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Estate Game Over
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Estate Game Over

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Un documento rinvenuto all’interno di una bambola presso lo studio di un notaio di Barcellona riapre una finestra su fatti avvenuti nel passato durante l’estate del 1977. Paola e Dominique sono due donne molto particolari, la prima ha la passione per i diamanti, la seconda per l’archeologia. Un reperto di notevole valore è disponibile sul mercato clandestino. Paola insieme a Roberto suo eterno fidanzato affronta un viaggio lungo le tortuose strade interne della Grecia per concludere l’affare. Un odioso ricatto costringe la protagonista ad infiltrarsi in una misteriosa villa nei dintorni di Firenze crocevia di loschi trafficanti senza scrupoli. Sullo sfondo la Riviera ligure con i suoi pittoreschi paesaggi affacciati sul mare in un dosaggio di avventura ed ironia con l’occhio rivolto al thriller d’azione. Si tratta della rielaborazione di un precedente romanzo “Il sorriso della luna” pubblicato nel novembre del 2008 ed esaurito da tempo. Dovendo approntare una nuova edizione in versione e-book, l’autore ha pensato di intervenire nella struttura del romanzo inserendo nuovi capitoli e togliendone altri con uno stile che ricorda la sceneggiatura di una fiction. Il testo pur mantenendo inalterata parte della trama è sicuramente più scorrevole ed adatto ad una lettura digitale.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateNov 24, 2016
ISBN9788892637634
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    Estate Game Over - Claudio Cattani

    racconto.

    Capitolo 01

    GIUGNO 1977 La stanza ha pareti di pietra e gli odori sono quelli caratteristici del formaggio lasciato ad invecchiare e del fango essiccato. Una ragazza giovane come il vento di primavera sorseggia un bicchiere d’acqua di fronte ad un uomo appoggiato ad un tavolaccio impolverato. Nessuno dei due parla. Lei si chiama Dominique Du Bois ed ha l’eleganza di un cerbiatto con gambe lunghe e sottili. Capelli neri ed occhi grigi con sfumature che tendono al verde corallo. Lui è un pastore nato e cresciuto al centro della vasta pianura del Campidano, luogo di ritrovamento di preziose testimonianze nuragiche. Dominique è seduta ed aspetta ma l’uomo temporeggia tenendo gli occhi abbassati in segno di rispetto. Non è la bellezza della giovane a colpirlo, bensì il profumo, un aroma dolce come il miele che ricorda vagamente quello delle rose appena colte. Ad un tratto un rumore indistinto come il fruscio dell’erba mossa dal vento è assorbito dallo spessore delle pareti di pietra. Dominique conosce ogni più piccolo dettaglio di un mestiere dinamico ed appassionante: l’archeologia. Ha studiato la storia antica e sa che sul finire del II ed agli inizi del I millennio a.C. i Fenici iniziarono a fare scalo sulle coste della Sardegna seguendo le rotte per l’Etruria, la Gallia e l’Iberia. Si trova in quel posto per uno scopo ben preciso, ascoltare ciò che il pastore ha da dire. Si alza dalla sedia scuotendo la patina di polvere biancastra rimasta appiccicata ai jeans ed osserva i movimenti dell’altro che con fare impacciato appoggia sul tavolo il contenuto tolto da un involucro di stracci. Si tratta di monete. Lei le sfiora con delicatezza. L’uomo inizia a parlare sottovoce in dialetto: Provengono dalle colline di Corchinas. Ce ne saranno sepolte sicuramente molte altre. Non ci sono dubbi. Sono autentiche monete in bronzo risalenti ai primi decenni del IV secolo a.C. Recano sul dritto la testa della dea Tanit rivolta a sinistra e sul rovescio un cavallo dietro ad una palma. Dominique esclama: Ottimo lavoro. Ecco il denaro. Lui prende fiato alzando un dito in un gesto significativo: Il prezzo è cambiato. Cinquecentomila, non una lira di meno. Lei inizia a mercanteggiare: Le spese per il viaggio, dove le metti? Ho perso un sacco di tempo per trovare questo posto sperduto sull’isola. La frase provoca la reazione dell'altro che si alza di scatto contrariato: Tu avrai avuto le spese di viaggio, ma nel prezzo devi includere il mio socio. È lui che rischia di notte e non è facile scavare di nascosto solo con una pala e una torcia. Dominique è abituata a questo tipo di trattativa. All’interno del bacino del Mediterraneo ogni transazione va gestita dando l’impressione che il prezzo sia variabile come il vento che lambisce le coste. Avevamo già stabilito la cifra. Non desidero ritornare sull’argomento. Oltre al tuo socio chi altri è interessato all’affare? Il pastore si accende una sigaretta che teneva appoggiata sull’incavo dell’orecchio sinistro. Nessuno. Il gregge è composto solo da due pecore. Ci dividiamo i compiti. Aspettiamo il momento giusto e poi scaviamo, veloci, silenziosi e senza lasciare la minima traccia. L’operazione ha sempre funzionato. Tu non sei la prima che contattiamo. Se non ti interessa, ci rivolgeremo altrove. Dominique si accorge di avere le scarpe ricoperte di terriccio sbatte i piedi provocando una lieve nuvola di polvere. Ormai si è fatta un quadro esatto della situazione. Quell’uomo tiene le rimanenti monete nascoste in qualche angolo di quella stamberga pronte per una successiva trattativa clandestina. Un’ombra indistinta si muove all’esterno. Qualcuno entra senza bussare, anzi piomba nella stanza avvolto in una cappa di luce. Lei con un gesto furtivo afferra le monete al volo infilandole a forza nella sacca di pelle che tiene a tracolla. Nel giro di qualche secondo appare una seconda figura armata di coltello. La giovane non ha paura ma un gelido rivolo di sudore si fa strada incuneandosi tra le costole. L’esperienza le ha insegnato a restare calma, respirare a fondo, ossigenare i polmoni tenendo i muscoli in tensione. Gli aggressori si scambiano un’occhiata d’intesa. Uno dei due afferra il pastore per le spalle e lo trascina fuori dalla stanza puntandogli il coltello alla gola. La giovane archeologa resta sola di fronte allo sconosciuto che sorride beffardo. Vogliono rapirla è evidente. Il palmo della mano rivolto verso l’alto e le dita che si muovono non per una richiesta, bensì per un ordine. Vuole la resa incondizionata dell’avversario. Subito. Punta gli occhi sulla ragazza che non può certo mascherare la propria bellezza. Dominique è appetitosa e morbida ma anche scaltra ed agile come una gatta selvatica. Conosce le strategie per capire all'istante il profilo psicologico dell’avversario. È in grado di valutare in meno di un secondo il grado di pericolosità della situazione e le tecniche da adottare per neutralizzarla. Possiede un’arma nascosta e micidiale, tipica della vanità femminile. Un anello d’acciaio infilato al dito medio della mano destra che può trasformarsi in un artiglio grosso come l’unghia affilata di un felino. Rimane immobile ed eretta pronta ad agire. Con l’indice fa scattare la minuscola molla che trattiene l’arpione incuneato nel metallo dell’anello. L’uomo reagisce mostrando il coltello. Fa un passo in avanti mentre Dominique lo colpisce prontamente al ginocchio con un calcio ben assestato che gli fa perdere l’equilibrio. Basta quell’attimo di incertezza e lei con un gesto istantaneo conficca l’unghia metallica dell’anello nel collo dell’aggressore che resta sorpreso e sanguinante. Tamponandosi il collo con una mano cerca di bloccare inutilmente la ragazza che con un salto si precipita verso l'esterno. Fuori il sole è ancora alto. Un leggero vento sibila tra i bassi cespugli sollevando una impalpabile pulviscolo che si appiccica ai vestiti. Del complice e del pastore nessuna traccia. Dominique nel frattempo ha già raggiunto il lato posteriore del casolare scavalcando un basso muretto in pietra. Corre come una lepre mentre l’aria le gonfia i capelli. È sudata ed il cuore batte all'impazzata. Si abbassa per evitare di essere vista ed in pochi secondi raggiunge la strada sterrata. Sente i passi dell’inseguitore in lontananza. Si lancia verso l’auto lasciata parcheggiata, una Fiat 127 bianca, apre la portiera e si tuffa sul sedile gridando: Parti! Sgomma! Ho il diavolo alle calcagna! Alex, un ragazzo bruno con i capelli lunghi sobbalza come investito da una meteora. Ha accompagnato più di una volta la giovane archeologa dai tombaroli ed è abituato a qualche contrattempo. La merce sul mercato clandestino fa gola a molti. Sgrana gli occhi ed esclama: Cosa è successo? Sei sconvolta! L’altra chiude con forza la portiera: Metti in moto! Veloce! Quello ha un coltello lungo due metri! Alex studente universitario è un asso in storia dell’arte ma delle auto conosce solo l’essenziale. Gira la chiavetta, ingrana la marcia e fa decollare il mezzo il più distante possibile da quel luogo infausto. Puoi spiegarmi cosa è successo là dentro? Lei accorgendosi che il pericolo è cessato, si lascia andare contro lo schienale: Qualcuno ha avuto la lingua troppo lunga. Forse il pastore. Quei maledetti mi aspettavano sicuramente per rapirmi. Comunque ho le monete! Alex fatica a recuperare velocità sullo sterrato Rapimento? Ma di cosa stai parlando? - Le monete erano un pretesto, una trappola per rapirmi ed eliminare un concorrente. Qualcuno vuole imporre una sorta di monopolio sul traffico dei reperti. Quando sono corsa fuori dalla casa il pastore era già sparito, dileguato. Una bella sceneggiata, compresi i coltelli. Alex è disorientato. Blocca l’auto sul ciglio della strada. Noi due dobbiamo parlare! Tu sei malata di complessi di persecuzione. Vedi complotti in ogni ove. Spero che nella confusione tu non le abbia rubate quelle monete, perché questo si chiama furto! sbotta il ragazzo al volante. Dominique non ha nessuna voglia di iniziare un’inutile discussione sul concetto di appropriazione indebita di qualcosa che è di fatto già frutto di un’azione illegale. Si limita ad aprire la portiera gridando: Scendi! Adesso guido io! Più tardi torneremo sull’argomento, ma non rompermi le palle con assurdi concetti di legalità! Questo non è un mestiere per rammolliti! Occorre improvvisare! Alex conosce il carattere risoluto ed impulsivo della collega. Dominique afferra con determinazione il volante imboccando la statale per Alghero. Procede a ritmo sostenuto mentre il vento secco della Sardegna si fa strada con violenza attraverso il finestrino aperto. Alex è irritato per l'imposizione subita. Quella ragazza è davvero indisponente. Per un reperto archeologico è disposta a tutto. Conosci il vero significato della parola furto? Lei non si scompone: Deriva dal latino furtum e significa impossessarsi di una cosa di altri. Ma nel mio caso è ben diverso. Le monete non appartenevano al pastore. Dal IV secolo a.C. riposavano dimenticate sotto terra in attesa che qualcuno le riportasse alla luce. Erano semplicemente finite nelle mani sbagliate. Quindi sei pregato di non tornare più sull'argomento! L’altro esplode in una risata isterica: Tu sei completamente pazza! Questa è l’ultima volta che ti accompagno! Preferisco una tranquilla aula universitaria! Il viaggio prosegue silenzioso lungo un paesaggio dominato da nuvole di polvere color ocra appese ad un cielo di un azzurro intenso. Di tanto in tanto ai lati della strada greggi di pecore brucano tranquillamente la poca erba disponibile mentre il sole ancora alto nel cielo illumina la scena. Proseguendo lungo la costa in direzione Alghero e Porto Torres in alcuni punti la carreggiata diventa stretta e serpeggiante dominando dall’alto un mare che pare dipinto. Il traffico è scarso e non ci vuole molto per giungere all’hotel. Dopo avere parcheggiato la Fiat e scaricato il poco bagaglio, vengono accolti da un portiere miope vestito in modo eccentrico con un polo riportante il nome dell’albergo. L’edificio ricalca lo stile delle vecchie case sarde, senza angoli acuti, perché è lì, sembra che si nascondono i fantasmi. Dopo la registrazione dei documenti i due salgono nelle rispettive stanze senza degnarsi di un solo sguardo. La ragazza è risentita per i rimproveri ricevuti ed il giovane è indispettito e convinto di essere stato coinvolto in una azione decisamente illegale. Dominique entra in camera e per prima cosa appoggia la manciata di monete sul tavolo di vimini. Le osserva una ad una con attenzione valutandone il valore e lo stato di conservazione. Un ottimo lavoro. È veramente soddisfatta. Dopo la doccia chiama la reception e chiede un numero di Genova. Quando squilla il telefono Dominique dice solo poche parole: Ho le monete ma era una trappola, mi aspettavano. Il terreno inizia a scottare. Dall’altra parte la voce è rassicurante: Tutto ok? Stai bene? - Tranquilla. Nessun problema. Ci vuole ben altro per fermare una Du Bois. Ci vediamo a Zurigo tra cinque giorni. Ho delle novità. - Puoi anticiparmi qualcosa? - Che ne diresti di un viaggetto in Grecia? - Splendido. Questa è la stagione migliore. Le parole non servono a dare spessore ai contenuti, bastano dei semplici indizi. La serata regala all’isola un tramonto colore pastello carico di aspettative.

    Capitolo 2

    Una Lancia Beta Montecarlo è parcheggiata di fronte ad una costruzione in cemento a pochi passi dal confine di Stato. Sono le quattro del pomeriggio. Dall’auto scende una giovane dallo sguardo annoiato e sprezzante. Avanza evitando una chiazza d’olio sull’asfalto, posa la mano sulla maniglia della porta ed entra nel locale. Un uomo brizzolato è seduto ad una scrivania collocata di lato. Fissa il volto della giovane tenendo entrambe le mani appoggiate su una cartellina incolore. Aspetta pazientemente una reazione. La donna è seccata, detesta l’odore degli ambienti chiusi ed il loro contenuto. Con le dita scosta la frangetta bionda dagli occhi in un gesto abitudinario. I due personaggi si conoscono da tempo ma l’uomo la osserva come fosse la prima volta. Indica con il capo un punto preciso all’esterno: Complimenti per l’auto! Ottima scelta. Motore trasversale, quattro cilindri in linea. Un bel giocattolo degno di una donna di gran classe. Ideale per una gita in Svizzera! L’altra impassibile risponde sfoggiando un sorriso di compiacimento sul viso ben truccato: Dovresti conoscermi. Adoro il bello. Gli oggetti sono capaci di trasmettere seduzione. Il buon gusto rispecchia l’animo di chi sa coglierlo. Un’auto è come un vestito di Dior, l’indossi e ti senti elegante. Altrimenti viaggerei in 500. Segue un silenzio di alcuni secondi durante i quali la giovane rimane impassibile. Sa di appartenere all’alta borghesia e di avere il diritto di guardare gli altri dall’alto. Si chiama Paola Ferrari, un esemplare di rango, cocciuta e astuta più di una volpe. Vive a Genova. Rimasta vedova dopo la morte accidentale del marito, avvenuta l’anno precedente lungo le strade della Jugoslavia, ha un piccolo difetto che potrebbe passare ai più inosservato, una grande fatica a rispettare la legge. Un vizio di famiglia ereditato dal padre, trafficante di diamanti scomparso da più di tre anni. L’uomo che la sta aspettando si chiama Primo e fa parte dei servizi segreti, una pedina anonima tra mille individui senza volto. Estrae dalla cartellina una serie di foto: Osservale con attenzione. Quella in primo piano sei tu. Porti al polso l’inconfondibile bracciale d’oro da cui non ti separi mai. Lei si limita a gettare uno sguardo di sufficienza senza dare importanza alla cosa. Nulla traspare dai suoi occhi che restano gelidi ed inespressivi. Il funzionario prosegue con cinismo ed arguzia: Ho le prove in mano per sbatterti in galera e ti assicuro che non sto scherzando. La risposta arriva acida ed immediata: L’inquisizione è stata bandita da diversi secoli ma gli uomini rimangono gli stessi! Arroganti ed inchiodati ai loro pregiudizi! Non credo sia un reato farsi fotografare, altrimenti dovresti sbattere in cella tutte le stelline del mondo dello spettacolo. Puoi iniziare da Raffaella Carrà, mi è antipatica. L’altro accende una sigaretta e legge un appunto bene in vista sul piano della scrivania: Le foto non sono state scattate a scopo pubblicitario, bensì in un posto affascinante della Costa Azzurra. Sullo sfondo intravvedo il cielo limpido di una giornata di fine primavera. Giurerei persino di udire in lontananza il rumore del mare e l’urlo dei gabbiani. Sei a Beaulier sur Mer, poco distate da Mentone. Scendi dall’auto e prima di entrare in un negozio affacciato sul boulevard ti intrattieni con un ragazzo abbronzato dai capelli lunghi e con un paio di vistosi occhiali da sole. Entrate in un negozio di antiquariato dal sapore parigino. Il rapporto allegato è molto particolareggiato. Pare di leggere la sceneggiatura di un fotoromanzo. I colleghi francesi sanno il fatto loro. Un attimo di pausa, la classica boccata alla sigaretta, poi l’uomo prosegue inesorabile: "Ti

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