La profezia di Blake
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La profezia di Blake - Victoria Crystal
Bibbia-Apocalisse
CAPITOLO UNO
Per qualificarsi come Agenti dell'FBI i candidati dovevano essere cittadini Americani ed avere un'età compresa tra i ventitré ed i trentasette anni di età. Tutti gli Agenti Speciali dovevano avere almeno una laurea, ottenuta dopo quattro anni di studi in una Università` accreditata. Le reclute nominate per la posizione di Special Agent erano obbligate a completare un corso intensivo di sedici settimane all'Accademia di Quantico in Virginia. Le istruzioni riguardavano soggetti accademici e investigativi, accompagnati da idoneità` fisica, tattiche difensive e tiro al poligono. Alla fine dei corsi, i nuovi Special Agent sarebbero stati assegnati ad uno dei numerosi uffici sparsi in tutti gli Stati Uniti, basandosi all'abilita` dell'Agente e le necessita` della polizia burocratica. Faceva parte dell'incarico, che durante la sua carriera un agente speciale aveva, sottoporsi ai vari trasferimenti. L'FBI offriva corsi specializzati per centinaia di membri delle forze dell'ordine all'Accademia e in altre scuole di polizia, che includevano tiro al poligono, impronte digitali, sopravvivenza sulla strada, trattative e negoziazioni, l'informatica, indagini su omicidi, analisi del DNA e psicologia criminale.
La maggior parte dei poliziotti sognava di poter entrare a far parte del corpo speciale ma purtroppo non tutti beneficiavano di tale fortuna, durante l'intera carriera: i più fortunati esordivano, gli altri attendevano per anni la lettera di convocazione da Quantico.
Scarlett attraversò velocemente i corridoi della centrale di Forks, piccola cittadina dello stato di Washington. Quando giunse in centrale quel giorno e trovò una busta nel suo armadietto negli spogliatoi, non perse tempo e corse subito al piano superiore in ufficio, dove già da un paio d'ore Stella, sua collega ed amica nel privato, aveva iniziato il suo turno.
Erano le agenti più giovani del distretto: Scarlett aveva ventisette anni, Stella venticinque. Si erano conosciute ai tempi del liceo, perdendosi di vista negli anni del college ed infine ritrovandosi a lavorare insieme con la polizia di Forks, la loro cittadina natale. Avevano entrambe fatto richiesta di entrare all'FBI, augurandosi a vicenda di farcela a conquistare il posto nella polizia federale.
Scarlett si catapultò in ufficio, davanti alla scrivania di Stella, con la lettera trovata appena giunta quel giorno al distretto, mostrando con entusiasmo il simbolo che troneggiava stampato sulla carta.
«Mi hanno convocata a Quantico!» Esordì con voce tremante dall'emozione, i suoi occhi marroni lucidi dalla commozione e la felicità che le sprizzava da tutti i pori, comprese le efelidi. «Stella! Faranno di me un agente speciale» ribadì.
Stella osservò la lettera con gli oscuri occhi spalancati ed il volto perso nella riflessione. Frugò in un cassetto, togliendo una lettera che recava lo stesso simbolo stampato. Un sorriso la illuminò:
«Anch'io!» Annunciò.
Emisero entrambe un verso eccitato e saltellando si abbracciarono: la loro domanda era stata accettata e non avrebbero potuto chiedere di meglio. Ovvio che quattro mesi lontane da casa non sarebbero stati facili, ma stando unite la situazione si facilitava molto di più. Quando inoltrarono la domanda lo stesso giorno, non immaginarono neanche lontanamente che sarebbero state convocate insieme e per loro fu un gioia quella notizia.
Scarlett viveva sola a Forks, dopo aver lasciato la sua famiglia terminato il college, scegliendo una vita completamente indipendente per seguire i suoi sogni di evoluzione all'interno del corpo poliziesco. Ma non era completamente sola: da alcuni anni era fidanzata con Gary, un giovane che la incoraggiava sempre nel suo lavoro e tanta era anche la fiducia che le aveva sempre dato, anche dal momento che aveva fatto richiesta d'iscrizione alla scrivania federale. Gary, con tutta la dolcezza e la premura di un compagno fedele, promise a Scarlett che l'avrebbe aspettata, augurandole tutto il bene del mondo, giurando di non tradire mai la sua fiducia e facendosi promettere di stare attenta durante quel tirocinio: se le fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato.
Stella abitava insieme ai suoi genitori ed ancora non aveva trovato un compagno per la vita, ma non si dispiaceva di questo: gettava tutta l'importanza della sua esistenza sul lavoro. La sua famiglia, appena rivelò la notizia del suo trasferimento all’accademia in Virginia per quattro mesi, fu molto felice per lei, sapendo quanto la loro figlia ci tenesse a quella selezione, ma allo stesso tempo manifestò una certa preoccupazione. Sapevano che fare l’agente della polizia era già un lavoro molto pericoloso, sia per uomini che per donne, ogni giorno rischiavano la vita per salvare l'incolumità dei cittadini e per la loro salvaguardia, certamente fare l’agente dell'FBI avrebbe aumentato tali rischi. Sarebbe stata a contatto con casi molto rischiosi e la sua vita sarebbe stata doppiamente in pericolo, anche se molti agenti avevano avuto una vita vivace ma erano arrivati alla pensioni senza ferite. Stella cercò di rassicurare la famiglia: dopotutto erano solo quattro mesi in cui gli agenti venivano addestrati, solo se ritenuti idonei sarebbero diventati tali. Ribadì che la scelta di quel lavoro era stata sua, voleva aiutare le persone e, dove fosse necessario, salvare delle vite. La sua professione era rischiosa ma allo stesso tempo adorava quel mondo di cui faceva parte. Grazie a quel lavoro si sentiva viva.
Il trasferimento per l’accademia in Virginia venne programmato in poco tempo. A distanza di una settimana Scarlett, arrivata in anticipo all'aeroporto di Seattle, aspettava la sua collega con impazienza, raccogliendosi di continuo una ciocca dei suoi capelli a caschetto ramati dietro l'orecchio, incominciando a mordersi le unghie e fissare l’orologio in ansia: era tardi. Quel particolare distingueva le due: mentre Scarlett tendeva ad anticipare anche di mezz'ora sugli orari di vari appuntamenti, Stella era parecchio soggetta ai ritardi e vittima del demone-letto.
«Ultima chiamata per il volo 314, imbarco immediato!» Annunciarono all’alto parlante.
«Dio mio, che guaio» borbottò Scarlett tra sé e sé, non vedendo Stella arrivare, finchè una voce la chiamò in lontananza.
«Scarlett, sono qui» esclamò Stella giungendo di corsa trafelata.
«Meno male, ho temuto il peggio» l’amica sospirò di sollievo.
Scarlett era agitata sull’aereo: in ventisette anni non aveva mai avuto la possibilità di volare e gli unici mezzi che aveva utilizzato erano stati automobili, treni ed autobus, avendo sempre sofferto di una certa fobia per gli aerei. Il mezzo cominciò a muoversi ed acquistare velocità. Guardò Stella che pareva molto tranquilla.
L’aereo si alzò.
A Scarlett parve di sentire un masso schiacciarla a causa della pressione, chiuse gli occhi cercando di respirare finchè tutto non passò. Anche se la sensazione ovattata della pressione dell'aria e la leggera nausea l'avrebbero accompagnata per tutte le due ore e mezza di viaggio, si rivolse a Stella con un sorriso per affermare che si aspettava di peggio. Ma fu in quel momento che la vide non più così tranquilla: era diventata pallida come un cadavere.
Stella si appoggiò con una mano sulla fronte al bracciolo del sedile, aprì la sua borsetta e ne estrasse un contenitore di plastica ingoiando una pillola. Scarlett rimase a guardarla sbigottita.
«Lo sai, soffro di mal d’aria» esclamò Stella poco dopo.
Scarlett si era dimenticata di quel particolare e perplessa chiese: «Non ne hai fatto parola sul modulo per l'iscrizione, riuscirai a non farlo scoprire in questi mesi?».
«Ma sì, mi accade solo in aereo, non penso voleremo».
Quando parve star meglio le due iniziarono a chiacchierare riguardo ai loro progetti e cosa si sarebbero aspettate in quel periodo, ovviamente entrambe speravano di entrare a far parte dell’FBI. Poco dopo entrambe si addormentarono.
Non si resero conto del tempo che trascorse ma quando Scarlett riaprì gli occhi e guardò dal finestrino, notò che sotto l'aereo c'era una città. Il comandante comunicò di prepararsi all’atterraggio con le cinture legate. Nuovamente la ragazza avvertì quella sensazione spiacevole di vuoto a causa del cambio pressione ma si tranquillizzò quando l’aereo toccò terra e finalmente tirò un sospiro di sollievo.
Dopo il check-in e ed il ritiro bagagli, le due agenti uscirono dall’aeroporto e chiamarono un taxi. Era sera, le nove e mezza, le stelle brillavano nel cielo, la luna era al suo primo giorno di piena. Nonostante l’orario, il dovere le chiamava ed ordinarono al taxista di dirigersi all’accademia. Al loro arrivo trovarono ad accoglierle un giovane uomo, sui trentacinque anni circa. Aveva la pelle un po’ abbronzata e i capelli biondi. Le scrutò a lungo con i grandi occhi celesti, dipinti da un'espressione scocciata.
«Buonasera, sono Simon Glann. Inutile dirvi che sono un agente dell’FBI, e per quanto mi scocci doverlo fare, vi comunico che sarò il vostro tutor per questi quattro mesi. Siete sotto la mia responsabilità ed è compito mio assegnarvi compiti ed addestramenti da svolgere» si presentò così l'uomo, non appena le due si furono accomodate sulle sedie della sala d'attesa. «I vostri nominativi... Voi siete: Scarlett Thompson e Stella Vargas, giusto?» Si mostrò con fare alquanto frenetico, mantenendo sempre quell’atteggiamento scocciato. Le due si guardarono a vicenda, prima di annuire.
«Bene, ragazze. Vi avverto da subito: solo perché siete arrivate fino a qui e siete state selezionate, non pensiate di essere grandi abbastanza da saper tutto, siete delle pivelle, per quanto mi riguarda. Fare l’agente FBI non è per nulla un gioco, qua rischiamo la vita» aggiunse l’agente dando le spalle ed invitandole a seguirlo in un altro ufficio accanto al suo.
«Crediamo di conoscere molto bene ciò che comporta questo lavoro. Rischiamo ogni giorno la nostra vita per i cittadini di Forks» puntualizzò Stella accigliandosi.
Scarlett le diede una gomitata nel braccio: «Siamo pienamente d’accordo con ciò che ha detto» la corresse l’amica occhieggiandola.
«Noi agenti lavoriamo a ogni ora del giorno, se serve la nostra presenza dobbiamo essere attivi anche nelle ore notturne» continuò Simon Glann sedendosi dietro ad una scrivania con un portatile.
Scarlett si guardò attorno, notando che nell’ufficio c'era agitazione. «Siete molto indaffarati, vedo. Avete in mano qualche soggetto in particolare?» Domandò incuriosita ma anche con tono professionale.
Simon si fece scuro in volto e poggiò una pila di documenti davanti alle due ragazze, facendo loro segno di constatare da sole il caso che avevano tra le mani. Entrambe sfogliarono attentamente la documentazione: era evidente che il loro tutor le stava mettendo alla prova già varcata la soglia dell’ufficio.
Il caso presentava una serie di omicidi avvenuti uno dietro l’altro, svoltisi con la stessa modalità. Vittime trovate squartate da una lama. La ferita partiva dallo stomaco, risalendo poi verso il cuore e su ogni scena del crimine veniva sempre ritrovato un simbolo, scritto con lo stesso sangue del cadavere, un drago stilizzato. Il killer era in circolazione da ormai un anno ed aveva mietuto molte vittime, agiva specialmente durante i pleniluni, ma era così abile da non lasciare alcuna traccia di sè.
Da ciò che l’FBI era riuscito a scoprire, ognuna di queste vittime faceva parte di un circolo di corruzione e mafia. S'ipotizzava quasi una sorta di vendetta. Il killer non aveva nè nome nè identità, semplicemente l’avevano nominato il Drago.
«La modalità d’uccisione mi ricorda il karakiri, il classico suicidio che effettuavano in oriente» osservò Stella continuando a sfogliare i documenti, soffermandosi sulla foto di una vittima le cui mani era chiuse nell’impugnatura dell’arma del delitto.
«Ottima osservazione. Ma qui non si tratta di karakiri vero e proprio. Questi sono omicidi, il Drago ne ha solo preso l’usanza, forse ha qualche credenza