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Cliente abituale
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Ebook95 pages1 hour

Cliente abituale

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Fantascienza - romanzo breve (62 pagine) - Lo chiamavano l'Osservatore. Uccideva le escort d'alto livello, e ognuna di esse fruttava un bel gruzzolo. I soldi erano un incentivo, ma non erano il vero motivo per cui le uccideva. Finalista al Premio Nebula


Ruth è un'investigatrice privata che si trova a indagare sull'omicidio di una squillo: il tipico caso sul quale la polizia non ha intenzione di sprecare tempo. Ruth, come i poliziotti, ha un impianto cerebrale che le consente di controllare le proprie emozioni. Ma nel tempo ha cominciato a usarlo come si usa una droga, per cancellarsi dalla testa gli orrori a cui ha assistito in passato. Ken Liu trasforma una classica storia di indagine con la sua inventiva, riempiendolo di stupefacenti trovate tecnologiche, credibili ma anche sorprendenti.


Nato in Cina ed emigrato fin da piccolo negli Stati Uniti, Ken Liu è uno degli autori più interessanti nel piccolo ma vivace gruppo di scrittori fantastici cino americani. Più volte finalista e vincitore dei premi Hugo e Nebula, attinge spesso per le sue storie alla tradizione cinese, intessendola con elementi fantastici o fantascientifici. È anche traduttore dal cinese all'inglese. Tra i suoi racconti pubblicati in italia Il serraglio di carta (Robot), Mono No Aware (Future Fiction) e L'aria non appartiene a nessuno (prossima pubblicazione su Robot).

LanguageItaliano
PublisherDelos Digital
Release dateFeb 7, 2017
ISBN9788825400977
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    Cliente abituale - Ken Liu

    9788865307502

    1

    – Qui è Jasmine – dice lei.

    – Sono Robert.

    La voce al telefono è uguale a quella con cui lei ha parlato in precedenza nel pomeriggio.

    – Lieto che tu ce l’abbia fatta, dolcezza. – Lei guarda fuori dalla finestra. Come gli aveva chiesto, lui è in piedi all’angolo della strada, di fronte all’emporio. Sembra pulito ed è vestito bene, come se dovesse andare a un appuntamento. Buon segno. Indossa anche un cappellino dei Red Sox calcato sulla fronte, in un tentativo piuttosto dilettantesco di mantenere l’anonimato. – Sto in fondo alla strada dove ti trovi, al 27 della Moreland. Il condominio di pietra grigia, una vecchia chiesa ristrutturata.

    Lui si gira a guardare. – Hai il senso dell’umorismo.

    È una battuta che fanno tutti, ma lei ride lo stesso. – Sono nell’unità 24, al secondo piano.

    – Stai da sola? Non mi imbatterò in qualche energumeno che mi ordini di pagare prima lui?

    – Te l’ho detto. Sono indipendente. Tieni pronta la tua offerta e ti divertirai.

    Lei riaggancia e dà una rapida occhiata allo specchio per accertarsi di essere pronta. Le calze nere e le giarrettiere sono nuove e il top aderente di pizzo le accentua la vita sottile e fa sembrare più grandi i suoi seni. Si è messa un trucco leggero, ma l’ombretto è marcato per far risaltare i suoi occhi. Alla maggior parte dei suoi clienti piace. Sa di esotico.

    Le lenzuola sul letto matrimoniale sono fresche di bucato e c’è un cestino in vimini pieno di profilattici sul comodino, accanto a un orologio che dice 17:58. L’appuntamento è programmato per durare due ore, dopodiché le resterà abbastanza tempo per mettere in ordine, farsi la doccia e sedersi davanti alla TV per guardare il suo programma preferito. Pensa che più tardi telefonerà a sua madre per chiederle come si cucina il pagro.

    Apre la porta prima che lui riesca a bussare e lo sguardo sul volto del cliente le dice che ha fatto bene. Lui scivola dentro; lei chiude la porta, vi si appoggia contro e gli sorride.

    – Sei persino più carina della foto nel tuo annuncio – dice lui. La guarda negli occhi con intensità. – Specialmente gli occhi.

    – Grazie.

    Mentre si concede un attento sguardo al cliente nell’anticamera, Jasmine si concentra sul proprio occhio destro e batte velocemente le palpebre due volte. Non pensa che ne avrà davvero bisogno, ma una ragazza deve proteggersi. Se mai dovesse smettere di fare quel mestiere, se lo farebbe togliere per gettarlo in fondo alla Baia di Boston, come quando da piccola scriveva segreti su pezzetti di carta, li arrotolava e li buttava nel water per poi tirare lo sciacquone.

    Lui ha un bell’aspetto in un modo non memorabile: alto più di uno e ottanta, pelle abbronzata, ha ancora tutti i capelli e il corpo sotto quella camicia ben stirata sembra in forma. Gli occhi sono gentili e amichevoli, e lei è abbastanza sicura che non la strapazzerà troppo. Immagina che sia sulla quarantina e che forse lavori in centro presso uno degli studi legali o le aziende di servizi finanziari, dove la camicia a maniche lunghe e i pantaloni scuri hanno un senso a causa dell’aria condizionata sempre tirata al massimo. Possiede quell’arroganza di diritto che molti scambiano erroneamente per fascino virile. Lei nota che c’è una chiazza di pelle più chiara sull’anulare del cliente. Un uomo sposato che non vuole farle sapere di esserlo è il più sicuro di tutti: dà valore a ciò che ha e non vuole perderlo.

    Lei spera che diventerà un cliente abituale.

    – Sono contento che lo facciamo. – Le porge una busta bianca senza scritte. Lei la prende e conta le banconote che ci sono dentro. Poi, senza dire niente, la posa in cima alla pila di posta su un tavolino accanto all’ingresso. Lo prende per mano e lo guida verso la camera da letto. Lui si ferma a guardare in bagno e poi nell’altra camera da letto in fondo al corridoio.

    – Cerchi il tuo energumeno? – lo stuzzica lei.

    – Voglio solo essere sicuro. Sono un tipo perbene.

    Tira fuori uno scanner portatile e lo tiene sollevato, concentrandosi sullo schermo.

    – Cavoli, sei davvero paranoico – dice lei. – L’unica videocamera in casa è quella che c’è nel mio telefono. Ed è decisamente spenta.

    Lui mette via lo scanner e sorride. – Lo so. Ma volevo solo che me lo confermasse una macchina.

    Entrano in camera da letto. Lei lo guarda osservare il letto, i flaconi di lubrificante e le lozioni sul cassettone e i lunghi specchi che rivestono le ante dell’armadio accanto al letto.

    – Nervoso? – chiede Jasmine.

    – Un pochino – ammette lui. – Non è una cosa che faccio spesso. Anzi, mai.

    Lei gli si avvicina e lo abbraccia, lasciandogli respirare il suo profumo, che è leggero e sa di fiori; non gli rimarrà sulla pelle. Dopo un attimo lui la cinge con le braccia, posando le mani sulla pelle nuda alla base della schiena della ragazza.

    – Ho sempre creduto che si dovesse pagare per le esperienze, invece che per le cose.

    – Una buona filosofia – le bisbiglia lui all’orecchio.

    – Quella che ti darò è l’esperienza della fidanzata, dolce e vecchio stile. E tu la ricorderai e potrai riviverla nella tua mente tutte le volte che vorrai.

    – Farai tutto quello che voglio?

    – Entro limiti ragionevoli – dice lei. Poi alza la testa per guardarlo. – Devi metterti il preservativo. A parte questo, alla maggior parte delle cose non dirò di no. Ma come ti ho già detto per telefono, per qualcuna dovrai pagare un extra.

    – Sono piuttosto vecchia maniera anch’io. Ti dispiace se prendo il comando? – Lui l’ha messa a suo agio quanto basta per non farla saltare alla conclusione sbagliata. – Se stai pensando di legarmi, ti costerà. E non lo farò finché non ti avrò conosciuto meglio.

    – Niente del genere. Magari ti terrò giù per un po’.

    – Quello può andare.

    Lui si avvicina e si baciano. La sua lingua si attarda nella bocca della ragazza, che geme. Lui fa un passo indietro, le mette le mani sulla vita e la fa girare in modo da dargli le spalle. – Puoi coricarti con la faccia sui cuscini?

    – Ma certo. – Lei sale

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