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Le Politiche di Sviluppo Rurale in Tanzania e la Cooperazione con l’Unione Europea
Le Politiche di Sviluppo Rurale in Tanzania e la Cooperazione con l’Unione Europea
Le Politiche di Sviluppo Rurale in Tanzania e la Cooperazione con l’Unione Europea
E-book104 pagine1 ora

Le Politiche di Sviluppo Rurale in Tanzania e la Cooperazione con l’Unione Europea

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Info su questo ebook

La Tanzania, dalla metà degli anni ’90,ha intrapreso un processo di liberalizzazione dell’economia, il paese ha abbracciato il paradigma del Post Washington Consensus e nel 1999 si è dotato di un sistema di ordinamento della proprietà fondiaria considerato come uno tra i più avanzati di tutto il continente. In particolare, la legge sulla terra del 1999(Land Act ) ha decentralizzato l’amministrazione a livello locale ed ha riconosciuto e legalizzato i diritti consuetudinari di utilizzo della terra (right of occupancy), prevedendone una formale registrazione.Il governo tanzaniano ha attuato delle politiche finalizzate alla trasformazione del settore agricolo, il quale era ed è ancora fondato sulla piccola produzione familiare, dedita all’autosostentamento, in un sistema che è ora rivolto maggiormente al mercato glocal ( globale-locale).Tra il 2006 e il 2014 oltre un milione di ettari sono stati richiesti da aziende o governi esteri all’agenzia governativa (TIC), che gestisce gli investimenti esteri e circa 250 mila ettari sono stati formalmente concessi.Molti sono i fattori internazionali attivi nella cooperazione allo sviluppo e attualmente il coordinamento tra il sistema dei donatori e il Governo tanzanese avviene grazie allo strumento della Joint Assistance Strategy (JAST), programma finalizzato a rendere più efficace l’azione di sostegno.Le acquisizioni di terreni avvengono generalmente attraverso la concessione di titoli di utilizzo su vaste aree. Il Tanzania Investment Center( TIC ) detiene una certa quantità di terra disponibile (Land Bank) per essere allocata agli investitori.

Attraverso questa opera approfondisco il tema dello Sviluppo Rurale del sistema Paese Tanzania,con un focus particolare rivolta all'Azione Esterna della Unione Europea volta alla "Cooperazione".
LinguaItaliano
Data di uscita24 gen 2017
ISBN9788822893574
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    Le Politiche di Sviluppo Rurale in Tanzania e la Cooperazione con l’Unione Europea - Joannes Maria De Luca

    Dr. Joannes Maria De Luca

    Le Politiche di Sviluppo Rurale in Tanzania e la Cooperazione con l’Unione Europea

    UUID: 8405cc26-e182-11e6-a801-0f7870795abd

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice dei contenuti

    CAPITOLO 1 LA TANZANIA: QUADRO GEOGRAFICO -STORICO-POLITICO-ECONOMICO

    1.2 Quadro Storico

    1.3 Quadro Economico

    1.4 Quadro Politico

    CAPITOLO 2 LO SVILUPPO RURALE IN TANZANIA

    Cap 2.2 Piano Di Investimento (TAFSIP) della Tanzania

    2.3 Analisi progetto di investimento in Tanzania

    CAPITOLO 3 UNIONE EUROPEA E TANZANIA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO

    3.2 Analisi dei programmi di intervento nei rapporti Bilaterali Ue e Tanzania

    CONCLUSIONI

    LISTA ABBREVIAZIONI

    BIBLIOGRAFIA WEBSITE LINK

    ​INDICE FIGURE E TABELLE

    CAPITOLO 1 LA TANZANIA: QUADRO GEOGRAFICO -STORICO-POLITICO-ECONOMICO

    1.1 Quadro Geografico -Fisico

    1.1 Quadro Geografico -Fisico 

    La Tanzania è uno Stato federale dell’Africa orientale, costituito da una sezione continentale, il Tanganica, e una insulare, Zanzibar, comprendente amministrativamente anche l’altra isola di Pemba. Confina a N con Uganda e Kenya, a S con il Mozambico, a SO con Zambia e Malawi, a O con il Congo, a NO con Ruanda e Burundi; comprende ampie parti dei laghi Vittoria, Tanganica e Malawi; si affaccia a E sull’Oceano Indiano, dove si trovano Pemba (a N) e Zanzibar, e inoltre, più a S, l’isola di Mafia, con altre minori. La sezione continentale ha prevalenza assoluta (99,7% della superficie e 97% della popolazione dello Stato).

    Figura 1.2 Cartina Fisica della Tanzania  Fonte : commons.wikimedia.org

    Il territorio continentale della Tanzania è costituito, in prevalenza, da un vasto lembo dell’altopiano est-africano.

    L’uniformità della morfologia tabulare (altitudine media intorno ai 1000 m) è movimentata nelle fasce marginali da formazioni montuose originate da un sistema di faglie (Rift Valley) il cui decorso si divide in due rami. Il solco principale è quello che segna il confine occidentale, lungo la linea dei grandi laghi di fossa tettonica (Lago Tanganica, sulla linea di confine con il Congo), ed è orlato da rilievi montuosi che a S culminano a quasi 3000 m nel Monte Rungwe. A NE il ramo minore della grande fossa tettonica è segnato da un’imponente bastionata di massicci vulcanici, che culminano nel Kilimangiaro (5895 m), la più alta montagna dell’Africa. All’estremità settentrionale l’altopiano digrada verso la grande conca del Lago Vittoria; a E lascia spazio a una larga regione costiera pianeggiante, a volte coperta da acquitrini e aree paludose, che termina sulla costa dell’oceano con una serie di spiagge sabbiose, orlate da mangrovie e da barriere coralline. La sezione settentrionale dell’altopiano è movimentata da rilievi collinari e da depressioni che ospitano alcuni bacini lacustri (Rukwa, Manyara, Eyasi, Natron).

    Il corso d’acqua più importante è il Rufiji che, con il Ruvu, il Wami e il Pangani, si getta nell’Oceano Indiano dopo avere raccolto le acque della piana costiera; gli altri fiumi si perdono negli acquitrini dei bacini interni o si immettono nei laghi.

    1.2 Quadro Storico

    Già soggetta alla tipica economia coloniale, dopo l’indipendenza la T. assunse un indirizzo peculiare, noto come socialismo africano che, rifiutando il marxismo, cercava piuttosto di unificare la popolazione del paese, formata da circa 120 gruppi etnici differenti, in un unico sistema nazionale. Sotto il profilo economico, il nuovo modello cercò di eliminare ogni forma di capitalismo, impedendo la concentrazione della ricchezza con la diffusione della cooperazione a tutti i livelli e prendendo come base le forme di produzione e di solidarietà che erano proprie della società africana precoloniale. Il modello economico socialista-collettivista non diede però buoni risultati, anche perché le difficoltà finanziarie non consentirono di dotare le ujamaa (nuclei produttivi costituiti mediante l’aggregazione della popolazione in comunità agricole) delle infrastrutture necessarie. La recessione mondiale intervenuta verso la fine degli anni 1970 e gli effetti di una disastrosa siccità segnarono la fine dell’esperienza e il graduale ripristino di un’economia di mercato. Un miglioramento del quadro economico si è prodotto nell’ultimo decennio del 20° sec., dopo il varo (1995) di un programma di stabilizzazione macroeconomica che ha contribuito a incoraggiare la ripresa di investimenti stranieri nel settore minerario, in decisa espansione. Nel 2013 il tasso di crescita del prodotto interno lordo è stato del 7% Ma il bilancio statale continua a dipendere in larga misura dagli aiuti internazionali e la situazione sociale è critica: il dato dell’indice aggregato dello sviluppo umano calcolato dalle Nazioni Unite nel 2011 (speranza di vita alla nascita: 51 anni; analfabetismo: 31%) colloca la Tanzania al 159° posto nella graduatoria mondiale di 177 paesi.

    1.3 Quadro Economico

    L’agricoltura occupa circa l’80% della popolazione attiva e contribuisce per il 26,6% (2009) alla formazione del prodotto interno lordo. Solo il 6% della superficie territoriale è coltivabile; i terreni migliori sono destinati alle colture da esportazione: caffè (52.000 t nel 2007), cotone (fibra 109.000 t, semi 210.000 t) e sisal (27.800 t). L’agricoltura di sussistenza produce mais, manioca, riso, sorgo, miglio ed è esposta al rischio di ricorrenti siccità, con conseguenti carestie locali. L’allevamento (18 milioni di bovini e circa altrettanti fra caprini e ovini) è praticato in gran parte da pastori nomadi o all’interno del sistema produttivo familiare: gli allevamenti di grandi dimensioni e modernamente attrezzati sono ancora pochi.

    Tra le risorse minerarie si segnala l’estrazione di oro (secondo produttore in Africa dopo il Sudafrica e dodicesimo produttore mondiale), diamanti e altre pietre preziose, carbone. Le attività industriali, concentrate quasi tutte nell’area di Dar es Salaam, riguardano beni di prima necessità o trasformano materia prima locale: zuccherifici, impianti tessili e per la lavorazione del tabacco, birrifici, cementifici, stabilimenti per l’inscatolamento della frutta e per la distillazione dell’olio dei chiodi di garofano. Una raffineria di idrocarburi è ubicata al punto di partenza dell’oleodotto che collega Dar es Salaam con la Zambia.

    Le comunicazioni terrestri contano circa 78.000 km di strade (2008) e 4.000 km

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