eh, con quella cifra al bar ne prendo due

    «Mi dispiace.» CJ sorride mestamente alle due ragazze. «Devo andare via, prima che a Francesco venga una crisi di astinenza.»

    «Pensi che ci rivedremo?»

    «Oh, sicuro, ma la prossima volta vengo da solo. E tu che hai da guardare?» apostrofa Francesco, che intanto ha pagato e lo fissa in silenzio.

    «Certo che non te ne lasci mai sfuggire una!»

    «Ha parlato quello che sembrava morto e che improvvisamente si è fatto venire voglia di cappuccino! Non mi hai nemmeno dato il modo di sapere il nome della moretta, mannaggia a te!» CJ afferra saldamente la testa di Francesco e la scuote con forza, come a volerne verificare il contenuto.

    «Ahia, no! Lasciami, mi fai male! La moretta si chiama Roberta.»

    CJ lascia la presa e lo guarda con scetticismo. «Che ne sai?»

    «Aveva il nome scritto con il pennarello sullo zaino, non lo hai visto? No, che domande. Eri troppo preso a guardare altro!»

    «E chiamami fesso!»

    «EHI! CIAO, CUGINETTI!» Alessio si sbraccia, agitandosi per farsi notare. Appena si avvicina riceve una poderosa sberla sulla nuca da CJ, che fissa oltraggiato. «Ahio!», si massaggia il punto colpito. «Perché

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