Il buio prima di incontrarsi: Adolescenti tra social network, amori e altre catastrofi
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Book preview
Il buio prima di incontrarsi - Iacopo Casadei
anni.
CAPITOLO I
Luca era combattuto da due sentimenti contrastanti: da una parte trovava soddisfacente la sua vita, costellata da brevi storie sentimentali, videogiochi e amicizie superficiali coltivate sui social network. Viveva nel suo bel nulla, e la sua esistenza scorreva in una perenne dorata indifferenza.
Contemporaneamente però provava l’insopprimibile desiderio di essere diverso, di coltivare quella componente più profonda della propria anima che impedisce alle nostre abitudini peggiori di sedimentarsi e trasformarsi in maniera irreversibile nel nostro carattere.
Diviso tra la tendenza a godere di piaceri fugaci e l’aspirazione a votarsi a qualcosa di più elevato, Luca ancora non lo sapeva ma era sul punto di risolvere i propri enigmi; era pronto a nutrirsi di sensazioni più intense, emozioni che avrebbero fatto da collante alla sua identità frammentata di adolescente permettendogli di trovare se stesso. Ma non quella stessa mattina, in cui rabbia e preoccupazioni avevano preso il sopravvento, rendendolo incline a offrire il peggio di sé.
Sportello di ascolto
– pensò Luca – che nome insulso. Quasi si trattasse dello sportello di un qualche ufficio pubblico. Come quella volta che mamma mi ha mandato all’Hera a consegnare dei documenti e ho dovuto starmene in attesa per ore prima che qualcuno si degnasse di fare il proprio lavoro e ricevermi
.
Luca, in una fase di vita intermedia tra un adolescente ribelle e un ragazzo equilibrato, possedeva insieme dell’uno il risentimento e dell’altro la sensibilità. Aveva compiuto pochi giorni prima 16 anni, a fine febbraio. Frequentava la seconda al Liceo Scientifico Righi
, nella città dove abitava, Cesena. E pensava di non avere proprio nulla da dire ad uno psicologo.
Quella sfigata di Lucia doveva proprio confidare all’Arcangeli dei messaggi che gli avevo inviato la sera prima su Whatsapp?
– si disse Luca con rabbia - Lucia era una facile, era giusto che se ne facesse una ragione, e lui aveva tutto il diritto di dirglielo in faccia. Era anche stata con un Albanese…
Che poi in faccia
fosse effettivamente dietro allo schermo di uno smartphone, a questo il nostro eroe non aveva pensato. Ci auguriamo peraltro che il lettore sappia interpretare con benevolenza il suo piccolo sfogo, dettato da un momento di inquietudine; considerando che Luca, contrariamente a molti altri, preferiva la correttezza dei fatti all’ipocrisia delle parole: il suo migliore amico alle scuole elementari, con il quale si teneva ancora in contatto, era proprio un ragazzo albanese. Come molti adolescenti ancora intenti a definire la propria identità, spesso la pensava in modo diverso da come la raccontava a se stesso.
Prendendo le scale che portavano al piano superiore, Luca ripensò a quando la professoressa di lettere, prima del suono della campanella delle otto e trenta, lo aveva avvicinato suggerendogli che la scuola mette a disposizione degli allievi uno psicologo per supportarli nei momenti di crisi. Rivisse il momento in cui l’Arcangeli gli aveva sussurrato «ti vedo un po’ giù di morale, ultimamente», con un tono che a Luca era parso quello di una che crede di capire tutto dei giovani. Quell’ipocrita
– pensò Luca – a cui non frega niente di me e che suppone di sapere cosa mi passa per la mente. Come se mi conoscesse da una vita. Chi l’ha autorizzata a ritenersi mia confidente o amica?
Adesso gli toccava parlare con quell’altro sfigato dello psicologo, rifletté Luca. Il che era comunque preferibile a correre il rischio che quella vecchia zitella della prof incapace di farsi i cavoli suoi andasse a spifferare tutta la faccenda con i suoi genitori. Ne sarebbe capace
– si disse Luca - e con quella sua aria da suora di carità sicuramente glielo riferirà in occasione dei colloqui di metà quadrimestre. Proprio adesso che sono riuscito a portare a sette la mia media, e probabilmente a Pasqua mi avrebbero comprato l’iPhone 6!
Dottor Tidotti
pensò Luca, trovando insolito persino il nome. Ma sicuramente sarebbe stato facile propinargli qualche cavolata, dirgli che era un periodo difficile e si sentiva triste perché i suoi genitori litigavano sempre. In un momento di scoraggiamento, senza rendersene pienamente conto, aveva fatto questa cosa orribile… I suoi in realtà non litigavano quasi mai, troppo perbene per lasciarsi andare, troppo fedeli ai loro ruoli di moglie/marito/mamma/padre perfetti. Tanto lo psicologo non avrebbe mai parlato con i suoi genitori, e in ogni caso esisteva il segreto professionale. Come se non sapessero tutti, a scuola, che Lucia era una che la dava a tutti
. Gli avrebbe raccontato che si era pentito, quando invece appoggiare sul tavolo lo Smartphone dopo averle scritto quelle frasi lo aveva fatto cenare con anche maggior gusto.
Percorreva il corridoio centrale della scuola immerso in queste riflessioni quando a un certo punto si rese conto di non sapere dove fosse l’ufficio dello psicologo. Decise di chiedere indicazioni ad una bidella, intenta a pulire la lavagna in un’aula in quel momento vuota: «Sa dove riceve lo psicologo?»
Presa di soprassalto mentre era concentrata sul suo lavoro, comprese a fatica la richiesta, e gli fornì l’indicazione con gentilezza.
Luca, piuttosto alto e ben piazzato per la sua età, aveva capelli neri lisci di media lunghezza, occhi verdi e un sorriso aperto e cordiale. Viso simmetrico, piuttosto carino. Vestito in maniera curata e moderatamente conforme alla moda del momento, per lui le ragazze non erano mai state un problema. Nessuna storia davvero importante, ma nemmeno nulla che lo facesse sentire da meno
quando i compagni più popolari raccontavano le loro prodezze. Del resto, per un ragazzo come lui abituato a servirsi dei Social Network trovare ragazze era sempre stato facile, anche se non era mai andato fino in fondo con nessuna. Era uscito con un paio ragazze conosciute su Badoo e una su Skout. Ma con Tinder tutto si era rivelato ancora più divertente. Lo aveva da poco installato sul suo cellulare tramite il proprio profilo Facebook, e l’applicazione gli permetteva di consultare le foto e i profili delle ragazze. Cliccando su mi piace
sceglieva chi desiderava incontrare, e se l’interesse era ricambiato Tinder creava il contatto tra due persone attraverso una chat. Era una sorta di gioco di carte, dove al posto dei re e delle regine vi erano persone nelle vicinanze che l’applicazione gli permetteva di conoscere. La facilità di relazioni che sperimentava confermava in pieno che per un adolescente cercare se stesso si rivelava un compito infinitamente più impegnativo che non inseguire l’anima gemella.
La stessa Lucia era stata solo una delle tante, e anche se in questo momento non c’era nessuna ragazza nella sua vita sabato sera aveva trascorso una bella serata con Anna di prima B. Dopo il cinema si erano baciati e poi erano andati a casa di lei, approfittando del fatto che i genitori erano usciti. Era quasi riuscito ad andare fino in fondo, prima che Anna gli dicesse che aveva paura che i suoi tornassero da un momento all’altro. Se l’avesse frequentata per alcune settimane sicuramente sarebbe riuscito a portarsela a letto, ma Luca preferiva il gioco della seduzione, il momento in cui una ragazza gli concedeva di assaporare il calore delle sue labbra, dimostrandogli che era riuscito ad affascinarla. Una volta raggiunta l’estasi emotiva di una sera trascorsa a scambiarsi effusioni, il suo interesse scemava drasticamente, e sceglieva di non continuare a frequentare la stessa ragazza, preferendo assaporare la sensazione di mistero di un futuro che presagiva infinite nuove avventure. Prendeva da ogni storia quello che gli serviva per asciugare la propria sete di emozioni, e contemporaneamente appagava l’incipiente desiderio di conoscere se stesso: quelle fugaci relazioni, come un viaggio interiore verso un più recondito dominio del cuore umano, servivano a Luca per comprendere, ogni volta, di cosa avesse veramente bisogno il suo spirito per sentirsi appagato in amore. Attraverso l’anima delle persone per cui provava spiragli di amore, andava alla ricerca della propria.
Inoltre, come diceva l’amico Enea perché perdere tanto tempo quando con meno di 30 euro avrebbe potuto andare con una delle tante escort presenti su bakekannunci.it? Quel sabato sera con Anna gli era costato 20 euro di cinema, quasi 10 di pop corn e snack vari e altri 10 quando si erano fermati al McDonalds dopo il film. Senza contare spese accessorie come servirsi del barbiere, vestirsi a puntino per la serata e tutto il resto. E dopo avere ascoltato le storie assurde sul suo ex-fidanzato che Anna gli aveva propinato per tutta la sera, non era neppure riuscito a concludere!
Con Enea avevano trascorso un intero pomeriggio su siti come Bakekannunci.it a scorrere i profili delle ragazze, dicendosi che presto avrebbero telefonato a una di loro. Non l’aveva rivelato all’amico, ma in realtà l’idea di farlo con una escort, e oltretutto come prima volta, non è che lo attirasse particolarmente. Luca aveva anche letto poco tempo prima che a Milano e Verona alcune sue coetanee si vendevano sul web per pochi euro. Magari anche lì a Cesena, o forse a Rimini dove come diceva sempre Enea sono più avanti in tutto, fra poco sarebbe nato qualcosa del genere. E allora
- pensò Luca - altro che Lucia o Anna…
Nel frattempo era giunto di fronte alla stanza dove lo psicologo teneva lo sportello di ascolto.
La porta era aperta e vide che non c’era nessuno, a parte lo psicologo: «Posso?»
Osservò che si trattava di un uomo piuttosto giovane, dimostrava trenta/trentacinque anni. Seduto alla scrivania, non sembrava alto ma era piuttosto ben piantato. Gli sorrise in maniera accogliente, invitandolo ad entrare.
«Vieni pure, sei Luca?»
Annuì. «Buon giorno».
«La professoressa Arcangeli mi ha avvisato che saresti venuto in mattinata. Prego, accomodati».
«Cosa le ha detto?». Era sulla difensiva.
«Solo che sarebbe venuto un suo allievo. Non so nulla di più. Frequenti la seconda, vero?»
«Già».
«Una classe di ragazzi simpatici?»
«Abbastanza».
Accorgendosi che rompere il ghiaccio risultava piuttosto difficile, Andrea