Welcome a Baia giuliva
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Racconto giovanile della scrittrice.
GENERE COMICO.
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Welcome a Baia giuliva - Marcella Boccia
I edizione digitale © Marcella Boccia 2016
Realizzazione eBook a cura di Associazione Culturale Adiaphora
Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere tradotta, riprodotta, copiata o trasmessa, senza l’autorizzazione scritta dell’autore.
Questo romanzo è un'opera di fantasia. Personaggi e luoghi citati sono invenzioni dell'autore e hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia con fatti, luoghi e persone, vive o scomparse, è assolutamente casuale.
www.marcellaboccia.it
posta@marcellaboccia.it
Marcella Boccia
Welcome a Baia Giuliva
Meglio un mandolino milanese, oggi,
o un mandolino napoletano, domani?
racconto
Non ti devi stupire se gli angeli
qualche volta
assumono forme diverse,
magari portano anche la barba!
Ernesto Guevara de la Serna
I disegni
dell'angelo,
di don Peppino e le bonazze
e del trombettista Demo
sono di
Alessandra De Fusco
strizzacervelli
appassionata di cinema e teatro
e, per ultimo ma non di minore importanza,
mia cugina di terzo grado!
Il resto dei disegni
è
di chi vi scrive...
...e si vede!
C'era una volta e adesso non c'è più, una storia quasi vera che ti tirerà un po’ su, se sei triste o melanconico, se hai perso il gatto e sei nel panico...
...Ma se hai dei grossi debiti, a questo devi pensarci tu...
Cera una volta, la spalmai sui pavimenti, scivolai battendo i denti, ed il mio posteriore diventò anteriore... C'era, sempre quella volta, una favola quasi vera, che narrava di un villaggio in cui esser conformisti non era certo un vantaggio. C'era, sempre lì, una controversa storia d'amore tra un mandolino napoletano ed uno milanese, che aveva mille e più pretese. C'erano, poi, una famiglia di artisti, un saggio, un mago ed un paggio, sotto un grande faggio, che a ospitarli tutti aveva proprio un bel coraggio.
Era forse il mese di maggio, il mese del formaggio o del foraggio, o forse agosto, ma non fa rima…
...e allora iniziamo con la narrazione, così ci sbrighiamo prima...
PREMESSA DELL’AUTRICE
Premesso che la filosofia e tutto quello che attiene al genio, ovvero la vera letteratura, di qualunque genere sia, non vale un cazzo
! (non ci crederete, ma sono parole di Giacomo Leopardi!), la domanda è: Perché siamo nati?
.
Per mostrare che era meglio che non nascessimo affatto
, è la risposta di un affranto giovinetto vissuto a cavallo tra il XVIII ed il XIX secolo di nome, per l'appunto, Leopardi (Giacomo per gli amici, ma solo quelli più intimi!) che credeva molto poco, anzi per nulla, nella potenziale capacità dell'individuo di trovare una qualsiasi felicità.
La realtà, per costui, è illusoria.
Vita e sogno coincidono perfettamente, poiché, come scrisse Calderon de la Barça, tutti sognano ciò che essi sono
(en esta vida todo es verdad y todo es mentira).
Dunque, noi, infelici mortali, siamo condannati a desiderare eternamente quella felicità e quel piacere sempre sperati e mai posseduti, sempre futuri e mai presenti.
...E pensare che ciò è dovuto al fatto che un bel giorno due tizi di nome Adamo Rossi ed Eva Bianchi, trovandosi ingrassati, decisero di pranzare con una sola mela!
Possiamo solo illuderci che non sia così, e sperare che la fantasia, madre di tutte le illusioni, giammai abbandonerà le nate a vaneggiar menti mortali
...
In questo modo un altro strano personaggio dalla personalità piuttosto ambigua, ma attualissima proprio per tale ragione, il Foscolo (i suoi lo chiamarono Ugo perché Massimiliano sarebbe stato lunghissimo, e non sarebbe mai passato alla storia) nato solo vent'anni prima del recanatese, si rifugia nel fantastico mondo delle illusioni, come in un santuario che lo difenda dalla realtà.
Non importa che Ugo invochi le illusioni e Giacomo le larve
, ciò che conta è che, a distanza di oltre un secolo, siamo ancora costretti ad illuderci che qualcosa possa mutare.
Ci rendiamo conto che, spesso, il cammino della storia non è verso il progresso, bensì verso il regresso, ma cosa fare?
Non possiamo certo accontentarci di ingoiare la pillola ed addolcirla con un po' di zucchero, perché quello stesso dolore si ripresenterà, più lancinante che mai.
Ognuno di noi si chiude nel proprio inespugnabile santuario, nell'attesa che altri, al nostro posto, modifichino la realtà dei fatti.
Nessuno, tuttavia, è disposto a farlo...
Oh infinita vanità del tutto!
.
Dolore e sofferenze ci appartengono...
Quando, poi, cessa il dolore non subentra il piacere, bensì la noia, poiché, con un evidente punto di contatto con lo Schopenhauer, noto (per chi lo conosce) filosofo del pessimismo cosmico universale, la vita oscilla inarrestabilmente come un pendolo