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Metodo Radar per lo sviluppo rapido della memoria
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Metodo Radar per lo sviluppo rapido della memoria

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Lo scopo di questo Corso è essenzialmente pratico: desideriamo cioè, aiutare tutti coloro che hanno una memoria debole o labile o piena di lacune o comunque difettosa. Perciò nello scrivere questo testo abbiamo evitato, per quanto ci è stato possibile, di riempirlo con esposizioni e affermazioni dottrinarie che sarebbero del tutto prive di interesse per la maggior parte di coloro ai quali noi ci rivolgiamo. Ci siamo limitati ad esporre nozioni la cui conoscenza è utile a tutti, sia per capire il significato degli esercizi di mnemotecnica indicati in questo Corso, sia per orientare il lettore sull'utilità di osservazioni e anche di ricerche personali attuabili in un campo che è tanto più appassionante quanto meno conosciuto. Tutto ciò che riguarda, infatti, la memoria, il suo raggio d'azione, le influenze che la determinano, ecc., rappresenta ancora, purtroppo, per taluni, un campo inesplorato e carico di mistero. Si ritiene, inoltre che la capacità mnemonica sia una virtù, un dono, questa è una convinzione, ma nulla impedisce a chi non è fornito di una memoria lucida e perfetta di rimediare a quest'inconveniente. Il nostro Corso vuole appunto dimostrare che arrendersi all'evidenza di una scarsa capacità mnemonica significa dare prova di poca fiducia in se stessi.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateNov 18, 2016
ISBN9788892634695
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    Metodo Radar per lo sviluppo rapido della memoria - L. Jean

    INDICE

    Prefazione

    Introduzione:

    Importanza della memoria

    Le tappe della formazione della memoria

    Le turbe della memoria

    Lezione prima: Che cos'è la memoria

    Lezione seconda: I misteri della memoria

    Lezione terza: Il funzionamento della memoria

    Lezione quarta: Le determinanti della memoria

    Lezione quinta: La valutazione della memoria

    Lezione sesta: L’educazione razionale della memoria

    Disciplina mentale

    La conservazione dei ricordi

    La ripresentazione dei ricordi

    Domande tests per il lettore

    Lezione settima: Esercizi pratici per lo sviluppo della memoria

    Lezione ottava: Nozioni di mnemotecnica

    Appendice: Applicazione pratica allo studio delle lingue

    Metodo Radar per lo sviluppo rapido della memoria

    Prof. L. JEAN

    WILSON INTERNATIONAL Editore – prima edizione digitale 2016 a cura di David De Angelis

    PREFAZIONE

    Lo scopo di questo Corso è essenzialmente pratico: desideriamo cioè, aiutare tutti coloro che hanno una memoria debole o labile o piena di lacune o comunque difettosa. Perciò nello scrivere questo testo abbiamo evitato, per quanto ci è stato possibile, di riempirlo con esposizioni e affermazioni dottrinarie che sarebbero del tutto prive di interesse per la maggior parte di coloro ai quali noi ci rivolgiamo. Ci siamo limitati ad esporre nozioni la cui conoscenza è utile a tutti, sia per capire il significato degli esercizi di mnemo-tecnica indicati in questo Corso, sia per orientare il lettore sull'utilità di osservazioni e anche di ricerche personali attuabili in un campo che è tanto più appassionante quanto meno conosciuto. Tutto ciò che riguarda, infatti, la memoria, il suo raggio d'azione, le influenze che la determinano, ecc., rappresenta ancora, purtroppo, per taluni, un campo inesplorato e carico di mistero. Si ritiene, inoltre che la capacità mnemonica sia una virtù, un dono, questa è una convinzione, ma nulla impedisce a chi non è fornito di una memoria lucida e perfetta di rimediare a quest'inconveniente. Il nostro Corso vuole appunto dimostrare che arrendersi all'evidenza di una scarsa capacità mnemonica significa dare prova di poca fiducia in se stessi.

    INTRODUZIONE

    Dice Ernest Mach: L'elemento che assicurava all'uomo primitivo un'innegabile superiorità sugli animali coi quali viveva era, molto semplicemente, l'attività, l'azione rapida e precisa della sua memoria individuale. Memoria che era sostenuta progressivamente dai ricordi che egli andava man mano accumulando. Le parole di Mach non possono che essere pienamente condivise; del resto non c'è nessuno che non si renda conto dell'importanza di questa misteriosa funzione, sull'esercizio della quale si basano la maggior parte degli elementi del valore personale di ciascuno di noi. Rapidità e sicurezza di giudizio, decisione, capacità di apprendere e di ritenere concetti e teorie, adattabilità, ecc.: ecco i numerosi fattori personali strettamente legati al perfetto funzionamento della memoria.

    La nostra memoria è perpetuamente in azione. Senza di essa, ogni esperienza del mondo diventerebbe inutile; e noi non potremmo nè ragionare nè giudicare nè far progetti nè immaginare, perché ci mancherebbe la materia prima necessaria per farlo.

    Una buona memoria è validissimo strumento di successo nella vita. Chi ne è fornito, infatti, è sempre in grado di ricordar nomi, volti, luoghi, oggetti, appuntamenti, istruzioni: e per queste sue qualità saprà farsi conoscere e apprezzare. Chi ha scarsa memoria, invece, è sempre in condizione di inferiorità. In una conversazione o in una discussione, egli finisce sempre con l'avere la peggio; e gli sovviene sempre dopo, troppo tardi, l'argomento giusto da opporre al suo avversario o interlocutore. Un'incresciosa esperienza che ognuno di noi ha fatto più di una volta nella vita è appunto il danno irreparabile che deriva da una dimenticanza che insorge nel momento cruciale, sia che si tratti di discutere una questione o di svolgere un incarico.

    Una buona memoria è anche un fattore di simpatia di prim'ordine. Un esperto psicologo disse: Ricordate il nome di un uomo, e quanti figli ha, e qual è la sua attività: lo lusingherete. Riuscirete infatti così a rendervi gradito a lui e a indurlo a fare ciò che desiderate. Dimenticare invece queste cose (storpiare, per esempio, il suo nome nel presentarlo a un'altra persona) è il modo più sicuro per offenderlo e per urtarlo.

    La memoria, infine, ha un'importanza essenziale in qualunque professione o condizione umana o attività sociale.

    Janet ha definito la memoria un atto sociale. Infatti l'uomo, quando ricorda, non lo fa per se stesso, o meglio non solo per se stesso. Egli non vive isolato, ma in una società e quando ricorda, ricorda perché è necessario, perché l'ambiente sociale gliela richiede. E' per rispondere a dei problemi che l'ambiente sociale ci pone, che noi richiamiamo, e prima ancora fissiamo, i nostri ricordi.

    Non vorremmo che a questo punto si creassero delle confusioni nei nostri lettori: dire che l'uomo ricorda perché vive in una società, non vuol dire che l'uomo delle caverne abituato a vivere isolato o in società ristrette, non doveva ricordare. Anche l'uomo primitivo ricordava e registrava le sue nozioni; ma i suoi ricordi erano in prevalenza spontanei. In altre parole egli non sentiva la necessità del ricordo volontario, esigenza sentita invece moltissimo dall'uomo sociale, vivente in una società organizzata. Sia nei casi specifici (uno studente che ricorda per ottenere un diploma) che nei casi generali (ognuno di noi ricorda e si serve in continuazione dei suoi ricordi) l'uomo che vive in un ambiente sociale non può prescindere dalla sua memoria. Quest'aspetto sociale del ricordo è dato anche da altri elementi: i nostri ricordi hanno spesso una data che noi fissiamo su punti di riferimento sociali: episodi, stagioni, eventi storici. Questo fatto appare evidentissimo nei ricordi personali, cioè nei ricordi relativi a nozioni, fatti, avvenimenti che sono frutto di un'esperienza nostra più o meno diretta. Ognuno di noi avrà detto o sentito dire frasi di questo genere ...è successo due mesi fa, al tempo di quel processo... ecc. oppure Mio padre partì proprio alla fine della guerra e altre ancora. Noi riferiamo spesso i nostri ricordi a fatti di carattere sociale, come un fatto di cronaca, una guerra e altro.

    Per quanto concerne la vita corrente, la vita di ogni giorno, tutti sanno quali vantaggi derivino dall'avere una memoria docile che, abolendo il pericolo di dimenticare, sopprime altrettanto bene una quantità di svantaggi, di perdite di tempo e di sforzi inutili. La memoria è necessaria sempre e ovunque. Quale che sia l'attività che decidiamo di svolgere, la memoria è con noi, vigile e precisa, chiara e servizievole ad alleviarci fatiche e delusioni.

    Consideriamo le libere professioni: medico, avvocato, notaio, architetto, ecc. Queste professioni, come tutti sanno, non sono accessibili oggi che attraverso esami difficili, che presuppongono anni di duro studio e la conseguente assimilazione di una serie di nozioni, di materie e di argomenti sufficienti a formare una enciclopedia. Ebbene, a tutto ciò pensa la memoria grazie alla quale è possibile imparare e ricordare ciò che si è imparato. E anche dopo, nell'esercizio di queste professioni, la memoria non interrompe il suo utilissimo lavoro: infatti, anche per poter esercitare degnamente una di queste professioni per le quali tanto abbiamo studiato, è necessario studiare ancora per estendere e consolidare il nostro patrimonio culturale e tecnico. E non crediate che la memoria sia indispensabile solo ai liberi professionisti.

    Per quello che concerne il commercio e gli affari, è buona regola tenere presenti i successi e gli insuccessi passati e dalla loro esperienza trarre insegnamento per gli affari presenti e futuri. Altrettanto importante è la memoria nelle belle arti: esse esigono infatti una cultura basata su mille sensazioni, di cui la memoria dovrà conservare la traccia. Altrettanto possiamo dire dell'industria: le professioni industriali non potrebbero essere vantaggiosamente esercitate senza la preventiva formazione di un sapere che va sotto il nome di esperienza, che deve incessantemente essere aggiornato alle nuove scoperte della scienza, ai miglioramenti tecnici, alle fluttuazioni di corrente del cambio, al sorgere di nuovi complessi industriali, ecc. In una parola, anche l'industria esige una mente pronta e lucida e una memoria perfetta e precisa.

    Del resto anche le occupazioni più modeste non possono prescindere dalla memoria. Se chi studia deve ricordare ciò che ha imparato studiando, chi può contare solo sulla propria esperienza deve ricordare ciò che ha imparato guardando gli altri lavorare o durante i periodi di tirocinio.

    Molti obietteranno che dopo il tirocinio, per un operaio che svolge un dato lavoro, per esempio, non può più parlarsi di memoria, ma semplicemente di abitudine: un operaio farebbe insomma il suo lavoro perché è ormai abituato a farlo. Giusto: dopo un certo periodo ed entro certi limiti agisce anche l'abitudine. Ma, prima di tutto, anche l'abitudine è una manifestazione di memoria; poi non è possibile escludere completamente la memoria vera e propria. Quando l'operaio ha imparato il suo lavoro non si poteva certo parlare di abitudine, perché non si è abituati a fare una cosa se la si sta ancora imparando. E poi, se il suo lavoro si svolgesse solo grazie all'abitudine, esso non avrebbe mai la più piccola variazione. Invece anche un operaio può benissimo tenersi al corrente dei progressi registrati nel campo in cui egli lavora e può benissimo applicarli al suo lavoro, proprio perché li ricorda.

    Alla memoria, infine, noi non dobbiamo soltanto il progresso delle nostre conoscenze e lo sviluppo delle nostre facoltà razionali, ma gli stessi piaceri intellettuali della vita. La maggior parte delle nostre idee e delle nostre immaginazioni sorge infatti dal passato: è la nostra memoria che può renderci felici o infelici. La nostra felicità dipende soprattutto dalla nostra memoria.

    Non dobbiamo stupirci, perciò, se sin dai tempi più remoti gli uomini si sono preoccupati della memoria e hanno cercato dei mezzi per ottenere i servizi più vantaggiosi. Da Simonide in poi, fino a recenti lavori dei sapienti mnemotecnici, sono stati proposti numerosi sistemi; ma essi furono creati principalmente in vista dello studio dei testi letterari, storici, filosofici e scientifici. Lo stesso Abate Chevauty, al quale la mnemotecnica deve i suoi più importanti perfezionamenti, ha ideato un sistema limitato, utile per lo studio delle scienze. Noi, invece, vogliamo tentare in questo Corso, di iniziare il lettore a un metodo generale, a un metodo di educazione della memoria che sia suscettibile di essere esteso alla universalità delle conoscenze, e soprattutto che consenta di ottenere nella vita di tutti i giorni un soddisfacente funzionamento di quella che ben a ragione viene chiamata il nostro segretario interiore: la memoria. Lo scopo del nostro Corso, insomma, è essenzialmente pratico. Esso mira ad accrescere l'efficienza della memoria non solo in campo teorico, cioè per quanto riguarda la cultura, ma anche in campo pratico, cioè per quanto riguarda la vita quotidiana di ciascuno di noi.

    Le tappe della formazione della memoria.

    Tranne rarissimi casi che possono essere senz'altro considerati eccezioni, nell'infanzia la memoria non risale mai ad un periodo anteriore ai tre anni; è molto difficile, in altre parole, che il bambino o il ragazzo ricordi episodi o avvenimenti accaduti allorchè egli non aveva ancora tre anni. Questo fenomeno ha una causa ben precisa: la mancanza di coordinazione tra percezioni successive. Tale capacità di coordinazione è invece presente e perfetta nell'adulto; la memoria dell'adulto, si può dire, è una fitta e serrata trama di impressioni che si classificano secondo schemi fissi e si cristallizzano intorno a fatti centrali. In tal modo il ricordo di un fatto o di un avvenimento o di un discorso si inserisce in una casella della mente, accanto ad altre caselle, a loro volta occupate da altri ricordi; si ha così la memoria, ossia una connessione di ricordi. Ogni impressione, infatti, entra nella coscienza, e vi prende posto, incorporandosi con altre impressioni della stessa natura.

    Se tutto ciò non succede anche nella mente del bambino, è perché il suo Io non è ancora perfettamente formato. In realtà, la sua memoria comincia a formarsi, ad accumulare concetti e ricordi, solo verso il terzo anno, ossia nel periodo in cui egli comincia a parlare. Questo fatto è facilmente spiegabile: lo sviluppo della memoria segue un cammino parallelo a quello seguito dallo sviluppo del linguaggio. Nella facoltà mnemonica, le parole occupano un posto di primissimo piano e giocano un ruolo di importanza capitale. Vediamo perché.

    Il bambino, allorchè comincia a parlare, inizia una nuova e meravigliosa attività perché finalmente non esprime più i suoi desideri (e di soli desideri o bisogni si tratta, perché non è certamente ancora il caso di parlare di concetti), con gesti e balbettii. o gemiti, ma con vere e proprie parole che dapprima sono deformate ma poi diventano sempre più chiare e precise. Ora, in quel periodo si inizia anche, se pure in modo rudimentale, l'attività intellettuale del bambino, perché è chiaro che se vuole lo zucchero deve associare la parola zucchero all'idea della polvere bianca e dolce che tanto gli piace. In questo periodo, pertanto, il bambino è dotato di una forte, straordinaria capacità d'acquisizione: per esempio, per restare al caso dello zucchero, il piccolo impara non solo a chiederlo col suo nome esatto ma ricorda che è tenuto in un certo barattolo, chiuso in un certo armadio, ecc. Inoltre, la sua facoltà mnemonica è facilitata non solo dalla sua accresciuta facilità d'acquisizione, ma anche dalle impressioni sonore, assai più vivaci, a quell'età, delle visive. Per questo si può affermare che il ricordo, nei bambini, inizia quando comincia la loro parola. La memoria però funziona ancora passivamente, ossia si limita ad incamerare ricordi senza trarre da essi deduzioni. Verso i sette anni, il bambino assorbe più o meno tutte le impressioni che gli sono trasmesse dai suoni, ma non le ordina, non le classifica per importanza nè per ordine di tempo. Tutti i ricordi sono sullo stesso piano: un dettaglio irrilevante e un fatto importante sono trattenuti dalla sua memoria nello stesso modo.

    Conviene però fare una distinzione: quello che è importante per noi, per il bambino può diventare una cosa secondaria; e ciò che per noi è solo un particolare banale, per lui è un fatto sensazionale. Per questo può succedere che tutta la vita di un uomo rimanga influenzata dal ricordo di una lite, per esempio, che vista obiettivamente è solo uno spiacevole incidente ma che per il piccolo è stata tanto importante da imprimersi per sempre nella sua memoria. Dovremo pertanto dire che nella memoria del bambino tutti i ricordi sono posti sullo stesso piano, tranne quelli di importanza capitale. Una delle cause della timidezza, e spesso una delle più importanti, è appunto un ricordo o una serie di ricordi infantili che hanno sfavorevolmente colpito il soggetto nella sua infanzia.

    La memoria infantile, dunque, è letterale e meccanica, ossia ricorda e basta: non ragiona. Il ricordo delle parole è notevolissimo, quello delle idee è pressochè nullo. Per esempio il bambino ricorda molto più facilmente delle lunghe poesie o delle filastrocche che un ragionamento appena un poco complicato. Il motivo è chiarissimo: una filastrocca è una serie di parole che vengono trattenute dalla memoria e poi emesse nell'ordine che avevano prima, ordine che non ha un nesso logico ma solo fonetico, semplice ordine di suoni. Per esempio: il cavallo è nel prato, il prato è verde, il verde è un colore, ecc.; oppure la rosa, la sposa, la cosa, ecc. In tal modo il bambino ricorda dei suoni e li riemette così come li ha ricordati. Un concetto invece è basato sul ragionamento e per ricordarlo, e quindi riprodurlo, più che ricordare è necessario ragionare: basterà, infatti, ricordare il ragionamento centrale per poter ricordare tutto il concetto che su tale ragionamento si basa. E a questo il bambino non arriva ancora. E' solo a poco a poco che la sua memoria si perfeziona, nello stesso tempo in cui si sviluppano la sua intelligenza e la sua personalità. Perché il bambino acquisti la memoria delle idee bisogna che si compia l'unità della sua vita psicologica.

    Per questo, dello stadio dell'infanzia l'adulto conserva solo dei lembi di passato, delle riminescenze sporadiche ed episodiche, e non un ricordo completo e continuo, perché quando, da piccolo, ha avuto la possibilità di amalgamare e

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